Menu
RSS

facebooktwitteryoutubehuntingbook

Luca Gironi

Luca Gironi

Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Alla minilepre con piccoli grandi cani

minilepre1

La minilepre, Silvilago Floridanus, è un piccolo lagomorfo originario del Nord America. Importata nel secolo scorso a scopo di ripopolamento, si è diffusa a macchia d’olio un po’ in tutta la penisola. Estremamente prolifica, colonizza ogni ambiente adatto, ovvero ogni macchia di spini fitta in zone di pianura o prima collina. Lo si ritrova spesso in aree palustri, o in prossimità di laghi o fiumi, che sembrano fornirgli le condizioni ideali per nutrirsi e riprodursi.

Questo selvatico, ha fatto la sua comparsa in Italia all’inizio degli anni 60, esportato con chiari scopi venatori. Ormai lo si ritrova un po’ dappertutto e quindi, ovviamente, sono nate forme di caccia, espressamente dedicate, che via via si sono fatte sempre più raffinate.

Stanarle dalle loro fortezze di rovi non è assolutamente così banale, occorre utilizzare ausiliari specializzati, conoscere profondamente il territorio e acquisire una certa dote di pratica, soprattutto visto che il tiro avviene a distanza ravvicinata, su una preda di piccole dimensioni, che difficilmente vi concederà un tiro facile mentre passa schizzando tra una macchia e l’altra.

minilepre4
I modi e le maniere in cui si può insidiare la minilepre sono molti, e cambiano da zona a zona, complici le tradizioni locali e il tipo di terreno in cui si svolge la caccia. La forma più divertente, almeno secondo me, è quella con i piccoli cani da seguita, bassotti e terrier; piccoli grandi cani. Ed è proprio di questa che andremo a raccontarvi. L’appuntamento è per la mattina, nemmeno tanto presto, ad un bar sul margine del Padule di Fucecchio. Sarà, infatti, l’area umida il teatro della nostra uscita di caccia.
Davanti ad un caffè fumante facciamo conoscenza con i nostri ospiti: Andrea, Giuseppe, Gianluca e Costantino tutti professionisti di questa forma di attività venatoria. Loro cacciano la minilepre con passione, utilizzando cani specializzati, uno spettacolo davvero interessante per un neofita.
Non è la prima volta che caccio la minilepre, con Andrea l’abbiamo fatto più volte, impiegando Jagdt Terrier e bassotti, ma questa volta c’è una novità, al gruppo si sono aggiunti Giuseppe e Costantino che cacciano con un cane che ancora non avevo mai incontrato: il Basset Fauve de Bretagne.
Ma torniamo alla nostra cacciata. La prima tappa si svolge nelle vicinanze di un macchione imponente, una siepe lunga un paio di centinaia di metri e larga 3-4 che circonda un bacino di irrigazione. Si tratta di un intrico fittissimo, praticamente senza interruzione. Un muro di rovi in cui abbondano i punti di accesso, ovviamente a misura di minilepre. Per infilarsi in un simile intrico e soprattutto inseguire la preda tra la vegetazione, occorre avere le giuste dimensioni. Il piccolo selvatico, infatti, è nel suo elemento e si muove agile e veloce tra gli spini, facendo infinite giravolte, con lo scopo di seminare il suo avversario. Per questo ci vuole un ausiliare con tenacia, olfatto e le giuste dimensioni. E gli ausiliari a nostra disposizione sono sicuramente adatti. Una volta “messe le poste”, ovvero una volta che ci siamo disposti lungo il muro di rovi, i cani vengono liberati. Subito corrono a infilarsi nei piccoli cunicoli realizzati del passaggio delle minilepri e non passa molto che cominciano i primi scagni. Qui viene fuori la vera difficoltà di questa caccia: il tiro!! Le minilepri, infatti, incalzate dai cani, si affacciano fuori dai rovi solo per pochi istanti, rientrando nel folto non appena si rendono conto di avere la strada sbarrata. Unico aiuto, il rumore dei campanelli dei cani: bisogna ricordare che la minilepre è sempre un paio di metri davanti al suo antagonista e prestare attenzione, dopodiché occorrono una incredibile concentrazione e una reazione rapida e sicura. I cani continuano il loro andirivieni, un su e giù allegro e rumoroso, che li porta ad alternare tratti dentro i rovi a escursioni all’aperto, come a ricercare la giusta emanazione. Chiacchierando con Costantino e Giuseppe, i due simpatici emiliani che cacciano con i Basset, scopro che con questi piccoli segugi non si caccia solo la minilepre. Infatti, questi pelo forte fulvi, nonostante le dimensioni contenute, sono micidiali anche sul selvatico principe della caccia da seguita: la lepre. E non stento a crederlo, nonostante le dimensioni maggiori, questi piccoli grandi cani tengono dietro alle minilepri con la stessa veemenza dei bassotti, che hanno dalla loro un fisico decisamente più snello.

minilepre
La mattinata va avanti, finalmente spunta il sole, che ancora non aveva fatto capolino tra la fitta nebbia. La partita, ad un tratto si fa più interessante: preavvertiti da un cambio di voce dei cani, vediamo schizzar fuori la prima minilepre, il rumore di una fucilata spezza il silenzio. Niente di fatto, è stata decisamente più furba di noi. Si tratta solo di un breve intervallo, poi tutto riprende, con i cani e le minilepri che riprendono la loro partita a scacchi nel folto. Un sottile gioco di strategia, che alla fine avrà un vincitore e un vinto, come è giusto che sia. La cacciata continua spedita, vengono provati un paio di posti nuovi con esiti altalenanti. Finalmente, dopo qualche tentativo a vuoto, arrivano gli abbattimenti, niente di eccessivo, ma comunque soddisfacenti: un giusto compenso per il lavoro dei cani, che, in fin dei conti, sono i veri protagonisti di questa caccia.

minilepre2

 

minilepre3

Orbetello: i cinghiali invadono il posteggio della Feniglia

cinghiale2

Decine di cinghiali scorrazzano indisturbati nella zona del posteggio della Feniglia, nota località turistica del Monte Argentario. I residenti, gli agricoltori e i titolari di attività ricettive sono estremamente preoccupati per questa massiccia presenza che rischia di risultare pericolosa anche per la pubblica incolumità. L'articolo completo a questo link:

https://www.iltirreno.it/grosseto/cronaca/2025/04/13/news/decine-di-cinghiali-nel-parcheggio-la-feniglia-e-terra-di-nessuno-1.100691483

Umbria: si apre il dibattito sul Calendario Venatorio

alzavola1

Si apre il dibattito sul Calendario Venatorio in Umbria: si profila una preapertura con i solo piccione e tortora dal collare. Niente tortora, niente colombaccio e niente corvidi che erano stati richiesti da parte del mondo venatorio. Turdidi e alzavola andranno al 31 gennaio, mentre resta il problema della beccaccia. Il cinghiale, come da ultime modifiche, andrà probabilmente dal 1 ottobre al 31 gennaio. A questo link l'articolo completo:  https://tuttoggi.info/calendario-venatorio-niente-colombaccio-in-preapertura-nodo-beccaccia/898082/

Le Associazioni Venatorie del Veneto presentano le osservazioni alla bozza di Calendario Venatorio

Alcune associazioni venatorie del Veneto hanno presentato le loro osservazioni alla bozza di calendario venatorio 2025/26 presentata dalla Regione:


veneto

OSSERVAZIONI BOZZA DI CALENDARIO VENATORIO 2025-26 REGIONE VENETO

STAGIONI VENATORIE
Tordo, sassello e cesena: spostare chiusura al 31 gennaio, il KC è stato aggiornato e il tordo sassello e la cesena da GEN2 a GEN3 e il tordo bottaccio da GEN.1 a GEN.2 e quindi con la decade di sovrapposizione e per il principio di scaglionamento delle date di apertura/ chiusura della caccia per gruppi di specie simili ci cui cap.2.6 della Guida Interpretativa è possibile chiudere la caccia questi turdidi il 31 gennaio, da quest’anno il parere del CTFVN è favorevole per l’applicazione di questa decade senza alcuno studio a
Beccaccia: spostare chiusura al 31 gennaio. Sono disponibili dati e pubblicazioni per la specie oltre al KC 2021 (testo della Commissione) che dimostrano in modo inequivocabile che la migrazione avviene in febbraio e non in gennaio. Sono inoltre disponibili dati di beccacce marcate con trasmettitore satellitare in Veneto nel 2025, che ad oggi non hanno iniziato la migrazione prenuziale.
Moretta: spostare chiusura al 31 gennaio. La specie ha KC in febbraio quindi la chiusura anticipata prevista nella bozza al 19 gennaio non è corretta e confligge con il paragrafo 2.6 della Guida UE che prevede chiusure uniformi per gruppi di specie. Il parere ISPRA sulla specie non è vincolante e la Regione Veneto ne sta applicando la maggior parte dei punti;
quindi, non è necessario anticipare la chiusura. Si ricorda che in Emilia-Romagna, in Piemonte, e in varie regioni italiane la chiusura è stata fissata al 31 gennaio e non è stata sospesa dal TAR.
Quaglia: spostare chiusura al 30 novembre. Non ci sono ragioni per anticipare la chiusura di una specie che ha aumentato la sua permanenza in autunno a causa del riscaldamento del clima e va incontro alle esigenze dei cacciatori con cane da ferma. La quaglia è inoltre soggetta a limite stagionale quindi la tutela è assicurata da questo.
Preapertura
Colombaccio: la data di chiusura sulla proposta in gennaio non è corretta. Si propone di posticipare la preapertura al giorno 7 settembre, consentendo le giornate fisse 7, 10, 13 e 14. In questo modo, come applicato la stagione scorsa, si può anticipare di soli 10 giorni la chiusura in gennaio, che sarebbe quindi stabilita il giorno 20. Per quanto riguarda il carniere in preapertura portarlo a 25 capi e prevedere per il mese di settembre e gennaio la caccia in forma vagante. La soluzione migliore fermo restando la preapertura sarebbe quella di poter mantenere aperto dalla terza dom. di settembre al 31 gennaio motivando il fatto che la specie non è in difficoltà e considerato che nella regione confinante hanno previsto anche un piano di controllo specifico. Un'altra alternativa potrebbe essere anche quella di sospendere per dieci giornate ai primi di dicembre come già fatto in passato e come altre regioni hanno fatto la scorsa stagione. Inoltre, di prevedere il carniere a 25 capi per le giornate di preaperture.
Ghiandaia, gazza ladra, cornacchia grigia e cornacchia nera: Prevedere la preapertura con le stesse date del colombaccio e le stesse modalità per la chiusura.
LIMITI DI PRELIEVO
Sono stati introdotti limiti non presenti nella stagione scorsa, molti dei quali inspiegabili e non accettabili.
Alzavola e altre specie di acquatici tranne quelli soggetti a piano di gestione nazionale: il limite di 10 capi non è comprensibile trattandosi di specie in favorevole stato di conservazione a livello regionale, nazionale e internazionale Il limite va portato a 25 capi, ovviamente non superabile se computato con altri uccelli acquatici.
Cornacchia grigia, cornacchia nera, gazza, ghiandaia e volpe: non si comprendono i limiti stagionali di 35 capi per specie abbondantissime, in aumento e appartenenti ai predatori opportunisti. Ci si domanda se si tratta di un errore e che in realtà si intenda un limite giornaliero di tutti i capi complessivamente delle 5 specie, anche perché manca nella tabella il limite giornaliero. Se così non fosse si chiede di eliminare il limite stagionale.
SPECIE CACCIABILI
Combattente: la specie è stata analizzata dal Consorzio Scientifico della Task Force for Recovery of Birds nel 2024, insieme a numerose altre specie per valutare la sostenibilità del prelievo venatorio. Dopo questa valutazione, compiuta “a semaforo”, la conclusione, validata nel Comitato NADEG, è che saranno sottoposte a piano di prelievo adattativo in futuro la quaglia, il fischione e il moriglione. Al contrario per molte specie, tra cui il combattente, il risultato è di “semaforo verde”, cioè il prelievo in Unione europea è sostenibile https://circabc.europa.eu/ui/group/e21159fc-a026-4045-a47f-9ff1a319e1c5/library/9fe5ef02-99fe-44c5-81c8-b01169ffdbc2/details. Non vi sono quindi ragioni per vietare la caccia alla specie. Possono essere stabiliti dei limiti, ad esempio, caccia solo da appostamento con 5 capi al giorno e 15 all’anno.
Pavoncella: il Piano di Gestione di questa specie è in via di discussione presso la Conferenza Stato Regioni; quindi, è possibile che sia approvato prima dell’inizio della stagione venatoria. Per questo motivo si chiede di inserire la specie con la specifica che sarà oggetto di caccia in caso di approvazione del piano e che l’attività venatoria sarà regolata secondo quanto stabilito dal piano.
Pernice Rossa: Pernice Rossa: si chiede che sia inserita come specie cacciabile e, per ovviare alle osservazioni del ISPRA, di limitarne la reintroduzione ai soli territori con un’altitudine inferiore ai 600 metri s.l.m. e comunque al di fuori della Zona Faunistica delle Alpi.
Caccia agli ungulati:
Inserimento del cinghiale nella caccia degli ungulati autorizzata e regolamentata dall’Unità Organizzativa coordinamento e gestione ittico e faunistico venatoria. Regolamentazione da concordare per equilibrare la caccia collettiva e quella individuale.
La gestione, a fini venatori, della specie Cinghiale (Sus scrofa) e disciplinata dalla DGRn.2088 del 3.8.2010 e successive modifiche ed integrazioni, in tutto il territorio regionale ove presente
N.B. le associazioni Venatorie Arcicaccia e Enalcaccia sono contrarie alla preapertura al Colombaccio
Cordialmente
Venezia 20/03/2025

f.to
Presidente A.N.L.C. Veneto Fabio Frigo
Presidente Enalcaccia Veneto Ravagnan Franco
Presidente Arcicaccia Veneto Dal Bianco Ruggero
Presidente ANUU Migratoristi Veneto Persona Giovanni
Presidente E.P.S. Veneto Presidente Giuseppe Ederle
Presidente Caccia, Pesca e Ambiente Veneto De Toni Marco
Presidente FIDC Veneto Emiliano Galvanetto

 

 

Normative

Ambiente

Enogastronomia

Attrezzatura