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Luca Gironi

Luca Gironi

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FIDC LECCO E UFFICIO AVIFAUNA MIGRATORIA FORNISCONO LE OSSERVAZIONI ALLA BOZZA DI VAS PER LA RISERVA NATURALE DEL PIAN DI SPAGNA E LAGO DI MEZZOLA

La Riserva Naturale del Pian di Spagna e del Lago di Novate Mezzola riaggiorna il proprio Piano di gestione, e per questo ha indetto la prima Conferenza di VAS (Valutazione Ambientale Strategica) alla quale sono stati invitati vari portatori d’interesse, tra cui Federcaccia Lecco. La prima seduta si è tenuta il giorno 27 settembre, e successivamente sono state inviate le osservazioni. Come già avvenuto con la vicenda del Piano Faunistico della Provincia di Lecco, poi bocciato dal Consiglio Provinciale, la Federcaccia provinciale si è avvalsa della collaborazione dell’Ufficio Avifauna Migratoria.

Alla prima riunione hanno quindi partecipato il Presidente Provinciale Luigi Carissimi e il dott. Michele Sorrenti, e le osservazioni successive sono state redatte dall’Ufficio Avifauna Migratoria e inoltrate alla Riserva da Federcaccia Lecco.

I contenuti del primo documento, prodotto dalla Riserva e dallo Studio Maspes incaricato, sono ovviamente ancora abbozzati, tuttavia per alcune parti hanno consentito a FIdC-Ufficio Avifauna Migratoria di produrre proposte per una migliore gestione della riserva e per smontare alcune proposte penalizzanti per il mondo venatorio.

Queste ultime consistono nella ventilata possibilità di allargamento dei confini della riserva, andando a comprendere aree oggi cacciabili, oppure di addestramento cani. In particolare la proposta di includere nella riserva la zona denominata “Erbiola” cancellerebbe alcuni appostamenti fissi di caccia e la zona addestramento cani attualmente vigente.

Tale progetto, che richiede comunque una delibera regionale, non ha alcun fondamento, poiché le aree in oggetto sono in uno stato naturale buono, migliore di molte zone interne alla riserva stessa. FIdC, anche seguendo un punto citato nel documento della riserva, auspica il coinvolgimento delle popolazioni locali e il dialogo fra tutti i portatori d’interesse, facendo presente che la conservazione della Natura non è necessariamente legata all’imposizione di vincoli alle attività umane tradizionali, come la caccia e la pesca. Il principio dell’uso sostenibile delle risorse è del resto una linea guida per la gestione delle zone umide designate “Ramsar”, cui appartiene l’area del Lago di Mezzola.

Federcaccia ha manifestato la sua disponibilità a progetti di miglioramento ambientale, anche delle aree al di fuori della Riserva, così come a iniziative di valorizzazione culturale e naturalistica del comprensorio in cui è inserita la riserva.

FIdC e Ufficio Avifauna Migratoria seguiranno con attenzione tutti i passi successivi della procedura VAS.

(www.ladeadellacaccia.it)

 

Toscana: Per la CIA occorre collaborazione tra agricoltura e caccia per gestire il territorio

Ieri nella prestigiosa cornice dell'Accademia dei Georgofili di Firenze, si è svolta una importante giornata di studio sulla selvaggina ungulata. Presenti all'incontro rappresentanti del mondo accademico, politico e delle associazioni agricole e venatorie. Queste le dichiarazione del Direttore di Cia Toscana Giordano Pascucci: «E’ necessario superare le contrapposizioni tra mondo venatorio ed agricolo. Eliminare i contrasti che hanno caratterizzato gli ultimi anni, che rischiano di danneggiare gli interessi degli agricoltori e dei cacciatori, resta l’unica via da perseguire. Pertanto è auspicabile una collaborazione su tutti i temi connessi alla gestione faunistica, partendo dalla messa in atto di tutte le azioni rivolte alla piena attuazione della L.R.10/2005, con particolare riferimento al perfezionamento della definizione delle aree vocate e non vocate per le diverse specie di ungulati; e ad una gestione sinergica dei diversi strumenti previsti dalla Legge per il contenimento della presenza di ungulati».

 

http://www.nove.firenze.it/collaborazione-agricoltura-caccia-unica-via-possibile-in-toscana.htm 

REGIONE VENETO A BRUXELLES: L’EUROPA MODIFICHI LA DIRETTIVA SUL LUPO

Contributi europei per il censimento del lupo nell’area alpina, controllo degli ibridi che risultano essere ben più pericolosi del lupo e arrivano ad attaccare l’uomo, e maggiori risorse per gli indennizzi agli allevatori. Ma soprattutto una correzione della direttiva comunitaria, che rimoduli in funzione dei diversi territori la definizione di ‘specie protetta’ per il lupo: queste le richieste che l’assessore all’agricoltura del Veneto ha portato al parlamento di Bruxelles, incontrando Herbert Dorfmann, europarlamentare del Ppe e componente della commissione Agricoltura. All’incontro hanno partecipato anche rappresentanti regionali di Cia, Coldiretti e Confagricoltura.

“Chiediamo alla Ue di rivedere le linee guida nei confronti degli Stati membri – è la richiesta rivolta dalla delegazione veneta – e di coinvolgere gli Stati nella gestione della presenza del lupo nell’area alpina. Nel nostro territorio il lupo non è affatto una specie in via di estinzione: nel giro di cinque anni gli esemplari monitorati in Veneto sono saliti da 2 a 38; nel corso dei primi nove mesi di quest’anno si sono resi responsabili dell’uccisione o del ferimento grave di 258 capi d’allevamento, tra bovini, ovini e asini”.

L’incontro della delegazione veneta avviene alla vigilia della sessione della Commissione Agricoltura dell’europarlamento dedicata alla direttiva Natura 2000 e in vista della prossima seduta della sessione plenaria del Comitato delle Regioni del 29 novembre–1 dicembre 2017 che avrà tra i temi ‘caldi’ il piano di azione europeo per la natura, i cittadini e l’economia.

“Con il nostro dossier, che ha censito presenza e attività dei branchi in Lessinia, sul Baldo, sull’altopiano di Asiago, sul Grappa, sul Col Visentin, sul Nevegal, sul Col di Lana, in Alpago – dichiara l’assessore regionale all’Agricoltura – abbiamo chiesto un supplemento di riflessione ai componenti della Commissione europea per le politiche agricole. La commissione nei mesi scorsi si è già espressa in via ufficiale per armonizzare la direttiva Natura 2000, volta preservare l’equilibrio dell’ecosistema e le biodiversità, con gli obiettivi della Pac, la politica agricola comunitaria che vede nelle attività agricole montane l’agricoltura e nell’attività di pascolo un presidio primario per le ‘terre alte’. La questione è cruciale, anche al fine di una corretta gestione dei fondi europei e dei programmi di cofinanziamento”.

Nei giorni scorsi l’assessore all’Agricoltura del Veneto aveva inviato una articolata lettera al presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, al presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, alla presidente della Commissione Ambiente dell’Europarlamento Adina Loana Valean e al Commissario europeo all’Ambiente Karmenu Vella, chiedendo ai massimi organi della Ue di rivedere per il lupo lo status di ‘specie protetta’ in funzione delle caratteristiche del territorio in cui è insediato. Il documento della Giunta regionale del Veneto ha evidenziato criticità e nuove problematiche nella gestione del carnivoro, suggerendo un tetto massimo di esemplari sostenibile nei territori dove siano presenti attività zootecniche.

L’assessore, inoltre, ha convolto anche i prefetti di Vicenza, Verona, Belluno e Treviso, ai quali ha inviato un dossier sulla presenza del lupo nel territorio regionale, chiedendo che si facciano portavoce, nei confronti del Governo nazionale, della situazione ‘emergenziale’ che si è determinata a seguito della rapida espansione numerica del lupo e della necessità di prendere provvedimenti ‘straordinari’, in particolare per prevenire il fenomeno dell’ibridazione.

“A Bruxelles abbiano trovato interlocutori attenti– conclude l’assessore – e consapevoli che il ritorno dei grandi predatori sta mettendo a rischio le attività tradizionali della regione alpina e compromettendo la sopravvivenza stessa degli allevamenti al pascolo. La commissione agricoltura dedicherà una delle prossime sedute a questo problema in vista della sessione plenaria dell’europarlamento, a fine novembre, sull’applicazione della direttiva Natura 2000”.

(www.ladeadellacaccia.it)

ACMA: UN AGGIORNAMENTO SUL PROBLEMA AVIARIA E L’USO DEI RICHIAMI PER LA CACCIA AGLI ACQUATICI

 Il 4 ottobre u.s. presso il Ministero della Salute si è tenuto un convegno internazionale sull’influenza aviaria alla presenza di esperti europei, ma anche americani. Per il mondo venatorio hanno partecipato il Dott. Michele Sorrenti, responsabile scientifico dell’Ufficio Avifauna Migratoria della Federcaccia, e il Dott. Stefano Simeoni, Consigliere Nazionale dell’Acma-FIdC, che fin dal 2005 si è sempre interessato della problematica influenza aviaria e divieto dell’uso dei richiami vivi.

Obiettivo fondamentale della partecipazione era di approfondire le conoscenze e di avere un ulteriore incontro con i referenti del Ministero, dott. Lecchini in particolare, e soprattutto con i rappresentanti dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, essendo presenti il Dott. Marangon, Direttore Sanitario dell’Istituto, ed il Dott. Terregino, responsabile del Laboratorio di virologia speciale del Centro di referenza nazionale OIE/FAO per l’influenza aviaria, già noto all’Acma per aver partecipato al Convegno di Montecatini nel 2006, in occasione del trentennale dell’associazione, ed alla trasmissione Parliamo di caccia con Bruno Modugno, organizzato dall’Acma sul canale Caccia e Pesca nell’imminenza della prima deroga sull’uso dei richiami vivi nell’attività venatoria.
Il convegno ovviamente si è incentrato sugli aspetti sanitari, epidemiologici, economici dell’influenza aviaria. Per quanto direttamente ci riguarda, è stato ribadito più volte che gli allevamenti rurali sono il tramite del passaggio del virus HPAI dai selvatici agli allevamenti industriali, pur non essendo mai stato concretamente illustrato il percorso di questo passaggio. In effetti i richiami vivi utilizzati nella caccia non sono stati mai citati, ma ad una specifica domanda del Dott. Sorrenti sull’argomento, è stato risposto, in maniera non troppo convinta e categorica, che anche i nostri richiami vivi possano rappresentare un teorico rischio di diffusione.
Risvolto molto importante, comunque, è stato il breve colloquio che i rappresentanti della Acma- Federcaccia hanno potuto avere con il Dott. Marangon ed il Dott. Terregino, che proseguirà a brevissimo con uno specifico e personale incontro presso l’Istituto di Legnaro.
E’ presto per dare notizie certe o sicuramente positive, anche perchè è il Ministero che poi deve apportare le auspicate modifiche al divieto dell’uso dei richiami vivi, ma qualche segnale di speranza possiamo concedercelo.
Vi terremo come sempre tempestivamente informati.

(www.ladeadellacaccia.it)

ANUU: UNA BECCACCIA IN FABBRICA

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Una Beccaccia (Scolopax rusticola), senza sigle sindacali, è andata a posarsi molto stremata all’interno dell’ampio piazzale della ditta Finitura Tessuti di Barlassina, in provincia di Monza e Brianza, nel caldo pomeriggio di venerdì 13 ottobre 2017 dove un attento dipendente l’ha raccolta consegnandola nelle premurose mani di Walter Sassi, tecnico aziendale ed ornitologo, collaboratore esterno dell’Osservatorio Ornitologico di Arosio della FEIN. Ma le combinazioni non erano finite perché con una veloce corsa alla struttura dell’Osservatorio per l’inanellamento, Sassi ha trovato di passaggio, nell’ambito di una visita inusuale (attività del progetto MonItRing), l’ornitologo Dario Piacentini, da tempo operatore dell’ISPRA, che gli ha immediatamente dedicato tutte le dovute attenzioni con la raccolta dei dati biometrici per poi liberarla con anello INFS H 23299 per riprendere le vie del cielo. E così un altro esemplare di Beccaccia è andato ad aggiungersi alla serie di quelle inanellate all’Osservatorio della FEIN (22/03/1996, 7/12/2010, 4/11/2012 e 6/11/2014). Un buon auspicio per la stagione autunnale.

 

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