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Luca Gironi

Luca Gironi

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Capanno: Il bello dei primi giorni

WhatsApp Image 2021 08 28 at 18.07.30La terza domenica di settembre è ormai passata, le prime piogge hanno portato un radicale abbassamento delle temperature, presto le foglie cominceranno ad ingiallire e la migrazione partirà sul serio. Ma come li passiamo, noi capannisti questi primi giorni?

Quest'anno, per una serie di circostanze che non mi hanno permesso di spostarmi più di tanto, ho deciso di cominciare la stagione dal mio appostamento. Ovviamente non è stato un gran sacrificio, ero ansioso di vedere all'opera le migliorie applicate quest'estate e non cercavo di meglio che avere una scusa per attendere l'alba e ritrovarmi immerso nel canto melodioso della batteria dei cantori.
E così, alle 5, più o meno, suona la sveglia su una bella mattina piena di stelle. E' ancora buio pesto, ma presto farà chiaro, fortunatamente per raggiungere l'appostamento basta un quarto d'ora. Il tempo di caricare il cane, le gabbie e i fucili e si parte. La gestione dell'appostamento per me è un affare di famiglia, infatti, mia moglie ha preso il porto d'armi l'anno dopo che ci siamo conosciuti e da allora non abbiamo mai smesso di cacciare insieme. Arriviamo e mentre io colloco le gabbie sugli appositi sostegni, mia moglie, seguita dal cane, apre l'appostamento e carica i fucili. Tutto è pronto, adesso tocca alle formalità burocratiche. Da quest'anno marcare il tesserino al buio non è più un problema, abbiamo iniziato ad usare il tesserino elettronico che la Regione Toscana ha messo a disposizione dei cacciatori e devo dire che funziona benissimo, semplificandoci la vita soprattutto per quello che riguarda la segnatura immediata dei capi... niente più sigle e riconteggi a fine giornata, con l'applicazione del telefonino tutto è immediato e molto più semplice. Finalmente l'alba, il primo chiarore si alza da est, tra la Collina e il Termine e via via che la luce aumenta i richiami cominciano a fare il loro lavoro. Certo è presto, molto presto, e i richiami, come una squadra di calcio prima che inizi il campionato devono avere il loro rodaggio prima di raggiungere il miglior stato di forma. Ma questo tempo a disposizione, continuando con le metafore calcistiche, può essere utilizzato per sperimentare, un po' come succede con le amichevoli estive. Già, perché quali e quanti dei nostri amici pennuti portare al capanno? Come disporli? Sono problemi non da poco. Ovviamente l'esperienza ci viene in aiuto, ma ogni appostamento diventa un caso a se a seconda del comportamento dei richiami e soprattutto alle condizioni meteorologiche.
Cominciamo dall'inizio: quanti richiami portiamo? Beh innanzi tutto dipende da che tipo di opzione abbiamo scelto. La 157/92 prevede che chi voglia cacciare da appostamento fisso con i richiami vivi scelga l'opzione B, quella che lo obbligherà a praticare solo questa forma di caccia, consentendo però un numero consistente di richiami e la titolarità degli appostamenti. Alcune normative regionali, come quella toscana, però, consentono anche agli opzionisti C, quelli che hanno scelto la caccia vagante, di praticare questa caccia anche se con delle limitazioni: un solo appostamento e un massimo di quindici richiami. Ma bastano quindici richiami, o ce ne vogliono tantissimi, come è usanza nelle tese del Nord Italia? Questa è una domanda che ricorre spesso e
che difficilmente può avere una risposta chiara. Infatti, quando si ha la possibilità di portare un gran numero di richiami, secondo me, non bisogna essere timidi, perché un buon numero di cantori ci mette al riparo da quelle pause che, a volte, specie in condizioni atmosferiche avverse, possono fare i nostri amici pennuti. Già perché se andiamo con un solo richiamo cantore, quando questo decide di starsene zitto, avremo silenzio, se invece di cantori ne avremo dieci, uno o due che smettono di cantare non faranno differenza. Ovviamente, non vale per tutti i richiami, infatti, se per i bottacci e ancor di più per gli uccelli gregari come sasselli e cesene, può valere il detto più si è meglio è, per il merlo, invece, più la brigata è ridotta più la vita è beata. Infatti, questo uccello, fortemente territoriale, non tollera trovare consimili nelle vicinanze durante il canto. Ovviamente, specialmente se parliamo di tordi, non serviranno solo cantori, ma anche zirli, perché il loro lavoro, come tutti sanno, è diverso e una tesa in cui manchi uno dei due è comunque un'arma spuntata.
Ma torniamo al nostro appostamento, i nostri richiami, dai loro sostegni continuano a emettere il loro canto e tutto d'un tratto un tordo, come un fantasma, un tordo appare su un balcone. Prendo il mio fedele sovrapposto calibro 28 e sparo. E' caricato con una Fiocchi Silent, che permette un abbattimento pulito con un rumore di poco superiore a quello di un 8 mm, tant'è vero che le gabbie continuano a emettere il canto senza scomporsi. Questo anche perché i richiami, molto probabilmente sono appesi nel modo e nel posto giusto. Ma come li appendiamo i nostri fedeli ausiliari? Anche in questo caso è più un problema di gusti e convinzioni personali che di reale necessità. Io, sono uso appendere gli zirli, i sasselli e le cesene più in alto possibile. Al contrario i merli cerco sempre di metterli più nascosti e lontani, gli uni dagli altri. Per appenderli come e dove voglio, da tempo mi sono costruito degli appendini, oggetti semplici, costituiti da una tavola e da un palo, che legati agli alberi forniscono un valido supporto e al contempo una protezione adeguata dai venti di tramontana e, perché no, dal rischio di essere colpiti da qualche pallino nel caso una delle prede vada a buttarsi un po' troppo vicino a una gabbia. C'è chi, alla “mia” soluzione aggiunge anche una gabbia di rete per proteggere gli ausiliari da possibili attacchi dei rapaci o addirittura un tetto per la pioggia. L'unico limite è la vostra creatività.
La giornata prosegue, una bella merla è venuta a fare compagnia al tordo ma il sole sale nel cielo e comincia a fare decisamente caldo; è tempo di staccare e tornare a casa, ormai i pochi tordi presenti sono in pastura e non danno più retta alle gabbie. Il nostro lavoro, per oggi, comunque l'abbiamo fatto, infatti, al di là del carniere scarso, non solo abbiamo visto i nostri cantori in buona forma, ma abbiamo raccolto utili indicazioni su qualche lavoretto di potatura ancora da fare e soprattutto su quale palcoscenico è il più gradito ai nostri cantori. I nostri piccoli amici hanno le loro preferenze e quando abbiamo capito in quale punto della tesa rendono al meglio, conviene non spostarli a meno di casi di forza maggiore. Potremmo avere brutte sorprese.

 

WhatsApp Image 2021 08 28 at 18.07.30 1Fucili e cartucce

Ma con quali fucili e quali cartucce andiamo al capanno? Beh, direi che c'è semplicemente l'imbarazzo della scelta. Ovviamente la fanno da padrone i piccoli calibri ma tutto dipende da come è costruito il nostro appostamento. La base del tiro al capanno all'albero secco è ovviamente lo sparo a fermo, ma a seconda delle distanze a cui si trovano le nostre buttate e soprattutto di quanto sporco può trovarsi tra noi e il bersaglio dovremo usare cartucce e calibri diversi. Per quello che riguarda me, devo dire che da quando le principali case di munizioni hanno cominciato a produrre le cartucce silenziate mi si è aperto un mondo. Queste munizioni subsound, infatti, lavorando su velocità e pressioni ridotte riescono a garantire ottime prestazioni nei tiri ravvicinati con una rumorosità veramente ridotta e tutti sappiamo bene come sia importante disturbare gli uccelli fermi in zona il meno possibile. Se ne trovano in tutti i calibri, ma ovviamente i più gettonati per questo tipo di tiri sono il 28 e il .410, i loro fratelli maggiori saranno riservati ai tiri più sforzati, per distanza oppure per presenza di foglie o rametti lungo la traiettoria. Quale marca scegliere? Beh, io uso un po' di tutto: Fiocchi, Cheddite, Nobel Sport, Bornaghi, per citare le più conosciute, o anche quelle prodotte da realtà più piccole ma interessanti, come la piccola grande Armeria Danesi, che ogni volta continua a stupirmi.

 

Puglia: il Tar respinge le richieste animaliste, salva la preapertura

In Puglia il TAR, con la prima pronuncia favorevole in Italia, da ragione ai cacciatori. RESPINTE le SOSPENSIVE richieste con due distinti ricorsi promossi da LAC e da LIPU e WWF. Un successo per la Cabina di Regia Regionale ha lavorato bene di concerto con la Regione, concordando la preapertura secondo le linee guida della Cabina di Regia Nazionale.

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Arci Caccia incontra Federparchi: proficuo colloquio tra Maffei e Sammuri

arcicaccia logo co1 Nel quadro di un percorso di costruzione e di potenziamento delle relazioni con i soggetti che più direttamente e operativamente interpretano gli interessi della tutela del paesaggio del “bel paese Italia” il Presidente nazionale Christian Maffei ha incontrato il Presidente di Federparchi dott. Giampiero Sammuri.

Condivisa nella riunione del 9 agosto scorso l’importanza del lavoro svolto da Federparchi, nel rappresentare il valore delle aree protette per la biodiversità, l’economia green, la tutela del paesaggio e delle esigenze dei “piccoli borghi”. Dalla presenza dei Parchi molti comuni traggono energie, oggi indispensabili, per le popolazioni che vi risiedono.

La salvaguardia di usi, costumi, tradizioni di queste comunità da parte delle nuove generazioni passa per la costruzione delle migliori condizioni per consentire di continuare e vivere nei loro borghi valorizzando le attività “sostenibili” che vengono promosse e assicurando loro i presidi di assistenza sociale, sanitaria e le migliori condizioni di qualità della vita.

La tutela della biodiversità deve essere sempre più oggetto di interrelazioni, di progetti, di investimenti comuni con gli Enti Gestori della fauna selvatica ATC e CA.

Esaurita e lasciata ad un passato l’ostilità alle aree protette che ha caratterizzato contrapposizioni corporative e strumentali, ora è il tempo della collaborazione piena, sincera, operativamente produttiva.

Il fondamentalismo ideologico è, come dimostra la storia, un male di cui l’uomo è responsabile e danneggia tutti gli esseri viventi.

Le normative vigenti in materia di fauna selvatica, pur esprimendo e interpretando in modo avanzato – anche rispetto a legislazioni di altri paesi – sinergie alte, necessitano di un aggiornamento per rendere funzionali le norme alle modificate condizioni di consistenza di alcune specie selvatiche impattanti. Le stesse finalità di tutela ambientale l’uomo deve gestirle, quale custode, con economie sostenibili non solo delle aree protette, ma di tutto l’agro silvo pastorale con particolare riguardo agli agricoltori.

Occorre definire meglio la normativa per affermare nel Paese il ruolo delle aree contigue ai Parchi che soffrono nella loro realizzazione, di limiti anche rispetto al controllo di alcune “popolazioni”. È necessaria per questo una programmazione delle presenze del “cacciatore”, censimenti e certezza dei numeri degli operatori faunistici che dovrebbero essere individuati tra i cacciatori residenti venatoriamente negli ATC e nei CA. Pregiudiziali interpretazioni delle normative, che nei fatti sono di reale impedimento alla costituzione dell’aree contigue, fanno male al governo dell’equilibrio tra le specie selvatiche.

Comune intendimento da concretizzare qui ed ora, sarà l’individuazione di progetti, la ricerca di risorse anche attraverso il recovery fund ma anche utilizzando la legislazione attuale per integrare le attività sostenibili nelle aree protette anche con i progetti della Fondazione Una.

Impegno di lotta, quello al bracconaggio, anche con il coinvolgimento della vigilanza venatoria coordinato tra tutte le associazioni ambientaliste, venatorie, campestri sotto la direzione e il controllo dei Carabinieri Forestali nelle Regioni e province autonome.

Roma, 23 agosto 2021

QUESTIONE TORTORA. LA CABINA DI REGIA PROTESTA CON MITE E CONFERENZA STATO REGIONI

cabina di regiaContinua forte l’impegno delle Associazioni Venatorie e di una parte delle Regioni per raggiungere l’accordo sul Piano di gestione della tortora. La colpevole inerzia della Conferenza Stato Regioni e del Ministero competente ha vanificato il lavoro di mesi e penalizzato senza motivo migliaia di cacciatori, sacrificati ancora una volta inspiegabilmente all’ideologia anti-venatoria. Chiesto un incontro urgente per la risoluzione del problema entro il 30 agosto.

Roma, 26 agosto 2021 – Con una lettera indirizzata a Massimiliano Fedriga, Presidente della Conferenza Stato-Regioni, all’On. Mariastella Gelmini, Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, e per conoscenza ai Presidenti delle Regioni e all’On. Deborah Bergamini, Sottosegretario di Stato ai Rapporti con il Parlamento, le Associazioni Nazionali Venatorie Riconosciute, facenti parte della Cabina di Regia del Mondo Venatorio (Federazione Italiana della Caccia, Associazione Nazionale Libera Caccia, Enalcaccia, Arcicaccia, AnuuMigratoristi, Italcaccia, Ente Produttori Selvaggina) e il Comitato Nazionale Caccia e Natura affrontano ancora una volta la questione tortora.

Attorno a questo selvatico e alla possibilità del suo prelievo venatorio è andato in scena ancora una volta in Italia il consueto triste copione di uno spettacolo già visto. Trincerandosi dietro l’altrettanto consueto rimpallo di competenze e responsabilità, si è fatto in modo che mesi di lavoro e impegno serio, coerente e rispettoso portato avanti dalle associazioni venatorie riconosciute per raggiungere un consenso unanime sul piano di gestione della tortora selvatica, condizione richiesta dalla Commissione Europea per poter mantenere seppure in un modo ridotto le giornate di caccia a questo selvatico nei calendari venatori regionali, siano stati finora vanificati da una evidente insensibilità, forse dovuta a pregiudizi ideologici che non possono essere propri delle Istituzioni del nostro Governo.

Dal 23 aprile 2021 infatti, data in cui si è raggiunto l’accordo sul Piano per la gestione nazionale della tortora, questo non è stato portato in esame della Conferenza Stato Regioni per la sua mancata iscrizione all’ordine del giorno, dovuta a evidente colpevole inerzia sia della stessa Conferenza che del Ministero competente.

Una inerzia che va contro qualsiasi logica oltre che in contrasto col preciso dovere della pubblica amministrazione di trovare definizione a problematiche di competenza di organi pubblici o ad essi sottoposti e che mostra chiaramente come la volontà politica sia quella di acconsentire sempre e comunque a qualsiasi richiesta protezionista, sia essa giustificata o meno dalla oggettività dei fatti.

Per questo motivo, le Associazioni riunite nella Cabina di Regia hanno formalmente richiesto un tempestivo incontro per la definizione, entro il 30 agosto prossimo, dell’esame del Piano, pronte ad assumere i necessari provvedimenti se anche questa richiesta venisse disattesa.

Con l’occasione la Cabina di Regia venatoria intende rivolgere un sentito ringraziamento ai Presidenti di Regione che in fase di stesura del Piano prima e di definizione dei calendari venatori dopo, con senso di responsabilità nei confronti di una classe di cittadini meritevole di attenzione e rispetto e consapevoli del proprio ruolo istituzionale, si sono assunti il coraggio di deliberare in modo da inserire la specie tortora fra quelle oggetto di prelievo.

Componenti della cabina di regia del mondo venatorio:

Federazione Italiana della Caccia, Associazione Nazionale Libera Caccia, Enalcaccia, Arcicaccia, AnuuMigratoristi, Italcaccia, Ente Produttori Selvaggina, CNCN (Comitato Nazionale Caccia Natura).

Emilia Romagna: la Regione toglie la tortora dalla Preapertura

tortora

Anche la Regione Emilia Romagna si arrende e toglie la tortora dalla preapertura. Arci Caccia Emilia Romagna scrive all’Assessore Regionale ringraziandolo del lavoro svolto, ma sottolineando le mancanze del Governo su questa vicenda:

 

Gentile Assessore,
prendiamo atto del lavoro, preciso e puntuale, da Lei e dai suoi uffici, svolto per consentire di cacciare la tortora in preapertura in maniera conforme alle direttive Europee, La ringraziamo.
Lavoro e impegno purtroppo inutili.
Occorre stigmatizzare il comportamento del Ministero e degli organismi tecnici competenti che con assoluta solerzia, impongono in maniera generalista a tutte le Regioni la moratoria di fatto e con altrettanta risoluta inerzia, non danno corso all’ approvazione del PIANO NAZIONALE come deliberato nella competente commissione presso la Conferenza Stato Regioni.
Nell’ottica che i Piani di Gestione saranno sempre più lo strumento principe per cacciare la selvaggina migratoria, vedere tale livello di onestà intellettuale e apprendere che neppure le Istituzioni, quale quella da Lei rappresentata, riesce ad avere le risposte dovute ci preoccupa e non ci fa ben sperare per il futuro.
In particolare mi permetto di dubitare sulla Sua affermazione che trattasi di sospensione limitata alla stagione venatoria in corso, spero di essere smentito.
Questa situazione vedrà le Associazioni venatorie impegnate in una battaglia unitaria per fare chiarezza tra legittimi obiettivi politici e corrette procedure amministrative a tutti i livelli.
Non nascondo che ci piacerebbe in questa dialettica avere il supporto delle Regioni che secondo me, se non altro per garbo Istituzionale, non meritano di essere additate quali responsabili di questa situazione essendo loro a dovere gestire il rapporto coi cacciatori.

Cordialmente

Christian Maffei
ARCI CACCIA REGIONALE

Alleghiamo la lettera dell’Assessore Mammi e la lettera di risposta di Arci Caccia Emilia Romagna

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