AIW: PROBLEMI DAI PARCHI d’ABRUZZO Dal Gran Sasso allo storico d’Abruzzo al Regionale Sirente
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riceviamo e pubblichiamo:
PARCO NAZIONALE DEL GRAN SASSO. Scandalo al Gran Sasso, e ancora una volta prova di come anche in Italia necessiti un Wilderness Act che sottragga ai dirigenti dei Parchi la gestione dei territori selvaggi in nome dei diritti della natura. Nei giorni scorsi, quando il grande altopiano di Campo Imperatore è esploso di una fioritura di Croco (Crocus vernus), creando una scenario ed uno spettacolo unico, sebbene pur breve come il foliage autunnale delle faggete, nessuna autorità ha impedito alle masse dei cosiddetti fruitori, di danneggiare quello spettacolo più unico che raro in quelle dimensioni: «c’erano decine e decine di persone che camminavano incuranti sul prato, calpestando i fiori, senza alcun rispetto e sensibilità. Tutti arrivati in auto, e anche con ben quattro autobus, tanto che addirittura c’era problema a trovare parcheggio. Ho visto due famiglie che avevano montato anche tavolini, steso stuoie per terra, si sono portate anche il frigo. I loro figli hanno portato il pallone, hanno montato due porte per fare una partita di calcio. Altri governavano i droni, altri ancora correvano dietro gli aquiloni. Il tutto sopra il prato pieno di crocus…», ha scritto in una lettera ai dirigenti del Parco una visitatrice occasionale (e pare che le autorità neppure si siano degnate di una risposta!); un calpestio indecente su quella distesa di delicate corolle! E questo dopo che già l’estate scorsa lo stesso altopiano era stato invaso da un mega e altrettanto scandaloso motoraduno; per non dire dell’incendio estesosi qualche anno prima a causa di disattenti campeggiatori. Dove erano e dove sono le autorità di fronte a fatti del genere, che avrebbero il dovere di controllare, disciplinare e anche impedire? Qualcuno ha anche scritto lettere di protesta, ma pare che sia stato tutto vano: la politica del turismo è dominante sopra ogni cosa; non per nulla, politiche sono le nomine alle presidenze e dirigenze delle nostre aree protette; e se qualcuno ha i requisiti giusti per la gestione di un’area protetta, è estremamente difficile che venga chiamato a ricoprire le cariche! Ed è per questo che i nostri Parchi, in fondo, altro non sono che mere chiazze di verde sulla carta d’Italia e poli d’attrazione per agenzie e tour turistici!
PARCO NAZIONALE D’ABRUZZO. L’Amministrazione comunale di Pescosolido (Frosinone) ha ottenuto, da una quindicina di sigle ambientaliste, sostegno alla proposta di ampliare il Parco Nazionale d’Abruzzo ad una parte della Val San Pietro (o Lacerno). Associazioni ONG che ovviamente si sono espresse favorevolmente, tenendo in considerazione solo l’aspetto ambientale e di salvaguardia, ma ignorando totalmente la volontà popolare che, in una democrazia liberale quale è la nostra, dovrebbe fare testo assai più che non i desiderata di gente che vive altrove, per sostenere una richiesta di vincolo INAMOVIBILE (perché è questo il punto dolente!). Gente che però non subisce né i vincoli richiesti né i danni collaterali inflitti agli abitanti locali, condizionati a rinunce mai rimborsate (pascolo, caccia, raccolta di prodotti, tagli boschivi). Anche l’AIW è favorevole ad una maggiore salvaguardia di quel settore di montagna selvaggia, ma a condizione che a stabilirlo siano gli abitanti locali: ovvero, i proprietari dei suoli o dei diritti su di essi (inalienabili “usi civici”!). Quindi, 14 firme di sigle ambientalista ancorché rappresentanti migliaia di loro iscritti, non possono valere quanto quelle di 500 cittadini di Pescosolido! Né l’amministrazione comunale può far valere la sua forza politica conseguente all’elezione ottenuta, qualora la maggioranza dei cittadini oggi la sconfessi – come è avvenuto –, con l’esito di un referendum: 500 oppositori (“numero nettamente superiore al 10% dei propri cittadini, come prevede lo statuto comunale”). In fondo è questo lo spirito dei referendum nazionali, quando il governo decide di rivolgersi al popolo per scelte di carattere nazionale. Se vale per lo Stato, deve valere anche per un piccolo Comune. Anche perché all’inamovibilità del vincolo (la legge non prevede che un Comune una volta dato l’assenso ad entrare in Parco, possa poi uscirne qualora i suoi cittadini così dovessero decidere in futuro!), va tenuta presente la creazione di un precedente che molto probabilmente in seguito giustificherà la richiesta di ulteriori ampliamenti. In pratica, concedere questi 300 ettari al Parco potrebbe rivelarsi un grimaldello proprio per ottenere futuri ampliamenti. E questo i cittadini lo devono sapere, e devono essere correttamente informati. È la regola fondamentale di una democrazia liberale! Quindi sì, alla salvaguardia di quei 300 ettari di area selvaggia, ma a condizione che a stabilirlo sia il popolo proprietario, e non il potere politico impositivo!
PARCO REGIONALE DEL SIRENTE. Sempre più nei paesi gli orsi marsicani! E sempre più lontani dal loro storico areale di sopravvivenza. Nei giorni scorsi un orso adulto ha spaventato una mamma con in braccio una bambina di soli due anni, che a metà pomeriggio, passeggiando per il paese di Fontecchio (L’Aquila), se lo è trovato davanti improvvisamente, prendendosi uno spavento che avrebbe potuto avere anche una drammatica conseguenza! Ecco come la gente del posto ha commentato alla stampa questo fatto: «Ci risiamo, l’orso continua a girare indisturbato» […] «…domenica scorsa, in pieno giorno a Fontecchio, la scorribanda dell’orso stava per diventare molto pericolosa per una giovane mamma e la sua bambina di appena 2 anni che verso le 15.30 si trovavano fuori casa insieme alla nonna. Solo le urla delle donne, hanno fatto sì che l’animale si allontanasse. Fortuna? Buona sorte? Una circostanza, quella di incontrare un orso, sulla quale nessuno può dare certezze. Fatto sta che tutte le popolazioni della vallata sono spaventate, non si è più sicuri neanche di entrare o uscire di casa. Le nostre mamme, le nostre sorelle e i nostri anziani oramai devono rinunciare anche alla passeggiata fuori casa». […] «Noi non ci fermeremo nel denunciare i possibili rischi che le nostre popolazioni stanno subendo e farlo presente a chi di dovere qualora ci dovesse scappare il morto». Fontecchio è un paese della Valle Subequana (a nord del Sirente, più vicino all’Aquila che non al Parco d’Abruzzo!), ovvero ben lungi dallo storico areale dell’orso dove la gente da tempo non ha più di queste paure (mentre lontano da questo areale la paura è tornata ad essere quella atavica: per cui non si può mai sapere come la gente possa reagire). Paure che potrebbero indurre qualcuno anche a gesti inconsulti verso l’orso! “Gesti” ipotetici, ma prevedibili. E non si venga poi ad annoverarli tra quelli che nelle statistiche degli studiosi sono indicati come “bracconaggio”!
Murialdo, 22 Maggio 2025
Franco Zunino
Segretario Generale AIW