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Alla minilepre con piccoli grandi cani

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La minilepre, Silvilago Floridanus, è un piccolo lagomorfo originario del Nord America. Importata nel secolo scorso a scopo di ripopolamento, si è diffusa a macchia d’olio un po’ in tutta la penisola. Estremamente prolifica, colonizza ogni ambiente adatto, ovvero ogni macchia di spini fitta in zone di pianura o prima collina. Lo si ritrova spesso in aree palustri, o in prossimità di laghi o fiumi, che sembrano fornirgli le condizioni ideali per nutrirsi e riprodursi.

Questo selvatico, ha fatto la sua comparsa in Italia all’inizio degli anni 60, esportato con chiari scopi venatori. Ormai lo si ritrova un po’ dappertutto e quindi, ovviamente, sono nate forme di caccia, espressamente dedicate, che via via si sono fatte sempre più raffinate.

Stanarle dalle loro fortezze di rovi non è assolutamente così banale, occorre utilizzare ausiliari specializzati, conoscere profondamente il territorio e acquisire una certa dote di pratica, soprattutto visto che il tiro avviene a distanza ravvicinata, su una preda di piccole dimensioni, che difficilmente vi concederà un tiro facile mentre passa schizzando tra una macchia e l’altra.

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I modi e le maniere in cui si può insidiare la minilepre sono molti, e cambiano da zona a zona, complici le tradizioni locali e il tipo di terreno in cui si svolge la caccia. La forma più divertente, almeno secondo me, è quella con i piccoli cani da seguita, bassotti e terrier; piccoli grandi cani. Ed è proprio di questa che andremo a raccontarvi. L’appuntamento è per la mattina, nemmeno tanto presto, ad un bar sul margine del Padule di Fucecchio. Sarà, infatti, l’area umida il teatro della nostra uscita di caccia.
Davanti ad un caffè fumante facciamo conoscenza con i nostri ospiti: Andrea, Giuseppe, Gianluca e Costantino tutti professionisti di questa forma di attività venatoria. Loro cacciano la minilepre con passione, utilizzando cani specializzati, uno spettacolo davvero interessante per un neofita.
Non è la prima volta che caccio la minilepre, con Andrea l’abbiamo fatto più volte, impiegando Jagdt Terrier e bassotti, ma questa volta c’è una novità, al gruppo si sono aggiunti Giuseppe e Costantino che cacciano con un cane che ancora non avevo mai incontrato: il Basset Fauve de Bretagne.
Ma torniamo alla nostra cacciata. La prima tappa si svolge nelle vicinanze di un macchione imponente, una siepe lunga un paio di centinaia di metri e larga 3-4 che circonda un bacino di irrigazione. Si tratta di un intrico fittissimo, praticamente senza interruzione. Un muro di rovi in cui abbondano i punti di accesso, ovviamente a misura di minilepre. Per infilarsi in un simile intrico e soprattutto inseguire la preda tra la vegetazione, occorre avere le giuste dimensioni. Il piccolo selvatico, infatti, è nel suo elemento e si muove agile e veloce tra gli spini, facendo infinite giravolte, con lo scopo di seminare il suo avversario. Per questo ci vuole un ausiliare con tenacia, olfatto e le giuste dimensioni. E gli ausiliari a nostra disposizione sono sicuramente adatti. Una volta “messe le poste”, ovvero una volta che ci siamo disposti lungo il muro di rovi, i cani vengono liberati. Subito corrono a infilarsi nei piccoli cunicoli realizzati del passaggio delle minilepri e non passa molto che cominciano i primi scagni. Qui viene fuori la vera difficoltà di questa caccia: il tiro!! Le minilepri, infatti, incalzate dai cani, si affacciano fuori dai rovi solo per pochi istanti, rientrando nel folto non appena si rendono conto di avere la strada sbarrata. Unico aiuto, il rumore dei campanelli dei cani: bisogna ricordare che la minilepre è sempre un paio di metri davanti al suo antagonista e prestare attenzione, dopodiché occorrono una incredibile concentrazione e una reazione rapida e sicura. I cani continuano il loro andirivieni, un su e giù allegro e rumoroso, che li porta ad alternare tratti dentro i rovi a escursioni all’aperto, come a ricercare la giusta emanazione. Chiacchierando con Costantino e Giuseppe, i due simpatici emiliani che cacciano con i Basset, scopro che con questi piccoli segugi non si caccia solo la minilepre. Infatti, questi pelo forte fulvi, nonostante le dimensioni contenute, sono micidiali anche sul selvatico principe della caccia da seguita: la lepre. E non stento a crederlo, nonostante le dimensioni maggiori, questi piccoli grandi cani tengono dietro alle minilepri con la stessa veemenza dei bassotti, che hanno dalla loro un fisico decisamente più snello.

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La mattinata va avanti, finalmente spunta il sole, che ancora non aveva fatto capolino tra la fitta nebbia. La partita, ad un tratto si fa più interessante: preavvertiti da un cambio di voce dei cani, vediamo schizzar fuori la prima minilepre, il rumore di una fucilata spezza il silenzio. Niente di fatto, è stata decisamente più furba di noi. Si tratta solo di un breve intervallo, poi tutto riprende, con i cani e le minilepri che riprendono la loro partita a scacchi nel folto. Un sottile gioco di strategia, che alla fine avrà un vincitore e un vinto, come è giusto che sia. La cacciata continua spedita, vengono provati un paio di posti nuovi con esiti altalenanti. Finalmente, dopo qualche tentativo a vuoto, arrivano gli abbattimenti, niente di eccessivo, ma comunque soddisfacenti: un giusto compenso per il lavoro dei cani, che, in fin dei conti, sono i veri protagonisti di questa caccia.

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