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Marco Fiore

Marco Fiore

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REGIONE VENETO MONITORAGGIO SATELLITARE DELLA CESENA

  • Pubblicato in Uccelli

cesena

Regione Veneto con il contributo dell'associazionismo venatorio ha promosso un progetto di ricerca in collaborazione con l’Università di Milano per la cattura ed il marcaggio con strumentazione satellitare di alcuni individui di cesena.

Lo studio ha fornito finora solamente dei dati preliminari, ma sarà importante dare seguito al progetto in modo da raggiungere una soglia minima significativa di individui per poter meglio comprendere i comportamenti migratori e di svernamento di questa specie, che sono per certi versi ancora sconosciuti.

Nonostante il 2024 sia stata una pessima stagione di passo della specie, presso la stazione di inanellamento del Monte Pizzoc (Fregona, TV),sono stati catturati 3 individui, di questi, due sono stati equipaggiati con lo strumento satellitare, il terzo per le condizioni fisiche non eccellenti si è preferito liberarlo senza applicare il dispositivo.

marcatura 1

marcatura 2

L’esemplare ID 281368 si è spostato tra la foresta del Cansiglio e l’Alpago nei primi giorni dopo la cattura, effettuando spostamenti dell’ordine di qualche chilometro. Successivamente, il 13 novembre ha segnalato la sua presenza alle falde del massiccio del Col Visentin – Faverghera dove è rimasto fino al 25 novembre.

Il 26 novembre 2024 è ripartito con decisione in direzione sud-ovest, percorrendo presumibilmente tutta la dorsale delle prealpi trevigiane in migrazione attiva, giungendo sul monte Grappa il 26 novembre e mandando la sua ultima segnalazione alle ore 16:22 dello stesso giorno. Purtroppo, in seguito non sono state ricevute altre geolocalizzazioni, e non si è a conoscenza delle sorti dell’esemplare.

La cesena con dispositivo 2813687, inanellata il 1° novembre 2024 ha iniziato a segnalare la sua posizione nei pressi della foresta del Cansiglio. L’esemplare è stato da subito molto mobile, ed ha mandato localizzazioni nei pressi del lago di Santa Croce.  Ha proseguito verso Passo Falzarego, in Alta Badia, poi nei dintorni di Brunico Plan de Corones.

L’individuo ha mostrato inizialmente alcuni limitati spostamenti verso nord, sorprendentemente per un soggetto in migrazione autunnale, suggerendo un comportamento a carattere nomadico, fino all’8 novembre 2024, quando è stato localizzato in Alto Adige in prossimità di Brunico (BZ). In data 11 novembre si era spostato decisamente verso oriente, in Slovenia, dove è rimasto fino al 15 novembre. Con un unico volo di circa 200 km si è poi spostato in Ungheria, raggiunta in data 16 novembre, al confine con la Croazia, dove è rimasto fino al 31 marzo 2025. In data 15 marzo 2025, l’individuo è stato ricatturato da un inanellatore ungherese (Miklós Gutermuth) e rapidamente rilasciato, risultando in perfette condizioni di salute.

Dopo l’ultima trasmissione in territorio ungherese il 31 marzo, in data 5 aprile 2025 l’individuo è risultato essere in Repubblica Ceca, dove è rimasto fino al 16 aprile. Infine, il 17 aprile l’individuo ha raggiunto la Germania nord‐orientale, in prossimità del confine con la Polonia, sua probabile area di origine e di futura riproduzione. La data di partenza per la migrazione primaverile di questo individuo è pertanto collocabile tra il 31 marzo e il 5 aprile e stimata nel 2 aprile, in un periodo nel quale non sono state ricevute trasmissioni. Nel complesso, il trasmettitore ha fornito 229 trasmissioni tra il 1 novembre 2024 e il 21 aprile 2025, pari a circa 1.3 trasmissioni/giorno.

TRAGITTO SATELLITARE

Lo studio ha fornito finora solamente dei dati preliminari, ma sarà importante dare seguito al progetto in modo da raggiungere una soglia minima significativa di individui per poter meglio comprendere i comportamenti migratori e di svernamento di questa specie, che sono per certi versi ancora sconosciuti.

Fonte: relazione Dott. For. Andrea Favaretto - Dinamiche di migrazione primaverile della cesena (Turdus pilaris) di Diego Rubolini* e Chiara Morosinotto - Aprile 2025 -

PARLIAMO DI VALICHI IN LOMBARDIA

 

E’ dei primi di maggio la sentenza del Tar di Milano che impone a regione Lombardia di istituire 475 valichi da inibire all’attività venatoria.

Si tratta di una decisione senza precedenti in Italia o, addirittura, in Europa, considerato che nelle direttive comunitarie non vi è traccia di un istituto simile.

Infatti, la legge 157/92 che regola l’attività venatoria contiene l’articolo 21 comma 3 che recita;” La caccia è vietata su tutti i valichi montani interessati dalle rotte di migrazione dell'avifauna, per una distanza di mille metri dagli stessi”, per la precisione tutte le forme di caccia.

Il contenzioso ha origini lontane, oltre 25 anni di ricorsi di una sigla animalista o, meglio, anticaccia, che puntava a ratificare inizialmente una cinquantina di siti.

A questo numero abnorme si è arrivati dopo che i giudici hanno affidato un lavoro di ricerca ad un “commissario ad acta” che si è avvalso del contributo di tecnici Ispra.

Quando si parla di caccia Ispra è una garanzia!

La relazione tecnica, in realtà, non ha saputo quantificare rotte migratorie, flussi e specie, si è basata esclusivamente su dati bibliografici, inanellamenti, ma soprattutto la presenza di appostamenti fissi di caccia in prossimità di luoghi che avessero un toponimo similare a valico (tipo; passo, sella, foppella, ecc).

Tanto è bastato per identificare 475 località per le quali in un raggio di 1.000 mt non si potrà praticare nessuna attività di caccia.

VALICO 1

Stupisce, (o forse no) che le province di Brescia e Bergamo, notoriamente e storicamente dedite prevalentemente alla caccia al capanno, hanno il triste primato di aver meritato quasi il 70% dei valichi totali (ben 318), mentre nella provincia di Sondrio, che a rigor di logica è situata a ridosso delle Alpi, sono stati individuati solamente 15 valichi. Il motivo? E’ presto detto, in Valtellina la caccia più diffusa è alla tipica alpina o a cervi e camosci, mentre alla migratoria da appostamento fisso è estremamente rara; quindi, niente capanni, niente valichi!

Il risultato è che in alcuni territori collinari o montani non è rimasto uno spazio cacciabile, e quando dico nessuno è proprio così!!

VALTELLINA

Il prossimo passo prevede che Regione Lombardia ricorrerà al Consiglio di Stato, e tra i ricorrenti ci saranno anche i legali delle principali Associazioni Venatorie, fra cui Arci Caccia.

Attendiamo con ottimismo gli sviluppi.

 

 

CONVEGNO SULLA BECCACCIA

  • Pubblicato in Notizie

Lo scorso venerdì 23 maggio 2025 si è tenuto a Torrazza Coste (PV) il convegno “La Beccaccia: situazione nazionale e regionale”, iniziativa perfettamente organizzata da ERSAF – Regione Lombardia con relatori d’eccezione. Ha introdotto i lavori il Direttore Generale ASAF dott. Andrea Massari a cui è seguito l’intervento del Presidente ERSAF dott. Fabio Losio che ha puntualizzato come la gestione delle risorse forestali montane della Lombardia abbiano un ruolo primario nel mantenimento degli habitat favorevoli alla fauna nonostante l’impatto dei cambiamenti climatici.

Paolo Pennacchini, FANBPO presidente della FANBPO, la Federazione delle Associazioni Nazionali dei Beccacciai del Paleartico Occidentale, ha poi approfondito lo stato di conservazione della beccaccia: studio e monitoraggio in Europa

Il dott. Michele Sorrenti Coordinatore scientifico dell’Ufficio Studi e Ricerche Federcaccia  ha illustrato i risultati delle ricerche realizzate, che hanno consentito di verificare non solo lo stato di salute di questo mitico selvatico ma anche i fenomeni migratori svelati dai dati forniti dalla telemetria satellitare e la raccolta delle ali.

Marco Ferretti e Massimo Taddei di Regione Toscana ha analizzato Il progetto interregionale di monitoraggio della beccaccia con cane da ferma che attraverso l’opera dei volontari consente di mappare la consistenza e la localizzazione della specie.

Monitoraggio in Lombardia: i risultati dei primi tre anni Il dott. Marco Tuti – FIBEC (Federazione Italiana Beccacciai) ha mostrato i dati emersi dai monitoraggi svolti in Lombardia che hanno consentito di documentare come la migrazione della beccaccia concentri il suo picco a metà del mese di marzo, smentendo il dogma che da gennaio la specie si trovi in fase di migrazione pre nuziale.

Massimo Marracci al termine ha concluso i lavori coordinando una tavola rotonda con i relatori ed i rappresentanti delle Associazioni Venatorie presenti Arci Caccia, Federcaccia e Associazione Nazionale Libera Caccia.

Folta la partecipazione interessata in platea.

Un plauso per l’organizzazione alla dott.ssa Francesca Meriggi ed alla competenza nella gestione dei lavori di Massimo Marracci .beccaccia

ATTACCO A FORT APACHE!

forte apache

Ancora non si conoscono i contenuti della modifica alla legge 157/92 che il Governo intende proporre, che le associazioni animaliste ben supportate da autorevoli quotidiani, hanno iniziato a suonare le trombe del giudizio universale.

Le interpretazioni strumentali e provocatorie si sprecano; la proposta (perché di proposte si tratta e soggetta a chissà quante possibili modifiche prima dell’ipotetica approvazione) ancora sconosciuta nei dettagli  viene definita: “un testo intriso di ideologia ed estremismo filo-venatorio che di fatto regala ai cacciatori la fauna selvatica e le aree naturali”.

Si citano ad esempio fra “i principali orrori”

  • estensione delle aree cacciabili, riducendo e in alcuni casi azzerando le regole e i divieti.
  • riapertura degli impianti di cattura dei richiami vivi
  • le specie che possono essere catturate passano da 7 a 47
  • caccia nelle aree demaniali come spiagge ecc
  • nessun limite alla costruzione di nuovi appostamenti fissi di caccia
  • Gare di caccia con cani e fucili consentite anche di notte e nei periodi di nidificazione.
  • caccia In aree private esercitata senza regole.
  • periodi di caccia estesi oltre il periodo di migrazione prenuziale e nidificazione)
  • possibile l’aumento delle specie cacciabili
  • La caccia sarà consentita anche dopo il tramonto

E per concludere, sostengono

  • Le guardie giurate di banche e supermercati potranno uccidere animali.

Insomma, direi che il copione è il solito, intriso di interpretazioni fuorvianti, imprecise e ovviamente parziali, per continuare ad alimentare il rifiuto di accettare che l’attività venatoria ha un valore nella gestione dell’ambiente e con un impatto insignificante. E’ più facile scagliarsi su una piccola parte che affrontare il veri problemi che affliggono la tanto decantata biodiversità.

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