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Luca Gironi

Luca Gironi

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Trentino: al lavoro una task force per valorizzare il prodotto legno degli alberi abbattuti e per il ripristino del patrimonio boschivo

I primi dati che emergono dalla rilevazione preliminare, immediatamente attivata dal Servizio Foreste e Fauna della Provincia, evidenziano che sono circa 7000 gli ettari di bosco colpiti ed abbattuti dall’ondata di maltempo della scorsa settimana. Il forte vento, in particolare, ha causato lo schianto all’incirca di 2 milioni di metri cubi di alberi, 4 volte il prelievo provinciale annuo. Secondo le prime stime, circa la metà del legname caduto sarà ancora usufruibile nella filiera del mercato, il resto verrà usato per la produzione di energia da cippato. Le aree più colpite risultano essere le Valli di Fiemme e Fassa, il Primiero, il Pinetano e gli Altipiani di Grigno e della Vezzena. Per affrontare con tempestività la pianificazione urgente delle azioni necessarie, il Dipartimento territorio, agricoltura, ambiente e foreste della Provincia ha convocato ed attivato, già il 31 ottobre scorso, una task force che coinvolge i proprietari forestali – Consorzio dei Comuni, Magnifica Comunità di Fiemme e Regola Feudale di Predazzo - il sistema delle imprese e i liberi professionisti del settore, con l’obiettivo di condividere le varie azioni da mettere in campo nel più breve tempo possibile nell’ambito di un approccio di sistema. Dal primo incontro della task force sono già emerse le capacità di assorbimento di legname da parte della filiera trentina ed è a partire da questo dato che, tenendo anche conto dei rischi ambientali e sanitari connessi all’evento, si stanno già pianificando le misure che sarà necessario mettere in campo per la massima valorizzazione possibile della filiera locale e del prodotto legnoso che deriverà dal recupero degli schianti.

Lunedì 12 novembre è già convocato la seconda riunione della task force alla quale sono chiamati a partecipare anche la Sezione legno di Confindustria, l’Associazione dei proprietari forestali privati e la Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura.

Nel frattempo, in attuazione di quanto deciso in occasione della prima riunione è già in fase di allestimento da parte del Servizio Foreste e Fauna un vero e proprio Piano di Azione che consenta di affrontare in modo strutturato le varie fasi, che vanno dal ripristino della viabilità forestale al recupero della biomassa legnosa, fino alle attività di ricostruzione dei popolamenti forestali distrutti dall’evento.

In particolare, il predetto Piano d’azione affronta, tra le varie cose, gli aspetti logistici ed organizzativi e definisce una serie di criteri che consentiranno a tutti gli attori di muoversi coerentemente nell’ambito di un approccio pianificato e condiviso.

Specifici sottogruppi, attivati in occasione del primo incontro, stanno approfondendo anche le questioni connesse agli aspetti finanziari per il sostegno delle attività necessarie e a quelli di natura burocratico – amministrativa, al fine di ricercare il massimo livello possibile di semplificazione, nonché quelli relativi alla gestione, per quanto possibile, del mercato del legno per la massima valorizzazione del prodotto. In particolare, il Consorzio dei Comuni trentini ha attivato una rilevazione per far emergere, rispetto ai comuni più colpiti, gli effetti finanziari che l’evento determinerà nei prossimi anni con l’obiettivo di valutare le necessarie azioni di sostegno da mettere in campo.

E’ anche in fase di studio, con il supporto di Trentino Marketing, una campagna che possa garantire l’acquisizione di fondi a supporto di questo impegnativo progetto di ricostruzione e che sia anche in grado di veicolare un messaggio di sensibilizzazione e di educazione rispetto al valore e ai servizi che il sistema forestale garantisce a favore della comunità.

“Si tratta di un evento davvero straordinario, che ha inciso pesantemente su una parte importante del territorio trentino, che pure non supera il 2% della superficie forestale provinciale – sottolinea il presidente Maurizio Fugatti – ma sono certo che la nostra Comunità sia in grado di fronteggiare anche questa situazione critica mettendo in campo un’azione di sistema capace di guardare prioritariamente all'interesse collettivo del nostro territorio. Da parte della Provincia siamo impegnati anche su questo fronte specifico della calamità che ci ha coinvolto, con un’azione di regia generale e di supporto nei confronti di tutti gli attori della filiera”.

CACCIA, STRETTA SU ALLODOLE, ROLFI: NOSTRO PROVVEDIMENTO DI BUON SENSO ED EQUILIBRIO,LO RIPROPORREMO

LNews - Milano, 05 nov) "Il nostro provvedimento era di buonsenso e differenziava il carniere in funzione della specialità. Riconoscevamo in pratica la possibilità di prelevare un maggior numero di allodole a chi si specializzava in quel tipo di caccia". Lo ha detto l'assessore regionale lombardo Fabio Rolfi, in merito alla sentenza del Tar, che ha accolto il ricorso della Lac sulla caccia all'allodola in Lombardia.
PROSEGUIAMO CON PIANO GESTIONE SPECIE - "Proseguiremo con buonsenso ad attuare il piano di gestione della specie - ha annunciato l'assessore -. L'eventuale calo del numero di esemplari di alcune specie non è dovuto all'attività venatoria, visto il costante calo del numero di cacciatori, ma al cambiamento degli habitat e alla cementificazione degli ambienti. Le allodole sono in aumento in altre zone europee".

CACCIA È ANCHE GOVERNO ECOSISTEMA - "Continueremo a lavorare affinché la caccia, eseguita nell'ambito normativo, continui a essere sostenuta e valorizzata anche come attività necessaria per il governo dell'ecosistema" ha concluso l'assessore. (LNews)

Soluzioni per la caccia al cinghiale by Righeschi Country

La protezione dei cani durante la caccia è ormai un’esigenza irrinunciabile, la Righeschi Country ci propone la sua ricetta, composta da un giubbetto antistrappo ad alta visibilità destinato ad i cani da ferma che cacciano in bosco o comunque in ambienti fitti, ricchi di spini, ed un giubbotto antizanna destinato ai cani che durante la caccia possono, o devono, entrare in contatto con il cinghiale. Entrambi i capi sono realizzati su misura con materiali leggerissimi ma che garantiscono un elevatissimo standard di protezione.

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GIUBBETTO ALTA VISIBILITA IN MATERIALE ANTISTRAPPO

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Giubbetto ad alta visibilità innovativo, realizzato con materiale rip stop in fibra di carbonio, impossibile da strappare anche aiutandosi con un punteruolo. Il cane, durante l'azione di ricerca del selvatico, si sentirà del tutto a suo agio perché il materiale antistrappo è accoppiato con un canvas di cotone. In questo modo, oltre a riparare il nostro ausiliare dalle intemperie, il giubbetto assorbe anche parte dell'umidità presente nel pelo, evitando bruschi cambiamenti di temperatura corporea.
Non è la classica pettorina allacciata dove con facilità si possono impigliare rami e rovi, questo è un vero e proprio giubbotto, leggerissimo indistruttibile, che migliora la possibilità di individuazione in qualsiasi condizione di bosco. Il prodotto viene realizzato su misura, con un prezzo che parte da 50€ (setter-breton) per arrivare a 60 per le razze oltre i 25 kg.

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GIUBBOTTO ANTIZZANNA

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Giubbotto anti-zanna realizzato con materiali di ultima generazione, leggero e di massima sicurezza. Viene cucito su misura in modo da permettere al cane la mobilità di cui il cane necessita durante l'azione di caccia. Il capo viene realizzato in maniera artigianale, per le misure è necessario un contatto telefonico. Il prezzo del giubbotto parte da 90€ e può variare a seconda delle dimensioni del cane. (90 € bassotto-terrier, 110-120 € segugio)

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Per info: 3356822327 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - www.righeschicountry.it

 

Marche: Approvata dal Consiglio regionale la modifica alla legge regionale 7/95 in materia di caccia a seguito della ordinanza del Consiglio di Stato.

Le dichiarazioni del presidente Luca Ceriscioli e dell’assessore Moreno Pieroni

E’ stata approvata oggi dall’Assemblea legislativa una proposta di legge che modifica e rafforza alcuni aspetti della legge regionale 7/95 in materia di caccia e tendente a rispondere alla situazione non chiara verificatasi a seguito dell’ordinanza del Consiglio di Stato. Come si ricorderà l’organo giurisdizionale ha infatti vietato l’attività venatoria in tutti territori che fanno parte della Rete Natura 2000, motivandola con la mancanza di un Piano Faunistico venatorio regionale. Si tratta di una proposta giunta in aula dopo che la II Commissione consiliare ha sintetizzato in un unico testo di due articoli le 8 p.d.l presentate sulla stessa materia.

Dopo un ampio dibattito consiliare, il presidente della giunta regionale, Luca Ceriscioli ha tratto le conclusioni ponendo l’accento soprattutto sul problema del contenimento dei danni da ungulati di cui l’ordinanza del Consiglio di Stato non ha tenuto conto. “ Non considerando che nella legge regionale 7/95 era già contemplata una proroga di efficacia dei piani faunistici provinciali in attesa della redazione del Piano regionale, si instaura una tendenza – ha rimarcato il Presidente - a disconoscere gli atti legislativi delle Regioni, che denuncia un tentativo non solo di neocentralismo pericoloso, ma anche un disconoscimento della dignità dell’azione legislativa regionale che è contro i principi costituzionali . Noi vogliamo ripartire proprio dal buon senso – ha proseguito – perché il buon senso ci impone di contemperare i diversi e numerosi interessi, per trovare un equilibrio attraverso soluzioni ragionevoli e rispondenti alle esigenze di molti, non solo dei cacciatori, ma anche in massima parte degli agricoltori che subiscono danni dai cinghiali che non sarebbero abbattuti a causa di questo divieto. La Regione ha ben presente questo problema e lo abbiamo dimostrato con atti e provvedimenti e misure mai approvate prima come per il Piano per il contenimento dei danni da ungulati dove abbiamo previsto parametri superiori a quelli indicati dall’ISPRA, ma ancora non sono sufficienti a limitare i danni, o anche l’estensione del calendario venatorio per l’abbattimento dei cinghiali per 11 mesi all’anno. Vogliamo modificare le norme che prevedono che un agricoltore debba essere anche cacciatore per catturare un cinghiale che sta danneggiando il suo raccolto. Con questa legge approvata oggi diamo maggiori risposte ai bisogni dei territori che ci indicano questa come una priorità: gli agricoltori non aspirano ai risarcimenti, non vogliono i danni. Abbiamo creato i presupposti per una convergenza tra mondo venatorio e mondo agricolo, un’alleanza che vogliamo sostenere con forza e che sarà una priorità anche del Piano Faunistico regionale.”

“Questa legge a modifica/integrazione della legge 7/95 - ha evidenziato l’assessore regionale alla caccia, Moreno Pieroni - prevede la possibilità di ripristino immediato dell’attività venatoria nelle aree di Rete Natura 2000 per non compromettere definitivamente la stagione venatoria ma anche per scongiurare rischi di diversa natura, ivi compresa la sicurezza. Ci siamo fatti interpreti , infatti, della preoccupazione di molti che hanno segnalato una forte criticità dall’impatto che potrà avere l’ordinanza in diversi settori: dall’ordine pubblico e sicurezza oltre all’incremento spropositato di danni in agricoltura e non solo derivante dal non abbattimento degli ungulati, con relativo aggravio di costi per il risarcimento. “ “Il Tar Marche – ha proseguito - in ogni pronunciamento relativo ai numerosi ricorsi delle associazioni ambientaliste in materia di attività venatoria nella Rete Natura 2000, ha sempre tenuto conto dei criteri previsti dalla legge regionale 7/95 riguardo alla pianificazione faunistica venatoria ( cioè facendo rimando a quella provinciale) e della legittima applicazione da parte della Regione degli stessi in occasione della stesura dei vari calendari venatori. Quindi vi è un orientamento attuale del secondo grado della giustizia amministrativa che si pone in contrasto con una giurisprudenza quasi consolidata del Tar, attraverso un’ordinanza che ha di fatto posto il divieto assoluto di caccia per tutte le specie nelle zone di Rete Natura 2000 condizionando così sia l’attività venatoria e sottraendo pertanto l’esercizio di diritti acquisiti dei cacciatori, sia limitando l’abbattimento di ungulati e altri animali nocivi ritenuti dannosi. Dunque la motivazione di fondo, e cioè la mancanza di una pianificazione faunistica venatoria regionale non regge perché la stessa legge regionale all’art. 3 c.4 prevede gli strumenti opportuni per una salvaguardia mirata delle specie contemperata con la tutela ambientale naturalistica dei siti protetti. Abbiamo quindi previsto nella proposta specifiche disposizioni tra le quali la più significativa è stabilire espressamente un termine massimo ( 31 dicembre 2019) per la protrazione dell’efficacia dei piani faunistici provinciali, termine che corrisponderà alla redazione del Piano faunistico venatorio regionale per cui è già stato affidato lo studio per l’elaborazione del documento.” (ad’e)

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