Le nostre armi….TRATTIAMOLE BENE!
- Scritto da Marco Benecchi
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Tanti anni fa decisi di acquistare una carabina semiautomatica Ruger Deer Stalking calibro 44 Magnum. Ovviamente usata perché l’arma, essendo fuori produzione da parecchio, era pressoché introvabile nelle armerie. Per averla mi diedi da fare con i soliti metodi: annunci sulle riviste, su Internet e il classico passaparola tra gli amici. Finalmente fui contattato da un signore che aveva deciso di venderne una e così ci demmo appuntamento a casa sua per concludere l’affare. Puntualissimo come sempre mi presentai con tutti i documenti in regola ed i contanti pronti, ma quando vidi l’arma mi sentii male. Era in uno stato pietoso. Non avevo mai visto un’arma in quelle condizioni. Non riuscii a capire come si potesse trattare un oggetto utile, bello e anche piuttosto raro con tanta incuria. Quella Ruger 44 non doveva aver visto un goccio d’olio da quando aveva lasciato l’armeria. C’era persino della terra all’interno della canna ed il calcio e la culatta erano pieni di schegge d’osso e di sangue rappreso. Ma tutto sommato fui fortunato, perché con l’arma in quello stato riuscii a strappare un buon prezzo. Inoltre sapevo senza ombra di dubbio che, dopo averle fatto un buon restauro nella mia officina-laboratorio, sarebbe ritornata come nuova. Mi ci volle un giorno intero solo per smontarla e pulirla, poi mi toccò addirittura portare i legni da un ottimo calcista, per riuscire a riportarla al suo vecchio splendore. Ora spara e funziona divinamente e mi ha dato non poche soddisfazioni. Detto ciò, qualcuno dovrebbe spiegarmi che bisogno c’era di ridurre un’arma simile in un ammasso di sporcizia e di ruggine? Di graffiarla e di ammaccarla quasi volutamente? Come se il vecchio proprietario, avesse provato gusto a maltrattarla. Purtroppo ho conosciuto dei pseudo cacciatori che nei momenti di rabbia gettavano il fucile nei cespugli, ci abbassavano il filo spinato, ci picchiavano il cane, l’usavano per guadare un fiume e ci finivano addirittura gli animali feriti a bastonate. Altri invece sostenevano che la bravura di un cacciatore si misurava in funzione di quanto fosse vissuto e maltrattato il loro fucile. Se quel che affermano fosse vero io, anche se ho la licenza dal lontano 1976, per lo stato di conservazione delle mie armi dovrei essere un cacciatore di serie Zeta! Figuratevi che per quanto tengo alla funzionalità e all’aspetto estetico dei miei fucili, sia per le cacce con i cani da ferma sia per le cacce più impegnative con la carabina uso spessissimo dei fucili con il calcio in materiale sintetico. Lo faccio proprio per ridurre al minimo il rischio di rovinarli. Ma finiamola qui, e ognuno si tenga strette le proprie convinzioni, tanto “chi è nato tondo difficilmente morirà quadrato!”. Mi è sempre stato insegnato ad avere cura delle armi, fin da quando, ancora giovanissimo, cacciavo con la Diana ad aria compressa.
Mio padre e mio nonno controllavano come la trattavo, altrimenti rischiavo di vedermela sequestrare! Ho preso l’abitudine di pulire SEMPRE le armi al rientro di ogni battuta e ancora oggi, quando devo recarmi a caccia all’estero, il kit di pulizia è una delle prime cose che metto in valigia. Un fucile a canna liscia si sporca molto di più di un’arma rigata ed è anche più soggetto a danneggiarsi, vuoi per i colpi sparati, vuoi per il tipo di caccia, ma credetemi, dal fargli qualche piccolo graffio involontario a trasformarlo in un ammasso di ruggine e sporcizia con i legni “scartavetrati”, troppo ce ne corre! E pensare che per mantenere un’arma in buone condizioni ci vuole veramente poco, occorre soltanto un minimo di accortezza durante l’uso ed una corretta e soprattutto periodica manutenzione. Occorre usare degli oli specifici per armi e di marca, personalmente ho una nettissima predilezione per il Ballistol, con il quale è possibile lubrificare sia le parti meccaniche sia quelle in legno. Vista la mia vocazione per la caccia a palla, vorrei spendere due parole su come eseguire la corretta manutenzione di una carabina. L’arma rigata, a differenza di quella liscia, deve fare i conti anche con la cura delle canne, specialmente se sono camerate in piccoli e medi calibri ultraveloci, ma a differenza di quel che si crede, mantenere in buono stato le rigature non è affatto un grosso problema. Esistono degli ottimi prodotti (quasi tutti a base di ammoniaca) che rimuovono completamente i residui della combustione ed altri che eliminano anche la “ramatura” lasciata dai proiettili (Hoppe’s, Shoooter’s Chioce, Tetra Gun, Copper Solvent, Gun Kote KG, ecc), ma a volte, specialmente se si sparano pochi colpi l’anno, può essere sufficiente scovolare la canna e spararci periodicamente qualche colpo per mantenerla pulita. E’ rarissimo che all’interno di una canna rigata si formi della ruggine e quindi, se non si tirano troppi colpi, oserei dire che una canna rigata è “autopulente”, l’ultimo colpo sparato porta via tutto i residui lasciati nel suo interno in precedenza. Qualcuno consiglia di utilizzare per la pulizia delle schiume, dei prodotti chimici particolari e poi di cospargere l’interno di una canna con un velo d’olio, ma poi, prima di tornare a spararci, anche con l’aiuto di buoni solventi è sempre complicato rimuoverlo del tutto. Ad una carabina Bolt Action si deve lubrificare l’otturatore, le guide dove scorre e la molla a lamina del caricatore ed occorre lubrificare con un pennello imbevuto d’olio l’esterno della canna e del castello-culatta. Nient’altro, per il resto, come il pacchetto scatto e la leva della sicura, è bene che funzionino quasi asciutti, onde evitare spiacevoli inconvenienti.
Anche nelle semiautomatiche è necessario garantire una sufficiente lubrificazione degli organi in movimento, come otturatore, guide e slitte di riarmo, ma dobbiamo evitare che l’olio imbratti il sistema presa gas. Il pistone deve lavorare pulito, ma MAI oleato. L’olio, a contatto con i residui della combustione, depositi carboniosi contenuti nei gas, può formare la calamina, una sostanza dannosa che accumulandosi provoca spessore ed attrito. Come dobbiamo pulire l’arma? La carabina va prima pulita con un panno asciutto o con della carta tipo i rotoloni tuttofare. A volte la carta, se adoperata con cura, rimuove le patine ossidanti meglio di uno straccio. Devono essere eliminati sporcizia, olio e grasso secco e vecchio e si devono asciugare eventuali tracce d’umidità e/o di pioggia e senza dimenticare che il nemico numero uno dell’acciaio è il sudore delle mani. Dopo che l’arma è stata ben pulita, potremo oliare le parti mobili e stendere un velo sulle superfici esterne, e per farlo l’unico modo è, come già detto, usare un piccolo pennello. Non consiglio i panni di stoffa, perché a volte fanno l’effetto contrario, rimuovono l’olio invece di cospargerlo. Tale operazione deve essere ripetuta almeno un paio di volte l’anno, perché gli acciai sono porosi e possono, col tempo, trattenere e poi rilasciare tracce di ruggine. Non preoccupatevi se quando passerete un panno bianco lungo una canna ancora ben oleata, troverete tracce rossastre, è abbastanza frequente per non dire addirittura normale. Sono spiacente, ma non credo affatto che la bravura di un cacciatore si misuri in funzione di quanto siano vissute e maltrattate le sue armi; anzi credo proprio che sia il contrario. Se un cacciatore e/o un tiratore sportivo non trova né il tempo né la voglia di mantenere le sue armi in perfette condizioni estetico – funzionali, è un problema suo che sicuramente non ha voglia di risolvere,, ma almeno non cerchiamo di trovare giustificazioni più o meno fantasiose. Il fatto è che moltissime delle armi da caccia in commercio sono talmente ben fatte e costruite con ottimi materiali che continuano a funzionare bene nonostante l’incuria dei loro proprietari. Ma non per questo siamo autorizzati a trattarle male senza nessun rispetto per chi le ha costruite con passione e maestria.