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Luca Gironi

Luca Gironi

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Ma cos'è la Convenzione CITES?

Mentre a Johannesburg è in corso la 17 riunione dei paesi aderenti alla Convenzione CITES, abbiamo fatto due chiacchiere con l'eurodeputato Renata Briano, sempre attiva ed attenta sulla tematiche di protezione dell'ambiente e promozione della cultura rurale. Ecco il comunicato che ha diffusoqualche giorno fa a latere dell'inizio dei lavori nella città Sudafricana:
“Il lavoro del gruppo di lavoro CITES è molto importante, il traffico di specie selvatiche costituisce una grave minaccia per la biodiversità e lo sviluppo sostenibile. Specie come elefanti, rinoceronti, grandi scimmie, tigri e squali sono particolarmente colpite e minacciate di estinzione. Il bracconaggio di elefanti e rinoceronti ha raggiunto un picco storico che sta compromettendo il ripopolamento. Tuttavia il traffico di specie selvatiche colpisce molte più specie di fauna e flora (ad esempio coralli; rettili, pangolini, piante e animali usati per scopi farmacologici) e prodotti (ad esempio legno, carbone di legna e carne di selvaggina).
Il traffico di fauna selvatica è la quarta attività illegale nel mondo dopo il traffico di droga, di armi e di esseri umani, con un giro d’affari di circa 17 miliardi di euro all’anno.
La 17a riunione della Conferenza delle Parti (COP17) della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di flora e fauna selvatiche (CITES) si svolgerà dal 24 settembre al 5 ottobre 2016 a Johannesburg. Si tratta del più grande accordo su scala mondiale di conservazione della fauna selvatica con 181 paesi contraenti, tra cui l'UE dal 2015, e i suoi 28 Stati membri, per garantire che il commercio internazionale di animali selvatici e piante non costituisca una minaccia per le specie. L'UE è uno dei principali mercati di transito e di destinazione per il commercio illegale di specie selvatiche soggette a elevati livelli di protezione sotto l’egida della CITES.
La risoluzione sugli obiettivi principali della COP 17 di Johannesburg propone un’azione severa di contrasto alla corruzione e alla criminalità organizzata coinvolti nel traffico di fauna selvatica, che spesso è uno strumento di finanziamento di molte organizzazioni criminali (si pensi al gruppo terrorista Boko Haram in Nigeria).
Inoltre si pone l’urgenza di adottare misure efficaci per affrontare il commercio illegale on-line e applicare un sistema sanzionatorio in applicazione della legge.
E’ necessaria una normativa europea che vieti il traffico di animali selvatici o piante che sono stati presi, posseduti, trasportati o venduti in violazione della legge del paese di origine o di transito (simile al Lacey Act, negli Stati Uniti). Sono altrettanto urgenti l’attuazione di politiche volte ad aumentare la consapevolezza dei consumatori sui prodotti derivati da animali selvatici vulnerabili e un sistema di tracciabilità.”
Onorevole, tutto quello che ha scritto nel comunicato è sacrosanto e non possiamo non condividerlo. Ma in cosa la convenzione influisce sul mondo venatorio europeo?
La UE ha aderito alla convenzione nel 2015 e da quest'anno anche una delegazione dell'Europarlamento parteciperà ai lavori. Per quello che riguarda la caccia, ovviamente il settore più interessato è quello dei safari. La convenzione, infatti, regola il commercio e la circolazione di animali e parti di essi, con particolare attenzione a quelli oggetto di tutela a livello internazionale. In questa categoria rientrano gran parte degli animali da trofeo provenienti dall'Africa, ma anche da altri paesi. C'è voluto molto lavoro da parte dell'intergruppo Biodiversità, Caccia e Ruralità del Parlamento Europeo per non far approvare, durante le votazioni di ratifica della convenzione, emendamenti che avrebbero posto enormi limiti alla possibilità di poter importare in Europa i trofei di caccia. Grande aiuto ci ha dato ad esempio la testimonianza del Ministro della caccia della Namibia. Egli ha ribadito che i safari, dove sapientemente regolamentati e normati, organizzati con il coinvolgimento della popolazione e la sua partecipazione alla redistribuzione degli utili, assicurano un futuro alla conservazione della fauna selvatica. Al contrario molti paesi che hanno vietato la caccia, hanno visto aumentare in modo esponenziale il bracconaggio ad opera delle popolazioni locali, con un veloce deperimento delle popolazioni animali.

La caccia in Europa vale 16 miliardi di euro

27 Settembre, 2016, Bruxelles – Durante una conferenza svoltasi oggi al Parlamento europeo a Bruxelles è emerso che la caccia vale 16 miliardi di euro per l’economia europea. I cacciatori spendono infatti annualmente questa somma aggregata in licenze, affitti, fucili da caccia e munizioni, equipaggiamento e viaggi. Il loro contributo si estende però anche alla società e alla tutela della natura con innumerevoli azioni di gestione del 65% dell’intero territorio dell’UE come la difesa della biodiversità, il contenimento dei danni della selvaggina, il monitoraggio e il sostegno allo sviluppo rurale.

La caccia nella sua complessità non può essere misurata soltanto in termini monetari. La caccia infatti va considerata anche come un servizio ecosistemico che produce benefici per le economie e le comunità rurali offrendo alternative di sviluppo sostenibile, una maggiore qualità della vita e un importante fattore nella trasmissione di identità e di tradizioni.

La conferenza “Il Valore Economico della Caccia nell’UE” ha registrato la presenza di parlamentari e funzionari europei, rappresentanti dell’industria di settore e dei delegati delle associazioni europee che rappresentano oggi 7 milioni di cacciatori.

Soddisfatta l’organizzatrice dell’evento Renata Briano, vice presidente dell’intergruppo “Biodiversità, caccia e ruralità” del Parlamento europeo.

“L’impatto della caccia sulle economie nazionali e sull’economia europea - sostiene l’europarlamentare Renata Briano - è decisivo e deve essere tenuto nella giusta considerazione ed integrato nelle future politiche nazionali e comunitarie in materia di biodiversità e di sviluppo rurale”.

Michl Ebner, Presidente della FACE durante il suo intervento ha snocciolato le cifre provenienti da vari studi condotti in Italia, Austria, Inghilterra, Grecia, Francia e Irlanda sostenendo che una metodologia integrata permetterebbe di avere un quadro ancora più preciso del contributo economico dei cacciatori.

“Il nostro è un calcolo conservativo,” sostiene il Presidente Ebner. “Chiediamo alla Commissione Europea di affidare ad EUROSTAT la raccolta statistiche migliori per determinare con maggior precisione il contributo della caccia all’economia, alla biodiversità e allo sviluppo rurale. Va inoltre considerato il contributo da parte dei cacciatori in termini di volontariato. Le azioni di tutela dell’ambiente e della biodiversità non aiutano soltanto la natura ma sono un fattore di sviluppo economico per le economie rurali oggi sofferenti”.

La conferenza ha visto inoltre il contributo di diversi altri relatori che si sono susseguiti come Alain Durand (Fédération Nationale des Chasseurs), Manfred Kind (AKAH), Kate Ives (BASC).

Abruzzo: Niente caccia fino al pronunciamento del TAR

Su sollecito dell'Arcicaccia, l'avvocatura regionale abruzzese, nella persona della Dottoressa Valeri, ha finalmente chiarito la questione relativa al termine della sospensiva disposta dal TAR in seguito al ricorso presentato dal WWF.

Solo dopo il pronunciamento della camera di consiglio, previsto per domani, si saprà la data di inizio della stagione venatoria in Abruzzo. La sospensiva che blocca la caccia è valida, infatti, fino alla camera di consiglio di domani, in cui potrà essere reiterata o decadere. Fino a domani quindi, la caccia resterà sicuramente chiusa.

Siena: Atc in rivolta contro il piano di prelievo del daino

Nonostante la sitazione di perenne emergenza ungulati, la regione Toscana, seguendo le indicazion dell'Ispra, ha falcidiato il piano di prelievo del daino in Provincia di Siena. I piani di abbattimento che si basavano sui risultati dei censimenti e rispettavano i canoni della legge obbiettivo, fortemente voluta dalla regione, sono usciti dimezzati dalla scure dell'Istituto di Ozzano Emilia. Questo nonostante in toscana sia attivo il Cirsemaf, osservatorio universitario regionale in grado di produrre pareri altrettanto autorevoli di quelli dell'Ispra ma un po' meno influenzati dalle associazioni animaliste. Questa la sintesi del comunicato diffuso, nella giornata di oggi, dall'ATC Siena.

 

www.ilcittadinoonline.it/economia-e-politica/atc-siena-vs-regione-ispra/

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