Cookie policy
Menu
RSS

facebooktwitteryoutubehuntingbook

Luca Gironi

Luca Gironi

Email: luca.gironi@cacciando.com

Toscana: Presentata mozione al consiglio regionale contro le interpretazioni errate della norma sulla marcatura dei tesserini venatorie

La norma che regola la marcatura dei capi di selvaggina in Toscana è ben chiara, i capi vanno segnati soltanto dopo che ne è stato verificato l'abbattimento. Nonostante una norma chiara e precisa, in questa stagione venatoria non sono mancate interpretazioni restrittive od errate da parte degli organi di viglianza. Per questo i consiglieri PD Niccolai, Marras, Sostegni e Anselmi, hanno presentato una mozione al Consiglio Regionale che porti ad una corretta applicazione della norma. 

 

Alleghiamo il testo della mozione 

UMBRIA: LA GIUNTA APPROVA MODIFICHE AL REGOLAMENTO PER LA GESTIONE DEGLI AMBITI TERRITORIALI DI CACCIA



La Giunta regionale dell’Umbria, su proposta dell’assessore alla caccia, Fernanda Cecchini, ha approvato la delibera che modifica il regolamento regionale del 1 ottobre 2008 n. 6 “Norme per la gestione degli Ambiti Territoriali di Caccia”: lo rende noto l’assessore Cecchini spiegando che “con il passaggio delle competenze in materia venatoria dalla Provincia alla Regione, il regolamento necessitava di essere rivisto, in modo da attribuire alla Regione tutte quelle funzioni che prima spettavano alla Provincia”.

L’assessore ha inoltre evidenziato, che l’aggiustamento del regolamento ha rappresentato anche l’occasione, “per proporre alla Giunta altre modifiche per consentire una migliore gestione dell’attività venatoria. A tal fine – ha aggiunto l’assessore Cecchini – sono state sentite le associazioni interessate, quindi le associazioni venatorie, agricole ed ambientaliste, che hanno avanzato le proprie proposte di modifica che poi sono state oggetto di discussione in varie sedute della Consulta Venatoria Regionale”.

“Di fatto, con tali modifiche – ha precisato l’assessore – la Regione ha voluto eliminare le differenze che fino ad ora avevano caratterizzato i tre ATC presenti nel territorio regionale al fine di consentire un lavoro congiunto per tutto ciò che attiene la gestione faunistica del territorio. Inoltre, tale regolamento introduce la figura del ‘cacciatore formato’ dando la possibilità agli ATC, sempre con la supervisione della Regione, di organizzare corsi di formazione e di aggiornamento sulle materie inerenti l’attività venatoria”.

“Relativamente alla gestione delle risorse economiche da utilizzare per il raggiungimento delle finalità previste dalla normativa – ha aggiunto – il regolamento chiarisce in maniera inequivocabile che gli ATC devono operare in analogia con quanto dispone la normativa vigente per le pubbliche amministrazioni”.

Nello specifico le modifiche riguardano gli articoli 2, 4 5 6 7, 8, 9, 10, 11, 13, 14, 16, 18, 19, 21, 24, 25,26, 27, 28, 29, 30, 31, 32: in sostanza nella maggior parte degli articoli, si specifica che si sostituisce la Provincia con la Regione per tutta quella serie di competenze che prima facevano capo all’ente provinciale.

(aun) – perugia 11 gen, 018 – Inoltre, è previsto uno Statuto unico per tutti e tre gli A.T.C. della Regione e sono individuate le modalità di consultazione anche per gli agricoltori, mentre per l’approvazione dei bilanci e delle modifiche allo Statuto verrà prevista la presenza di almeno tre quarti dei componenti il Comitato di Gestione ed il voto favorevole della maggioranza dei presenti.

L’articolato introduce la maggioranza di 2/3 dei componenti il Comitato per le modifiche allo Statuto, e la possibilità per l’ATC di stabilire, d’intesa con la Regione, la partecipazione economica dei cacciatori, nonché di poter utilizzare anche per la prevenzione il fondo per il risarcimento dei danni alle produzioni agricole. Con il trasferimento delle funzioni inerenti la gestione venatoria dalle Province alla Regione si è instaurato un rapporto diretto tra la Regione e gli Ambiti Territoriali di Caccia, precedentemente mediato dalle Amministrazioni Provinciali. L’abbreviazione della “filiera gestionale” consentirà, anche grazie all’approvazione di queste modifiche del regolamento regionale, una maggiore snellezza nell’organizzazione delle attività in materia ed una più diretta e stretta collaborazione tra gli Uffici regionali, aventi funzioni di programmazione, orientamento e controllo e le strutture degli ATC che attuano sul territorio il coordinamento dell’esercizio dell’attività venatoria. Questa rimodulazione di rapporti tra Regione ed ATC, sarà ulteriormente proseguita con la verifica e l’aggiornamento degli altri regolamenti e leggi regionali riguardanti il governo del territorio in ambiente faunistico venatorio.

(www.ladeadellacaccia.it)

LAZIO: DELLA CACCIA AI TORDI E DELL’AMBIENTALISMO CHE IN ITALIA NON ESISTE

 

Il mondo venatorio replica agli attacchi strumentali di wwf e lipu: “Solo nel nostro Paese le associazioni ambientaliste dimostrano così tanta ignoranza in materia”.

Ancora una volta le cosiddette associazioni ambientaliste perdono un’occasione per restarsene in silenzio, anziché offrire a tutti – come fatto anche in questo caso – la triste dimostrazione di tutta la loro ignoranza in materia di avifauna (e non solo quella, ahinoi). Siamo costretti a leggere l’ennesimo attacco strumentale nei confronti del mondo venatorio, immotivato e privo della minima base scientifica, portato da wwf e lipu nei confronti del presidente della Regione Lazio Zingaretti. Quest’ultimo sarebbe “reo” di aver applicato la legge nazionale, uniformando i diritti dei cacciatori del territorio a quelli dei loro amici residenti nelle regioni limitrofe. Stiamo parlando del prolungamento della stagione di caccia alle specie tordo bottaccio, tordo sassello e cesena, il cui prelievo è consentito dalla legge nazionale 157/92 fino al 31 gennaio. Ebbene, il calendario venatorio del Lazio ne prevedeva la chiusura anticipata al 21 del mese, contrariamente a quanto avviene nella stragrande maggioranza delle regioni italiane – tra cui le limitrofe Umbria, Toscana e Marche -, dove la stagione si protrae da sempre – regolarmente – fino al 31.

Lo “scandalo” cui gridano i sedicenti ambientalisti sarebbe stato, a loro modo di vedere, il garantire parità di regole anche ai cacciatori del Lazio, applicando una norma nazionale che è legge dal 1992. Nel ringraziare pubblicamente il presidente Zingaretti per avere, finalmente, eliminato questa lieve ma comunque incomprensibile disparità di trattamento che vigeva per i cacciatori della nostra regione, vogliamo ricordare agli “esperti” conoscitori di avifauna di wwf e lipu che le tre specie in questione vengono cacciate tranquillamente in tutto il bacino del Mediterraneo (Spagna, Francia, Grecia ecc) fino al 28 febbraio di ogni anno, senza che nessun ambientalista alzi un sopracciglio. La spiegazione è molto semplice, basta studiare un po’ per conoscerla: la migrazione prenuziale delle tre specie, dati alla mano, comincia non prima della seconda decade di febbraio, il che rende cacciabilijùop i turdidi fino a tutto il secondo mese dell’anno, per il principio di una decade di sovrapposizione tra l’inizio della migrazione con le prime avanguardie del ripasso e il termine della stagione di caccia. Questi dati il mondo venatorio li ha ottenuti chiedendo aiuto alla scienza, attraverso lo studio e il monitoraggio dei migratori: lavori pazienti e minuziosi, grazie ai quali oggi i cacciatori italiani ed europei sanno cosa possono cacciare e per quanto tempo farlo senza minacciare minimamente le specie oggetto di caccia. Sono, inoltre, dati che aiutano le istituzioni a non sbagliare quando formulano i calendari venatori.

Tutto ciò premesso, in Italia esiste una legge che tutela ulteriormente queste specie migratrici, chiudendone il prelievo al 31 gennaio, vale a dire un mese intero prima di quanto avviene in tutti gli altri Paesi europei senza, lo ripetiamo, che nessuno osi mettere in discussione l’operato delle istituzioni e dei cacciatori, che sono i primi a desiderare la biodiversità dato che solo un folle auspicherebbe l’estinzione dell’oggetto della propria passione.

Ci rendiamo perfettamente conto che si avvicinano le elezioni regionali, e che quindi sono in corso delle grandi manovre per parlare alla pancia della gente sfruttandone lo scarso interesse o la cattiva informazione nei confronti di certe tematiche: ma il mondo venatorio non si presterà a giochetti di questo tipo, come sempre nel rispetto delle istituzioni e di chi le rappresenta secondo i principi democratici.

(www.ladeadellacaccia.it)

Le associazioni venatorie regionali

 

ACL: Non c’è caccia senza ambiente !

 

 

Tutti ad additare e a condannare la Caccia e i Cacciatori, quali fossero il peggiore dei mali del Pianeta. La verità è ben altra, si chiama Ambiente.

Per noi che il territorio lo viviamo e pratichiamo, assistiamo al suo continuo e costante degrado fino a denunciare il rischio della scomparsa degli habitat, ove la selvaggina si possa ripopolare naturalmente ed ospitare specie migratorie che, in assenza di spazi incontaminati, non vi transita nemmeno più, trovando altre rotte.
Dov’e’ finita la verde Lombardia dei prati marcitori, ricca di habitat, biotopi, fontanili, resorgive dalle acque trasparenti, dalle enormi spianate coltivate a riso? Ci riferiamo in particolare alla Pianura Padana,ove certe colture son state soppiantate da altre,forse più redditizie, ma meno atte alla biodiversità preesistente.Ma il vero male alla Natura lo hanno fatto e lo fanno le innumerevoli fonti di inquinamento che ci circondano di cui si parla troppo poco o nulla.
Si parla solo di concentrazioni di Co2 e di polveri sottili che non escono dalle canne dei nostri fucili,ma dei tubi di scappamento, dalle canne fumarie, per non parlare della diossina, atrazina e altre sostanze nocive.Non si parla di catrame e cemento,si continua a costruire e sottrarre ettari su ettari di verde. Cosa esce dalle cappe e ciminiere delle fabbriche chimiche e petrolchimiche?
Quando siamo in prossimità di Cave e Discariche sentiamo un odore acre che ci disturba le narici,non certo quello dell’erba appena sfalciata. Allora ci rendiamo conto che il problema non è la Caccia,ma l’ambiente e chi lo deturpa e lo inquina,minando il clima e la nostra salute.
I veri ambientalisti dobbiamo essere noi cacciatori e chiedere, a chi ne ha responsabilità e ci governa,una maggior tutela dell’ambiente e di conseguenza degli habitat, con più severe conseguenze per chi inquina a tutti i livelli.
Basta creare ed istituire altre Oasi e Parchi utili solo a chi ricopre incarichi ben retribuiti. Bisogna creare una cultura dell’ambiente,senza affidarla a chi ne fa un business,creiamo una coscienza diffusa verso l’ecologia, quella dei fatti e non delle parole roboanti profuse e mai praticate.
Tutto ciò in un disegno ed un’ottica di caccia sostenibile e non vietata, come invece qualcuno vorrebbe imporre.


ACL Lombardia

CHARME III ANNUNCIA L’ACQUISIZIONE DEL 60% DI FIOCCHI MUNIZIONI S.P.A. (“FIOCCHI”) IN PARTNERSHIP CON LA FAMIGLIA FIOCCHI, CHE REINVESTE AL 40%

 

Fiocchi, fondata nel 1876 ed oggi giunta alla quinta generazione, è tra le società leader a livello mondiale nella produzione e commercializzazione di munizioni di piccolo calibro in plastica e in metallo dal posizionamento premium e ad uso principalmente sportivo e leisure, in particolare nei settori che includono tutte le competizioni di tiro di precisione, la caccia e, per una parte minore, la sicurezza pubblica e privata.

Con oltre 600 dipendenti e ricavi superiori ad Euro 180 milioni nel 2017, Fiocchi è un’azienda a capitale privato detenuta dalla famiglia Fiocchi tramite la holding Giulio Fiocchi S.p.A.. La società opera su scala globale producendo nella storica sede di Lecco e nel sito produttivo di Springfield (Missouri). In particolare gli Stati Uniti, in cui Fiocchi opera con successo da oltre 35 anni attraverso una presenza consolidata, rappresentano non solo il primo mercato mondiale del settore ma anche il mercato più importante per l'azienda in cui sono stati realizzati oltre il 50% dei ricavi 2017.

Fiocchi da sempre si contraddistingue per una forte capacità di innovazione ed un consolidato know-how industriale, grazie al quale è in grado di sviluppare internamente con innovativi processi industriali il proprio portafoglio prodotti di alta qualità realizzato attraverso una tecnologia proprietaria in tutte le fasi produttive più ad alto valore aggiunto. Grazie ad una credibilità maturata in oltre 140 anni di attività, Fiocchi è riconosciuta a livello mondiale per la propria affidabilità e le alte prestazioni dei propri prodotti riscontrabili dai numerosi successi sportivi con oltre 15 titoli olimpici nelle più recenti olimpiadi estive ed invernali in discipline dall’alta tecnica quali ad esempio il tiro a volo, lo skeet, il trap, il double trap e il biathlon, oltre anche ai numerosi titoli mondiali e nazionali.

L’acquisizione della maggioranza da parte di Charme III avviene nel segno della continuità societaria e manageriale. La nuova holding è stata denominata FCC S.p.A. (Fiocchi con Charme), ed è controllata al 60% da Charme III, fondo di private equity pan-europeo a matrice fortemente industriale con una dotazione pari a €650 milioni e uffici a Milano, Londra e Madrid. Il residuo 40% è detenuto da Giulio Fiocchi S.p.A., con un reinvestimento fondato sul mantenimento di una significativa partecipazione nel nuovo gruppo da parte della famiglia Fiocchi. Dal punto di vista manageriale, Stefano Fiocchi è stato confermato Presidente e Amministratore Delegato di Fiocchi.

Matteo di Montezemolo, CEO dei Fondi Charme ha così commentato: "Fiocchi rappresenta una grande opportunità di investimento per Charme III in uno dei leader mondiali di settore, che opera con un brand eccellente, un know-how proprietario unico e con prodotti di alta qualità caratterizzati da un forte contenuto di innovazione. Questi sono gli elementi distintivi che caratterizzano da sempre la strategia di investimento dei Fondi Charme e che sono alla base del supporto strategico e operativo che daremo a Fiocchi per realizzare il suo ambizioso e condiviso piano di crescita internazionale".

Luigi Sala, Presidente dei Fondi Charme e di FCC S.p.A. ha cosi commentato: “Il nostro investimento in Fiocchi rappresenta un’operazione industriale, tipica dei Fondi Charme, a supporto di un’azienda a capitale familiare. Il nostro obiettivo è infatti accompagnare Fiocchi nel suo piano di espansione globale, in partnership con la famiglia, favorendo una nuova fase di sviluppo strategico nella quale metteremo a

disposizione dell’azienda sia le risorse necessarie per la crescita che il nostro consolidato network internazionale”.

Stefano Fiocchi, Presidente e Amministratore Delegato di Fiocchi, ha così commentato: “Grazie alla partnership con Charme III, Fiocchi prevede di continuare nel proprio percorso di sviluppo a livello globale, avviando una rilevante fase di crescita a partire dal 2018 fondata su un nuovo piano industriale e di investimenti anche relativi alla sede storica di Lecco. L’obiettivo dell’operazione è permettere a Fiocchi di rafforzarsi ulteriormente a livello strategico, industriale e finanziario, senza evidentemente pregiudicare i livelli occupazionali, per seguire al meglio lo sviluppo del mercato previsto in ambito USA ed internazionale e raggiungere nel medio termine la quotazione in Borsa in uno dei nostri mercati di riferimento”.

Michele Preda, Presidente di Giulio Fiocchi S.p.A., ha così commentato: “Con la famiglia Fiocchi, siamo molto soddisfatti del progetto di partnership con Charme III che rappresenta uno dei fondi di investimento leader a livello pan-europeo che ha già così ben dimostrato, nei suoi precedenti investimenti in primarie aziende familiari italiane, di saper coniugare il raggiungimento di chiari obiettivi industriali con la salvaguardia della storia ed i valori di ciascuna azienda.”

 

Normative

Ambiente

Enogastronomia

Attrezzatura