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Luca Gironi

Luca Gironi

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ANLC: IL DOLORE E LA STRUMENTALIZZAZIONE

La morte di un ragazzo di 20 anni, durante quella caccia ai cinghiali che amava così tanto, ha distrutto sicuramente la vita di due intere famiglie. Quella di Marco Tosti, alla quale tutti noi, sconvolti e sgomenti, ci stringiamo con infinito affetto; ma anche quella del suo amico fraterno.

Tutti noi sappiamo perfettamente che la caccia – ma questo accade anche in tutte le altre attività ricreative o sportive all’aria aperta – potrebbe rappresentare dei rischi e non ci stancheremo mai di raccomandare il massimo della prudenza specie quando si pratica una caccia emozionante come quella al cinghiale.
C’è una cosa, però, che rende ancora più tristi e attoniti quando accadono simili disgrazie: assistere alla speculazione messa in atto dai soliti irriducibili animalisti anticaccia i quali, mentre ignorano i 48 morti fra i cercatori di funghi, gli oltre 150 fra escursionisti e alpinisti, la quarantina di sciatori, i 18 pescatori o gli oltre 120 bagnanti, scatenano tutta la loro rabbia contro la caccia e strumentalizzano cinicamente il lutto di povere famiglie, addirittura conteggiando un omicidio fra gli incidenti venatori, e tornano ad invocare la chiusura della caccia. Anche in questo ultimo, tragico evento, c’è stato un giornalista che, al solo scopo di suscitare ancora più sdegno nell’opinione pubblica, ha scritto che a morire era stato un povero ciclista che passava per caso sulla strada. 
Tutti i cacciatori, che peraltro sono coperti da una assicurazione obbligatoria di responsabilità civile, sono consapevoli di praticare un’attività potenzialmente rischiosa per sé stessi e per gli altri, al pari di chi va per monti e per mare o si libra con il parapendio. Praticare questa loro passione significa, quindi assumere consciamente tali rischi. Ciò, invece, che è assolutamente intollerabile e da condannare è il coinvolgimento di persone estranee all’attività venatoria, ed è per ridurre al minimo – o per azzerare totalmente – tali dolorosi episodi che rinnoviamo a tutti la
raccomandazione alla massima prudenza, adottando ogni precauzione possibile e rispettando con scrupolo i limiti imposti dalla legge e dal buon senso.


Roma 20 ottobre 2018


Il presidente
Paolo Sparvoli

Arci Caccia e Liberacaccia Firenze: nessuna novità da Firenze 4? Per cacciare il cinghiale occorreranno davvero 20€?

Nessuna nuova notizia arriva dall’ATC 4, dove pure i cambiamenti di idea in Federcaccia sono all’ordine del giorno. Quindi, dobbiamo pensare che i cacciatori che vorranno cacciare il cinghiale siano ormai condannati a veder uscire altri 20€ dalle loro tasche. Ci tieniamo a scusarsi con tutti i cacciatori perché, questa volta, non è riuscita nella propria missione sindacale nei loro confronti. Eppure, il rappresentante Arci Caccia ci ha provato in ogni modo, prima rimanendo l’unico baluardo dei cacciatori quando gli altri rappresentanti del mondo venatorio svanivano di fronte all’attacco degli agricoltori, poi, abbandonando la seduta successiva, una volta resosi conto che tutto era già stato deciso in separata sede. Difficile per una persona seria come Mauro Messeri rimanere indifferente di fronte a teatrini costruiti ad arte, con gli agricoltori che si ritirano a conclave in un’altra stanza per prendere decisioni lontano da orecchie indiscrete e i cacciatori dell’associazione maggiore che fanno finta di niente. Ma d’altra parte cosa può il rappresentante dell’Arci Caccia, solo contro una grande famiglia, fatta di Federcacciatori, Federagricoltori, Federambientalisti…

Eppure, state certi che continueremo a dire la nostra, per difendere i cacciatori e la caccia sociale e rispettosa dell’ambiente, contro tutto e tutti. In opposizione ai nostri tanti nemici esterni e agli ancor più dannosi interessi, economici e di bottega, che purtroppo sono padroni del nostro mondo.

PUBBLICATO LO STUDIO SUL TORDO BOTTACCIO IN CALABRIA PROMOSSO DA FIDC

È stato pubblicato sul numero 40 del 2018 della rivista internazionale di ornitologia “THE RING” il lavoro “Timing of pre-nuptial migration of the song thrush turdus philomelos in Calabria (southern Italy)”, che la Federazione Italiana della Caccia attraverso l’Ufficio Avifauna Migratoria e l’UCIM aveva promosso dall’anno 2012 al 2014 in due stazioni d’inanellamento situate nelle province di Reggio Calabria e Crotone.

Lo studio, degli Autori Eugenio Muscianese, Giuseppe Martino, Pasquale Sgrò, Sergio Scebba e Michele Sorrenti, dimostra che la migrazione pre nuziale del tordo bottaccio in Calabria inizia a partire dalla seconda decade di febbraio, confermando quanto emerso dagli altri lavori pubblicati che hanno studiato la specie in Lazio, Puglia, Campania e in Umbria con la telemetria VHF.
I risultati di questa ricerca sono già stati utilizzati dalla Regione Calabria per la redazione dei calendari venatori e per mantenere la chiusura della caccia alla specie al 31 gennaio. Su questo argomento la Regione Calabria, con Federcaccia Calabria presente ad opponendum, ha vinto ben due ricorsi al TAR, che ha ritenuto valide le motivazioni presenti in delibera di calendario, in discostamento dal parere ISPRA che proponeva la chiusura della caccia alla specie il 10 gennaio la prima volta e il 20 la seconda. Ancora una dimostrazione che l’approccio scientifico e le ricerche promosse da FIdC hanno un impatto diretto sulle aspettative dei cacciatori e che la strada tracciata è quella giusta. È in corso in questi giorni la discussione sui Key Concepts e anche questo lavoro è parte delle evidenze portate da FIdC al Ministero dell’Ambiente.
Lo studio e la pubblicazione sono dedicati alla memoria di Gennaro Giuffrè, compianto presidente regionale FIdC Calabria, che volle con forza la realizzazione della ricerca.

Chi fosse interessato a ricevere copia dell’articolo può contattare la Segreteria dell’Ufficio Avifauna Migratoria all’indirizzo mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

 

Arci Caccia Marche: niente caccia in febbraio e in SIC e ZPS

ORDINANZA DEL CONSIGLIO DI STATO N. 5165 DEL 22.10.2018 – SOSPENSIONE DELL’ATTIVITA’ VENATORIA IN SIC E ZPS E NELLE GIORNATE PREVISTE NEL MESE DI FEBBRAIO

Con provvedimento 5165/2018, il Consiglio di stato ha accolto il ricorso alla sentenza del TAR Marche presentato dalle due Associazioni Ambientaliste WWF e LAC.
Il Consiglio di Stato, alla luce della mancanza, nella nostra Regione, del Piano Faunistico Regionale, ha accolto le motivazioni del ricorso vietando a partire dal 24.10.2018 ogni forma di caccia nelle Zone di Protezione Speciale (ZPS) e Zone di Interesse Comunitario (ZPS) e durante il mese di febbraio.
Queste le parole del Consiglio di Stato in merito al ricorso “dovendosi anche in questo caso rimarcare, come questo Consiglio ha già osservato in un’altra occasione (Cons. St., sez. III, 8 settembre 2018, ord. n. 4242), l’assenza, ormai da tempo, di una generale, approfondita, attualizzata, consapevole e generale pianificazione faunistico-venatoria a livello regionale”.”
Arci Caccia Marche è dal 2015, anno in cui il Pino Faunistico Venatorio Regionale è scaduto, che preme sull’Assessorato alla Caccia regionale per un suo rinnovo, in quanto, atto indispensabile per una corretta pianificazione faunistico-venatoria regionale.
La Regione non ha ancora ufficialmente informato le Associazioni Venatorie in merito al pronunciamento del Consiglio di Stato. Abbiamo appreso quanto deciso da una comunicazione su internet di WWF e LAC. Nonostante la non ufficialità della cosa, consigliamo vivamente ai cacciatori di attenersi ai divieti sopra precisati e, quindi, a partire da oggi 24 ottobre 2018 di non praticare alcuna forma di caccia nei territori SIC e ZPS. Sarà data informazione più dettagliata non appena la Regione ci invierà gli atti in forma integrale.
Stiamo valutando eventuali prese di posizione congiuntamente ad altre Associazioni Venatorie.
Un saluto cordiale, ma triste.

Pesaro, 24 ottobre 2018

Il Presidente ARCI CACCIA MARCHE
Gabriele Sperandio

ANLC: SIAMO TUTTI ELISA PERRONE


Elisa Perrone, una tranquilla e integerrima ragazza piemontese si trova, suo malgrado, al centro di una vicenda davvero inquietante e profondamente triste; una vicenda che in un paese civile dovrebbe essere condannata con una unanimità plebiscitaria e che, invece, viene tollerata con un colpevole disinteresse dalle autorità e dai grandi mezzi di comunicazione. Questa ragazza, che ha il solo torto di non bere, di non fare uso di droghe; di condurre una vita irreprensibile sotto tutti i punti di vista, ha una colpa gravissima agli occhi di qualche fanatico talebano delle frange più intolleranti ed estremiste dell’animalismo italico: è una cacciatrice.
La sua licenza di caccia è considerata dai nazianimalisti di oggi come un documento ebreo era considerato dai nazisti di 80 anni fa: la prova inconfutabile di essere una criminale sovversiva, pericolosa per la razza e quindi da combattere, da isolare e da estirpare come un cancro.
Altri commenti sono superflui ma è necessario sottolineare che l’atteggiamento odierno di questi individui è il frutto di anni di tolleranza nei confronti delle loro violenze e degli innumerevoli atti di vandalismo commessi contro i privati (allevamenti, negozi ecc.) e contro le istituzioni (laboratori di
ricerca e ospedali).
La Libera Caccia, nel confermare ad Elisa la sua vicinanza morale e il sostegno di tutti i suoi associati, si dichiara fin da ora pronta – da sola o in totale sinergia con le consorelle associazioni – a sostenere in toto le spese di giudizio e tutte le eventuali azioni che Elisa riterrà di intraprendere a
tutela della sua dignità e della sua persona.


Roma, 18 ottobre 2018


Il Presidente
Paolo Sparvoli

Normative

Ambiente

Enogastronomia

Attrezzatura