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Conosciamo la Fondazione Una: a colloquio con Renata Briano

Renata Briano Fondazione UNA 1

La Fondazione Una è una bella realtà. Ne vediamo la comunicazione sui social e frequentiamo i suoi stand alle fiere di settore. Ma perché è nata? Di cosa si occupa? Lo abbiamo chiesto a Renata Briano che è il Presidente del Comitato Scientifico che opera nella Fondazione.


1- Ormai in molti conoscono Fondazione Una, ma ripercorriamone un attimo la storia: come nasce e con quali scopi?
La Fondazione quest’anno festeggia i suoi primi 10 anni. Un bel traguardo per un ente nato con lo scopo di unire il mondo venatorio, quello ambientalista, gli agricoltori e il mondo accademico e farli lavorare su temi ambientali e di interesse venatorio. La mission principale che si sono dati i fondatori (CNCN, Arci Caccia, Enalcaccia, Federcaccia, Università di Urbino) è quella di migliorare la percezione che la società civile ha dell’attività venatoria.


2-Il miglioramento della percezione della caccia nella società è uno scopo assolutamente nobile e positivo. Ci stiamo riuscendo?
La disinformazione e le fake news sono uno dei principali problemi che dobbiamo affrontare. Purtroppo, a parte i diretti interessati, si sa molto poco di come funziona la caccia. Imperano i luoghi comuni e le frasi ad effetto che non rispecchiano la realtà della caccia attuale. Per questo ci proponiamo di lavorare con e sui mass media portando a conoscenza dati e ricerche scientifiche e pubblicizzando esperienze di vita formative. Dobbiamo riuscire ad uscire dall’autoreferenzialità e arrivare a raggiungere e convincere anche i più scettici che i cacciatori possono avere un ruolo nella salvaguardia dell’ambiente.
Per questo abbiamo lanciato un contest di fotografia venatoria etica chiamato Sscatti Sselvatici. Raccoglieremo foto di natura e caccia, momenti conviviali e paesaggi. Un modo per mandare un messaggio positivo e facilmente comprensibile ai non cacciatori. Di pari passo parteciperemo ad eventi, fiere ed iniziative non strettamente collegate alla caccia, investiremo nei media generalisti e continueremo a lavorare con i parchi. Per fare un esempio, il nostro progetto “La bBiodiversità in volo” è stato un incredibile successo che ci ha portato contatti in tutta Italia. Adesso ci chiamano istituzioni ed enti e tante porte che erano chiuse adesso si aprono.


3-Sei la presidentessa del Comitato Scientifico della Fondazione. Di cosa si occupa esattamente?
Il Comitato Scientifico è il cuore della Fondazione. Ne fanno parte persone in possesso di competenze specifiche: biologi, naturalisti, esperti di gestione della fauna, di comunicazione e, ultimi, ma non in ordine di importanza, esperti di questioni legali. Ogni progetto in cui si impegna Fondazione Una passa dal comitato che lo analizza e dà la sua approvazione o suggerisce correttivi.


4-I due progetti più noti della Fondazione riguardano la valorizzazione delle carni di selvaggina e i cosiddetti “Paladini del Territorio”. Vuoi spiegarci meglio?
Sono i due progetti principali in cui siamo impegnati. Selvatici e buoni è un progetto di valorizzazione della filiera delle carni che è nato a Bergamo con una collaborazione con l’Università del gusto di Pollenzo. Un progetto ampio, che ha coinvolto istituti alberghieri e chef di fama, tutti impegnati nella promozione della carne di selvaggina, superiore per qualità e capacità organolettiche a quella proveniente dagli allevamenti. Un lavoro di promozione e formazione da cui è scaturito un manuale sul trattamento delle carni dopo l’abbattimento.
Paladini del Tterritorio, invece, è un progetto di valorizzazione del volontariato dei cacciatori. Quest’anno è in corso la quarta edizione e, fino ad ora, i volontari hanno raccolto circa 9000 kg di rifiuti. La pulizia dei boschi è stata la prima delle attività del progetto, ma da un paio d’anni si occupa anche di progetti di monitoraggio della fauna e progetti di miglioramento ambientale.


5-Ciò che è stato fatto è già notevole. Quali sono i progetti per il futuro?
Sono molte le sfide che attendono la Fondazione nel 2026: Progetti di ricerca sulla fauna, su specie cacciabili e non solo, appunto in modo da parlare ad altri mondi oltre al nostro. Un progetto per raccontare la Biodiversità in collaborazione con AB e alcuni parchi italiani e, non dimentichiamoci, la nuova edizione di EOS in programma in marzo a Parma, in cui la Fondazione avrà un ruolo da protagonista.

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