Arci Caccia sul Piano di controllo del colombaccio in Emilia Romagna
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Piano del Colombaccio dell’Emilia Romagna: serviva il coinvolgimento delle Associazioni Venatorie nella redazione
Abbiamo appreso che il Tar dell’Emilia Romagna ha rigettato il ricorso presentato da Libera Caccia in merito al piano di controllo sul colombaccio. Ribadiamo che il mancato coinvolgimento delle Associazioni Venatorie nella sua redazione rimane un vulnus insanabile rispetto a questa vicenda che non dovrà ripetersi in futuro. E’ necessario, però, che come mondo venatorio impariamo a distinguere caccia e controllo, altrimenti resteremo sempre spiazzati da certe scelte e in difficoltà nella reazione. In tutte le sedi ci spertichiamo a rivendicare la necessità di una stretta collaborazione col mondo agricolo, ebbene, il mondo agricolo non tollera i danni da colombaccio e chiede soluzioni rapide ed efficaci. A noi, se coinvolti, spettava il ruolo di suggerire quelle più efficaci. Crediamo, ad esempio, che qualunque cacciatore sappia che un piano di controllo promiscuo Piccioni-Colombacci non lo sia: i due animali hanno abitudini diverse e una diversa risposta in termini di efficacia dell’intervento. La nostra, intesa come mondo venatorio, reazione, basata sull’etica e anche sulla norma che ci impedisce di cacciare nei periodi di riproduzione non vale per il controllo, che non è caccia, d’altronde sono anni che al cinghiale si spara di fatto tutto l’anno, con piena e convinta collaborazione di buona parte del mondo venatorio. Siamo stati facili profeti nel prevedere, in un precedente comunicato, che l’inneggiare allo “Sparare nei nidi” avrebbe prima o poi trovato orecchie sensibili al problema; registriamo, infatti, il parere negativo di ISPRA all’inserimento del colombaccio in preapertura, proprio legato alle dinamiche riproduttive della specie. In conclusione, però non tutto è perduto, i cacciatori sono i protagonisti della gestione: vigilino sulle reali consistenze e dimensioni degli eventuali danni e collaborino col mondo agricolo e le Istituzioni, senza inseguire la “sparata” fuori stagione. In un contesto di questo tipo potremo, e lo faremo, presentarci in Regione con proposte di miglioramento del piano, di riduzione dei capi da abbattere e di adozione di soluzioni tecniche di dissuasione le più efficaci possibile.