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Vini della Lombardia

Beviamo. Perché aspettare le lucerne?

Breve è il tempo./

O amato fanciullo, prendi le grandi tazze variopinte/

perché il figlio di Zeus e di Semele

diede agli uomini il vino/

per dimenticare i dolori.

(Alceo, traduzione di Salvatore Quasimodo)

 

Quando il capello tira al bianchino

lascia la donna e tieniti al vino

Proverbio

 

LOMBARDIA

Anche se questa Regione non può inserirsi bel gruppo delle maggiori produttrici in campo vinicolo, essa può vantare livelli qualitativi di sicura eccellenza. E’ tipica della Lombardia la distanza tra differenti zone vinicole che sono ai margini della pianura padana: una a nord verso i Laghi e le montagne della Valtellina ed una a sud, verso l’Appennino, oltre il Po appunto. E mentre di quest’ultima zona sono famosi soprattutto i bianchi (senza nulla togliere ai rossi, come vedremo) e utilizzati per la preparazione di spumanti, verso la Valtellina prevalgono rossi importanti a lungo invecchiamento, mentre nella zona del Garda e di Iseo la fanno da padrone vini snelli e leggeri che ben si modellano alla cucina locale.

In questa diversificata offerta enologica che senza dubbio eccelle per qualità e sapori va quindi compreso il giusto interesse dell’enologo come dell’amatore del vino.

Alla ricerca del Vecchio Piemonte: l’Oltrepò Pavese.

L’Oltrepo Pavese è un grosso triangolo dai lati irregolari che da un lato segue le curve sinuose del Po, mentre la punta meridionale si insinua tra le province di Alessandria e Piacenza, giungendo sino a toccare le terre del Genovese. Dal basso Oltrepò, tra Voghera, Casteggio e Broni, passando per Montalto e Santa Maria della Versa, si sale sino a Varzi ed al Monte Penice, che con i suoi 1.100 metri è la cima più alta di questo tratto di Appennino. Dagli ordinati filari di viti che caratterizzano le morbide colline della parte bassa del fondovalle, si giunge ai boschi, ed ai pascoli dell’alta valle, regno del castagno e del tartufo (un po’ di bianco e soprattutto nero), dove cinghiali e caprioli spadroneggiano. Dall’afosa ed umida pianura Padana i milanesi ed i pavesi, ma anche i genovesi, l’estate cercano da sempre un po’ di refrigerio da queste parti, giungendovi in moto o in auto lungo la sinuosa Strada del vino. Qui è il regno del salame che da Varzi prende il nome, della coppa e della Bonarda, ma anche del Buttafuoco, della Croatina, del Barbacarlo. Ogni sasso sembra avere una storia da raccontare da queste parti: storie lontane nel tempo, come quella che vide Annibale abbeverare i propri cavalli in quella certa fontana, o storie semplici e temporalmente più vicine a noi, di poveri sfollati che fuggivano dalla Milano bombardata, trovando ospitalità e sostegno nella laboriosa gente di questi Borghi. Un bel posto questo Oltrepò, dove le sere d’estate i grilli inondano la notte del loro canto, mentre dal fondovalle sale l’eco di una polka di una festa lontana e dove l’autunno ammanta le vigne di colori che appaiono all’improvviso tra le nebbie del mattino.

Antica la storia locale del vino. Già Casteggio era antico presidio romano, prossimo a Pavia ed alla pianura Padana, dove pare che i colonizzatori posero a dimora - portandole dal sud - le prime barbatelle. Poco dopo il mille, narra Bonvesin della Riva, sul Ticino e sul Po viaggiavano le naves cariche di merci importanti tra cui il vino: i monaci (pensiamo alla Certosa di Pavia o alla vicina Chiaravalle) gestivano questi trasporti, indirizzando verso Milano qualcosa come seimila carri di vino alla volta.

Ma perché Vecchio Piemonte? Perché il Trattato di Aquisgrana del 1748 assegnò l’Oltrepò Pavese ai Savoia. Un vino della zona si chiama Barbacarlo (barba in piemontese significa zio) forse come antica reminiscenza sabauda, dato che la storia locale vuole che ci fosse appunto un Carlo che vicino a Broni possedeva ottime vigne e che era chiamato confidenzialmente barba.

Bonarda.

Dal colore rubino intenso, è ottenuta da uve Croatina mescolate ad Uva Rara, Barbera e Ughetta. Ha sapore fresco, leggermente tannico, di corpo, asciutto, con fondo tendente al dolce. Deve raggiungere gli 11° e può essere affinato sino a tre anni. E’ un vino molto diffuso ed apprezzato ben oltre i confini regionali, da tutto pasto, in particolare con carni arrosto e brasate, come con i famosi e mai troppo spesso citati salumi del Pavese, così come di alcune produzioni di ottimo Pecorino diffuse nell’alta Val di Nizza, ai confini con la Provincia di Genova.

Buttafuoco.

Prodotto da una mescolanza di uve Croatina, Uva Rara, Vespolina e soprattutto Barbera, a cui - ove presente - può essere aggiunta una piccola percentuale di Fogarina. Il colore è rosso rubino dalla tonalità accesa; il profumo ricorda la viola; il sapore è asciutto, caldo, corposo, giustamente acido; raggiunge i 12° con un’acidità del 7/8 per mille. Luoghi di produzione la zona tra Broni e Canneto Pavese.

Buttafuoco nel dialetto locale potrebbe tradursi con quello che è anche un modo di dire e cioè buta ‘me l’fogh sprizza come il fuoco e bene appropriata ad un vino rosso acceso, vivace, dalla spuma inebriante, capace davvero di scaldare il cuore. E’ un vino ottimo con le portate di carne ed i salumi e va servito tra i 18 ed i 20°.

Clastidio o Clastidium.

Vino presente nel tipo bianco e nel tipo rosso e prodotto nella zona di Casteggio. E mentre il bianco nasce da una equilibrata mescolanza di uve Riesling e Pinot, il rosso deriva dalla mescolanza di uve Barbera, Croatina, Uva Rara e Vespolina. Il colore è rosso rubino non molto carico che vira al granato con sfumature aranciate con l’invecchiamento. Profumo e sapore vinosi derivanti in gran parte dall’uva Barbera; ha acidità intorno al 9 per mille e come particolarità richiede un invecchiamento di 3- 4 anni.

Ottimo con gli arrosti e le carni brasate, va servito ad una temperatura intorno ai 20 gradi.

Il fratello bianco è ottimo con le minestre, come ad esempio la Zuppa pavese che - dice la leggenda - venne inventata da una contadina locale per sfamare Francesco I Re di Francia reduce dalla battaglia di Pavia. Eccovi la ricetta. Preparare dei crostini di pane fritti nel burro o abbrustoliti nel forno, coprirli di brodo bollente, aggiungervi un po’ di sugo di carne e rompervi sopra due uova, cospargendo poi con abbondante parmigiano per servire ben caldo.

Frecciarossa.

Presente nelle versioni rosso e bianco, proviene dalla zona tra Casteggio e Montalto Pavese. Nella versione rossa deriva dalle uve Barbera, Croatina, Ughetta e Uva Rara. Ha sapore asciutto e corposo con acidità intorno al 7 per mille, con profumo marcatamente vinoso. Può essere invecchiato tre, quattro anni e, mentre la versione bianca è ottima con il pesce, la versione rossa è molto quotata per gli arrosti di selvaggina e di maiale.

 

Sangue di Giuda.

Il nome potrebbe derivare dalla prassi diffusa un tempo di liberarsi di parenti molesti aggiungendo del veleno al vino (come la storia narra della principessa Rosmunda e del suo degno compare Elmichi). Rosso dell’Oltrepo, deriva dalle stesse uve del Buttafuoco, con netta prevalenza di uve Croatina. Ha colore intenso rosso rubino e profumo vinoso, con vago sentore di mandorle. Ha profumo intenso, esaltato il più delle volte dalle leggera spuma. Ha acidità intorno al 7 per mille e si abbina molto bene ai tipici piatti della zona: alla tagliata di vitello Piemontese, come agli arrosti di cinghiale e daino.

I Laghi e le montagne

Terre di Franciacorta rosso.

Deriva da uve Cabernet, Barbera, Merlot e Nebbiolo. Ha colore rosso rubino vivace e profumo caratteristico di fiori; il sapore è asciutto, non ricco di corpo ma sapido; ha un’acidità intorno all’8 per mille e proviene dalla zona collinare a sud del lago d’Iseo (Brescia). E’ vino da bersi giovane con carni di minore impegno, o magari accompagnato con la ricetta tipica della zona che è il risotto alla pitocca. In un tegame fate cuocere il riso aggiungendo poco per volta il brodo e unendo alla fine pezzetti di pollo e cipolla fritti nel burro.

Garda classico superiore

Vino rosso di una certa importanza, prodotto in provincia di Brescia nelle terre che si affacciano su questa riva dell’omonimo lago dove il vitigno Groppello è ampiamente coltivato. Dal colore rosso rubino brillante, ha profumo vinoso e al gusto rivela sapori freschi in particolare di mandorle. Si abbina molto bene alle carni rosse, in particolare alle costine di cinghiale alla brace ed al cosciotto di capriolo al forno.

Valcalepio rosso riserva.

Rosso prodotto in provincia di Bergamo, deriva da uve cabernet sauvignon e merlot in proporzioni variabili. Ha colore rubino più o meno carico. Profumo etereo intenso, gradevole e tipico, con sapore pieno ed armonico, consistente ed asciutto. Necessita di almeno tre anni di invecchiamento, sino a cinque sei e va abbinato ai formaggi come ai salumi di selvaggina (mocetta di cervo o camoscio in particolare).

Valtellina superiore riserva.

E’ un importante rosso prodotto nell’alta Lombardia, ottenuto da uve Chiavennasca, Pinot nero e Merlot, a volte abbinato ad altri vitigni locali. Ha colore rosso tendente al granato, con profumo persistente e fruttato, sempre più gradevole con l’invecchiamento. Il sapore è leggermente tannico ed austero, ma sempre vellutato ed armonico nella sua asciuttezza. La gradazione alcoolica non può essere inferiore ai 12° e si adatta molto bene abbinato con i formaggi alpini, come con la selvaggina. Ricordiamo le produzioni di Grumello, Inferno e Sassella che fanno parte della grande famiglia del Valtellina superiore.

Sforzato di Valtellina.

E’ un importante rosso dell’omonima Valle lombarda (Sfursat in dialetto), che non possiamo non citare. Deriva da uve nebbiolo ed ha colore granato e profumo vinoso intenso, che ricorda la cannella e la liquirizia, con sentori di tabacco e caffè. E’ un vino strutturato, cosiddetto da "meditazione" per la sua complessità ed il suo vigore.

Il suo nome deriva dalla pratica di "forzare" ossia prolungare la maturazione dell’uva lasciando appassire i grappoli migliori per alcuni mesi dopo la vendemmia. I grappoli vanno raccolti a mano badando di non rovinare la buccia degli acini. Posti in cassette, appassiscono naturalmente per circa tre mesi in locali asciutti e ben aerati con un notevole calo di peso. Il succo dei grappoli staccati dalla pianta si concentra e si sviluppano sostanze aromatiche che non esistevano nell’uva fresca. Tra gennaio e febbraio, le uve appassite sono vinificate in rosso con prolungata macerazione e una successiva lunga fermentazione prima in legno e poi in vetro. E’ un vino che si abbina egregiamente con le carni rosse ed i formaggi locali come il Bitto (formaggio d’alpe a pasta semicotta, di media durezza e media stagionatura), così come con la pasticceria da forno.

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