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ACMA. IL MINISTERO CONTINUA A PROIBIRE I RICHIAMI

ACMA. IL MINISTERO CONTINUA A PROIBIRE I RICHIAMI

Il Ministero della Salute il 19 febbraio scorso ha emanato una nuova disposizione in materia di influenza aviaria e di riflesso sui richiami vivi, che proroga il divieto del loro utilizzo nelle Regioni ad alto rischio (quelle indicate nella Disposizione del 30 ottobre 2017) fino al 30 aprile 2018. Attualmente la caccia è chiusa e questo divieto non è influente ma, ancora una volta, non condividiamo assolutamente l’atteggiamento del Ministero che non ha minimamente adeguato il suo orientamento in base agli effettivi rischi e focolai sin qui emersi mantenendo il veto anche in regioni che di aviaria non hanno sentito parlare da anni (come l’Umbria) o che hanno avuto un singolo caso in tutto il 2017 (come il Lazio ed in particolare nella sola Provincia di Roma), o anche in certe Province che, pur localizzate in Regioni definite ad alto rischio, non hanno mai avuto focolai della malattia. A maggior ragione leggendo le premesse della Disposizione: “considerata la favorevole evoluzione della situazione epidemiologica della malattia sul territorio nazionale, comprovata dall’assenza di nuovi focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità nell’anno 2018” (e, aggiungiamo noi, l’ultimo è dell’11 dicembre 2017)! Se la situazione è favorevole allora perché il divieto non è stato revocato? Lo sarà alla prossima scadenza? Si vuole attendere ancora qualche mese per vedere se il trend positivo sarà confermato? Certo che, se è bastato il caso del famoso fischione del dicembre 2016 per vietare immediatamente i richiami vivi in tutta Italia, constatare che non bastino oltre due mesi di calma piatta per revocarlo, è a dir poco fastidioso. L’Acma ha sollecitato la Federcaccia affinché sia richiesto ufficialmente un incontro al Ministero per confrontarsi ancora una volta su queste tematiche e, in particolare, sulla “responsabilità che si affibbia ai richiami vivi (secondo noi pari a zero) nel diffondere il virus, poiché ci sembrano francamente sovradimensionate nei luoghi e nei tempi, proponendo in pratica un protocollo di misure idonee a tutelare la salute pubblica senza vessare inutilmente una intera categoria di corretti appassionati e un intero Paese.

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