Dal Consiglio Nazionale Arci Caccia un sunto della relazione del Presidente Maffei
- Scritto da Redazione
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Venerdì 19 dicembre 2025 si è svolto l’ultimo Consiglio Nazionale di Arci Caccia del 2025. Un appuntamento denso di contenuti, a partire dall’approvazione del Bilancio di Previsione per il 2026 e al lancio della campagna per il XIII Congresso, che si svolgerà nel 2026. L’intervento del Presidente Nazionale ha toccato vari punti comprendenti l’attualità ed il futuro dell’attività venatoria e dell’Associazione:
1) La proposta di un modello di attività venatoria che si basi sulla caccia sociale e il rifiuto di qualsiasi tentativo di privatizzazione.
2) Un nuovo rapporto con la politica, che guardi al dialogo con tutte le forze dell’arco parlamentare disponibili ad un confronto costruttivo. In modo da ottenere gli strumenti normativi necessari per una gestione efficace, che dia un futuro all’attività venatoria e un argine alla deriva animalista che sempre più permea la società. Partendo da un principio che siamo costretti a riaffermare senza ipocrisia, noi siamo per il primato della persona, come previsto dalla nostra Costituzione che, contrariamente all’interpretazione che ne dà il mondo ambientalista, sancisce che benessere animale e paesaggio sono sempre in funzione e nell’interesse del progresso generale della “persona Umana”.
3) Una difesa dell’istituto degli ATC, unico strumento di gestione disponibile, pur se perfettibile e migliorabile. Organismo che in maniera subdola è sotto attacco, perché nel tentativo di affermare un modello privato, va fatto saltare quello pubblico. Una struttura che va resa dinamica e funzionante, semplificandone la costituzione e la gestione, eliminando i difetti, a partire dai tentativi egemonici dell’associazione maggiore.
4) I rapporti con le altre Associazioni venatorie sono, oggi, formalmente buoni ma sostanzialmente nulli. Nei territori, in particolare, si perde anche quel minimo di correttezza che c’è a livello centrale. Da molti mesi non si riunisce la Cabina di Regia, qualunque azione coordinata è frutto di soli contatti personali. Lo stesso Comitato Tecnico Faunistico, finita la bagarre dei calendari, non elabora nulla e propone ancora meno. Ribadiamo la necessità di un organismo federale di rappresentanza del mondo venatorio.
5) Ripensare il rapporto col mondo agricolo, che deve essere coinvolto nella gestione. Infatti, le aziende agricole possono dare un grande contributo nel creare ambiente e fauna a servizio della caccia pubblica. Un modo per dare agli imprenditori soddisfazione economica senza che cadano nella tentazione della caccia privata.
6) Arci Caccia da sempre difende l’approccio scientifico al tema caccia ed intende continuare a farlo. Ma le contraddizioni interne a quel mondo e, a volte, l’insostenibilità di certe posizioni, rischiano di mettere all’angolo soprattutto la scienza. Registro che, ultimamente, alcune posizioni sono state ritenute non corrette persino dai Tribunali. Un tema che affronteremo nel nostro Congresso, per cercare di dare risposte alle tante domande che vengono dalla caccia.
Ad esempio, occorre un’analisi sulle ricadute che il cambiamento climatico può avere anche sull’attività venatoria. Elementi di nuova conoscenza che potrebbero portare ad una seria riflessione su alcune modifiche alla gestione della nostra passione in Italia, nell’interesse dei cacciatori e della biodiversità.



