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ANLC: Menzogne e terrorismo mediatico

ANLC: Menzogne e terrorismo mediatico

 

Ancora una volta l’ideologia animalista è riuscita, con la complicità di alcuni organi di stampa, nell’intento di seminare allarmismo attraverso un comunicato stampa imbottito di falsità, banalità e luoghi comuni.
Purtroppo, il ricorrente terrorismo mediatico delle innumerevoli sigle animaliste ha trovato una inaspettata e compiacente sponda proprio su un quotidiano online di “provincia” e non un grande organo di informazione metropolitano.
Viterbo News 24 che ha pubblicato in maniera del tutto acritica il lungo comunicato di Animalisti Italiani dovrebbe invece conoscere molto bene la realtà ambientale e sociale di un territorio nel quale la caccia riveste un ruolo sempre più fondamentale per la gestione globale dell’ambiente agro-silvo- pastorale che è pesantemente penalizzato da una fauna selvatica (soprattutto ungulati) che risulta in costante, massiccio incremento, e che costituisce un pericolo concreto per l’economia agricola e per la sicurezza pubblica.
Ognuno, ci mancherebbe altro, è liberissimo di manifestare i propri convincimenti ideologici e anche la propria avversione alla caccia ma ci sono dei limiti, anche legali, che non possono e non debbono essere oltrepassati.
Innanzitutto, non si può disturbare la pratica venatoria che NON è uno sport ma un’attività umana millenaria severamente regolamentata da una lunga serie di norme nazionali e internazionali che sono basate sulla scienza e non sul fanatismo ideologico di una quindicina di persone.
In secondo luogo, non si può dire che, negli ultimi 5 anni, la caccia abbia causato 115 morti se invece i dati reali, eliminati gli infarti, le banalissime cadute o, peggio ancora, gli omicidi e i suicidi che qualche benemerita associazione conteggia disgustosamente fra gli incidenti venatori, parlano di 80 morti fra i quali 7 estranei alla caccia.
Certo, 80 morti in 5 anni non sono poca cosa ma non si può e non si deve dimenticare che altre attività umane hanno provocato un numero di vittime incredibilmente maggiore.
Una ricerca del CNCN ci consente di riportare dati reali, e non taroccati con l’aggiunta di infarti e omicidi come invece sono solite fare alcune associazioni anticaccia.
Questo è il confronto dei morti negli ultimi 5 anni fra le principali attività svolte all’aria aperta: caccia 80 (fra cui 7 non cacciatori); pesca 56; balneazione e attività similari 537; raccolta funghi e altri frutti di bosco 145; escursionismo e passeggiate 479; alpinismo e attività similari 158; attività subacquea 132; sci e attività similari 124; nautica e torrentismo 65; volo sportivo e similari 88.
Come si vede, a dispetto dei toni apocalittici usati dai soliti comunicati animalisti la caccia non è certo l’attività più pericolosa ma occupa il terzultimo posto dopo la pesca e la nautica. Un’altra argomentazione scorretta e mistificatoria è voler collegare il fenomeno del saturnismo all’attività venatoria, facendo finta di ignorare che il piombo è ormai vietato nelle zone umide e in quelle di protezione speciale. L’invocazione della chiusura definitiva della caccia al 31 gennaio si commenta da sola ed altrettanto ridicola è la storia della caccia a marzo. Infatti, i prelievi di alcuni ungulati sono previsti (e richiesti) dal mondo scientifico e avvengono in tutta Europa per cercare di mantenere un ottimale equilibrio nelle popolazioni di alcune specie per evitare epizoozie e danni al patrimonio agroforestale.
Infine, c’è la grottesca esibizione di una manciata di bossoli faticosamente raccolti chissà dove, ben sapendo che l’abbandono delle cartucce sul territorio è vietato dalla legge e sanzionato in misura maggiore dell’abbandono di rifiuti tossici o delle centinaia di migliaia di tonnellate di schifezze lungo i bordi delle strade.
Insomma, nonostante le consuete mistificazioni e le stupide sceneggiate con pentole e campanacci, la violenta e intollerante avversione alla caccia ha esclusivamente motivazioni ideologiche e di natura personale. Non esistono giustificazioni scientifiche (la biodiversità italiana è fra le maggiori del mondo e le popolazioni di fauna cacciabile sono ovunque stabili o in continuo aumento). E per ultimo, è del tutto infondata la tanto sbandierata pericolosità sociale della caccia.


Il Presidente


Paolo Sparvoli

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