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Luca Gironi

Luca Gironi

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Da oltre un anno in attesa di risposte nell’agosto 2016, Regione Lombardia, tramite la conferenza Stato-Regioni, chiedeva la convocazione di un tavolo tecnico che definisse le condizioni entro le quali attivare in maniera legittima le deroghe previst

“È da oltre un anno che, sulla caccia, attendiamo riposte del ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti”. Così dichiara l’assessore regionale all’Agricoltura Gianni Fava, che ricostruisce la vicenda legata alla caccia in deroga e il conflitto fra lo stesso ministero dell’Ambiente e un ente sotto il suo diretto controllo, che è Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.

“Un anno fa, ancora nell’agosto 2016, Regione Lombardia, tramite la conferenza Stato-Regioni, chiedeva la convocazione di un tavolo tecnico che definisse le condizioni entro le quali attivare in maniera legittima le deroghe previste dalla Direttiva Uccelli – ricorda Fava -. Tavolo che dopo mesi si è costituito, ma senza pervenire a risultati, tanto più che il ministero dell’Ambiente non era neanche riuscito a garantire una presenza sistematica di Ispra”.

“Il lavoro di Regione Lombardia, che a quel tavolo aveva cercato di portare un contributo costruttivo, è stato mortificato dai pareri resi nel giugno di quest’anno da Ispra, alla nostra richiesta di attivare gli impianti di cattura dei richiami vivi e di esercitare il prelievo venatorio in deroga – prosegue l’assessore -. In quei pareri Ispra non entrava nel merito scientifico delle richieste, ma si limitava a dichiarare illegittime le deroghe e a richiamare Regione Lombardia alle sue responsabilità pecuniarie, in caso di riapertura della procedura di infrazione, smentendo il ministro dell’Ambiente e tutte le aperture che, a parole, aveva fatto nei mesi precedenti. In quell’occasione chiesi conto pubblicamente al ministro Galletti di questa discrepanza tra le sue dichiarazioni e il comportamento di un ente controllato dal suo stesso ministero. Non ne pervenne alcuna replica”.

Anche il governatore Maroni in campo. “Anche il presidente Maroni, che sul tema ha incontrato le associazioni venatorie, ha scritto al ministro – specifica l’assessore Fava – al fine di avere un incontro per dirimere la questione delle deroghe in tempo utile per affrontare la stagione venatoria che sta per aprirsi. Noi restiamo in attesa di un cenno del Ministro”.

L’assessore Fava è intervenuto anche sulla questione dei tesserini venatori: “Stiamo ricevendo sollecitazioni da diverse componenti del mondo venatorio a fare chiarezza sul tema della compilazione dei tesserini venatori, in particolare sul tema dell’annotazione del capo di selvaggina abbattuto. La legge europea 2015-2016, approvata dal Parlamento nazionale, aveva introdotto infatti l’obbligo dell’annotazione subito dopo l’abbattimento, lasciando però adito a interpretazioni diverse, ed esponendo i cacciatori ad inutili possibili contenziosi – spiega -. Per questo, da subito, con provvedimento amministrativo, Regione Lombardia aveva precisato che il capo dovesse essere annotato una volta abbattuto e raccolto, stabilendo così una regola decisamente più chiara e difficilmente equivocabile. Regola che abbiamo comunque deciso di tramutare in legge: alla prima occasione utile, ho concordato con il consigliere Roberto Anelli la presentazione di un pdl di modifica della legge 26, per sancire definitivamente la norma e garantire il cacciatore da possibili sanzioni dovute solo ad un problema interpretativo”.

(http://www.valtellinanews.it/articoli/caccia-da-oltre-un-anno-in-attesa-di-risposte-20170907/ )

 

ANLC: Paolo Sparvoli risponde alla lettera alle associazioni inviata da Sergio Sorrentino

Che strana che è la politica. O almeno certa politica, soprattutto se venatoria.
Ho appena ricevuto, come tutti gli altri miei omologhi presidenti delle associazioni venatorie, una lettera firmata dal presidente dell’Arcicaccia Sergio Sorrentino il quale, anche se in apparenza sembra rivolgersi quasi esclusivamente alla Federcaccia, in ultima analisi contiene un accorato appello all’unità del mondo venatorio.
Non nascondo che la missiva mi ha sorpreso molto e cercherò di spiegare i motivi di questo stupore.
Tanto per essere chiari, mi piacerebbe sapere cosa è riuscita a costruire, in questi lunghi anni che si potrebbero definire “postfermarelliani”, la consorella legata a triplo filo non solo all’apparato politico della sinistra governativa (le sigle che si sono alternate negli anni sono così tante che è una fatica immane ricordarle tutte) ma anche ad una certa frangia dell’ambientalismo italiano che risponde al nome di Legambiente.
Così, dopo aver contribuito a creare, e a distruggere, l’esperienza Unavi, l’Arcicaccia ha iniziato un lungo periodo di volontario isolamento durante il quale è andata a braccetto con Legambiente fino al punto da boicottare l’importantissima conferenza di Venezia che aveva il solo peccato originale di essere stata convocata da Alemanno, a quel tempo ministro dell’Agricoltura.
Poi è stata la volta di Face Italia ai cui lavori, che sono stati preziosi ma molto faticosi e dispendiosi (campagne pubblicitarie, indagini demoscopiche e studi universitari) l’Arcicaccia si è ben guardata dal partecipare, restando ai margini ma prontissima a cogliere i frutti di tale impegno.
Ma non è bastato. Un bel giorno Arcicaccia ha deciso di rientrare in Face Italia imponendo però il dazio di una alleanza improbabile e anzi suicida con Legambiente.
Ovviamente tale dazio, accettato con entusiasmo da Federcaccia, Anuu e Enalcaccia, per noi era e continua ad essere assolutamente insostenibile tanto che, con estrema anche se dolorosa coerenza, il ritorno di Arcicaccia in Face Italia, a braccetto con gli eterni nemici di Legambiente, ha segnato la nostra immediata e irrevocabile uscita dal coordinamento.
Poi c’è stato, come dice l’amico Sorrentino, un susseguirsi di esperienze, più o meno autorevoli e rappresentative – dalla CCT alla Fenaveri – che però sono tutte inesorabilmente naufragate sommerse dalle solite lotte intestine e dal desiderio di prevaricare e soffocare le specificità delle varie associazioni venatorie.
Ora, con questa missiva dai contenuti e dai toni difficilmente condivisibili, viste le esperienze di questi ulti anni, l’Arcicaccia torna a sollecitare una specie di unione sottolineando perfino le presunte difficoltà della FIDASC a rappresentare le armi sportive da caccia come se tali difficoltà dipendessero davvero dalla gestione e non da una generica avversione dell’opinione pubblica nei confronti della parola “caccia”.
Peraltro, tale richiamo risulta ancora più incomprensibile se si esamina proprio l’arrogante scalata ai vertici della FIDASC compiuta proprio da Arcicaccia e da Federcaccia che hanno monopolizzato totalmente la gestione della Federazione emarginando completamente le altre Associazioni.
Per quanto sopra ricordato, la lettera dell’amico Sorrentino viene considerata quasi irricevibile dalla Libera Caccia che, non solo non è per niente in “stallo” come afferma il presidente di Arcicaccia, ma è in continua e costante crescita a livello di rappresentatività e proprio per le sue incessanti e coraggiose battaglie di natura sindacale e non certo politica.
Comunque la Libera Caccia è e resta completamente disponibile ad analizzare con pragmatismo le difficoltà della caccia in Italia per individuare percorsi condivisibili da intraprendere in maniera unitaria, ma pone una condizione assoluta e irrinunciabile: il disconoscimento ufficiale, da parte delle associazioni che l’hanno sottoscritto, dell’accordo stipulato con Legambiente che si è dimostrato e si sta dimostrando anche in questi giorni assolutamente sconsiderato e suicida.
Solo a questa condizione l’Anlc, che non è un’associazione di estremisti ma un vero e proprio sindacato dei cacciatori è disposta a riprendere immediatamente ogni dialogo e collaborazione con le consorelle per lavorare con spirito costruttivo alla difesa del mondo venatorio senza pregiudiziali di natura politica e, soprattutto, senza alcun egemonismo da parte di nessuno.
E senza parlare di fusioni.

Il Presidente
Paolo Sparvoli

Arci Caccia: Finalmente l’ANUU batte un colpo e cosa propone? Una casa comune dei cacciatori italiani dentro la FIdC?

Siamo lieti che l’ANUU passi dalle lettere secretate al dibattito pubblico, così da consentire la consapevolezza diffusa di quanto accade nel mondo venatorio. Eliminare ipocrisie e doppi fini è una necessità per difendere bene la caccia, la FENAVERI doveva servire appunto a questo.

Scrive l’ANUU che fin dal 2010 il suo scopo era formare un’Associazione unica. Allora il tema era lo scioglimento di ANUU e CPA e la loro confluenza in FIDC.

Sono passati 7 anni e le Associazioni sono tutte al loro posto. All’ANUU piace il termine “fusione” che è equivalente a “scioglimento” o a “si mette a disposizione” della FIdC. Si ha paura di chiamare le cose con il loro nome. Se l’ANUU riteneva di risolvere così i problemi della caccia perché non è confluita in FIdC?

Questa indecisione non è onesto attribuirla, come fatto anche nella lettera inviataci, ad altre Associazioni. Sette anni e non hanno ancora la “casa comune”; questo parto assomiglia tanto a una gravidanza isterica. Castellani sfugge volutamente, per non entrare nel merito di quale Associazione si beatifica parlando di “case”, comuni o di altro tipo. Dai Notai, per le “case”, si fanno gli atti di compravendita non gli Statuti delle Associazioni!

Crediamo nel diritto dei cacciatori di conoscere.

Reiteriamo la richiesta di chiarimenti. L’ANUU si scioglie? Non fa più tessere sue? Quali allora? Così piace all’ANUU? Non hanno ancora maturato una proposta. Contraddizioni su contraddizioni.

L’ANUU, che non vede l’ora di iscriversi ad altro, intanto sgomita e “appalta” ad una Associazione della FIdC Toscana di farle tessere; si, proprio quella che li ha convertiti a “sinistra”! L’ANUU ha investito nel Tavolo della Fauna Selvatica con Legambiente, noi e Federcaccia (che rivendica il ruolo di grande mecenate), ora rinnega i Tavoli.

I cacciatori, più conosceranno, più riusciranno a decidere di quali tessere si sono stufati. Basta sigle riciclate e di comodo della “casta”… La Toscana insegna.

La CCT (oggi tutta FIdC) allora con l’ARCI Caccia, ha perso iscritti a vantaggio di altre Associazioni. La colpa è dei cacciatori?

L’ARCI Caccia, lo ribadiamo, è per una Federazione delle Associazioni Venatorie Nazionali. Vogliamo costituire contestualmente le FENAVERI Nazionale e Regionali. Non avevamo e non abbiamo la presunzione di farla da soli (a differenza di altri, non siamo autoreferenziali).

L’ANUU e la FIdC rigettano questa prospettiva in barba allo Statuto FENAVERI, da loro sottoscritto. La lettera dell’ANUU e le posizioni di FIdC non lasciano dubbi. La Federazione di Associazioni è indigesta, di comodo, un posteggio da usare in attesa di entrare in FIdC. Noi in FIdC, o comunque la chiameranno, non entreremo mai!

Se la vera novità sarà inventare un’Associazione nuova e non “papocchi”, si fondi un’Associazione moderna, ricominciando ex-novo. Le responsabilità della crisi della caccia hanno radici nell’Associazione unica FIdC che, da quando non più obbligatoria, ha portato – per libera scelta – il 50% dei cacciatori ad iscriversi ad altro. L’ANUU vuole imporre la Tessera unica, altrimenti non si riesce a restaurare il vecchio modello. È un errore, i cacciatori non hanno l’anello al naso e sanno che, l’associazione più grande, con tutto il folklore delle sigle di comodo nate per “comandare”, ha la maggiore responsabilità della crisi venatoria.

Invece, occorre fare di più per informare e documentare le intenzioni delle Associazioni perché possano – i soci – decidere. Se credono nella restaurazione, sceglieranno la FIdC.

L’ANUU è preoccupata e vuole sopprimere le Associazioni per eliminare l’offerta di cultura venatoria. Questo è un suicidio, serve alle conventicole. Si parta dalle proposte. Quale caccia per l’oggi e per il futuro? Difendere la possibilità di andare a caccia anche per chi non può permettersi il “portafoglio a soffietto”.

È obiettivo comune? Come si raggiunge?

La FENAVERI doveva servire a questo ed è rimasta un’operazione di facciata, una sigla con cui giocare a nascondino. Contrastare, come scrive l’ANUU, il coordinamento – anche quei pochi che esistono nelle Regioni – è un errore, ci si confronta, ci si unisce o divide sulle cose concrete, infatti, in Lombardia l’ANUU era con le altre Associazioni, per combattere il monopolio di Federcaccia negli ATC.

L’incontro tra le Associazioni venatorie nazionali che abbiamo proposto, ancorché saltuario e provvisorio, rappresenta una forma di rispetto verso i tanti volontari di tutte le Associazioni che, nei territori, non pensano solo a tutelare le loro sedi, dipendenti, ecc…, ma i cacciatori e con questo spirito danno le tessere.

Non sono il male cui va imposto di ritornare all’ovile. Hanno testa, cuore, idee, amore per la caccia popolare. Li tradisce chi pensa all’abolizione dell’842, soluzione utile ai soli benestanti. Quando li metterete nelle condizioni di costruirsi una nuova Associazione con nuovi gruppi dirigenti che potranno scegliervi, noi ci saremo a sostenerli. Altri artifici sono solo fatti vostri.

Non vogliamo ripetere i tanti mila euro dati alla FACE per dipendenti, sedi, etc…, affidiamoli alle decisioni del popolo venatorio. L’Europa per voi è stata promettere più tempi, più specie, più richiami, più catture, più roccoli: sono solo decenni che abbaiate alla luna… e sempre con la stessa, unica ma inutile voce.

Intanto, mentre c’è il rischio, in alcune Regioni, di “mutilare” l’Apertura Generale, collaboriamo per prendere un’iniziativa comune per evitare limitazioni senza scuse!

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