Un mese importante...
- Scritto da Giuliano Del Capecchi
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Novembre è il mese probabilmente migliore in assoluto per il migratorista Italiano. Ad una coda di passo negli ultimi anni sempre più significativa per tordi, merli e colombacci, si aggiungono sasselli, cesene, dove consentiti gli storni e tanti uccelli acquatici, naturalmente senza dimenticare l’arrivo sul nostro territorio delle beccacce, indiscusse regine del bosco.
Quanto asserito nel sommarietto a corredo dell’articolo è senza dubbio una grande verità. Novembre, specie se il passo autunnale che ha caratterizzato il mese precedente è andato bene, rappresenta certamente il mese durante il quale si possono trovare sul territorio moltissimi selvatici di specie diversa e quindi anche quello che consente al migratorista di scegliere bene quale forma di caccia praticare.
Come già detto, se il passo di ottobre è stato abbondante e le linee di migrazione hanno interessato in maniera decisa il nostro territorio, specie in presenza di pasture un buon numero di tordi, merli e colombacci diretti verso sud decideranno di svernare nelle macchie del centro, del sud e delle isole maggiori offrendo così ai cacciatori la possibilità di poterli cacciare fino al termine della stagione.

Spollo e rientro
Le due più classiche forme di caccia a tordi e merli, esclusa naturalmente quella da appostamento fisso con l’ausilio dei richiami vivi, sono certamente lo spollo mattutino e il rientro serale, momenti della giornata che sfruttano i due cambi di luce che la caratterizzano. Per avere successo è essenziale conoscere alla perfezione il territorio e quindi i luoghi scelti dagli uccelli per l’appollo serale e le direzioni scelte da questi ultimi sia al mattino per uscire verso le pasture che alla sera per il rientro notturno.
C’è da dire che nei primi 15 giorni del mese, può essere anche molto producente effettuare lo spollo su un valico, come di ottobre: a qualche tordo e merlo si possono aggiungere anche sasselli e cesene e qualche bel branchetto di colombacci che in extremis ha deciso di spostarsi verso sud. Se si opta per questa scelta può essere importante consultare le previsioni meteo: a volte l’arrivo del freddo o di una perturbazione particolarmente intensa fa muovere tutti insieme gli ultimi contingenti di uccelli rimasti al nord. A questo proposito ricordo sempre con piacere una mattinata di un 11 novembre di qualche anno fa passata con l’amico Fabrizio su un valico appenninico, con nebbia rada e vento da sud, iniziata con tordi e merli allo spollo seguiti da sasselli, qualche cesena e soprattutto da alcuni branchi di colombacci a cui sparammo davvero a 10 – 15 metri. Una giornata di passo eccezionale, la migliore di tutta la stagione soprattutto per la continuità di passo di merli, tordi e sasselli che fino quasi alle 10 del mattino continuarono ad entrare bassi e veloci nella bocchetta appenninica.
Tornando a parlare dello spollo su tordi e merli ormai fermi e decisi a svernare sul nostro territorio, si possono avere grandi soddisfazioni soprattutto usando bene la testa. Per prima cosa occorre capire la consistenza dei contingenti di uccelli presenti sul territorio e poi entrare nell’ordine delle idee che molto spesso, e sempre di più con il progredire della stagione (a parte casi particolari che poi vedremo) si tratterà di sfruttare al meglio i tiri che potremo fare. Non siamo in periodo di pieno passo e quindi il rinnovo degli uccelli ci potrà anche essere, ma sarà molto più lento e spesso determinato da spostamenti dovuti al meteo oppure ad erratismi alimentari dettati dalla fine delle pasture in una determinata zona. La conoscenza del posto e lo scouting preventivo, non finirò mai di dirlo, sono i “must” per avere successo. Posizionarsi bene, in un punto dove si vedono arrivare gli uccelli e soprattutto dove transitano alla giusta altezza è sempre fondamentale. Per scegliere questi posti a volte può anche bastare l’esperienza: una siepe che esce dal bosco, un grosso albero in un prato ai margini del dormitorio o una fila di questi che si allunga verso un’oliveta possono essere importanti punti di riferimento dove provare a piazzarsi se non si conosce ancora bene il posto. Io in questi casi preferisco però far piazzare i miei compagni nei punti che riteniamo migliori per poi andare a mettermi nel punto più panoramico, quello che mi consente di vedere al meglio tutto lo scenario. La prima volta molto spesso si spara poco, ma da lì riesco a vedere il comportamento dei selvatici e quindi a capire cosa abbiamo fatto bene e cosa abbiamo sbagliato, per poi, la volta successiva, adeguarci. Sia per lo spollo che per il rientro serale, di cui parleremo brevemente di seguito, è importantissimo il vento e la sua direzione. Gli uccelli tendono sempre a volare con il vento nel becco e quindi nella scelta del posto dove appostarci per intercettare gli uccelli che escono o rientrano sarà sempre fondamentale tenerne conto. In più con il vento forte i selvatici tendono ad abbassare la quota di volo, rendendo i tiri molto più semplici.
Anche il rientro serale, caccia peraltro oggi molto meno praticata dello spollo mattutino, è una forma di prelievo venatorio nella quale la conoscenza del territorio e delle abitudini degli uccelli è davvero imprescindibile: a volte in posti meravigliosi non rientra nemmeno un selvatico ed in altri quasi impensabili si vedono arrivare decine di tordi e merli. La memoria storica e l’osservazione sono dunque due cose da sfruttare a nostro favore, insieme alle giornate nuvolose, nelle quali l’oscurità arriva prima, quelle con venti dai quadranti meridionali caratterizzate da una pioggia leggera a sprazzi o quelle limpide e serene, con forti venti dai quadranti settentrionali.
Per spollo e rientro ci vogliono fucili leggeri, facili al brandeggio e ai tiri di stoccata, meglio se dotati di strozzatori intercambiabili. Io utilizzo alternandoli un semiauto e un sovrapposto calibro 20 il primo con strozzatura **** e il secondo ****/***, lavorando molto sulla scelta delle cartucce a seconda della necessità. Allo spollo in prima e seconda canna sempre una dispersante a piombo 11-12 da 25-27 grammi a seconda del clima e in terza una bior da 25-26 grammi, mentre al rientro prediligo due Free Shots della Cheddite da 26 grammi (con borra biorientabile) a piombo 10 e in terza canna e eventualmente in seconda nel sovrapposto, una 26 -28 grammi con contenitore a piombo 9-10. Soprattutto al rientro, in caso di uccelli che arrivano un po’ alti, sempre meglio avere con noi anche delle munizioni da 26 – 28 grammi con contenitore a piombo 9. Concludo questo argomento legato ai due cambi di luce della giornata con un consiglio che ritengo importantissimo e cioè quello di alternare con grande attenzione i luoghi di caccia e di sparare sempre ad uccelli a tiro utile, evitando quindi di fare troppo rumore attirando le attenzioni dei colleghi cacciatori e di disturbare e quindi spaventare troppo gli uccelli presenti.

La scaccia a tordi e merli
Novembre è anche il mese preferito da tutti gli amanti della scaccia a tordi e merli, pratica venatoria tipica dell’Italia centrale che consiste nel battere boschetti e siepi che dividono campi e oliveti alla ricerca di tordi e merli, che vengono costretti dai battitori e dai cani ad uscire nei punti dove sono appostati i cacciatori demandati dalla squadra a sparare. Ho già parlato diffusamente il mese scorso di questa forma di caccia per cui mi limito in questa occasione a poche righe, puntando però l’obiettivo proprio sul fatto che siamo a novembre e quindi, a parte sasselli e cesene, peraltro uccelli non proprio adatti a questa caccia, avremo a che fare con selvatici ormai da tempo sul territorio e quindi scaltri, perfetti conoscitori dell’ambiente e ormai abituati a fare i conti quasi tutti i giorni con il binomio cane/cacciatore. A questo si aggiunge anche il fatto che in novembre il bosco inizia a spogliarsi per la caduta delle foglie e questo diventa un grande vantaggio per gli uccelli, che riescono a vedere meglio l’avvicinarsi dei cacciatori e soprattutto tendono a “strappare”, cioè a lasciare il bosco o la siepe prima di arrivare in fondo spinti dai battitori. In queste condizioni spesso il battitore o i battitori dovranno procedere con calma, cercando di far scorrere gli uccelli senza fare troppo rumore, aiutandosi con il cane e confidando nella propria esperienza e soprattutto nella propria memoria, identificando i punti cruciali per affrontarli nelle migliori condizioni. La cosa più difficile è decidere se sparare o meno agli uccelli che strappano e questo lo si deve fare per prima cosa capendo quanti selvatici ci sono, decidendo in base a quanti non seguono la siepe o il boschetto decidendo di volare prima di essere arrivati in prossimità delle poste. A proposito di queste ultime, in genere devono essere occupate dai migliori tiratori della squadra, che devono avere a loro disposizione un ottimo cane da recupero in modo da pensare solo a sparare diritto!
Colombacci a 360°
Questo è un buon mese anche per gli appassionati di caccia al colombaccio sia con i richiami che sparando di passata allo spollo, al rientro e sulle pasture. Per quanto riguarda la caccia con i richiami, a novembre è possibile continuare a cacciare dal palco, sia che questo sia in una zona dove i colombacci svernano o sono presenti tutto l’anno, che se è su una direttrice di passo, visto che almeno fino al 20 del mese ci possono essere spostamenti verso sud. In questo periodo inizia ad essere molto redditizia anche la caccia in bosco con aste, rulli e racchette, andando a cercare i luoghi dove i colombi vanno a mangiare le ghiande. Nei luoghi adatti, come le zone ricche di colombacci caratterizzate da campi dove sono presenti stoppie di mais e dalla vicinanza a grossi dormitori, in genere riserve o divieti, ancora da praticare la caccia al campo con volantini, stampi, rulli e racchette, una delle forme venatorie nei confronti del meraviglioso “uccello blu” più emozionanti in assoluto. Le giornate di forte vento dai diversi quadranti, cambiando opportunamente luogo di caccia in base alla nostra esperienza, sono ottime per cacciare i colombacci sparando di passata allo spollo verso i luoghi di pastura e al rientro verso i dormitori. I selvatici, infatti, volando sempre contro il forte vento, tenderanno in presenza a tenere altezze molto basse, a volte addirittura a pochi metri da terra, consentendo ottimi tiri. A questo proposito ricordo che il colombaccio esce dai dormitori un po’ più tardi dei turdidi e soprattutto vi rientra molto prima. Anche praticando questo tipo di attività venatoria è importantissimo lo scouting e soprattutto la perfetta conoscenza del territorio e di conseguenza delle abitudini dei colombacci a seconda delle diverse condizioni meteo.
Le prime “padulate”
Le prime grandi piogge autunnali gonfiano le acque di fiumi e torrenti e allagano spesso porzioni di campi, specie nelle aree che confinano con aree palustri o ricche di stagni e laghetti. Questa acqua che si alza e allaga progressivamente il territorio porta le anatre svernanti in questi luoghi, per la maggior parte germani reali e alzavole a cercare nuove pasture spesso anche lontane dai luoghi di ricovero diurni, in genere rappresentati da riserve, divieti, ZPS e SiC nei quali non è consentita la caccia. In questi frangenti sono molti i cacciatori che conoscendo le traiettorie dei selvatici vi si appostano cercando di intercettarli all’alba, quando dopo essere stati in pastura per tutta la notte, rientrano verso sicuri luoghi di ricovero diurno. Le giornate migliori per questa caccia sono quelle caratterizzate dalla fitta nebbia, dalla pioggia anche abbastanza forte e da venti sostenuti provenienti da qualsiasi quadrante, con preferenza per i forti venti da nord come grecale e tramontana. La nebbia e la forte pioggia disorientano gli uccelli costringendoli a ritardare il rientro, aumentando notevolmente le nostre possibilità. Con la nebbia ma anche con il vento forte poi, gli anatidi tenderanno a sorvolare molto bassi alcuni punti di riferimento importanti per il rientro in genere rappresentati da lunghi filari di pioppi, grossi alberi e argini di canali e corsi d’acqua, aiutando molto il cacciatore. Se decidiamo di cacciare in prossimità delle aree di pastura degli uccelli occorre ricordarsi di arrivare sul posto con largo anticipo, senza utilizzare lampade portatili, senza parlare e soprattutto evitando di far rumore se siamo costretti a procedere per qualche tratto in acqua. Abbiamo a che fare con uccelli molto scaltri che quasi sempre al minimo rumore diverso dal solito tendono a riunirsi per poi involarsi, anche con il favore delle tenebre, lasciandoci con un palmo di naso e il classico frusciare delle ali che si allontana progressivamente da noi…. In genere in queste aree è necessario utilizzare munizioni no - toxic e quindi senza piombo, sparabili da tutti i fucili punzonati per questo utilizzo. In questo caso meglio optare sempre per un semiauto in calibro 12 con canne da almeno 70 cm dotate di strozzatori scegliendo munizioni di ottima qualità caricate con piombo almeno del numero 5, cercando di sparare su uccelli a tiro e doppiando il colpo con grande velocità se pur avendo colpito il selvatico questo tende ad allungarsi.
Il mese degli storni
Sono ormai diversi anni che nella mia regione, la Toscana, che novembre è il momento migliore per la caccia allo storno da appostamento, soprattutto perchè sono presenti in diverse province alcuni dormitori che ospitano una quantità di uccelli impressionante (Laghi di Chiusi e di Montepulciano e Padule di Fucecchio su tutti) che aumenta proporzionalmente all’andamento del passo che ha il suo culmine, in queste zone, tra il 20 di ottobre e il 15 di novembre.
La toscana è una delle poche regioni che concede la caccia in deroga allo storno. Senza fare polemiche inutili e sterili, su questo argomento ci sarebbero da scrivere fiumi di inchiostro, ma in questa sede ci limiteremo a dire che in una ormai necessaria e improrogabile revisione della legge 157/92, che quest’anno compie la bellezza di trent’anni, sarebbe necessaria la reintroduzione dello storno nelle specie cacciabili. Cacciarlo in deroga significa rispettare alcune regole ferree come la distanza non superiore a 100 metri da coltivazioni in atto e con frutto pendente, l’uso di dissuasori visivi come il Pallone Predator, il divieto di impiego di richiami di qualsiasi tipo che fanno riferimento alla specie storno e la rendicontazione periodica dei capi abbattuti. La necessità aguzza l’ingegno ed ecco che gli stampi posati da posizionare in terra e sui secchi e ad ali aperti , che vanno sui bastoni delle giostre, sono stati sostituiti da quelli di merlo, tutti neri e con il becco giallo e tutto sommato in grado di offrire ottime prestazioni, ma niente a che vedere con la vera caccia allo storno, fatta con stampi in penna di storni, pavoncelle e cornacchie e da uccelli vivi liberi di muoversi e volare in lunghi tunnel di rete finissima chiamati dagli appassionati “Bresciane”….
Comunque, se in possesso di una buona attrezzatura (due - tre giostre singole o con i satelliti e almeno 150 tra pigne tinte di nero e stampi a terra) soprattutto nel periodo del passo e quindi cacciando ogni giorno con la possibilità di cimentarci su uccelli “nuovi” è possibile divertirsi, tra numerosi avvistamenti e curate mozzafiato tipiche di questa specie. Si caccia in prato e il sito dove viene realizzata la tesa, sia che si tratti di un appostamento fisso che di uno temporaneo, deve rispondere a precisi criteri, primo e il più importante tra tutti la cura del terreno dove andremo a posizionare le giostre e gli stampi: l’erba deve essere rasata e se possibile meglio se riusciamo a farla rimanere verde (un segreto è quello di tagliarla prima della pioggia). In questa caccia si spara sempre ad uccelli arrivati sulla tesa e quindi è molto facile esplodere i primi due colpi entro i 20 metri di distanza dall’appostamento e questo permette senza problemi l’impiego dei piccoli calibri come il 28 e il .410, tenendo come calibro universale di riferimento il 20 piuttosto che il 12.



