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Vini della Toscana

Guarda il calor del sol che si fa vino

giunto all’umor che dalla vite cola

Dante, Purgatorio XXV

 

La Toscana è una delle più note Regioni vinicole italiane, celebre ben oltre i confini nazionali non solo per le proprie bellezze artistiche e naturalistiche, ma anche per le proprie tradizioni gastronomiche ed i propri vini. Tra essi ricordiamo il Chianti, vino per antonomasia, ma anche il Brunello di Montalcino, il Vino Nobile di Montepulciano tra i rossi, mentre tra i bianchi citiamo la Vernaccia ed il Pitigliano. L’antica tradizione viticola e vinicola, il dolce paesaggio collinare che affianca le viti ai cipressi ed agli ulivi, fanno di questa terra una vera perla della tradizione enoica italiana.

Il Chianti Classico

Chianti è il nome geografico di una zona collinare ricca di boschi e coltivi sita tra Firenze e Siena, teatro nell’antichità di aspre contese tra le due città toscane. Tant’è che i Chiantigiani, ad un certo punto, decisero di dare vita ad una Lega politico-militare, che con il tempo assunse carattere più marcatamente amministrativo. Simbolo di questo patto divenne un gallo nero in campo oro, ispirato forse ad un opera di Vasari esposta a Palazzo Vecchio, ed oggi simbolo dei vini della zona. Si deve ad un lungo periodo di pace e prosperità con Cosimo de Medici, nel XVI° secolo, il miglioramento agricolo e soprattutto viticolo, oltre alla bonifica, di numerosi territori dell’odierno Chianti. Pare che Cosimo avesse ad un certo punto preso coscienza dei grandi quantitativi di vino bevuto dai Lanzi, i mercenari che lo scortavano, e che quindi solo allora sia deciso ad incrementare le produzioni di vini della zona. Il nome Chianti compare però molto più tardi ed è stata spesso associato, soprattutto all’estero, all’aspetto rustico del fiasco, spesso rivestito con le foglie secche di un erba palustre che i Toscani avevano adottato sin dal 1.200. Avvicinandosi ai nostri giorni non si può dimenticare il lavoro del Barone Bettino Ricasoli, uomo politico e statista, che più di tutti contribuì al perfezionamento del Chianti, studiandone la struttura e definendone le mescolanze di uvaggi. Arrivando ai nostri giorni ci piace ricordare che, all’epoca del Proibizionismo il Chianti veniva importato negli Stati Uniti con la classificazione merceologica di "ricostituente", mentre Enrico Fermi dopo aver progettato la prima pila atomica si narra che stappò proprio una bottiglia di tale vino, diventato ormai emblema dell’Italia nel mondo.

Ma vediamo meglio le caratteristiche tecniche del vino. Il Chianti si ottiene da uve Sangiovese, Canaiolo, Trebbiano toscano, Malvasia del Chianti, Colorino. Ha colore rosso rubino vivace, tenente al granato con l’invecchiamento;il profumo è intenso, di mammola, con sapore asciutto e fresco, anche se piuttosto asprigno in gioventù. Ha sempre buon corpo e tannicità, insieme a un fondo amarognolo ma sempre armonioso, tipici dei grandi rossi. L’alcoolicità varia dai 12 ai 13°. Viene prodotto in numerosi Comuni toscani: ricordiamo qui Castellina in Chianti, Radda, Gaiole, Castelnuovo Berardenga, Poggibonsi. E’ un vino che può raggiungere tranquillamente ed anche tante volte superare i quattro anni d’invecchiamento. Vino a tutto pasto, nelle versioni giovani si accompagna egregiamente alle carni alla brace ed agli spiedi di selvaggina, mentre invecchiato è indicatissimo per arrosti e stracotti.

Il Chianti dei Colli Senesi

La valle del fiume Elsa divide la regione del Chianti Classico dai colli dove si produce il Chianti Senese. Esso è simile al celebre fratello se non fosse che ha una struttura meno complessa, in qualche modo più "lieve", che ha come conseguenza la necessità di un consumo più rapido. Dalle stesse uve (Sangiovese, Canaiolo, Trebbiano toscano ed altre) quindi si ottengono prodotti diversi, ma non meno importanti, ricchi delle loro peculiarità organolettiche dovute alla diversità dei siti di coltivazione. E’ un vino che va quindi bevuto giovane, servito tra i 16 ed i 18°, ottimo se abbinato alle tagliatelle con un ricco ragù.

Il Chianti Montalbano

La zona del Montalbano è situata a nord-ovest del capoluogo toscano, a cavallo delle Province di Firenze e Pistoia, nei pressi di quei colli prossimi all’omonimo monte Albano. Simile al Chianti dei Colli Senesi, se ne distingue per un inconfondibile profumo di mammola e per una maggiore gradazione alcoolica. Vino preferito da Renato Fucini e da Edmondo de Amicis, abbinato alle beccacce allo spiedo come alle pappardelle.

Il Chianti Rufina

E’ il Chianti più noto dopo quello Classico e dei Colli Senesi. E’ prodotto in una vasta area intorno a Firenze, partendo da Pistoia sino a Siena. I vini di queste contrade erano noti sin dal ‘300, come attestano numerosi documenti. E’ vino dal colore rosso rubino tendente al granato con l’invecchiamento; ha odore di mammola, vinoso, che si fa più fine nella fase di invecchiamento. Sapore armonico, sapido, di discreta tannicità che si affina con il passare del tempo.

Carmignano

Da ricordare che proprio in queste zone a cavallo tra le Provincie di Firenze e Siena è prodotto il Carmignano, vino antichissimo si dice già noto al tempo degli Etruschi, che ha ottenuto la DOCG nei primi anni ’90. Prende il nome dal Comune in cui nasce, molto particolare e forse unico dal punto di vista geologico. Ottenuto da uve a bacca rossa tra cui Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Franc.

Il vino nobile di Montepulciano

E’ uno dei vini più antichi d’Italia, ottenuto da uve sangiovese. Esso non va confuso con il Montepulciano d’Abruzzo, prodotto nell’omonima regione da altre uve. Originario del Comune senese dove esiste una grande tradizione vinicola - basti ricordare il Bravio delle botti che si svolge a settembre, vera e propria gara tra contrade che fanno rotolare grandi botti lungo le vie del paese - ha ottenuto la DOCG negli anni ottanta. Sottoposto a severe regole di maturazione, il Vino nobile di Montepulciano ha colore rosso rubino intenso, che tende al granato con l’invecchiamento; profumo intenso, etereo, tendente al caratteristico floreale; sapore asciutto, sempre equilibrato e persistente.

Il Sassicaia

Intorno agli anni ’30 il Marchese Mario Incisa della Rocchetta decise di mettere a dimora nella sua tenuta di Livorno una serie di barbatelle di Cabernet sauvignon e franc provenienti dalla zona di Bordeaux. Ne nacque un grande vino che è oggi conosciuto in tutto il mondo. Vino di corpo, affinato in barriques che ne esaltano l’ elevata complessità e che si adatta ottimamente ai piatti della tradizione, come il colombaccio arrosto, le pappardelle al sugo di lepre, certi formaggi di fossa. Vino adatto all’invecchiamento, che rivela all’olfatto sentori di cuoio e tabacco, va stappato almeno un’ora prima della degustazione, servito ad una temperatura di 18-20°

Il Brunello di Montalcino

Montalcino è una piccola città quaranta chilometri a sud est di Siena, alta su un colle che domina le valli dell’Ombrone e dell’Asso. Abitata dagli Etruschi e dai Romani, venne donata nell’814 all’Abbazia di Sant’Antimo e infine divenne libero Comune, legato alle sorti gloriose e spesso drammatiche della maggiore Siena. La cittadina ebbe il suo momento di maggio fulgore all’apice della rivalità tra Siena e Firenze, quando, dopo un lungo assedio la prima delle due cadde in mano fiorentina. Ben duecento famiglie preferirono emigrare a Montalcino piuttosto che sottostare ai Medici e qui fondarono una piccola repubblica, annessa nei domini di Cosimo de Medici qualche anno dopo. Quest’annessione portò alla conoscenza ed alla conseguente grande diffusione dei vini di questa zona, che sulle mense fiorentine, come su quelle vaticane, raggiunsero una grande fama. La creazione del Brunello così come noi oggi lo conosciamo e frutto delle più evolute tecniche enologiche, è attribuita al dottor Ferruccio Santi vinificando in purezza le sole uve rosse del vitigno Brunello, uno dei tanti cloni del Sangiovese.

Il Brunello è un grandissimo vino da arrosti: si dice infatti che esso possa essere invecchiato sino a cinquant’anni senza problemi. Vino indicatissimo per accompagnare spiedi di selvaggina, grigliate di carne, il fegato d’oca ed altre portate molto impegnative. La bottiglia dev’essere stappata qualche ora prima di essere servita in tavola, ad una temperatura compresa trai 20 ed i 22°. Abbastanza noto, anche se qualitativamente di ben altro livello, il Rosso di Montalcino.

Il Morellino di Scansano

E’ un vino rosso ottenuto in massima parte da uve Sangiovese. Prodotto nella Provincia di Grosseto, ha ottenuto la DOCG da qualche anno. Ha colore rosso rubino intenso in gioventù, tendente al granato con gli anni; dal caratteristico odore vinoso, si ammorbidisce e si struttura con l’invecchiamento. Ottimo in abbinamento a tutti i piatti di carne (dagli umidi ai brasati, dai fegatelli di cinghiale agli spiedi) può essere indicato anche come accompagnamento ad alcuni tipi di pesce.

 

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