Menu
RSS

facebooktwitteryoutubehuntingbook

Luca Gironi

Luca Gironi

Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

PIEMONTE: LIBERA CACCIA SCRIVE AD ASSESSORE, A.T.C. E C.A.

Riceviamo e pubblichiamo:

Oggetto: nomine nuovi Comitati di gestione A.T.C. e C.A. piemontesi

Preg.mo Assessore Giorgio Ferrero,
il 15 agosto sono scaduti i termini per il commissariamento di A.T.C. e C.A. piemontesi, originato da una sentenza del TAR che ha costretto Regione Piemonte a rinominare i Comitati di gestione; è probabile che ora intervenga un’ulteriore breve proroga, ma in questi giorni ai soggetti interessati stanno arrivando numerose sollecitazioni affinché provvedano a designare i loro nuovi rappresentanti.
Com’è noto la legge 157/92 stabilisce che il cdg sia formato da rappresentanti del mondo venatorio (scelti tra le sole associazioni “riconosciute”) e del mondo agricolo in misura del 30 % ciascuno, mentre gli enti locali e le associazioni ambientaliste designano gli altri esponenti, nella misura del 20% cadauno.
Essendo in totale dieci i membri di tali comitati, è chiaro come al mondo venatorio tocchi indicare tre rappresentanti per ogni cdg, scelti questi sulla base della consistenza numerica di ogni singola associazione all’interno di ambiti e comprensori, e con il limite che per ottenerne due sia necessario avere almeno la rappresentanza del 55% di cacciatori.
Tocca quindi ad ogni singolo A.T.C. e C.A. segnalare alla Città Metropolitana di Torino e alle Province, che sono gli enti che procedono alle nomine, la suddivisione dei cacciatori per ogni singola associazione venatoria, e questo sulla base di una dichiarazione d’appartenenza rilasciata dagli stessi all’atto del ritiro del nuovo tesserino venatorio.
Pare che però questa volta vi siano problemi, perché gli A.T.C e C.A. sono stati chiamati a fornire i dati relativi all’ultima stagione venatoria, la 2017/18, e che questi non siano disponibili, o risultino largamente incompleti visto che lo scorso anno non tutti li raccolsero correttamente.
Qualcuno propone di utilizzare quelli dell’annata precedente, addirittura ancor più vecchi, ma ciò sfugge alla logica di avere una fotografia realistica ed attuale del mondo venatorio, anche perché sarebbe come…governare sulla base dei risultati elettorali di due anni prima!
A ciò s’aggiunge il fatto che il prossimo 13 settembre il Consiglio di Stato dovrà esprimersi su un altro ricorso del mondo venatorio relativo all’art. 38 della l.r. 26 del 22/12/15, la così detta “Razionalizzazione dei Comitati di gestione degli ATC e CA” con il quale si era provveduto al loro accorpamento gestionale.
Qualora il Tribunale Amministrativo di grado supremo dovesse dar ragione ai ricorrenti, e i tempi della sentenza potrebbero essere successivi a quelli delle nuove nomine, c’è il rischio che i cdg siano nuovamente da rifare, riportando la situazione a quella attuale.

Per tutte queste ragioni, ed in virtù del fatto che i prossimi Comitati di gestione resteranno in carica sino a tutto il 2022, si invita la Regione a soprassedere alle nuove nomine almeno sino alla fine dell’anno, suggerendoLe quindi di attendere non solo la sentenza del Consiglio di Stato, ma anche i dati definitivi dell’appartenenza alle varie associazioni venatorie dei cacciatori di tutti gli A.T.C. e C.A. piemontesi.
Solo così sarà possibile avere enti nominati che siano davvero fedele espressione delle varie categorie interessate, cacciatori compresi.

Ringraziando per l’attenzione, Voglia infine gradire i nostri più cordiali saluti.

Associazione Nazionale Libera Caccia Regione Piemonte

URCA:. LE RAGIONI DEL RICORSO CONTRO LA DELIBERA CONSIGLIO REGIONALE N° 633/2018

URCA ha ritenuto necessario e doveroso intervenire in ordine all’ultimo e più grave dei provvedimenti straordinari emanati dalla Regione Toscana ed avente ad oggetto, tra l’altro, l’estensione dei tempi del prelievo del capriolo anche al periodo 15 agosto-30 settembre e 1 gennaio-15 aprile.

Occorre rilevare, in primis, che la delibera relativa al calendario di prelievo della specie capriolo in Toscana è solo la più eclatante delle anomalie emanate. Dato, questo, confermato anche dal parere contrario espresso in merito dall’ISPRA, ovvero dal più autorevole organo di gestione e consultazione dell’ambiente e della fauna nazionale, nonché istituto di emanazione ufficiale del Ministero dell’Ambiente.

Molteplici sono le motivazione tecniche e scientifiche che fondano il parere negativo di ISPRA. Ci limitiamo ad evidenziarne solo alcune fondamentali: il decremento della specie Capriolo rispetto al 2017; la criticità nel sistema di campionamento per superficie; la necessità di rivedere criticamente la cartografia tra aree vocate e non vocate; non conformità delle tempistiche dei prelievi sia per le femmine e piccoli in estate, sia per i maschi con riferimento al periodo invernale. Ci preme ricordare che fino ad oggi, sensibili alle esigenze del mondo agricolo, URCA, con grande senso di responsabilità, non ha mai ritenuto di intervenire laddove si siano predisposti interventi specifici in aree circoscritte con elevata concentrazione di danni.

Tuttavia, URCA non può condividere un generico ed indiscriminato intervento di prelievo su tutto il territorio regionale che non tiene conto delle differenti realtà territoriali, autorizzando, di fatto, un prelievo indiscriminato che rischia di pregiudicare fortemente la sopravvivenza stessa della specie capriolo in intere zone della regione dove questa è in sofferenza.

Si sottolinea, infatti, che, gli attuali provvedimenti regionali si inseriscono in una situazione non chiarita in modo organico, a causa della perdurante carenza del tanto atteso piano faunistico venatorio regionale, non ancora emanato a distanza di due anni dalla Legge Regionale 10/2016, venendo così a mancare l’esatta individuazione delle aree ad alta criticità ed i conseguenziali specifici provvedimenti da applicare. URCA è una associazione di tutela ambientale riconosciuta, composta in grandissima parte da cacciatori, con alle spalle un percorso formativo di alto livello, proteso alla gestione e conservazione di tutte le specie purché questo avvenga nel rispetto dei più rigidi parametri ecologici e scientifici. In queste ore, all’interno della discussione che si sta sviluppando sul territorio, in relazione al provvedimento adottato dal TAR della Toscana, continuiamo a ricevere manifestazioni di stima e di plauso all’iniziativa intrapresa a livello regionale e nazionale. Ciò ci conforta ed allo stesso tempo è chiara dimostrazione che URCA tutela gli interessi dell’intera collettività, tenendo ben presente lo stato giuridico della fauna selvatica, che ricordiamo è patrimonio indisponibile dello stato, quindi di tutti i cittadini e non solo degli specifici portatori di interessi.

 

Bologna li, 27.08.2018

 

Il presidente nazionale Antonio Drovandi

Toscana: procedono bene i lavori per la rinaturalizzazione del Padule Fucecchio

FIRENZE - Procedono a ritmo serrato i lavori nel Padule di Fucecchio. Iniziati il 16 luglio, data di prescrizione della Regione Toscana per permettere alla fauna una indisturbata riproduzione, dopo il taglio della vegetazione, da ieri sono iniziate le attività di scavo dell'alveo e di rimodellazione degli argini, che verranno rinforzati con la il materiale escavato, dei corsi d'acqua presenti all'interno dei due sottobacini Fabbronese e Monaca-Righetti, più vicini all'area dell'invaso del Coccio.

L'area del Padule di Fucecchio, fortemente in sofferenza negli ultimi anni a causa del graduale interramento dei corsi d'acqua, con fasi di siccità quasi completa in estate, potrà quindi iniziare quel processo di miglioramento atteso ormai da anni, fondamentale per garantire la sopravvivenza di uno dei panorami naturali più importanti del nostro paese. Alle cause ambientali negli ultimi anni si erano sommate problematiche burocratiche che impedivano lo scavo e lo smaltimento dei materiali di risulta.

Una situazione complessa che la Regione Toscana si è impegnata a contrastare autorizzando, dopo un iter estremamente articolato, questo progetto che mira ad aumentare sensibilmente la portata d'acqua dei principali canali garantendo anche durante l'estate il deflusso minimo vitale: una chiara inversione di tendenza sia che dal punto di vista burocratico che ambientale. Contemporaneamente ai lavori di scavo, nella zona del Coccio dopo il taglio della vegetazione, seguito da una ripulitura dell'area dai rifiuti (numerosi nonostante la zona sia lontana da centri urbani) effettuata dai volontari del Centro di Documentazione del Padule di Fucecchio, si è proceduto con la verifica dell'eventuale presenza di ordigni bellici inesplosi.

La ditta specializzata, pur non rilevando evidenti situazioni a rischio, non ha escluso completamente la presenza di ordigni risalenti alla seconda guerra mondiale, motivo per cui i tecnici, come prescritto nel cronoprogramma del progetto, stanno comunque procedendo con una bonifica approfondita che terminerà con il collaudo finale da parte degli artificieri del Comando Forze Operative Nord 5° Reparto Infrastrutture – Ufficio B.C.M. del Ministero della Difesa.

Da inizio agosto il Consorzio 4 Basso Valdarno ha provveduto anche all'attivazione degli ossigenatori. Il personale del CNR di Pisa, incaricato delle verifiche dei valori dell'ossigeno disciolto nell'acqua e della sua corretta distribuzione, ha effettuato le analisi lungo i canali di maggior rilievo (canale del Terzo, canale del Capannone e in corrispondenza del Ponte di Cavallaia sul Canale Usciana), decidendo per la messa in funzione degli impianti posizionati a Porto allo Stillo, a Ponte Faini, a Torre e a Castelfranco.

"Torno a complimentarmi per l'efficienza con la quale il consorzio ha affrontato la realizzazione di questo importante intervento – ha detto l'assessore regionale all'ambiente Federica Fratoni -. Per la Regione Toscana, che finanzia in toto l'opera, si tratta di un progetto strategico per la salvaguardia e valorizzazione di un'area di straordinario pregio ambientale. Questo intervento, peraltro, si inserisce in un contesto si rinnovata collaborazione tra enti pubblici, proprietari e associazioni, per la quale abbiamo avviato da tempo il lavoro della consulta. Adesso dovremo dotare il Padule di una regolamentazione unica fra territorio pistoiese e fiorentino, in modo da armonizzare le varie attività e garantire una gestione complessiva coerente".

"Finalmente - ha commentato del commissario straordinario Fabio Zappalorti - siamo nella fase operativa di quest'opera: tutta la struttura del Consorzio è impegnata costantemente nella verifica della corretta esecuzione dei lavori nel rispetto delle tempistiche stabilite. Ringrazio l'assessore Fratoni per il suo supporto e il suo sostegno per la realizzazione di questo importantissimo progetto".

Veneto: La SIPS, insieme alle associazioni venatorie, scrive alla Regione sulle attività cinofile

Fiesso d’Artico (VE), 18 / 07 /2018

Egregio Dott. Giuseppe Pan assessore alla Caccia Pesca ed Agricoltura della regione Veneto, in qualità di Presidente Pro Tempore della Società Italiana Pro Segugio del Veneto, in nome e per conto di tutti i Nostri Soci, con I’appoggio di tutte le Associazioni Venatorie del Veneto, con la presente intendo evidenziare ancora una volta lo stato di arretratezza in cui versa la cinofilia nell’impianto norrnativo della nostra Regione, soprattutto se la poniamo in un piano di confronto diretto con Regioni a noi confinanti quali Emilia Romagna e soprattutto Lombardia, Regione che, al contrario della nostra ha saputo nel tempo conferire attraverso nonne e regolamenti un aspetto di modernità tutela e promozione dell’attività cinofila. Ci permettiamo di osservare che l’attività cinofila, anche e non solo connessa e collaterale all’attività Venatoria, è in primo luogo un’attività che tende alla tutela del benessere animale e alla promozione di cultura ed etica.
Un cane bene educato è sempre una garanzia di tutela per sé stessi e per la collettività, ed un’attività cinofila ben congeniata è da sempre portatrice di principi etici che vcngono trasferiti in ambiti ad essa connaturati.
Ad oggi, di fatto, nel Veneto non possiamo parlare di attività cinofila se non limitata a tempi e spazi gravemente insufficienti.
Ci permettiamo pertanto di allegare una serie di proposte articolate circostanziate, molte delle quali ereditate da esperienze decennali di Regioni a noi vicine, che riteniamo possano finalmente portare anche il Veneto a raggiungere una tutela dell’attività cinofila degna di essere definita tale.
In estrema sintesi, ma senzr presunzione di completezza, chiediamo di considerare le seguenti proposte:
– Individuazione di aree, anche all’interno di Parchi Regionali, dove sia consentita l’attività di Addestramento, allenamento e Prove cinofile, previo parere ed in accordo con gli Enti Gestori, non che all’interno di aree contenute nella Rete Natura 2000, ZPS e SIC, sempre in ottemperanza delle disposizioni che regolamentano I’attività cinofila e con opportuna valutazione di incidenza ambientale.
– Consentire e promuovere I’attività cinofila in tutte le aree demaniali e zone ad agricoltura marginale.
– Istituzione in sede di PFV di Zone adibite ad Addestramento ed Allenamento cani per una superficie
non inferiore al So/o del TASP in ciascun A.T.C. che non ha trovato in passato accoglimento in termini di legittimità in quanto proposta al di fuori dell’impianto normativo del PFV’
– possibilità per un solo conduttore di condurre una muta di cani da seguita riconosciuta ed abilitata ENCI valida per l’addestramento, l’allenamento, ed il prelievo venatorio della lepre così come da molti anni già consentito in altre Regioni.

Firmano la lettera Federcaccia, Arcicaccia, Anuu, Enalcaccia, ANLC, Confavi ed EPS

Arci Caccia Lombardia: sui Tesserini Regionali 2018, l’ennesimo pasticcio.

La distribuzione dei Tesserini Regionali è regolato dall’ art. 22 della L.R. 26/93 dove si dice che “il tesserino può essere recapitato al domicilio del cacciatore, secondo modalità….”

Nonostante un ordine del giorno approvato alla fine della scorsa legislatura in Consiglio Regionale, che auspicava l’invio del tesserino al domicilio del cacciatore, e del quale l’attuale Assessore regionale alla caccia era fra i promotori, sta di fatto che anche quest’ anno la Regione ha scelto di demandare la distribuzione agli UTR, i quali, a loro volta, a seconda del caso, si avvalgono degli ATC/CA o dei Comuni che hanno dato la loro disponibilità. Alcuni Comuni a loro volta delegano questo compito ad altri soggetti, quasi sempre referenti di una associazione venatoria, dai quali il cacciatore, anche se di altra associazione, si deve recare per ritirare il documento. Tralasciando per un attimo le peripezie per sapere posto ed orari in cui avviene la distribuzione, vorremmo sottolineare che il tesserino regionale è a tutti gli effetti un documento personale contenente tutti i dati sensibili del cacciatore, gruppo sanguigno compreso, e quindi dovrebbe essere rilasciato da un pubblico ufficiale. Quindi la delega dovrebbe fermarsi al Comune. Tanto più che le “Istruzioni per la distribuzione dei tesserini…..” emanate dalla Regione, assegna all’incaricato della distribuzione il compito di correggere eventuali errori di stampa riscontrati (es. dati anagrafici, numeri della licenza di caccia e date….) Tenuto conto dei numerosi errori riscontrati, un bel lavoro che la Regione scarica gratuitamente sul “distributore finale”. Ma a tutto c’è rimedio ed è cosi che in un Comune bresciano “il distributore finale” al cacciatore che ritira il tesserino chiede un balzello di un Euro e cinquanta.

La cosa che più infastidisce però è il trattamento che ancora una volta viene riservato al cacciatore al momento del ritiro per l’eccesso di controlli a cui viene sottoposto, una inutile vessazione rivolta a chi esercita l’attività venatoria.

Sempre dalle “Istruzioni per la distribuzione…”:

Il cacciatore deve presentare originale o copia del documento di identità. Originale della licenza di caccia in corso di validità. I versamenti delle tasse governative e regionali. In Regione forse non sanno che il libretto di porto d’armi per uso caccia è esso stesso un documento di identità? E per il resto non si poteva ricorrere all’autocertificazione?

Ivan Moretti: Presidente regionale ARCI-Caccia

Normative

Ambiente

Enogastronomia

Attrezzatura