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Luca Gironi

Luca Gironi

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ANLC: Lazio, al peggio non c’è mai fine

 

Al peggio non c’è mai fine in questa Regione

La Libera Caccia Regionale Lazio esprime tutto il proprio dissenso al calendario venatorio regionale pubblicato oggi.
Tutte le richieste formulate e documentate fornite dalle Associazioni Venatorie non sono state minimamente recepite.
Fatto ancor più grave che i cacciatori laziali vengono privati, rispetto ai colleghi delle altre regioni dell’Italia centrale, delle giornate di preapertura.
Un calendario questo che non soddisfa il mondo venatorio laziale ed in particolare i Liberi cacciatori.
L’incapacità gestionale e amministrativa della Regione ed in particolare dell’Assessorato all’agricoltura e ambiente hanno ingessato tutta l’attività agricola e venatoria vedi la “famosa” delibera sui membri di comitati di gestione degli ATC che approvano ma non pubblicano per paura di ritorsioni da parte di chi tiene in vita questa giunta regionale.
Ancora una volta tutte le promesse elettorali del Presidente Zingaretti sono state disattese.
Alla luce di tutto questo è necessaria una profonda riflessione per il futuro.
Come Associazione Nazionale Libera Caccia manifesteremo tutto il nostro dissenso in ogni modo e in ogni sede!
Se la Regione non intende rivedere e concertare insieme al mondo agricolo e venatorio quanto scelleratamente deciso organizzeremo una grande mobilitazione dei cacciatori per far valere ancora una volta i nostri diritti!

PRESIDENTE REGIONALE LAZIO ANLC
ALFIO GUARNIERI

ARCI CACCIA SUD: PARLANO SORRENTINO E DE BARTOLOMEO



Dichiarazione congiunta del Presidente Nazionale Sergio Sorrentino e del Presidente Regionale dell’ARCI Caccia della Puglia, Coordinatore delle Regioni Meridionali.

 

Discussione, partecipazione, e poi una sola voce, una sola gestione, quella degli organi dirigenti. Il 16 giugno la nostra Associazione ha svolto la Conferenza Programmatica delle Regioni dell’Italia Meridionale per approfondire i temi della gestione faunistica, così come è stato fatto tra i coordinamenti di altre Regioni in preparazione della Conferenza Nazionale che si terrà agli inizi del 2019. Il coinvolgimento degli iscritti della base è una bella, positiva e produttiva fatica che distingue l’ARCI Caccia da altre. Un’intensa giornata di lavori che hanno rafforzato un principio fondamentale e indiscusso: Gestione e politiche di conservazione non vanno mai d’accordo con il “proibizionismo venatorio”. L’ARCI Caccia ritiene la buona gestione e il prelievo programmato necessari anche nelle aree protette, per cui, interdire all’attività venatoria altre aree in più o Puglia o in Abruzzo sarebbe una “maledizione” per avere l’equilibrio tra le specie selvatiche, compito che la Società delega ai cacciatori. Interdire l’attività venatoria lungo le coste non ha senso e ragioni valide. I nemici per la vita della fauna selvatica sono il consumo del suolo, la cementificazione. Non forniamo alibi vietando inutilmente la caccia. Chiudere la caccia è rinunciare ad un ruolo civico riconosciuto dalla Società. L’obiettivo degli accordi interregionali e dei calendari venatori omogenei, è il riferimento tecnico per una più ampia e articolata mobilità programmata nella Regione e tra le Regioni, senza mortificare la libertà di scelta individuale. Sconfiggere il misero mercato della fauna selvatica migratoria attraverso la vendita dei tesserini trova, nella programmazione, la migliore e più trasparente risposta alternativa. L’idea di ghettizzare e “costruire muri” tra i cacciatori e quanto di più anacronistico ed antiscientifico si possa ipotizzare. Produrre ambienti ospitali per la fauna migratoria, passare dal “pronta caccia” alla produzione di piccola selvaggina è la risposta alla decadenza e alla speculazione venatoria. Altrimenti a cosa dovrebbero servire gli ATC? A tornare alle Riserve di Caccia? Il nostro Appello è agli Agricoltori Italiani (senza confini di bandiere e territori) affinchè siano protagonisti riconosciuti nel mantenimento degli ambienti naturali. Siano cauti nelle bruciature delle stoppie, attivi nel mantenimento dei prati a pascolo, nell’uso controllato dei fitofarmaci. Le Regioni, gli ATC, il mondo venatorio devono impegnarsi a sostenere queste politiche di biodiversità anche a costo di qualche acquisto di sterile “pronta caccia” in meno. L’ARCI Caccia, nella sua natura, è l’”antibracconaggio”. I bracconieri sono una piaga che le tabelle di divieto di caccia, alimentano, facilitano. La firma della Convenzione tra l’ARCI Caccia e l’ARMA dei Carabinieri, l’incremento dei presidi di controllo, l’isolamento di una pratica delinquenziale quale è il bracconaggio, e una forte campagna culturale verso i cacciatori, i cittadini di rispetto della natura, sono la via che, ove praticata, ha dato risultati concreti nel contrasto all’illegalità. I nostri soci aderiscono convintamente alle proprie Federazioni perché queste sono in prima linea contro i bracconieri e l’Associazione presidia quei territori con l’impegno morale di combattere e cacciare chiunque si rende colpevole di reati sulla fauna selvatica. Questa è l’ARCI Caccia, altre chiacchiere sono fantasie, qualche volta fuori luogo e comunque idee del tutto personali.

Arci Caccia Lazio: il Presidente Regionale Pilli interviene sul calendario venatorio

Dichiarazione di Giuseppe Pilli, Presidente Regionale dell’ARCI Caccia del Lazio

 

Dalla lettura del decreto del Presidente Zingaretti firmato ieri l’altro sembra di capire che quest’anno i cacciatori laziali non potranno avere la cosiddetta preapertura, e cioè anche quella già limitatissima facoltà concessa dalla normativa generale di anticipo dell’esercizio venatorio, in particolare rivolto alla tortora.

Diversamente da come auspicato e lasciato intendere in sede di consultazione preventiva col mondo venatorio di uniformarsi con le regioni limitrofe in materia per periodi e specie, il Lazio pare andare in tutt’altra direzione, tornando indietro da una pratica ormai consolidata da anni e per la quale non sussistono nuove ragioni di ripensamento, né tecniche né ambientali

Dal decreto, senza motivazioni esplicite e senza interlocuzioni con gli organismi di consultazione regionale e tantomeno con le AAVV, invece largamente rincorse in campagna elettorale, è sparito infatti lo specifico allegato.

Per ora si lasciano parlare i fatti e sembrano abbastanza chiari nel limitare senza ragioni l’attività venatoria.

O dobbiamo pensare che una semplice opinione del nuovo Ministro dell’Ambiente faccia legge?

Toscana ed Umbria, solo per citare le regioni più vicine e con le quali sarebbe non solo utile ma necessario concordare in materia le normative, hanno già tranquillamente deliberato per la preapertura e garantito per tempo ai cacciatori interessati certezza sul come poter affrontare l’imminente stagione venatoria.

Forse i precari equilibri di consiglio non consentono a Zingaretti di fare quello che ha sempre fatto, anzi di migliorarlo come s’era auspicato, uniformando le date e allargando anche alla specie affine colombaccio la preapertura, sempre in sintonia con le regioni limitrofe?

O dobbiamo pensare che lo sforzo programmatorio e gestionale che sta affrontando l’Assessorato Regionale nel quale l’Agricoltura e l’Ambiente sono unificati si limiti a riproporre una Delibera di Giunta che norma l’assetto degli ATC obbligando entro il 2018 a comprimere i componenti nei Comitati di Gestione riducendoli obbligatoriamente a 10 impedendo di fatto la rappresentanza delle Associazioni Venatorie e la partecipazione democratica?.

Sarebbe quindi il caso che chi di dovere chiarisca la situazione e non si faccia finta che la questione non esiste. O nemmeno il rispetto meritiamo?

CACCIA, ASSESSORE ROLFI: REGIONE LOMBARDIA DELIBERA DEROGHE PER LO STORNO

LA SPECIE HA CAUSATO DANNI PER 787 MILA EURO IN 10 ANNI ALLE COLTURE

(Lnews - Milano, 23 lug) Regione Lombardia ha approvato, su proposta dell'assessore all'Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi Fabio Rolfi, una delibera che consentira' la caccia in deroga allo storno durante la stagione venatoria che si aprira' a settembre. Dal 2008 al 2017 lo storno ha causato alle colture lombarde danni accertati per 787mila euro. Nel 2017 ha provocato 60mila euro di danni a raccolti di vite, melo, mirtillo e ciliegio.

"Abbiamo adottato questo provvedimento discostandoci in maniera netta dal parere dell''Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale' (Ispra) che consentiva il prelievo dello storno, ma con limiti che di fatto rendono impraticabile la caccia. Noi intendiamo tutelare gli agricoltori e il loro lavoro e consentire l'attivita' venatoria su tutto il territorio regionale con condizioni meno restrittive" ha dichiarato al termine della seduta di giunta l'assessore Rolfi.

"E' una novita' importante, a testimonianza della nostra volonta'

di affrontare il tema della caccia, attivita' necessaria per la tutela dell'agricoltura, in maniera pragmatica e non ideologica.

Non intendiamo piu' subire da Ispra imposizioni scientificamente non motivate. Il tema della caccia in deroga va risolto.

Rilancio l'appello al Governo e al ministro Costa per un incontro con le Regioni che perorano questa istanza affinche' si trovi una soluzione che possa consentire, nel rispetto della legge, l'esercizio della pratica venatoria, una tradizione diffusa che in Lombardia ha anche un forte valore economico e occupazionale" ha aggiunto Rolfi.

"Stiamo procedendo alla costituzione dell'Osservatorio faunistico regionale: vorrei aprire il progetto anche ad altre Regioni affinche' ci sia un altro soggetto che possa fare valutazioni scientifiche fondamentali per i piani di prelievo senza i condizionamenti ideologici che finora hanno caratterizzato il lavoro di Ispra. Siamo ancora in attesa da Ispra - conclude Rolfi - di una risposta alle nostre controdeduzioni rispetto al parere negativo sulla caccia a peppola e fringuello. Sollecito l'istituto a rispondere affinche'

la Regione Lombardia possa decidere quali azioni intraprendere".

 

Cosa prevede la delibera:

 

- il prelievo dello storno potra' essere effettuato a una

distanza non superiore da 500 metri da vigneti e meleti localizzati sul territorio regionale;

- il prelievo potra' essere effettuato dai cacciatori residenti

in Lombardia espressamente autorizzati;

- ogni cacciatore dovra' annotare i capi prelevati sul tesserino

venatorio;

- il prelievo potra' essere effettuato nel periodo compreso tra

il 24 settembre e il 31 ottobre 2018;

- viene stabilito un numero massimo pari a 8.000 capi

prelevabili e un numero massimo pari a 600 cacciatori autorizzabili al controllo;

 

I cacciatori interessati al prelievo dovranno, in base alla residenza, fare richiesta di autorizzazione al controllo ai rispettivi Uffici Territoriali Regionali o alla Provincia di Sondrio, nel periodo 1 agosto - 31 agosto 2018 e, in caso di superamento del numero massimo pari a 600, verra' adottato il criterio dell'ordine cronologico di arrivo delle domande (LNews)

FIDC: PER I RICHIAMI VIVI DEGLI ANATIDI UNO SPIRAGLIO DALL’EUROPA

 

Federcaccia e ACMA hanno incontrato lo Zooprofilattico delle Venezie. Annunciata a breve una nuova decisione dell’Unione Europea sull´influenza aviaria e i richiami vivi nella caccia agli acquatici. Stop al divieto generalizzato dell’uso dei richiami vivi e mandato agli Stati Membri UE di agire singolarmente nella gestione di possibili nuovi focolai di influenza.

I rappresentanti della Federazione Italiana della caccia e della sua settoriale ACMA hanno incontrato lo scorso venerdì 20 luglio i responsabili dell’istituto Zooprofilattico delle Venezie, che ringraziamo per disponibilità e professionalità, per un confronto e un aggiornamento in vista della prossima stagione venatoria in merito all’utilizzo dei richiami vivi nella caccia agli acquatici.

Dall’incontro è emerso che a breve dovrebbe venir pubblicata su questo tema la nuova decisione dell’Unione Europea, poiché la precedente è scaduta alla fine di giugno. La nuova posizione non prevede il divieto generalizzato dell’uso dei richiami vivi e dà mandato agli Stati Membri UE di agire singolarmente nella gestione di possibili nuovi focolai di influenza aviaria.

Tra le diverse misure indicate rimane comunque ancora prevista la sospensione dell’uso dei richiami vivi in aree ad alto rischio, fatto salvo che il loro utilizzo non sia parte di un programma di monitoraggio e studio sull’influenza aviaria, che gli Stati Membri sono tenuti ad adottare.

Non è quindi più previsto un divieto preventivo in base al quale per poter utilizzare i richiami era necessaria una deroga, ma ne viene consentito l’utilizzo, “in dipendenza della valutazione epidemiologica”.

Alla luce di questa nuova posizione, Federcaccia e ACMA si attiveranno presso il Ministero della Salute affinché i richiami vivi e i cacciatori siano previsti e inclusi come parte attiva nel programma di monitoraggio. Contemporaneamente sarà proposta la condivisione di un protocollo d’intervento che nel caso di focolai individui zone di protezione e sorveglianza più contenute rispetto alle attuali e con un limite temporale all’emergenza.

Grazie a questa nuova e più favorevole apertura dall’Unione Europea, anche a seguito della constatazione che i richiami non sono primario rischio virale, è necessario impegnarsi con ancora più energia perché in Italia vengano adottati provvedimenti che pur assicurando sicurezza e tranquillità alla salute pubblica e all’economia basata sull’avicoltura, non penalizzino inutilmente i cacciatori di acquatici come accaduto in passato.

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