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Migratoria: Gli ultimi colpi...

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Alla fine del mese di Gennaio si chiude anche questa stagione ma prima di andare a tirare le somme di come è andata, per noi migratoristi ci sono ancora buone possibilità di avere ancora qualche giornata degna di nota.

L’ultimo mese della stagione l’ho sempre affrontato con il coltello tra i denti cercando di ottimizzare quanto il mio territorio di caccia mi può offrire. Adattarsi è la parola d’ordine per vivere bene il mese di gennaio e valutare le possibilità reali, scegliere con cura e cercare di sbagliare il meno possibile sono invece le azioni che da sempre mi accompagnano in questi 31 giorni che ci avvicinano alla chiusura della stagione. Gennaio è un mese strano e spesso tutto è legato alle condizioni meteo generali, visto che una copiosa nevicata sulla pianura padana oppure sugli appennini fino a quote molto basse, piogge torrenziali e gelo in arrivo dall’Est Europa o anche il caldo anomalo e la siccità possono generare importanti fenomeni di erratismo alimentare, con zone che si svuotano ed altre che invece si riempiono di selvatici. Vediamo insieme alcune delle strategie che possiamo seguire in questo ultimo mese di caccia della stagione.

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Alzavole, germani & C.
Una delle forme di caccia che negli ultimi anni mi ha più appassionato è quella all’alba di alzavole e germani reali che rientrano dalle pasture notturne. Attualmente il regolamento del Padule di Fucecchio, la zona umida più vicina alla mia residenza non consente più, in una vasta zona, la caccia vagante o da appostamento temporaneo se non a partire da due ore dopo l’alba, limitando molto le possibilità di chi non è titolare di un appostamento fisso. Per ovviare a questa situazione con i compagni di caccia ci siamo ingegnati cercando di monitorare, in genere a partire da dicembre e fino a gennaio, tanti piccoli laghetti (anche in mezzo al bosco), canali e soprattutto campi mezzi allagati dove questi animali hanno la possibilità di trovare del cibo. Così facendo siamo sempre in grado di sapere, in un’area anche abbastanza vasta, le presenza o meno di animali nei punti per noi più interessanti. Naturalmente si tratta di una caccia difficile e quasi sempre avara, ma come si dice dalle mie parti “alzavole e germani sono sempre un gran bel tiro” e quindi valgono bene qualche levataccia e un po’ di inevitabile freddo. Cominciamo subito a dire che le giornate migliori sono quelle con nebbia, nuvole basse e anche pioggia e le peggiori sono quelle serene con la luna piena, a meno che non spiri un forte vento da nord in grado di tenere bassa la quota di volo degli animali . Per avere successo occorre sapere per certo dove sono gli animali in pastura e soprattutto quali sono le traiettorie di rientro in base alle condizioni meteo. In presenza di nebbia, gli uccelli spesso perdono l’orientamento e per questo stanno in volo per più tempo cercando magari di sfruttare punti di riferimento importanti come grossi alberi, filari di piante e grosse siepi. Le giornate nuvolose, con pioggia e magari con un po’ di vento aiutano soprattutto perché ritardano l’arrivo dell’alba e quindi della luce aumentando il tempo a nostra disposizione. Una volta capito il percorso che fanno e analizzato al meglio le condizioni meteo, occorre piazzarsi il più vicino possibile a dove gli animali mangiano. Per farlo dovremo procedere con grande cautela, sempre senza torcia e con l’orecchio attento per percepire eventuali voli anticipati. Se abbiamo da percorrere tratti allagati dovremo essere bravi a muovere l’acqua il meno possibile. Più facile l’approccio, ad esempio, ad un laghetto in mezzo al bosco, dove a parte la regola di non accendere la torcia che vale sempre, basterà fare attenzione solo ai rumori.
La regola di questa caccia dice che quando si vede un animale in condizioni di luce molto scarse vuol dire che questo è a tiro utile e proprio per questo noi siamo soliti impiegare nel calibro 12, dove non c’è l’obbligo dell’uso di munizioni no toxic, in prima canna una cartuccia da 34 - 36 grammi piombo 7 con borra di feltro in grado di garantire un’ampia rosata già a breve distanze (Fiocchi Traditional, Mb Tricolor Baschieri e Cheddite Elite Feltro), seguita comunque da due cartucce con contenitore da 38 – 42 grammi a piombo 5 e 4 (Rc 38 Millenium, Supercaccia Nobel Sport o M92S Baschieri). Importantissimo è cercare di abbattere in maniera pulita e netta il selvatico, tanto che spesso doppiamo il colpo anche se il primo è andato a segno: ritrovare un germano e peggio ancora un’alzavola ferita è quali sempre molto difficile anche se si ha con noi un buon cane da riporto. Normalmente quanto ci dedichiamo a questa caccia, poco dopo l’alba iniziamo a perlustrare, aiutati dal cane, le sponde dei canali, le siepi, i boschetti di pianura e i campi mezzi allagati facendo una caccia mista che spesso ci regala una bella varietà di carniere grazie a minilepri, gallinelle, porciglioni, qualche beccaccino.

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Spolli e rientri a km 0
La stagione che ormai volge al termine ogni anno mi porta a cercare di sfruttare al meglio gli spolli e i rientri che conosco a brevissima distanza da casa, Lo scorso anno dopo il blocco di un mese per la pandemia, è stato per me da ricordare con numeri difficilmente ripetibili che in qualche giornata di dicembre e gennaio sono stati davvero molto interessanti, specie se considerato che l’azione di caccia si è concentrata in poco meno di un’ora al mattino e nello stesso tempo nel pomeriggio. Non mi piace tanto parlare di numeri ma per farvi un esempio da cui si possono capire tante cose vi racconto il primo spollo con rientro serale di Gennaio 2021. Tutto parte dall’osservazione: nei giorni precedenti, di martedì e venerdì accertai la buona presenza di tordi e sasselli in uno spollo e in un rientro davvero a 10 minuti di auto da casa. Ci andai di mercoledì, un’ora prima di andare al lavoro al mattino e un’oretta e mezzo il pomeriggio. Lo spollo, tenuto conto di essere ormai a gennaio, fu molto buono e impiegando il mio Axis Fabarm calibro 20 riuscii a incarnierare 5 bottacci e due sasselli, sparando però solo ad uccelli a tiro, in modo da non disturbare troppo. Nel pomeriggio al rientro, purtroppo tutti in poco meno di 20 minuti prima della chiusura della giornata, raccolsi altri 7 uccelli, tre sasselli e 4 bottacci, ma avrei anche potuto fare di più perché per vedere dove cadevano le prede e raccoglierle prima del buio (ero senza cane) persi almeno altri 4 o 5 facili tiri. Senza sparare mai fuori tiro continuai per tutto il mese a frequentare almeno due volte la settimana questi due spot, mai con numeri come il primo giorno ma spesso con la piacevole sorpresa rappresentata da minilepri e colombacci.
Tutto questo semplicemente per farvi capire che gennaio è un mese che deve essere affrontato sempre con passione e grande attenzione ai particolari, soprattutto se riusciamo ad individuare qualche spot ancora ben popolato di bottacci, sasselli o colombacci. Un eccessivo disturbo, generato da fucilate azzardate su uccelli distanti e da uscite troppo frequenti spesso fa finire la festa – consentitemi il gioco di parole – con largo anticipo, con gli uccelli che improvvisamente lo abbandonano. A questo proposito occorre ricordare anche che un buon numero di uccelli in pastura, nel caso di erratismi alimentari a causa di eventi meteo estremi, ne attirano sempre altri altri e quindi c’è anche la concreta possibilità, agendo con il cervello, di vedere aumentare i volatili presenti in zona, specie se si tratta di colombacci.

A proposito dell’uccello blu, certamente una delle prede tipiche del migratorista italiano, oggi grazie al fatto che ogni zona d’Italia ha una sua popolazione ormai stanziale e sempre in crescita, questo è cacciabile con successo dall’apertura fino alla chiusura e che soprattutto, si può farlo in diversi modi: con i richiami da terra, dal palco o nel bosco con le aste ma anche sparando a volo durante il passo autunnale, allo spollo, al rientro e sulle pasture, in quest’ultimo caso sia a fermo che al volo. Proprio in gennaio, una delle forme di caccia più redditizie per chi non ha i richiami è quella alle pasture, specialmente se riusciamo a trovare piante di edera che avvolgono grosse querce.
Le bacche d’edera mature sono cibo molto appetito sia dai colombacci che da turdidi e ghiandaie ma chissà per quale motivo spesso gli uccelli si concentrano per mangiare solo su pochissime piante, tralasciandone a volte qualcuna davvero ricca di cibo.
Anche in questo caso entra in gioco l’esperienza e l’osservazione, che ci consentiranno di capire quali sono, da dove normalmente arrivano gli uccelli e soprattutto dove costruire il nostro appostamento temporaneo in modo da essere perfettamente invisibili ai selvatici ma ad una giusta distanza di tiro, che sarà quasi sempre a fermo o nel caso del colombaccio nel momento immediatamente precedente alla posa. In questo caso si impiegano fucili calibro 12 o 20 sia basculanti che semiautomatici ma meglio se dotati di canne da almeno 70 cm abbastanza strozzate (** / *) in modo da concentrare bene la rosata di piombo. Personalmente quando pratico questa caccia utilizzo sempre il mio sovrapposto Axis calibro 20 su cui monto proprio strozzatori ** e * caricando in prima canna una cartuccia con contenitore a piombo 8 da 28 grammi e in seconda una a piombo 6 da 32. Con la prima posso tranquillamente sparare ad un colombaccio non coperto dalla vegetazione ma anche a un bottaccio o un sassello, mentre la seconda è riservata solo al colombo. Al bisogno, agendo sul selettore, decido quale colpo sparare per primo. Naturalmente in questa caccia è molto utile avere la possibilità di spostarsi da una pianta di pastura ad un’altra e così via per l’intero tempo che dedicheremo alla nostra battuta, in modo da aumentare le nostre possibilità di incontro con i selvatici ma anche di non disturbare troppo i vari luoghi di pastura: in genere si fanno uno, due, tre tiri e poi ci si sposta.

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L’opzione silvilago
Pur essendo un migratorista quasi al 100%, in Dicembre e Gennaio accompagno volentieri qualche amico sia a caccia di beccacce, una delle mie preferite da sempre ma che purtroppo non ho praticato per molti anni dopo la tragica scomparsa di un mio caro amico, che in battute che iniziano con uno spollo e continuano con il battere siepi, spinai, argini e boschetti alla ricerca delle mini lepri, in alcune zone della Toscana molto numerose e di cui si tenta l’eradicazione consentendone la caccia per tutta la durata della stagione. Scegliendo zone dove si può cacciare in forma vagante , per avere successo è indispensabile o quasi avere con noi un cane da cerca o da ferma già rodato su questi animali, che come la lepre e a differenza del coniglio selvatico non hanno tana. Si tratta di un selvatico velocissimo, in grado di mettere a dura prova i cani spostandosi all’interno di fitti spinai e cespugli fino a quando possono. Un’ausiliare abituato a questo “giochino” con un po’ di pazienza riesce a farli uscire consentendo al cacciatore di sparare. Sono animali che raramente superano il chilogrammo o poco più di peso e spesso la distanza di tiro non è elevata, per cui, visto l’ambiente in cui cacciamo, occorre un’arma leggera, maneggevole e a media strozzature. Anche in questo caso preferisco un basculante con canne ****/** con una bior a piombo 8 in prima canna e una piombo 6 con contenitore in seconda. La scelta della bior e della strozzatura larga è dovuta al fatto che spesso si spara il primo di colpo di stoccata a breve distanza. Prima di chiudere c’è sicuramente da dire che per questo tipo di caccia dicembre e gennaio sono i mesi migliori in quanto il troppo verde intorno a noi quasi sempre ci fa vedere una bella azione del cane ma quasi mai la piccola minilepre che se ne va….. A buon intenditor poche parole!

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