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Luca Gironi

Luca Gironi

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TOSCANA: COMUNICAZIONI DELLA CCT

  • Pubblicato in Notizie

TOSCANA. NUOVE AREE VOCATE ALLA CACCIA AL CINGHIALE: A BREVE L’APPROVAZIONE IN CONSIGLIO REGIONALE

La CCT (Federcaccia Toscana, ANUUMigratoristi, ARCT) chiede equilibrio e celerità per le future perimetrazioni dei distretti per la caccia in braccata.

Il prossimo 25 Luglio, la Commissione del Consiglio Regionale Toscano presieduta dal consigliere Gianni Anselmi (PD) prenderà in esame l’approvazione del provvedimento relativo alla “revisione delle aree vocate e non vocate” alla specie cinghiale (sus scrofa), ai sensi della Legge regionale 9 febbraio 2016 n.10 (Legge obiettivo per la gestione degli ungulati in Toscana). Dopo l’approvazione della Commissione, il testo definitivo verrà portato in approvazione in Consiglio Regionale presumibilmente entro i primi giorni del mese di Agosto.
L’iter per la definizione delle nuove aree vocate e non vocate al cinghiale ha avuto una “gestazione” molto lunga, se si considera che i criteri erano stati presentati dall’ assessorato oltre due anni fa.
Numerose osservazioni sono state presentate nelle scorse settimane da parte delle associazioni di categoria e dagli Ambiti Territoriali di Caccia. Un lavoro di analisi che ha visto impegnati i consiglieri regionali nella valutazione di proposte correttive che sembrano aver superato alcune criticità in diverse realtà territoriali come l’Isola d’Elba, i distretti del Chianti Fiorentino, la provincia di Arezzo etc.
Dopo l’approvazione in Consiglio Regionale, la parola passerà agli ATC, che in tempi ormai molto ristretti, dovranno provvedere alla nuova perimetrazione delle aree vocate nei territori di competenza e all’ individuazione dei distretti di gestione, a cui andranno assegnate le squadre per la caccia al cinghiale in battuta.
Si preannuncia dunque un agosto molto caldo, data la mole di lavoro da svolgere, ma soprattutto per il compito molto delicato che gli ATC dovranno assolvere nell’ assegnazione del territorio alle squadre per la caccia al cinghiale.

 

NOVITÀ SULLA CACCIA AGLI ACQUATICI: CCT E ACMA NE PARLANO A PISA

Continua con intensità la programmazione degli incontri della CCT pisana con i cacciatori della Provincia della Torre pendente; venerdi 20 Luglio, gentilmente ospitati nella sede degli ATC pisani, si è svolto un incontro focalizzato sulla caccia agli acquatici con l’autorevole presenza del Presidente Nazionale dell’Acma, Alfonso Lenzoni.
Altra presenza di peso è stata quella del Prof. Alessandro Poli, professore ordinario di Anatomia Patologica presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa.
Lo stesso è il filo conduttore degli incontri pubblici della Confederazione dei Cacciatori Toscani: “Costruire l’unità per ricostruire la Caccia”.
I vari temi specifici – riguardanti le diverse tipologie di caccia – rientrano nel contesto più generale di quella che è la più matura e avanzata esperienza unitaria del mondo venatorio in Toscana e in Italia, quella appunto della CCT.
Al tavolo dei relatori, coordinati dal Segretario della CCT di Pisa, Paolo Graziani, Il Presidente provinciale della Federcaccia – Marco Salvadori – il Referente della ARCT- Fabio Lupi – e il “padrone di casa”, il Presidente dell’ATC 15, Gianluigi Ladurini.

I rappresentanti della CCT provinciale, inquadrando la serata, hanno evidenziato come il tema dell’unità non possa prescindere dalla piena legittimazione di ogni attività di caccia e come compito precipuo del mondo venatorio unito sia quello di valorizzare ciascuna specificità del variegato e complesso universo dell’attività venatoria; dalla gestione degli ungulati al rilancio delle specie “nobili stanziali”, dalla caccia agli acquatici sino a quella già calendarizzata per inizio settembre sulla caccia di selezione, alla presenza del Prof. Marco Apollonio.

Ogni tassello è parte imprescindibile del mosaico generale, purché svolto nel rispetto delle regole e ottemperando alle indicazioni della scienza.

Con questo approccio – serio, responsabile e che non intende rinunciare all’identità culturale della caccia – la CCT ha ispirato la propria azione affrontando ogni tipo di problematica; da quello riguardante la Legge sugli ungulati sino – arrivando a questi giorni – alla richiesta d’incontro inoltrata agli Assessori Regionali Remaschi e Fratoni per disinnescare il pericolo riguardante il tema degli appostamenti fissi ricadenti nelle aree di Rete Natura 2000 (appuntamento ottenuto per il prossimo 1 Agosto).

Molto interessante l’esposizione di Alfonso Lenzoni, ricca di dati scientifici e rivelatrice di una passione che è tutt’uno con la ricerca, la conoscenza e l’amore per la fauna aquatica e del proprio ambiente.

I cacciatori di anatidi hanno una forte inclinazione all’approfondimento scientifico, fatto di studi e di monitoraggi che consentono oggi all’ACMA di essere accreditata come un’Associazione settoriale di grande autorevolezza su tutti i tavoli di confronto istituzionale.

Forte è stato il richiamo di Lenzoni affinché gli appassionati di questa caccia rafforzino la loro vocazione conoscitiva, la sola in grado di difendere la legittimità della caccia e per respingere – quando sussistono le evidenze scientifiche – i pretestuosi attacchi del mondo animal-ambientalista che agisce unicamente per danneggiare in via di principio il mondo venatorio.

A conferma di ciò il Presidente Nazionale di ACMA si è lungamente soffermato sull’importanza di promuovere il progetto voluto e coordinato dalla CCT riguardante la raccolta di dati sulle specie migratrici “Date from the sky” e sul valore che Federcaccia ripone, al punto da investire in questo settore rilevanti risorse finanziarie, sulla ricerca scientifica quale elemento dirimente per determinare il profilo culturale della caccia italiana di domani.

L’iniziativa si è svolta – per sorte benevola e fortunata – lo stesso giorno in cui l’ACMA ha incontrato l’Istituto Zooprofilattico delle Venezie per approfondire il tema sull’utilizzo dei richiami vivi nella caccia agli acquatici.

Visibile la ponderata soddisfazione di Lenzoni che, grazie proprio all’approccio argomentato e responsabile della propria Associazione, ha concorso ad ottenere – da parte dell’Unione Europea – il venir meno del divieto generalizzato sull’uso dei richiami vivi dando invece mandato agli Stati Membri di agire singolarmente nella gestione dei possibili nuovi focolai di influenza aviaria.

In termini pratici, ciò significa che i cacciatori di uccelli aquatici non dovranno più attendersi un divieto preventivo sull’uso dei richiami vivi che per essere risolto aveva bisogno di una deroga specifica, ma – al contrario – oggi ne verrà consentito l’utilizzo “in dipendenza della valutazione epidemiologica”.

Su questo delicato tema, che nel recente passato aveva sollevato molte preoccupazioni tra i cacciatori, si va delineando una soluzione che ottempera la sicurezza per la salute pubblica con il superamento delle inutili penalizzazioni nei confronti dei praticanti questa tipologia di prelievo.

Sul filo della scienza – e non poteva essere diversamente – l’intervento del Prof. Poli che si è soffermato sugli agenti patogeni veicolati da questi uccelli.

Grazie a ricerche e approfondimenti succedutesi nel tempo, il mondo dell’Università può “allearsi” con quello venatorio (tanto è vero che il Prof. Poli è autorevole membro della Direzione Provinciale della Federcaccia di Pisa) per scongiurare pregiudizi, da un lato, e per consentire al mondo venatorio di operare con razionalità e correttezza, dall’altro.

Insomma, una serata che una volta in più ha dimostrato come la caccia sia un’attività molto diversa da come gli stereotipi semplicistici tendono a dipingerla; la caccia – viceversa – è un universo articolato e complesso nel quale la conoscenza sviluppa le passioni positive.

Non valorizzare questo connubio, come tanta parte del mondo politico e Istituzionale sta facendo, non è soltanto un danno ai cacciatori, ma una vera e propria ferita inferta alla società nel suo complesso.

ANLC: Lazio, al peggio non c’è mai fine

 

Al peggio non c’è mai fine in questa Regione

La Libera Caccia Regionale Lazio esprime tutto il proprio dissenso al calendario venatorio regionale pubblicato oggi.
Tutte le richieste formulate e documentate fornite dalle Associazioni Venatorie non sono state minimamente recepite.
Fatto ancor più grave che i cacciatori laziali vengono privati, rispetto ai colleghi delle altre regioni dell’Italia centrale, delle giornate di preapertura.
Un calendario questo che non soddisfa il mondo venatorio laziale ed in particolare i Liberi cacciatori.
L’incapacità gestionale e amministrativa della Regione ed in particolare dell’Assessorato all’agricoltura e ambiente hanno ingessato tutta l’attività agricola e venatoria vedi la “famosa” delibera sui membri di comitati di gestione degli ATC che approvano ma non pubblicano per paura di ritorsioni da parte di chi tiene in vita questa giunta regionale.
Ancora una volta tutte le promesse elettorali del Presidente Zingaretti sono state disattese.
Alla luce di tutto questo è necessaria una profonda riflessione per il futuro.
Come Associazione Nazionale Libera Caccia manifesteremo tutto il nostro dissenso in ogni modo e in ogni sede!
Se la Regione non intende rivedere e concertare insieme al mondo agricolo e venatorio quanto scelleratamente deciso organizzeremo una grande mobilitazione dei cacciatori per far valere ancora una volta i nostri diritti!

PRESIDENTE REGIONALE LAZIO ANLC
ALFIO GUARNIERI

ARCI CACCIA SUD: PARLANO SORRENTINO E DE BARTOLOMEO



Dichiarazione congiunta del Presidente Nazionale Sergio Sorrentino e del Presidente Regionale dell’ARCI Caccia della Puglia, Coordinatore delle Regioni Meridionali.

 

Discussione, partecipazione, e poi una sola voce, una sola gestione, quella degli organi dirigenti. Il 16 giugno la nostra Associazione ha svolto la Conferenza Programmatica delle Regioni dell’Italia Meridionale per approfondire i temi della gestione faunistica, così come è stato fatto tra i coordinamenti di altre Regioni in preparazione della Conferenza Nazionale che si terrà agli inizi del 2019. Il coinvolgimento degli iscritti della base è una bella, positiva e produttiva fatica che distingue l’ARCI Caccia da altre. Un’intensa giornata di lavori che hanno rafforzato un principio fondamentale e indiscusso: Gestione e politiche di conservazione non vanno mai d’accordo con il “proibizionismo venatorio”. L’ARCI Caccia ritiene la buona gestione e il prelievo programmato necessari anche nelle aree protette, per cui, interdire all’attività venatoria altre aree in più o Puglia o in Abruzzo sarebbe una “maledizione” per avere l’equilibrio tra le specie selvatiche, compito che la Società delega ai cacciatori. Interdire l’attività venatoria lungo le coste non ha senso e ragioni valide. I nemici per la vita della fauna selvatica sono il consumo del suolo, la cementificazione. Non forniamo alibi vietando inutilmente la caccia. Chiudere la caccia è rinunciare ad un ruolo civico riconosciuto dalla Società. L’obiettivo degli accordi interregionali e dei calendari venatori omogenei, è il riferimento tecnico per una più ampia e articolata mobilità programmata nella Regione e tra le Regioni, senza mortificare la libertà di scelta individuale. Sconfiggere il misero mercato della fauna selvatica migratoria attraverso la vendita dei tesserini trova, nella programmazione, la migliore e più trasparente risposta alternativa. L’idea di ghettizzare e “costruire muri” tra i cacciatori e quanto di più anacronistico ed antiscientifico si possa ipotizzare. Produrre ambienti ospitali per la fauna migratoria, passare dal “pronta caccia” alla produzione di piccola selvaggina è la risposta alla decadenza e alla speculazione venatoria. Altrimenti a cosa dovrebbero servire gli ATC? A tornare alle Riserve di Caccia? Il nostro Appello è agli Agricoltori Italiani (senza confini di bandiere e territori) affinchè siano protagonisti riconosciuti nel mantenimento degli ambienti naturali. Siano cauti nelle bruciature delle stoppie, attivi nel mantenimento dei prati a pascolo, nell’uso controllato dei fitofarmaci. Le Regioni, gli ATC, il mondo venatorio devono impegnarsi a sostenere queste politiche di biodiversità anche a costo di qualche acquisto di sterile “pronta caccia” in meno. L’ARCI Caccia, nella sua natura, è l’”antibracconaggio”. I bracconieri sono una piaga che le tabelle di divieto di caccia, alimentano, facilitano. La firma della Convenzione tra l’ARCI Caccia e l’ARMA dei Carabinieri, l’incremento dei presidi di controllo, l’isolamento di una pratica delinquenziale quale è il bracconaggio, e una forte campagna culturale verso i cacciatori, i cittadini di rispetto della natura, sono la via che, ove praticata, ha dato risultati concreti nel contrasto all’illegalità. I nostri soci aderiscono convintamente alle proprie Federazioni perché queste sono in prima linea contro i bracconieri e l’Associazione presidia quei territori con l’impegno morale di combattere e cacciare chiunque si rende colpevole di reati sulla fauna selvatica. Questa è l’ARCI Caccia, altre chiacchiere sono fantasie, qualche volta fuori luogo e comunque idee del tutto personali.

Arci Caccia Lazio: il Presidente Regionale Pilli interviene sul calendario venatorio

Dichiarazione di Giuseppe Pilli, Presidente Regionale dell’ARCI Caccia del Lazio

 

Dalla lettura del decreto del Presidente Zingaretti firmato ieri l’altro sembra di capire che quest’anno i cacciatori laziali non potranno avere la cosiddetta preapertura, e cioè anche quella già limitatissima facoltà concessa dalla normativa generale di anticipo dell’esercizio venatorio, in particolare rivolto alla tortora.

Diversamente da come auspicato e lasciato intendere in sede di consultazione preventiva col mondo venatorio di uniformarsi con le regioni limitrofe in materia per periodi e specie, il Lazio pare andare in tutt’altra direzione, tornando indietro da una pratica ormai consolidata da anni e per la quale non sussistono nuove ragioni di ripensamento, né tecniche né ambientali

Dal decreto, senza motivazioni esplicite e senza interlocuzioni con gli organismi di consultazione regionale e tantomeno con le AAVV, invece largamente rincorse in campagna elettorale, è sparito infatti lo specifico allegato.

Per ora si lasciano parlare i fatti e sembrano abbastanza chiari nel limitare senza ragioni l’attività venatoria.

O dobbiamo pensare che una semplice opinione del nuovo Ministro dell’Ambiente faccia legge?

Toscana ed Umbria, solo per citare le regioni più vicine e con le quali sarebbe non solo utile ma necessario concordare in materia le normative, hanno già tranquillamente deliberato per la preapertura e garantito per tempo ai cacciatori interessati certezza sul come poter affrontare l’imminente stagione venatoria.

Forse i precari equilibri di consiglio non consentono a Zingaretti di fare quello che ha sempre fatto, anzi di migliorarlo come s’era auspicato, uniformando le date e allargando anche alla specie affine colombaccio la preapertura, sempre in sintonia con le regioni limitrofe?

O dobbiamo pensare che lo sforzo programmatorio e gestionale che sta affrontando l’Assessorato Regionale nel quale l’Agricoltura e l’Ambiente sono unificati si limiti a riproporre una Delibera di Giunta che norma l’assetto degli ATC obbligando entro il 2018 a comprimere i componenti nei Comitati di Gestione riducendoli obbligatoriamente a 10 impedendo di fatto la rappresentanza delle Associazioni Venatorie e la partecipazione democratica?.

Sarebbe quindi il caso che chi di dovere chiarisca la situazione e non si faccia finta che la questione non esiste. O nemmeno il rispetto meritiamo?

CACCIA, ASSESSORE ROLFI: REGIONE LOMBARDIA DELIBERA DEROGHE PER LO STORNO

LA SPECIE HA CAUSATO DANNI PER 787 MILA EURO IN 10 ANNI ALLE COLTURE

(Lnews - Milano, 23 lug) Regione Lombardia ha approvato, su proposta dell'assessore all'Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi Fabio Rolfi, una delibera che consentira' la caccia in deroga allo storno durante la stagione venatoria che si aprira' a settembre. Dal 2008 al 2017 lo storno ha causato alle colture lombarde danni accertati per 787mila euro. Nel 2017 ha provocato 60mila euro di danni a raccolti di vite, melo, mirtillo e ciliegio.

"Abbiamo adottato questo provvedimento discostandoci in maniera netta dal parere dell''Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale' (Ispra) che consentiva il prelievo dello storno, ma con limiti che di fatto rendono impraticabile la caccia. Noi intendiamo tutelare gli agricoltori e il loro lavoro e consentire l'attivita' venatoria su tutto il territorio regionale con condizioni meno restrittive" ha dichiarato al termine della seduta di giunta l'assessore Rolfi.

"E' una novita' importante, a testimonianza della nostra volonta'

di affrontare il tema della caccia, attivita' necessaria per la tutela dell'agricoltura, in maniera pragmatica e non ideologica.

Non intendiamo piu' subire da Ispra imposizioni scientificamente non motivate. Il tema della caccia in deroga va risolto.

Rilancio l'appello al Governo e al ministro Costa per un incontro con le Regioni che perorano questa istanza affinche' si trovi una soluzione che possa consentire, nel rispetto della legge, l'esercizio della pratica venatoria, una tradizione diffusa che in Lombardia ha anche un forte valore economico e occupazionale" ha aggiunto Rolfi.

"Stiamo procedendo alla costituzione dell'Osservatorio faunistico regionale: vorrei aprire il progetto anche ad altre Regioni affinche' ci sia un altro soggetto che possa fare valutazioni scientifiche fondamentali per i piani di prelievo senza i condizionamenti ideologici che finora hanno caratterizzato il lavoro di Ispra. Siamo ancora in attesa da Ispra - conclude Rolfi - di una risposta alle nostre controdeduzioni rispetto al parere negativo sulla caccia a peppola e fringuello. Sollecito l'istituto a rispondere affinche'

la Regione Lombardia possa decidere quali azioni intraprendere".

 

Cosa prevede la delibera:

 

- il prelievo dello storno potra' essere effettuato a una

distanza non superiore da 500 metri da vigneti e meleti localizzati sul territorio regionale;

- il prelievo potra' essere effettuato dai cacciatori residenti

in Lombardia espressamente autorizzati;

- ogni cacciatore dovra' annotare i capi prelevati sul tesserino

venatorio;

- il prelievo potra' essere effettuato nel periodo compreso tra

il 24 settembre e il 31 ottobre 2018;

- viene stabilito un numero massimo pari a 8.000 capi

prelevabili e un numero massimo pari a 600 cacciatori autorizzabili al controllo;

 

I cacciatori interessati al prelievo dovranno, in base alla residenza, fare richiesta di autorizzazione al controllo ai rispettivi Uffici Territoriali Regionali o alla Provincia di Sondrio, nel periodo 1 agosto - 31 agosto 2018 e, in caso di superamento del numero massimo pari a 600, verra' adottato il criterio dell'ordine cronologico di arrivo delle domande (LNews)

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