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RIFLESSIONI DI UN CACCIATORE MANTOVANO

WANTED

Immaginatevi la musica di Ennio Morricone e l’inquadratura di Sergio Leone con una porta ed un cartello attaccato che il vento ha già sollevato all’angolo: WANTED c’è scritto, ed il disegno raffigura un cacciatore pronto a sparare!

Wanted, ovvero: RICERCATO

Da tempo, sembra che tutti siano contro i cacciatori, ricercati e responsabili per ogni tipo di problema.

Eppure, se ci pensiamo bene, al lavoro degli agricoltori fanno più danni quei “simpatici castorini” che si chiamano nutrie e che negli argini scavano tane così profonde da far cedere le strade?

Certo, la regione decreta risarcimenti, con pratiche burocratiche non sempre semplici e si lava la coscienza, nel frattempo le nutrie giocherellano nel mais, nella soia e nei medicai.

Allora cara opinione pubblica, sono più dannose le nutrie o i cacciatori?

E come si sono ridotti i fossi, un tempo luoghi di pesca e ora diventati stagni di fango, senza nient’altro che nutrie? Sempre colpa dei soliti cacciatori?

Anni fa venne reimmessa la taccola (corvus monedula) per contrastare i piccioni (columba livia), ora ha allargato il suo campo d’azione e fa razzia anche di altri nidi, dai passeriformi ai rondoni, uccelli terraioli e leprotti, mettendosi al pari della cornacchia grigia (corvus cornix) e della gazza (pica pica), che in crescendo sono diventate sempre più numerose e ladre. Ed intanto i piccioni imperterriti sfidano case e monumenti con il loro guano e si ingozzano di sementi appena interrate.

E che dire dell’arrivo degli Ibis Sacri (Threskiornis aethiopicus) e degli aironi guardabuoi (Bubulcus ibis) che ripuliscono le campagne attentando alla tanto pubblicizzata biodiversità. Per non farci mancare niente ecco anche il cormorano (Phalacrocorax carbo) e il marangone minore (Microcarbo pygmeus); certo anche loro devono completare il ciclo della vita, ripulendo fossi, fiumi e laghi da ogni sorta di fauna ittica tanto da annientare il nostro patrimonio.

Tanto. comunque vada, la colpa è dei cacciatori!

Tutte queste specie continuano ad espandersi, protette da quelle forze ambientaliste che vivono ai piani alti delle città e di natura sanno ben poco, se non per sentito dire.

Tutti interconnessi e sensibili ai problemi dell’Amazzonia, e ciechi davanti ai problemi dei nostri territori.

Eppure, il cacciatore conosce l’ambiente in cui si muove, vede le trasformazioni in atto e partecipa alla sua gestione, alla gestione di un bene comune, di cui tutti possono godere.

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