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Luca Gironi

Luca Gironi

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ASSALTO AI BOSCHI! La politica all’assalto dei boschi e della proprietà privata!

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Prima hanno “svuotato” di potere la Forestale, fin quasi a smantellarne il Corpo; con la scusa di abbinarlo ai Carabinieri gli hanno dato solo più compiti di “ecologia” (prevalentemente controlli sugli inquinamenti, sulla difesa degli animali e sulla caccia). In pratica, allontanandoli da tutti quei compiti “forestali” e di controllo dei boschi e del territorio che ne aveva caratterizzato il Corpo fin dalla sua nascita. Oggi stanno partendo all’assalto dei boschi, quei boschi che il Corpo Forestale aveva per quasi cento anni curato e fatto gestire con oculatezza per cui stanno lentamente ritrasformandosi in foreste vere da fare concorrenza a quelle europee. Ora li vogliono azzerare a sterili boschi cedui, da sfruttare fino all’osso (dicono, per evitare di importare legno dal resto d’Europa). Ma quello che è grave è che lo stanno facendo, facendo credere all’opinione pubblica che i boschi li si vuole “salvare” e toglierli dall’abbandon; mentre nel resto d’Europa i boschi non sono “boschi”, ma vere foreste proprio perché li hanno sfruttati oculatamente secondo quelle regole forestali che in Italia non vigono più (vedasi sopra!). In realtà sono le grandi aziende della filiera del legno che, con l’aiuto dei politici, stanno cercando di essere autorizzate a mettere le mani anche sui boschi dei privati, con una politica che ricorda i piani quinquennali dell’URSS, dove chi comandava ero lo Stato ed il privato perdeva ogni diritto.

Anziché una saggia politica del lasciare fare alla natura ed ai proprietari terrieri affinché i boschi si trasformino in foreste d’alto fusto, vogliono ritrasformare i cedui ed i cedui invecchiati, che stanno divenendo alto fusto per processo naturale, in cedui semplici, che è come dire il deserto: “boschi di stuzzicadenti” dicevano le mie figlie, bambine! Per non dire del consentire la realizzazione di piste e strade ovunque per facilitarne l’esbosco: come se non si costruissero già troppe strade in montagna! Dicono anche che vogliono controllare il degrado del territorio, impedire frane e smottamenti, che invece saranno facilitati proprio dall’eccessiva apertura di strade senza controllo: un tempo, quando si voleva tagliare un bosco o aprire una strada, bisognava chiedere il permesso alla Forestale, la quale faceva, appunto, un’analisi del bosco e del territorio e della sua geologia prima di dare l’ok al taglio, consigliando anche dove e come tagliare e come e fin dove realizzare strade, proprio per impedire frame e smottamenti. Oggi si vuole liberalizzare la loro costruzione, mentre in qualche caso sarebbe il caso di smantellare quelle inutili costruite in passato, magari offrendo contributi per farlo!

Ecco cosa ha detto il Presidente, non di un’associazione ambientalista o almeno forestale, ma della Federlegno Arredo (tutt’altro che super-partes!), cioè un’industria dello sfruttamento delle foreste e non certo della loro conservazione e/o sana gestione forestale come un tempo era il Corpo Forestale: «Se facesse manutenzione dei suoi (si intende l’Italia, ndr) boschi, l’industria del settore avrebbe materia prima da utilizzare e allo stesso tempo l’ambiente verrebbe protetto»! Un ossimoro! Sfruttare le foreste per proteggerle! Come se la foresta amazzonica la si preservasse sfruttandola: chiedere ai popoli che la abitano e che si battono contro le industrie del legname se ciò sia possibile!

Il Governo ed il Parlamento hanno chiuso i battenti in attesa delle imminenti elezioni, ma la Commissione Agricoltura sta alacremente lavorando ad un Testo unico per una nuova legge forestale che, guarda caso, «punta a valorizzare il nostro enorme patrimonio boschivo»; quando la migliore valorizzazione, sia in senso economico che in senso ecologico, è proprio quella di lasciarlo crescere indisturbato dopo lo spopolamento delle montagne che ne causava uno sfruttamento esagerato (ci sono le foto di un secolo fa a dimostrarlo!). Dicono che il Testo unico giungerà presto sul tavolo del Consiglio dei Ministri: ma di quale Governo, se oggi non esiste un Governo e siamo in attesa delle elezioni?

E il mondo del giornalismo li sta seguendo su questa strada. Ecco cosa è apparso su La Stampa dell’altro giorno «Basta col bosco-museo, intoccabile ma anche troppo spesso lasciato per anni a sé stesso in completo stato di abbandono, esposto ad ogni rischio, dagli incendi a fenomeni di dissesto idro-geologico». Ovvero, ignorando che un bosco “lasciato per anni a sé stesso” è proprio la migliore difesa contro “ogni rischio, dagli incendi a fenomeni di dissesto idro-geologico”. Mentre è proprio il loro sfruttamento (tagli e strade) che li rende insicuri e fragili! Sempre La Stampa ha scritto che «il bosco non è solo legno ma servizio ecologico». «Col nuovo Testo unico si punta ad una gestione sostenibile del bosco, dice il Viceministro dell’Agricoltura». Appunto, ma una legge che addirittura punta a fare obbligo di sfruttare i nostri boschi anche a chi non vorrebbe, anche e proprio per rispetto alla loro ecologia e biodiversità, che “servizio ecologico” fa? Che “gestione sostenibile” è? La loro trasformazione in legna da ardere o in mobili? E i diritti dei proprietari di fare dei boschi ciò che vogliono? O forse si punta al solito spreco di danaro pubblico per contributi e finanziamenti di sostegno allo sfruttamento? Contributi (europei, come al solito!) già utilizzati in passato che hanno solo fatto fare affari a qualche furbone amico dei politici, lasciando i boschi più poveri di prima!

Ed ecco quale visione dei boschi ha il Presidente dell’Unione dei Comuni: «Ora il bosco torna ad avere un pieno valore: non è più un patrimonio solo da contemplare, bensì da gestire efficacemente per evitare desertificazione, crisi idriche e dissesto idrogeologico». Ma ha mai visto, questo Presidente, un bosco invecchiato messo in mano ad una ditta boschiva, dopo il suo “passaggio”? Se non è un deserto poco ci manca: florido lo era prima, quando, appunto, lo si poteva anche “contemplare”! E in quanto alla “crisi idrica”, ha idea di quanta acqua preserva una foresta primaria o anche solo d’alto fusto a confronto con un misero bosco ceduo? Diciamo le cose come sono: in realtà ai politici interessa solo dare una mano alle industrie del legname a discapito della preservazione dei boschi!

Non resta che augurarci (almeno noi ambientalisti) che i nuovi politici che saranno eletti dopo il 4 di marzo non la pensino allo stesso modo! A Papa Francesco si sono appellati le genti della foresta amazzonica, affinché le industrie del legname non trasformino in deserti le loro terre. Noi ci appelliamo al buon senso dei nuovi politici affinché la risorsa bosco sia preservata, migliorata, anche valorizzata per “contemplazione” e per rifugio di fauna e flora e non solo per trasformala in pellet, travi ed assi da lavoro, mobili … ed anche bare. E’ contradditorio che La Stampa, nota per i suoi servizi in difesa di alberi e foreste, ora ne esalti il loro sfruttamento per meri fini economici!

Murialdo, 18 Febbraio 2018 Franco Zunino
Segretario Generale Associazione Italiana Wilderness

L’Arci Caccia porta la beccaccia in casa Beretta

Si è svolto oggi, presso la Sala Pietro Beretta di Gardone Val Trompia un’interessante iniziativa di Arci Caccia sulla gestione della beccaccia.

La mattinata è iniziata con una visita allo splendido Museo Beretta, una bellissima sala dove sono ospitate tutte le armi prodotte da Beretta nella sua lunghissima storia. Una vera galleria d’arte, piena dei gioielli dell’arte armiera italiana.

Conclusa la visita, una platea gremita ha ascoltato con attenzione i relatori, sicuramente quanto di meglio offra il panorama tecnico scientifico riguardo alla Regina del Bosco.

Apre le danze l’organizzatore, il tecnico faunistico Alberto Bosa, che fungerà da moderatore dell’incontro., dando il La al padrone di casa Daniele Bertoni, vice direttore di Beretta, forse il più longevo gruppo industriale al mondo, che rivolge alla platea un cordiale saluto.

La parola passa a Giuliano Ezzelini Storti, Vice Presidente Nazionale di Arci Caccia, che pone l’accento sull’importanza che riveste, tra i compiti di un’associazione, quello di promuovere iniziative come questa, volte a formare i cacciatori, soprattutto i quadri dirigenti, in modo da metterli in condizioni di affrontare le sfide che ci propone la caccia del domani, che si svilupperà in una società pronta a giudicarci e criticarci per ogni passo falso. Queste importanti informazioni, inoltre, verranno inserite nel documento della conferenza programmatica che si svilupperà a breve.

Finito questo intervento interviene Maurizio Zipponi, presidente del comitato scientifico di Fondazione Una. L’Onorevole Zipponi ha illustrato le finalità di questa fondazione, che unendo cacciatori, armieri, ambientalisti e mondo scientifico, si pone l’obbiettivo di fare buona comunicazione, per promuovere le tematiche della corretta alimentazione e della buona gestione faunistica, in modo da arginare la deriva animalista che sta prendendo sempre più campo nella nostra società.

Finite le presentazioni si entra nel vivo, ed è il turno di Gian Luigi Gregori, Presidente del Club della Beccaccia, un preparatissimo dottore forestale che con precisione e chiarezza ha illustrato come l’abbandono dei boschi, che invecchiando aumentano di altezza e perdono sottobosco, l’aumento della superficie boscata (non gestita) e la riduzione del pascolo brado, a livello europeo stanno creando seri problemi alla Regina del Bosco. A questo, purtroppo, si aggiungono i cambiamenti climatici, che portando alla variazione dei cicli stagionali hanno favorito più di una volta vasti incendi nelle regioni di nidificazione, che distruggono le covate, oppure concorrono a rendere inospitali i luoghi di sosta. Tutte condizioni che concorrono a sfavorire la migrazione a causare la formazione di concentrazioni anomale di beccacce nei siti favorevoli. Quali le soluzioni? Un ripensamento globale della gestione agricolo forestale, incentivando attraverso la PAC quelle pratiche agricole che riporterebbero la biodiversità su livelli accettabili, ripristinando le siepi, le radure e gestendo al meglio boschi e pascoli. Misure che favorirebbero non solo la beccaccia ma anche il resto della fauna.

Il secondo intervento tecnico è affidato al Dott. Marco Tuti, faunista che si occupa della raccolta e analisi dei dati ricavati dai carnieri e dai censimenti effettuati dai monitoratori. Un lavoro importante, gestito in parte per via telematica, con un’applicazione che viene aggiornata con zone, tempi e carnieri durante la caccia e poi, durante i periodi di censimento, dopo la chiusura della caccia, serve da punto di raccolta delle rilevazioni. A questa viene affiancata una importante parte pratica, la lettura delle ali, che serve a determinare l’età dei soggetti abbattuti, e l’osservazione delle gonadi, che serve per determinare l’incidenza del prelievo su maschi e femmine. Tutto questo serve per monitorare lo stato di salute della specie, dando un’idea del trend seguito dalla popolazione e dell’andamento dell’annata riproduttiva e a stabilire, con una certa precisione, in quali periodi avvengono i picchi di migrazione della beccaccia.

Dopo il Dottor Tuti arriva l’intervento più atteso, quello di Paolo Pennacchini, Presidente della FANBPO, la federazione che raggruppa i beccacciai del Paleartico Occidentale. Pennacchini ci illustra la situazione della beccaccia in tutto il suo areale, specie classificata a “minor preoccupazione”, ma non ancora in buona salute. Per questo è di fondamentale importanza raccogliere dati sullo stato della popolazione nella giusta maniera, con un metodo scientifico standardizzato ed approvato dalla comunità scientifica Internazionale. Perché per parlare di questo uccello è fondamentale assumere una dimensione più che europea. Infatti, questo uccello, nei suoi vagabondaggi sconfina in tutta l’area della Siberia. Sarebbe importante uniformare i criteri di gestione e di prelievo in tutto il suo areale e dovrebbe essere studiata dai luoghi di nidificazione a quelli di svernamento.

Per questo, occorre investire in formazione e in studi, sia a livello locale che internazionale. Anche in Italia, le regioni virtuose, quelle che cacciano fino al 31 gennaio, sono quelle che hanno attivato i monitoraggi, fornendo dati per ottemperare alle richieste dell’Europa. Spesso si invoca il calendario Francese che consente la caccia fino a fine febbraio. In quel paese, oltre ad essere avanti con gli studi, la posta è un reato penale pesantemente sanzionato e in gennaio il carniere massimo è di 3 beccacce che cala ad 1, sempre al mese, in febbraio. Loro applicano il concetto base della caccia del futuro: Cacciare il più possibile prelevando il meno possibile. Noi siamo pronti a fare altrettanto?

Chiude questa intensa giornata il Presidente Nazionale Sorrentino che parte ringraziando la Beretta dell’ospitalità e rivendica con forza la storia dell’associazione, che fin dalle origini ha sempre avuto una connotazione ecologista, promuovendo una caccia sociale e soprattutto sostenibile. Quando si parla di fauna, per l’Arci Caccia sono fondamentali le tre P: Produzione, Protezione e Prelievo sostenibile. Perché la caccia è un nostro retaggio atavico, ma compito dell’uomo moderno è difendere e gestire la natura. Arci Caccia non difenderà mai la politica del capo in più o del giorno in più, ma difenderà la caccia come forma di cultura. Per questo Sorrentino rilancia con orgoglio la partecipazione alla Fondazione Una, di cui Arci condivide lo spirito e le finalità, convintamente e in maniera integrale. Questo traspare anche dal Manifesto per l’ambiente e la ruralità in Italia che in questi giorni la Cabina di Regia del mondo venatorio sta proponendo al mondo politico. Un documento in cui si parla delle tre A: Alimentazione, Agricoltura e Ambiente per arrivare alla caccia, un grimaldello che sta avendo ottimi risultati. Lo scorso lunedì, abbiamo incontrato la commissione europea, in audizione a Roma. Non abbiamo chiesto più tempi e più specie, ma una revisione della PAC che promuova l’agricoltura sostenibile, in modo che le nostre campagne tornino a popolarsi di selvaggina… Questo è il nostro stile!!

 

Una mattinata piena di punti di riflessione, che sicuramente, visto il successo, Arci riproporrà anche in altre regioni Italiane, perché la buona gestione è l’anima che riunisce i cacciatori dell’associazione.

Elezioni Politiche 2018: Fratelli d’Italia sottoscrive il programma della Cabina di regia

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Crosetto e Lollobrigida sottoscrivono il documento programmatico presentato dalla cabina di regia del mondo venatorio, portando il contributo dell’intero partito nella difesa e valorizzazione del ruolo sociale ed economico della caccia

 

Procedendo in modo serrato con gli incontri con i rappresentanti di partiti, movimenti e coalizioni che si presentano alle prossime consultazioni elettorali del 4 marzo, la Cabina di regia unitaria del mondo venatorio – Caccia, Ambiente, Ruralità (costituita da ANLC, ANUUMigratoristi, ARCI Caccia, Enalcaccia, EPS, FIdC, Italcaccia) e il CNCN – Comitato Nazionale Caccia e Natura, si sono incontrati con Guido Crosetto, coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia, capolista alla Camera in Piemonte e con il membro dell’esecutivo nazionale e responsabile del Dipartimento Organizzazione Francesco Lollobrigida, capolista nei collegi plurinominali di Lazio 2.

Con entrambi i rappresentanti delle associazioni venatorie presenti all’incontro, hanno affrontato le questioni più urgenti legate ad una corretta gestione del territorio, dell’ambiente e della fauna in Italia, che si troverà davanti il prossimo parlamento e il Governo che ne scaturirà.

Accolta con piena consapevolezza e condivisione da parte dei due candidati, la richiesta di attenzione espressa dalla Cabina di regia per il ruolo dell’attività venatoria e dei cacciatori, riconosciuti da Fratelli d’Italia come forza sociale indispensabile alla campagna, portatrice dei valori espressi dalla ruralità e volano economico creatore di posti di lavoro e di ricchezza per il Paese.

Al termine dell’incontro, Guido Crosetto e Francesco Lollobrigida hanno sottoscritto i punti programmatici presentati dal mondo venatorio, dimostrando di apprezzarne l’impegno a riaffermare con forza il ruolo della caccia in armonia con l’ambiente, la difesa del mondo e delle tradizioni rurali, le sinergie col mondo agricolo.

 

Roma, 16 Febbraio 2018

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