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Luca Gironi

Luca Gironi

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ARCI CACCIA MARCHE, TOSCANA E UMBRIA SI SCHIERANO A SFAVORE DELLA COSTITUZIONE DEL PARCO DEL “CATRIA – NERONE – ALPE DELLA LUNA.



I comitati federativi Arci Caccia delle tre Regioni coinvolte dal “Parco Nazionale del Catria – Nerone – Alpe della Luna”, si coalizzano contro la sua costituzione, aderiscono al “Comitato no Parco” e invitano gli agricoltori, cacciatori e cittadini delle zone interessate a tranquillizzarsi in quanto la proposta avanzata da una manciata di passeggiatori della domenica è pura utopia e miraggio di una falsa realtà. La Politica di ogni colore lo ha già capito e per questo nulla si farà.

Le ragioni della posizione di Arci Caccia rappresentata dai tre Presidenti regionali Gabriele Sperandio, Sirio Bussolotti ed Emanuele Bennati, non sono solamente legate a ragioni venatorie, ma sono il risultato di un’analisi oggettiva delle problematiche gestionali che coinvolgono gli attuali Parchi presenti nelle Regioni del centro Italia.

I promotori del Parco, abili a raccontare solamente i residuali aspetti positivi di un’area protetta di grande estensione, non si soffermano, vuoi per carenza di competenze nella gestione della fauna e dell’ambiente, vuoi per comodo, sui non pochi aspetti negativi. È sufficiente analizzare cosa stia accadendo nel Parco delle Foreste Casentinesi: come sta avvenendo per il fantomatico “Parco Nazionale del Catria – Nerone – Alpe della Luna”, si decise di chiudere una vastissima area a protezione di non si sa che cosa. Assoluta assenza di specie faunistiche e vegetali di particolare interesse, alte densità di aree boschive artificiali, spesso costituite da specie arboree alloctone, importante presenza di aziende agricole, alcune basate sull’allevamento, altre sulle attività silvicole.
Il lupo e gli ungulati (soprattutto cervi, daini e cinghiali) già largamente problematici in gran parte del territorio nazionale, aumenteranno esponenzialmente e, come sta accedendo in diversi Parchi -quello delle Foreste Casentinesi né è un perfetto esempio-, andranno ad assorbire gran parte delle risorse umane ed economiche destinate alla gestione dell’area protetta, risorse inizialmente “vendute” dai promotori del Parco come ricchezza che si dovrebbe riversare nelle comunità locali, ma che andrà solamente a pochi a discapito dei tanti, soprattutto agricoltori e allevatori custodi da sempre della meraviglia delle nostro Appennino.

Dall’Appennino, 7 luglio 2018

Gabriele Sperandio – Presidente Arci Caccia Marche
Sirio Bussolotti – Presidente Arci Caccia Toscana
Emanuele Bennati – Presidente Arci Caccia Umbria

Arci Caccia: dal Ministero dell’Ambiente tante chiacchiere per poi chiedere la chiusura della caccia alla tortora

E’ pervenuta, presso i nostri uffici, la notizia di una circolare del Ministero dell’Ambiente che getta molte ombre sul futuro della caccia alla tortora. Questa specie, che nidifica nel nostro paese, verserebbe in stato di difficoltà nell’Europa Occidentale, Francia, Spagna e Portogallo, per questo sarà oggetto di un Piano di Conservazione a livello Europeo. Fin qui niente da dire, apprezziamo anzi l’ammissione del Ministero, che dichiara stabili le popolazioni “italiane” e riconosce che il prelievo su questa specie, nel nostro paese avviene soprattutto sui giovani, quindi in linea con le indicazioni della comunità scientifica. A dirlo è lo stesso ministero, come si legge testualmente nella circolare: “Dalla verifica risulta che in Italia la specie è stabile da un punto di vista demografico (dati Progetto Mito2000 – monitoraggio italiano per il Farmland Bird Index) e che l’attività venatoria incide prevalentemente su individui nati in questo Paese (Marx et al. 2016), l’Italia è interessata solo marginalmente dalla rotta migratoria occidentale dove in base al piano d’azione europeo si osserva il più marcato calo, demografico della specie. Inoltre, la fenologia della tortora indica che la specie non sverna in Italia e la migrazione post-riproduttiva si esaurisce sostanzialmente entro la terza decade di settembre, ne consegue che il prelievo venatorio si concentra nella prima metà di settembre”. Un quadro complessivamente rassicurante che, in considerazione del fatto che questa forma di caccia si svolge per pochissimi giorni all’anno, e che sono già in atto misure di contingentamento del carniere faceva ben sperare. Sennonché, poche righe più sotto, dopo un testo improntato su toni decisamente diversi, leggiamo: “Alla luce di quanto sopra esposto, in attesa di una rapida adozione del piano di gestione nazionale, si richiamano Codeste Regioni ad una rigorosa attuazione delle più idonee misure di gestione per quanto riguarda in particolare l’attività venatoria sulla Tortora selvatica (Streptopelia turtur), evitando di autorizzare la preapertura della caccia della specie“. Un comportamento ai limiti della schizofrenia, che adducendo la mancanza di un piano d’azione nazionale, dopo aver riconosciuto l’assenza di problemi nella nostra penisola, trova la soluzione più semplice ed immediata, quella a discapito dei cacciatori. Se il Piano deve essere fatto ci si attivi per farlo, se intanto, per rispondere alle richieste dell’Europa, devono essere presi ulteriori provvedimenti, siamo pronti a discuterne. Ma francamente, lo stralcio della tortora dalle specie cacciabili in preapertura, etra l’altro solo per ragioni burocratiche, non possiamo accettarlo.

Liguria: per l'Assessore Mai grazie agli ambientalisti è mancato l'apporto di 8000 cacciatori

“Il mio assessorato ha ben chiaro il problema che rappresenta la presenza invasiva di cinghiali e ungulati in generale sul territorio ligure. Come ho già avuto modo di dire, ricordo che abbiamo varato, nel 2016, la normativa sulla difesa del fondo, che consente già agli agricoltori professionisti, titolari di azienda agricola e possessori di porto d’armi da caccia, la possibilità di abbattere gli ungulati nei loro appezzamenti, dopo averne dato comunicazione e dopo la verifica del corpo di vigilanza regionale. Inoltre abbiamo approvato una nuova norma, dopo l’impugnativa da parte del vecchio governo, per poterci avvalere dei cacciatori, previa corso di formazione apposito, per affiancare la vigilanza regionale. I corsi di formazione sono partiti e a breve avremo cacciatori abilitati a svolgere questo compito. Certamente i tempi della burocrazia e l’impugnativa della nostra precedente legge regionale hanno impedito che si potesse intervenire con la puntualità sperata per stroncare il problema, nell’interesse dei nostri agricoltori, della difesa del suolo e della pubblica incolumità. Prima dell’impugnativa del governo, oltre agli 80 agenti di polizia provinciale, avevamo circa ottomila cacciatori che davano un supporto fondamentale nelle battute di controllo. Dopo il provvedimento del governo, che ha dichiarato anticostituzionale la nostra norma, siamo rimasti con soli 23 agenti a livello regionale, decisamente insufficienti a gestire la situazione, nonostante il grande impegno e disponibilità. Infine, accolgo la proposta di un tavolo di crisi per affrontare con determinazione un problema che si trascina da ormai troppo tempo in Liguria, ma mi aspetto un lavoro di squadra da parte di tutte le parti coinvolte e proposte fattive”.

Stefano Mai

FIDC: SULLA TORTORA, DAL MINISTERO DELL’AMBIENTE UNA POSIZIONE AMBIGUA E CONTRADDITTORIA

Così la Federazione Italiana della caccia si esprime sulla lettera inviata dal MATTM per invitare Regioni e Province Autonome a non autorizzare la pre apertura alla tortora selvatica, sostenendo nello stesso tempo la sostenibilità della stessa.

Con una comunicazione datata 3 luglio indirizzata agli Uffici caccia, al Ministero delle Politiche Agricole e all’Ispra, il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare richiama gli stessi “ad una rigorosa attuazione delle più idonee misure di gestione per quanto riguarda in particolare l’attività venatoria sulla tortora selvatica (Streptopelia turtur), evitando di autorizzare la preapertura della caccia della specie”.

Nella prima parte della stessa lettera però, il Ministero giustifica la prassi adottata davanti alla Commissione Europea, e fino a ieri confermata nei pareri ISPRA, di autorizzare per la tortora due giornate solamente di pre apertura e di ridurne il carniere massimo stagionale a venti capi, per poi, appunto, concludere con la richiesta di non autorizzarne la caccia in pre apertura.

È veramente sorprendente il fatto che tale raccomandazione giunga al termine di un articolato e lungo periodo in cui si conferma che la caccia alla tortora si può ragionevolmente praticare solo nella prima decade di settembre, poiché lo stesso Ministero riconosce che la migrazione della specie si esaurisce nella terza decade dello stesso mese. Cioè, in buona sostanza, il Ministero afferma che considera attuabile la caccia alla specie, ma la vieterebbe di fatto consentendo il prelievo quando le tortore… sono già andate via!

Ovviamente la Federazione non può condividere queste argomentazioni e si è già attivata per far avere in breve tempo a tutte le amministrazioni i documenti che dimostrano in modo indiscutibile come la caccia alla tortora sia pienamente sostenibile e che a tutela della stessa sono sufficienti i limiti di prelievo e di giornate già messi in atto da diverse Regioni nei calendari approvati per la prossima stagione venatoria.

Contemporaneamente Federcaccia agirà anche per chiarire col Ministero dell’ambiente questa posizione contraddittoria che rischia di mettere in crisi una fase di dialogo e collaborazione costruttiva da poco raggiunta.

Roma, 5 luglio 2018 – Federazione Italiana della Caccia

PIEMONTE : ANLC PRESENTA IL RICORSO CONTRO LA LEGGE REGIONALE

L’Associazione Nazionale Libera Caccia del Piemonte ha trasmesso ai rappresentanti del Governo italiano le proprie osservazioni sulla recente legge che regolerà l’attività venatoria in Regione Piemonte.

La l.r. n.5 del 12/06/18, frutto del DDL n.182, presenta numerosi profili di incostituzionalità, andando anche a porsi in contrasto con normative e direttive della stessa Unione Europea.
Il documento, redatto per conto di A.N.L.C. dal prestigioso Studio Legale Lemme di Roma, analizza punto per punto tutti gli articoli della legge, e saràun indispensabile supporto per consentire al Governo la tempestiva ed efficace impugnazione della sopracitata legge di fronte alla Corte Costituzionale.
A.N.L.C. conferma una volta di più il suo continuo impegno a fianco di caccia e cacciatori italiani per la difesa dei loro diritti.

 

Associazione Nazionale Libera Caccia Piemonte

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