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Marco Fiore

Marco Fiore

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COMUNICATO ARCI CACCIA LOMBARDIA

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COMUNICATO

PERCHE’ PROPRIO LA CACCIA?

Arci Caccia Lombardia intende precisare la posizione dell’Associazione in merito alla questione dei Valichi Montani, oggetto di una specifica delibera presentata nel Consiglio Regionale dello scorso 23 settembre, durante il quale vi è stata una “vivace” protesta da parte della minoranza che ha occupato i banchi della Presidenza con una serie di polemiche al seguito.

Un breve riepilogo: la sentenza del Tar Lombardia, impugnata davanti al Consiglio di Stato, ha obbligato Regione Lombardia ad istituire il divieto di caccia su 475 valichi identificati in regione, divieto che limita fortemente il territorio, esclusivamente montano, impedendo a circa 20.000 cacciatori di esercitare qualsiasi attività venatoria. Arci Caccia Lombardia ha partecipato con altre associazioni venatorie al ricorso “ad opponendum”, ritenendo tale sentenza non in linea con le Direttive europee, priva di criteri scientifici e oltre modo penalizzante nei confronti dell’attività venatoria.

L’approvazione della legge sulla montagna (Disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane), attraverso l’art. 15, puntualizza e meglio definisce l’istituto, già presente nella legge 157/92 (unicum nella legislazione venatoria europea), dei valichi montani interdetti alla caccia.

Contrariamente alla ricostruzione fatta dalle associazioni animaliste, non si tratta di un via libera, alla, come viene definita, “caccia selvaggia”, piuttosto di una migliore interpretazione oggettiva delle caratteristiche orografiche di un valico e la quantificazione dei flussi migratori che possono transitare al suo interno.

A beneficio di una comprensione del quadro generale è utile ricordare che le direttive europee non prevedono un divieto di caccia tout court sulle rotte migratorie, quanto regole di protezione ben definite in funzione di aree specifiche, con conseguenti criteri coerenti a tutela delle specie migratrici, come ad esempio le Zone di Protezione Speciale.

Giova inoltre sottolineare che oggi al cacciatore sono imposti limiti di carniere per specie e giornata di caccia, da cui ne consegue che non esiste alcuna differenza tra i capi abbattuti in pianura piuttosto che nei pressi di un valico, anche in presenza di eventuali elevati flussi migratori.

L’approvazione di questa nuova legge, successivamente alla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, non avrebbe potuto trovare immediatamente applicazione in Regione Lombardia se non attraverso un’apposita Delibera ponte che, come previsto nell’articolo specifico, con le necessarie modifiche, avrebbe riportato lo stato dell’arte alla stagione venatoria 2023/24. Nella fattispecie si tratta di 23 i valichi ufficialmente riconosciuti dal Consiglio Regionale nella delibera n° XII/53 del 27 luglio 2023, in attesa che, come riportato nell’articolo di legge, Ministero dell’Ambiente e Ministero dell’Agricoltura nell’arco di 180 giorni definiscano i valichi interessati da flussi migratori da sottoporre alle condizioni previste per le Zone di Protezione Speciale.

Si afferma che per accelerare il processo istituzionale di approvazione della delibera non siano state rispettate le condizioni previste dal regolamento (la procedura d’urgenza prevede che il testo venga dato ai Consiglieri della commissione almeno 24 ore prima della convocazione) e che se questo fosse avvenuto avrebbe comportato al massimo un giorno di ritardo sulla votazione in aula. Quindi si tratterebbe di una posizione di principio che riguarda una forzatura che, in futuro, potrebbe essere utilizzata per qualunque altro provvedimento riguardante i cittadini.

Ammesso quanto sopra, i Consiglieri di minoranza, in particolare del gruppo PD, erano a conoscenza delle problematiche correlate ai valichi e delle richieste di urgenza provenienti dal territorio, adeguatamente motivate, ancor prima di iniziare l’iter di approvazione della delibera. Una comunicazione dettagliata è stata inviata alla loro attenzione in data 14/09 spiegando i motivi della delibera ed il conseguente iter.

Quindi, perché strumentalizzare questo atto proprio con la delibera valichi? Non esistono altri metodi, se si ritiene necessario, per fare ostruzionismo? Occupare i banchi della Presidenza per un provvedimento sulla caccia? E poi ci piacerebbe conoscere qual è / qual era la posizione ufficiale del Partito Democratico in merito alla delibera che riapre i “valichi” inopinatamente indicati da Ispra perché, dall’intreccio dei comunicati, questo non emerge. Perché poi alcuni consiglieri continuano ad affermare nei comunicati stampa che questa delibera “dà la possibilità ai cacciatori di cacciare sui valichi di passaggio degli stormi di migratori”, dimostrando di non voler capire la realtà dei fatti?

Eppure tra i cittadini lombardi cacciatori non ci sono esclusivamente elettori del centro destra! Dov’è l’attenzione ai territori e alle richieste che provengono dalle aree montane che si vuole tutelare?

Ricordiamo poi che in Lombardia in oltre trent’anni di governo del centro destra, l’attività venatoria ha fatto vistosi passi indietro, a partire dalla non integrale applicazione della legge quadro 157/92 per non parlare del Piano Faunistico Venatorio che, dall’approvazione della Legge 26/1993, è tuttora in gestazione.

Arci Caccia Lombardia si dissocia dalle posizioni espresse da centro sinistra durante il Consiglio Regionale del 23 settembre, sempre più preoccupata dalla deriva “animalista” del Partito Democratico che, a nostro avviso, dovrebbe essere molto più sensibile alle esigenze dei territori non metropolitani. In caso contrario si dica espressamente che la caccia, intesa come sempre da questa associazione come gestione di fauna e ambiente, non rientra nei programmi del partito. Sarebbe tutto molto più chiaro.

                                                                                                                                                                                          Arci Caccia Lombardia

                                                                                                                                                                                           Ufficio di Presidenza

Ci hanno provato ……..

TAR VENETO

Lac, Lav, Lndc, Lipu e Oipa avevano chiesto al Tar Veneto di portare davanti alla Consulta la nuova formulazione dell’articolo 18 della legge 157/92 sollevando questione di legittimità costituzionale sulla scadenza di trenta giorni per impugnare i calendari venatori.

Per i giudici, però, il ricorso non può essere accolto. Queste le motivazioni dei giudici: “Un rito accelerato per la trattazione delle impugnazioni dei calendari venatori e, in particolare, la fissazione del termine di trenta giorni dalla pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione per la proposizione del ricorso, non sia irragionevole, né renda impossibile o estremamente difficile l’esercizio del diritto di difesa“.

Il ricorso in origine voleva contestare “l'integrazione di due giornate per la sola caccia alla fauna migratoria da appostamento nei mesi di ottobre e novembre. Limitatamente ai soli Turdidi (Cesena, Tordo sassello e Tordo bottaccio), è concessa una giornata per Treviso e Verona e una giornata nel solo mese di ottobre per la provincia di Vicenza.

il ricorso è stato dichiarato irricevibile perché notificato tardivamente.

 

PREAPERTURA DELLA CACCIA IN PROVINCIA DI BRESCIA

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regione lombardia

Con decreto n° 11595 del 14 agosto l’UTR di Brescia ha ufficializzato le giornate di preapertura consentite esclusivamente da appostamento fisso o temporaneo, alle sole specie Corvidi (cornacchia grigia, gazza e ghiandaia).

Queste le date del mese di  settembre in cui è consentita l’attività da un’ora prima dell’alba fino alle 13.00:

1 – 4 – 7 – 11 – 14 - - 18

La chiusura del prelievo a dette specie sarà anticipato al 11 gennaio 2026.

Massimo Buconi vs. Michela Vittoria Brambilla si “confrontano” in una trasmissione radiofonica

 

BUCONIBRAMBILLA

Massimo Buconi Presidente FIDC e l’onorevole Miche Vittoria Brambilla deputata di Noi Moderati, ospiti della trasmissione Calibro 8 condotta da Francesco Borgonovo su Radio Cusano Campus hanno dibattuto sul tema caccia.

E’ possibile ascoltare gli interventi a questo link: https://youtu.be/EH4uGseNGVc.

Posizioni ovviamente contrapposte ed argomentazioni a sostegno di ciascuna tesi da approfondire.

Il presidente Buconi ha chiarito i reali contenuti della proposta di modifica della legge 157/92 confutando le interpretazioni strumentali date dalle sigle animaliste e sottolineando che i firmatari del progetto di riforma sono i capi gruppo delle forze politiche della maggioranza di centro destra. L’on. Brambilla ha ribattuto dicendo che all’interno dei partiti di maggioranza ci sono molti parlamentari contrari alla caccia che cercheranno di contrastare questo disegno di legge in virtù di una propria autonomia decisionale, stupisce l’affermazione  “ Quello che faccio in Parlamento lo so solo io”.

Si è passati poi a disquisire sulla mancanza di sicurezza delle persone a causa della caccia, l’onorevole cita le vittime attribuite all’attività venatoria facendo riferimento alle presunte statistiche dell’Associazione vittime della caccia che evidenziano 68 vittime 12 morti e 56 feriti

A questo proposito un’analisi pluriennale condotta dall’Università di Urbino riporta questi dati ( https://www.uniurb.it/comunicati/47252)

  2017 2018 2019 2021 2022 2023 2024
DECESSI 18 15 15 13 11 5 14
FERITI 66 62 60 54 53 53 34
INCIDENTI   78   62 55 62

(i dati non comprendono eventi causati da malori, cadute, atti intenzionali o episodi di bracconaggio, trattandosi di cause che non hanno a che fare con la pratica venatoria o con l’uso legale delle armi).

Pur ribadendo che la sicurezza deve sempre essere messa in primo piano, si conferma che l’attività venatoria nel confronto con altre attività sportive e ricreative all’aperto in realtà non risulta fra le più pericolose.

  ESCURSIONISMO BALNEAZIONE SPORT INVERNALI ALPINISMO ARRAMPICATA ATTIVITA' SUBACQUEE
DECESSI 119 87 13 5 30
FERITI 305 13 60    

Allargando l’analisi al mondo della raccolta funghi, spesso percepito come un'attività tranquilla e priva di pericoli, in realtà si scopre che non è affatto così. Negli ultimi cinque anni questa attività ha visto un elevato numeri di incidenti in cui vengono coinvolte in media circa 400 persone all’anno, con un picco di 432 incidenti nel 2022 e la mortalità si attesta sul 10% (fonte: https://www.loscarpone.cai.it/dettaglio/raccolta-funghi-un-attivit%C3%A0-che-nasconde-insidie-i-dati-del-soccorso-alpino-e-speleologico/).

Ritornando al confronto radiofonico il presidente Buconi sottolinea l’importanza del ruolo del cacciatore come conoscitore e difensore attivo dell’ambiente e regolatore della biodiversità, paradigma del tutto rifiutato dall’on Brambilla, la quale ha più volte ribadito il suo impegno politico affinchè la caccia venga abolita.

RIMBORSI PER DANNI CINGHIALI LA PROCURA APRE UN'INCHIESTA NEL TORINESE

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cinghiali

La procura di Torino ha aperto un’inchiesta sulla gestione dei rimborsi per i danni agricoli causati dai cinghiali nella zona sud del Torinese. L’indagine riguarda 3 Ambiti Territoriali di Caccia, più esattamente To3 (Pinerolese) già commissariato una decina d'anni fa, To4 (Carmagnola, Carignano, Poirino) e To 5 (collina Torinese).

Nei giorni scorsi i carabinieri hanno acquisito documenti dalla sede Atc di Chieri e ascoltato alcuni dipendenti. Al vaglio degli inquirenti anche la regolarità di firme e timbri allegati alle pratiche inviate alla Regione Piemonte. Secondo le prime stime, i rimborsi per danni da fauna selvatica nel solo territorio torinese ammontano a circa 100.000 euro l’anno.

L'ATC (accorpato per decisione della Giunta Chiamparino) era stato commissariato nel corso del 2024, dopo anni di polemiche, sospetti, ed anche alcune pec indirizzate alla Regione da parte di alcune Associazioni Venatorie. Il commissario straordinario Remo Calcagno aveva avuto poco tempo a disposizione, ma era riuscito comunque a far emergere molte irregolarità, presentando un esposto alla Procura; e questi sono i primi risultati,

Tra i comportamenti considerati anomali, l’assenza del bilancio 2022 e la mancata rendicontazione dei danni da fauna selvatica risalenti al 2016, presunte irregolarità nella gestione dei fondi regionali destinati al ristoro dei danni agricoli causati dalla fauna selvatica, in particolare dai cinghiali. Gli Atc, incaricati di raccogliere le denunce degli agricoltori, stimare i danni e gestire i rimborsi, secondo il commissario, avrebbero approvato risarcimenti sospetti, spesso senza perizie puntuali o coerenti. Tra i casi citati: una perizia su 102 quintali di patate distrutte redatta con 70 giorni di ritardo, che ha portato a un rimborso per 120 quintali; oppure un sopralluogo datato due giorni prima della denuncia stessa.

Rimango alcune domande aperte:

  • Il nuovo comitato di gestione degli ATC TO3, TO4 e TO5, deciderà di tornare alla situazione ante-accorpamento? Si separeranno i tre ATC, che ormai hanno numeri ridotti al lumicino, e faticherebbero a stare in piedi da soli?
  • A chi spettavano i controlli non effettuati?
  • Perché il mondo agricolo, che ora insorge, non è intervenuto per evidenziare queste anomalie gestionali nonostante ai vertici del comitato di gestione ci fosse un loro rappresentante?

Normative

Ambiente

Enogastronomia

Attrezzatura