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Luca Gironi

Luca Gironi

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FEDERCACCIA SICILIA PROMUOVE UN PROGETTO PER MONITORARE IL CONIGLIO SELVATICO

In passato molto più abbondante, il Coniglio selvatico è ancora abbastanza diffuso, anche se in maniera non uniforme, in tutta la Sicilia; è presente anche nelle isole minori e su piccoli scogli di pochi ettari, dove spesso raggiunge anche densità elevate. Le cause di questo declino sull’isola maggiore sono in parte da ricondurre alle modificazioni del territorio: da un lato l’aumento della boscosità nelle aree collinari ad agricoltura marginale, dall’altro la sostituzione dell’agricoltura tradizionale (parcellizzazione del territorio, ampio sviluppo delle colture non irrigue) con agricoltura intensiva e ampliamento della superficie irrigua.

Tra le malattie che hanno contribuito a ridurre numericamente la consistenza allo stato selvatico del coniglio, conosciamo la Malattia Emorragica Virale indicata con l’acronimo MEV (con le sue varianti) e la Mixomatosi. Recentemente è stato isolato un nuovo ceppo di malattia emorragica virale nominato RHDV2, ad elevata patogenicità.

Nell’ambito di un progetto di Federcaccia Sicilia per la gestione di questo selvatico, lo scorso 26 giugno, sono stati liberati nel territorio di Racalmuto 6 esemplari di Coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus) muniti di radio-collare. Al momento del rilascio oltre al Presidente Regionale della Federazione Italiana della Caccia Giuseppe La Russa, era presente la Dirigente della Ripartizione Faunistico Venatoria di Agrigento Dr.ssa Mariella Licata con alcuni suoi collaboratori e il Dr. Agronomo Giuseppe Vecchio, tecnico faunistico dello Studio Agrofauna.

Il progetto nasce dalla recente collaborazione tra la Ripartizione Faunistico Venatoria di Agrigento, Ufficio Fauna Stanziale della Federcaccia Nazionale, la Federazione Italiana della Caccia di Agrigento, la Sezione Comunale di Racalmuto, il Consiglio Regionale F.I.D.C. della Sicilia, il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche Chimiche e Farmaceutiche dell’Università degli Studi di Palermo sotto la supervisione scientifica del Prof. Mario Lo Valvo, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia, l’Azienda Provinciale Sanitaria di Agrigento Dipartimento Prevenzione Veterinaria e lo Studio Agrofauna.

I conigli, dopo essere vaccinati, muniti di radiocollare sono stati immessi in un’area di quarantena per poi essere liberati in un’area del Comune di Racalmuto. Tale zona sarà tabellata e preclusa alla caccia per almeno un anno. Tale divieto sarà riportato nel Calendario Venatorio 2017/2018.

Nei prossimi giorni continueranno i monitoraggi giornalieri degli individui liberati, in modo da valutare la sopravvivenza e gli spostamenti dal sito di rilascio.

Abruzzo: Gli Atc in Procura contro la caccia illegale

Un lungo esposto querela all’attenzione del Procuratore della Repubblica del Tribunale di Teramo è stato presentato dai presidenti dell’Atc Salinello, Francesco Sabini, e dal suo collega dell’Atc Vomano, Franco Porrini.
Sotto la lente di ingrandimento della denuncia degli Atc le attività svolte nell’ambito della Delibera di Giunta Regionale 224/17, del 3 giugno 2017, pubblicata sul Bura il 16 giugno 2017. Attività messe in atto dagli uffici caccia della Regione Abruzzo, avvallate dalla Polizia provinciale di Teramo, già il 3 giugno, quindi in un periodo non coperto dalla normativa.
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Nella denuncia gli Atc chiedono come sia stato possibile per gli organi di gestione regionali e provinciali dare esecuzione a un atto deliberativo della Giunta ancor prima della sua pubblicazione, necessaria per l’acquisto di efficacia.
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Teramo, 3 luglio 2017 L’Ufficio Stampa

FIDC FVG: APPROVATO IL DDL 220

 

La Federcaccia Friuli Venezia Giulia, attraverso il suo Presidente Regionale Paolo Viezzi, informa che il Consiglio Regionale ha, con consenso trasversale, approvato il disegno di legge sulla caccia, accogliendo buona parte delle richieste che il mondo venatorio aveva avanzato alla Presidente Debora Serracchiani nell’incontro avvenuto a Pozzuolo del Friuli nell’autunno dell’anno scorso.

“Nonostante rimangano ancora da risolvere diversi punti, anche significativi, legati alla governance – fa sapere Viezzi – il giudizio dell’Associazione, che rappresenta il 70% dei cacciatori della Regione, sui lavori del Consiglio è positivo.

Sono stati risolti problemi relativi al ripopolamento di alcune specie cacciabili, alla caccia con il segugio, al contenimento dei cinghiali e all’individuazione dei criteri di riscrittura del PFR”.

Brevemente gli aspetti positivi:

1) libertà d’immissione del fagiano adulto;

2) eliminazione del divieto d’uso del segugio entro 1 km dalle aree protette;

3) possibilità di caccia tradizionale anche su terreni coperti da neve in zona faunistica;

4) divieto di controlli da parte della vigilanza sui tesserini a tavolino. Potranno solo durante la caccia;

5) eliminazione del limite di 5 soli colombacci;

6) ampliamento periodo di caccia al cinghiale di selezione e dell’orario;

7) divieto di sanzionare il cacciatore che si reca a caccia prima e dopo l’orario consentito se con fucile scarico ed in custodia.

“Mancano ancora – sottolinea il Presidente FIdC – oltre alle disposizioni sulla governance, anche altre sulla sburocratizzazione e semplificazione complessiva del sistema.

Temi comunque che riteniamo siano raggiungibili visto lo spirito collaborativo che è emerso tra la Presidente e quasi tutte le altre componenti d’opposizione del Consiglio Regionale.

Unica forza politica con posizioni demagogiche e controproducenti i 5 Stelle, incapaci di comprendere i problemi prima che cercare le soluzioni.

Per loro la proliferazione dei cinghiali o delle nutrie è il senso di un benessere non certo un problema economico e sociale.

Ma questa è l’ovvia distanza fra il mondo della rete e quello reale”.


(www.ladeadellacaccia.it)

CONSIGLIO REGIONALE VENETO: PRESENTATO UN PROGETTO DI LEGGE PER I PRELIEVI IN DEROGA A SUPPORTO DELLA DELIBERA DI GIUNTA

I Consiglieri regionali Maurizio Conte (Lista Tosi) e Giovanna Negro (Veneto del Fare) hanno presentato alla Presidenza del Consiglio un Progetto di legge per la stagione venatoria 2017/18 relativo all’applicazione del regime dei prelievi in deroga così come già previsto dalla direttiva 2009/147/CE del Parlamento Europeo concernente la conservazione degli uccelli selvatici.

Il Progetto di legge, composto di due articoli e due allegati, dispone l’attivazione nel Veneto del regime derogatorio di cui all’articolo 9 della Direttiva, limitatamente alla stagione venatoria 2017-2018, chiarendo quali siano le specie ammesse al regime stesso (storno, fringuello, frosone, peppola, pispola e prispolone) e quali sono i carnieri massimi (giornaliero e stagionale) per singolo cacciatore. Nello stesso Progetto vengono inoltre definite quali sono le incombenze da assolvere (a livello provinciale, a livello regionale ed in capo ai singoli cacciatori) per assicurare il monitoraggio quindicinale previsto dall’articolo 2 ter, comma 1, della legge regionale n. 13 del 12 agosto 2005.

“Come previsto dalla normativa nazionale – spiega il Consigliere Conte – l’applicazione della presente legge regionale necessiterà poi di specifica successiva delibera che stabilisca quali sono i periodi di caccia consentiti e il limite massimo di prelievo a livello regionale per singola specie. I prelievi venatori in regime di deroga, regolamentati a livello comunitario da quasi trent’anni dalla direttiva 409/79/CEE, sono stati recepiti a livello di ordinamento nazionale dall’articolo 19 bis della legge n. 157 del 1992, ma nei primi anni di applicazione della citata legge-quadro nazionale si è dovuto affrontare il problema causato da incertezze interpretative su taluni contenuti della legge medesima, le quali hanno determinato, ‘a cascata’, situazioni diffuse di non corretto recepimento della direttiva e quindi l’avvio di procedure di infrazione. Oggetto di rilievo negativo era soprattutto la connotazione di ‘ordinarietà’ dei prelievi, che si riteneva di desumere da disposizioni autorizzative a carattere pluriennale”.

“A livello di ordinamento regionale del Veneto – prosegue il Consigliere – l’istituto dei ‘prelievi in deroga’ è stato recepito dalla legge regionale n. 13 del 2005 che, per le ragioni sopra illustrate, è venuta ad assumere la connotazione di una legge-quadro non autoapplicativa, la cui concreta applicazione non costituisce più un automatismo a cadenza annuale e a tempo indeterminato, bensì può essere oggetto di specifica attivazione. L’applicazione per la stagione venatoria 2017-2018 delle disposizioni consente, nel rispetto di condizioni applicative e di controllo assai rigide, di sottoporre ad un limitato prelievo specie che risultano in buono stato di conservazione, ma non sono inserite negli elenchi delle specie cacciabili in Italia, in tal modo conseguendosi congiuntamente, fermo restando beninteso il carattere non ordinario dei prelievi in deroga, sia un pur modesto soddisfacimento di una “domanda venatoria” fortemente legata alle tradizioni culturali venete ed una tendenziale diminuzione della pressione venatoria sulle specie “ordinariamente cacciabili” che coinvolge un numero molto relativo di appassionati”.

“Il rispetto dei massimali di prelievo è garantito dal sistema di monitoraggio quindicinale già sperimentato con successo dalla Regione Veneto” conclude Conte. “Questo sistema, la cui congruità è stata a suo tempo pienamente riconosciuta dai competenti uffici comunitari, ha consentito, sulla base di una pronta e responsabile adesione del mondo venatorio, non solo di precostituire riscontri convincenti nell’ambito della citata procedura di infrazione, ma anche di raccogliere dati statistici relativi ai prelievi che consentiranno in futuro di attivare una vera e propria banca dati”.

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