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Luca Gironi

Luca Gironi

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La Presidenza Nazionale Arci Caccia incontra i vertici nazionali di CIA e PD in preparazione del Consiglio Nazionale di domani 24 luglio 2021

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In preparazione del Consiglio Nazionale di domani 24 luglio, è partita una fittissima rete di incontri con forze politiche, parti sociali, organizzazioni di categoria per promuovere e discutere i temi più scottanti sul piatto, dall’emergenza danni da cinghiale alla corretta applicazione della legge 157/92.

Questi gli appuntamenti più significativi che oggi hanno visto il gruppo di Arci Caccia, formato dal Presidente Nazionale Maffei, dal Presidente del Consiglio Nazionale De Bartolomeo e dal Consigliere Nazionale Luongo incontrare, prima la più autorevole delegazione della Confederazione Italiana Agricoltori guidata dal Presidente Nazionale Dino Scanavino e dal Vicepresidente con delega Mauro Di Zio, nonché Presidente Regionale di CIA Abruzzo. Incontro positivo, cordiale, dal quale originerà un comunicato congiunto che uscirà nei prossimi giorni per illustrare le tappe di un percorso comune tra le due Associazioni sui temi legati al rapporto tra fauna selvatica e economia agricola. Subito dopo, una rappresentanza della presidenza PD, formata dall’Onorevole Susanna Cenni, Responsabile Politiche Agricole, Alimentari e Forestali del PD, dal Senatore Mino Taricco, membro della commissione agricoltura del Senato e dall’Onorevole Antonella Incerti ha avuto un lungo e positivo incontro con Maffei, De Bartolomeo e Luongo. I temi all’ordine del giorno verranno meglio esplicitati nei prossimi giorni con un comunicato congiunto ma, possiamo anticipare che hanno riguardato la Gestione Faunistica, la valorizzazione degli Enti Gestori come ATC, CA e Aree Protettee la tutela della biodiversità. Confermata, inoltre, l’importanza della presenza del cacciatore nella società e dell’uso delle armi nell’attività venatoria e sportiva, in sintonia anche con la posizione espressa dal Segretario PD Enrico Letta in un’apposita intervista. Tutto materiale che arricchirà i dibattiti e il confronto interno alla nostra associazione nel percorso congressuale. Nei prossimi giorni ci saranno nuovi incontri e ci auspichiamo di trovare altri gregari disposti a seguirci su questa via, tesa a cercare soluzioni alle problematiche che affliggono l’attività venatoria e al rilancio di questa nella società rurale, patrimonio inestimabile del nostro paese.

Caccia; sì dalla Regione a risoluzione Lega per “contrastare boom di cinghiali”. Pompignoli “situazione intollerabile. Danni a imprese e territorio”

cinghiale1Cesena, 22 luglio. È stata approvata a maggioranza dall’Assemblea legislativa regionale, nel corso della manovra di assestamento al bilancio 2021, una risoluzione della Lega e sottoscritta anche dal consigliere regionale di Forlì Cesena, Massimiliano Pompignoli, in cui si “impegna la Giunta regionale ad attivarsi presso il Governo ed il Parlamento affinché siano predisposte misure straordinarie per il controllo dei cinghiali la cui presenza è in esponenziale aumento sul territorio nazionale, e sia ampliato all’interno della Legge 157/1992 l’elenco delle figure abilitate ad effettuare tali attività, riconoscendo la figura e il ruolo del coadiutore volontario, anche come figura di pubblica utilità e si possa procedere, da parte delle amministrazioni regionali, alla semplificazione della richiesta di autorizzazione al prelievo.”

“È sotto gli occhi di tutto il continuo aumento, su tutto il territorio regionale, del numero di ungulati selvatici, come cinghiali e caprioli, al di fuori dei propri habitat naturali” – spiega Pompignoli – “la loro eccessiva presenza comporta rischi di squilibrio biologico di vasti ecosistemi territoriali, l’aumento dei danni alle coltivazioni agricole e pericoli, sempre più frequenti, per l’incolumità pubblica. Le misure previste dalla normativa nazionale per il controllo di tali specie non sembrano più sufficienti a contenerne la presenza, con la conseguenza che sono in grave difficoltà l’operatività e l’attuazione dei piani di controllo a livello regionale. Risulta quindi sempre più necessaria l’introduzione di misure volte a regolamentare meglio e a rendere maggiormente incisive le attività di controllo della fauna selvatica attraverso un aggiornamento della Legge nazionale 157/1992 che preveda specificatamente l’introduzione della figura del coadiutore volontario formato, il quale, dopo avere seguito appositi corsi di formazione, a titolo volontario fornisca supporto nell'effettuazione del contenimento numerico della fauna selvatica, oggi in capo solo agli agenti dipendenti di regioni, province e città metropolitane. Cosa che è già stata avvallata dalla Corte Costituzionale che ha mutato orientamento, legittimando la possibilità di ampliare la platea delle figure abilitate a prendere parte alle operazioni di controllo faunistico a scopo di contenimento, per tutti quei soggetti purché adeguatamente formati, come proprietari e conduttori di fondi agricoli provvisti di licenza di caccia, altri cacciatori abilitati, guardie venatorie e ambientali volontarie, guardie giurate, a fronte dell’aumento esponenziale di cinghiali, della riduzione del personale incaricato di controllarli e dell’aumentato rischio di danni alle coltivazioni agricole e per la sicurezza dei cittadini.”

 

Ufficio Stampa Lega Romagna

ARCI CACCIA Puglia: Rilanciare la gestione faunistica e gli ATC. Non possono pagare solo i cacciatori ulteriori oneri.

arcicaccia logo co1I cacciatori – dichiara L’Avv. Giuseppe De Bartolomeo, Vice Presidente Nazionale e Presidente Regionale – hanno dimostrato solidarietà e vicinanza al paese per il dramma del Covid, raccogliendo fondi, impegnandosi in azioni di volontariato attivo. Rifuggendo populismi sterili e proposte che non hanno trovato ascolto in nessuna regione, oggi chiedono all’assessore Pentassuglia e alla Giunta di farsi parte attiva nel “reperimento” di risorse a sostegno del lavoro degli ATC.

Queste istituzioni sottovalutate dallo stato centrale nella loro insostituibile funzione di gestori del patrimonio faunistico “bene comune” hanno bisogno di legittimazione formale del loro ruolo e di risorse.

Necessita metterli nelle condizioni migliori per affrontare il riequilibrio delle specie che arrecano danni all’agricoltura già sofferente, dagli storni, alla xylella, dalle specie opportunistiche, ai cinghiali.

Queste situazioni non possono più restare ingovernate. I cacciatori negli ATC vogliono da volontari dell’ambiente fare la loro parte, a difesa degli agricoltori. Per questo l’ARCI Caccia propone di dare voce e sostanza alle proposte di legge che giacciono in Parlamento per dare, nel rispetto delle leggi e con il supporto del mondo scientifico e universitario pugliese, più autonomia di azione, ma chiede anche che parte delle tasse di Concessione Governative tornino alla Regione e agli ATC per ripristini ambientali, danni affinché la stagione si avvii all’insegna di un ambiente migliore e con più gratificazione dei cacciatori.

Auspichiamo che l’Assessore vorrà essere protagonista di un riconoscimento degli ATC tra i soggetti impegnati in progetti ambientali e di tutela degli interessi degli agricoltori avendo possibilità di accedere a finanziamenti europei.

FIDC: CONSUMO DI SUOLO IN ITALIA. UN TREND PREOCCUPANTE

federcacciaSiamo arrivati alla pubblicazione dell’ottava edizione del “Rapporto sul consumo del suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” (SNPA 2021) e purtroppo non ci sono novità positive rispetto ai report precedenti in quanto in Italia si continua a consumare e a degradare il nostro terreno agrario e naturale


Roma, 21 luglio 2021 – Il suolo. Una risorsa fondamentale per l’esistenza dell’uomo, difficile da ripristinare in caso di degrado e soprattutto non rinnovabile e pertanto destinata a non aumentare nel tempo. I dati relativi al 2020 mostrano infatti un elevato trend di consumo del suolo che l’anno scorso ha raggiunto un + 56,7 km2 di nuove superfici artificiali e che corrispondono a quasi 2 metri quadrati di terreno perso ogni secondo.
La cosa che sorprende di più è che il processo di urbanizzazione e il consumo del suolo non hanno un legame diretto con lo sviluppo demografico della popolazione. Le superfici artificiali sono infatti cresciute l’anno scorso malgrado i rallentamenti delle attività nel 2020 per pandemia e malgrado anche la flessione demografica della nostra popolazione nazionale. Oggi a livello procapite abbiamo raggiunto i 359 m2 di suolo perso per abitante, contro i 349 m2/abitante di 5 anni fa, mentre la copertura artificiale del suolo a livello nazione si è assestata al 7,11%; un valore assai elevato specie se confrontato con la media UE del 4,2%.
Perdita del suolo che non risparmia nessun’area geografica della nostra penisola, ma che comunque risulta più critica nelle aree urbane e periurbane e soprattutto a scapito delle aree agricole e della vegetazione erbacea. Ciò rende sempre più frammentati e isolati i residui di suolo libero intorno alle aree urbanizzate, che a loro volta diventano più vulnerabili alla futura urbanizzazione in quanto resi più accessibili. I dati confermano così una densificazione delle aree urbane, per questa perdita continua di superfici naturali interne e limitrofe, che rende le nostre città sempre più compromesse e poco sostenibili in quanto meno efficienti in termini di regimazione delle acque e di mitigazione del clima locale.
Il consumo del suolo è risultato inoltre particolarmente accentuato in alcune regioni in particolare della pianura del nord come Lombardia e Veneto, ma elevato è stato anche in tutta la costa (in particolare la costa adriatica, la costa siciliana e nella Puglia meridionale) e in tutte le principali città metropolitane. Non si sono risparmiate nemmeno le aree vincolate a tutela paesaggistica, ad elevata pericolosità idraulica e di frane e nemmeno le aree ad alta pericolosità sismica. Tutte queste delicate aree hanno infatti subito ingenti perdite di suolo, nell’ordine di oltre 4 mila ettari rispetto all’ultimo anno.
Il pericolo di tutto ciò va letto chiaramente anche nella perdita di superfici naturali ed agrarie e soprattutto come una più complessa perdita di servizi ecosistemici che vengono forniti dal suolo e che vanno dalla produzione agraria allo stoccaggio di carbonio, dal controllo dell’erosione alla regolazione del microclima, dalla rimozione di particolato e ozono alla regimazione e regolazione del ciclo dell’acqua, a cui si aggiunge il più complesso valore in termine di qualità stessa del nostro ambiente.
Un danno economico che è stato anche quantificato in termini monetari e si stima intorno ai 3 miliardi di euro ogni anno a livello nazionale.
Tutto ciò premesso c’è da chiedersi quali potranno essere gli scenari futuri.
Sicuramente saranno pessimistici se continuiamo con questo trend e se continuiamo a non dare ascolto a questi rapporti. Con queste velocità siamo inoltre lontani dal raggiungimento del consumo zero del suolo previsto a fine decennio dall’Agenda 2030, ma soprattutto i costi che dovremmo sostenere per compensare la perdita di tutti i servizi ecosistemici mancati raggiungerebbero un valore complessivo nel periodo compreso tra il 2021 ed il 2030 di quasi 100 miliardi di euro.
Inutile sottolineare che bisogna fare qualcosa e soprattutto nell’immediato. Prima di tutto servirebbe una norma a livello nazionale sul consumo del suolo che ne regolamenti l’utilizzo e intervenga sul ripristino delle superfici degradate (un disegno di Legge è stato presentato al riguardo, ma è ancora in discussione al Senato da alcuni anni).
Al contempo servirebbe anche una maggiore consapevolezza di tutta l’opinione pubblica sulla problematica della tutela del suolo in quanto, in tematiche ambientali, è troppo spesso distratta e interessata ad altre questioni più coinvolgenti dal punto di vista emotivo e di cui purtroppo il consumo del suolo non sembra fare parte.
Per approfondimenti: https://www.snpambiente.it/2021/07/14/consumo-di-suolo-dinamiche-territoriali-e-servizi-ecosistemici-edizione-2021/
Ufficio Studi e Ricerche Faunistiche e Agro-Ambientali Federcaccia

Carne di selvaggina per solidarietà alimentare, prima consegna al Banco alimentare toscano

logo regione toscanaE’ prevista per oggi, mercoledì 21 luglio, alle ore 9.30, nella sede del Banco alimentare di Firenze, all’interno del Mercato ortofrutticolo

Si tratta della prima consegna di un lotto di carne di selvaggina cacciata, in seguito all’impegno congiunto degli assessorati regionali alla salute e all’agroalimentare, delle Asl, degli Ambiti territoriali caccia toscani e del settore venatorio.
Questa iniziativa benefica è progettata e finanziata dalla Regione Toscana con la delibera di Giunta 1147 del 2020 ed è finalizzata al sostentamento delle famiglie in difficoltà, anche a causa della particolare congiuntura sanitaria ed economica.

Interverranno gli assessori regionali alla salute, Simone Bezzini e all’agricoltura Stefania Saccardi, il presidente del Banco alimentare toscano Leonardo Berni, il coordinatore degli Ambiti territoriali caccia toscani Roberto Vivarelli, alcuni rappresentanti delle Aziende sanitarie locali, i dirigenti dei settori regionali interessati (Prevenzione collettiva e Attività faunistico-venatoria).

E’ prevista, inoltre, la presenza di rappresentanti dei Lions Clubs locali, che – in sinergia con il Banco e i Centri di lavorazione selvaggina coinvolti nell’iniziativa – hanno finanziato una fase post-produttiva che permette, attraverso il surgelamento, di allungare i tempi di conservazione della carne confezionata.

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Ambiente

Enogastronomia

Attrezzatura