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Alessandro Bassignana

Alessandro Bassignana

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Caccia di montagna: in forma per la stagione (parte seconda)

Nella prima parte abbiamo parlato dell'importanza della preparazione fisica per affrontare la caccia alpina, e abbiamo chiuso parlando di battiti cardiaci e frequenza allenante, quasi dovessimo diventare atleti.
Nel nostro caso il discorso è un po' diverso, perché ovviamente non si chiede così tanto a chi esercita un’attività di pura passione com’è la caccia, ma è chiaro che debba sempre tener conto dei “segnali” inviati dal nostro corpo; se si…accende qualche spia, così come capita quando guidiamo un auto, significa che abbiamo terminata la benzina o c’è qualche problema al motore. Meglio fermarsi!
Di certo non si nasce atleti, o nemmeno schiappe, e se pur la natura contribuisce in tutto ciò dotando alcuni di fisici naturalmente predisposti a svolgere attività sportive, ed altri che invece lo sono  molto meno, tutte queste qualità possono essere affinate con allenamento e preparazione.
La caccia alpina è un esercizio fisico impegnativo e faticoso, e seppur lassù… non ci sia nessuno che ti insegue, è logico affrontarla preparati; il cacciatore coscienzioso questo lo sa bene, e quindi cerca giungere all’appuntamento con l’inizio della stagione in buone condizioni fisiche, a partire da quello che è un giusto peso corporeo. 
Chiunque abbia compiuto anche solo qualche escursione in montagna sa bene quanto diventi duro salire gravati da pesi superflui, e dunque se durante l’inverno ha accumulato dei chili in più ora è necessario che li smaltisca in fretta, perché anche solo uno in eccesso può diventare una pesantissima zavorra.
È inutile cercare di non riempire troppo lo zaino, o scegliersi carabine e fucili leggeri, se poi ci si porta su molti chili di grasso attorno alla vita o sparsi qua e là, e chi scrive l’ha sperimentato di persona più volte.
Essendo alto oltre il metro e novanta, ed avendo una corporatura abbastanza robusta, oltre alla passione per  buona cucina e vini, il mio peso è sempre oscillato di molto attorno al quintale, con delle punte che hanno visto la lancetta della bilancia sfondare quel limite di una ventina di chili, peso certo più consono ad lottatore di sumo piuttosto che ad un cacciatore di montagna!
Quando stazzi così tanto quello che dev’essere un piacere si trasforma in sofferenza, e seppur per amore della caccia di fronte ad un’ostica salita con la forza di volontà l’affronti e superi stringendo i denti, quando poi devi discendere allora la situazione si fa drammatica, con le ginocchia che ti pare debbano sbriciolarsi da un momento all’altro, come fossero di vetro!
Se poi hai la fortuna e la capacità di abbattere il tuo camoscio, e devi portarlo all’auto magari all’interno dello zaino, allora il discorso si complica parecchio, e quella per te diventa impresa comparabile ad una delle “nove fatiche d’Ercole”. 
Lo capii specialmente una volta, anni fa, quando dovetti ridiscendere da quota 2800 sino ai 1600 metri dove avevo parcheggiato il fuoristrada, e con una camozza d’una ventina di chili al seguito. Avevo quindici anni meno di adesso, e quell’anno oltretutto mi ero presentato al cospetto del monte in ottima forma fisica, per intenderci con un peso di “soli” novantadue chili, roba che non ricordavo da quando, venticinquenne, frequentavo assiduamente palestre, campi da squash, piste da sci e pure le discoteche un paio di sere la settimana!
La discesa, ripidissima in alcuni punti, durò quasi cinque ore, con il camoscio sempre sulle spalle, ma quel giorno ero carico come una molla e non mollai un attimo. Scaricare lo zaino a terra fu uno dei sollievi più grandi mai provati in tutta la mia vita, quasi che dopo potessi addirittura mettermi a volare. 
Ne pagai le conseguenze nei giorni successivi, perché le ginocchia non ne vollero più sapere e mi tormentarono a lungo, ma favorirono anche una considerazione: i venti chili di quel camoscio io spesso li avevo distribuiti sul mio corpo, come se ogni giorno mi dovessi sempre muovere con uno zaino sulle spalle. 
Ecco che allora diventa necessario raggiungere il proprio “peso forma”, o quanto meno avvicinarsene il più possibile. Ma qual è il peso forma ?
La risposta sembra facile, ma  invece non lo è affatto, perché individuare il peso corretto di una persona è impresa ardua, quasi quanto lo è raggiungerlo. Ho provato a farlo anch’io, navigando sul web e trovando molti siti che propongono la formula giusta, od almeno quella che secondo loro dovrebbe esserlo.
C’è da perdersi, e quando trovi il sito che finalmente le compara l’una all’altra, allora la confusione è sicura: inserendo i dati richiesti, e cioè altezza, età, sesso ed altri parametri legati alla tua corporatura, ecco saltare fuori una dozzina di risultati diversi che, nel mio caso, vanno addirittura dagli 81,02 kg sino ai 101,9!
Com’è possibile ci possano essere queste differenze per me resta un mistero; ma anche pensare ch’io possa scendere ad ottantun chili, è come credere che un cammello possa passare attraverso la cruna di un ago!
L’altro valore in realtà risulta molto più alla mia portata.
La verità è che il peso forma diventa concetto quanto vago, perché poi esso va mantenuto per sempre, e dunque è opportuno prefiggersi un secondo obiettivo, mirando invece a raggiungere quel peso che ci fa star meglio, consentendoci l’esercizio di una giusta attività fisica senza affanni o correre il rischio di beccarsi il classico “coccolone”! 
Ecco che allora prima di affrontare una nuova stagione s’impone sempre una qualche…manutenzione, e così come per un’auto ormai vecchiotta, pure noi tutti necessitiamo d’una revisione e di un tagliando tale da metterci nelle migliori condizioni per vivere la caccia alpina come un piacere e non un sacrificio.
Dieta e movimento sono due regole basilari da seguire per volesse, o dovesse, ritornare ad un peso più consono e ad decente stato di forma, e bisogna cominciare per tempo, favoriti dal ritorno della bella stagione che invoglia questo tipo necessità.
Bisogna cominciare dalla tavola, e per me, come sono sicuro valga per molti altri cacciatori, ciò  vuol dire fare molte rinunce come evitare di…sbranare salumi e formaggi come fossimo cinghiali di fronte ad un campo di patate, oppure aprire una bottiglia di buon vino e finirsela da soli, ma anche abbinare una qualche attività sportiva che ci permetta di bruciare i grassi accumulati nei mesi precedenti.
Un po’ di bicicletta, tante camminate e, perché no, pure ginnastica o palestra; se poi c’è l’occasione anche qualche bella nuotata al mare sortisce effetti positivi.
I sacrifici fatti saranno ripagati tutti dalla soddisfazione di salire al monte senza più il fiatone, di poter raggiungere e servire il cane senza che nel frattempo…faccia buio, di poter insidiare un camoscio senza temer di doverlo poi riportare a casa.
 

Caccia di montagna: in forma per la stagione (parte prima)

Ogni anno, prima dell’inizio di una nuova stagione venatoria, il cacciatore alpino, sia esso di selezione oppure di tipica fauna alpina, si trova ad affrontare il problema della sua forma fisica, e questo prima di tutto perché l’attività venatoria svolta in alta montagna non è una specialità venatoria tranquilla o rilassante, ma invece esige sempre una grande preparazione atletica e mentale.
Una volta che si è lassù, a quote elevate, si è molto lontani dal mondo civile e nulla può essere più lasciato al caso, pena mettere a repentaglio la propria incolumità fisica, e talvolta la vita stessa.
Per molti cacciatori, di certo la gran maggioranza di quanti si ripresentano puntuali all’appuntamento, la vecchia stagione è terminata molti mesi prima, carabine e fucili sono stati riposti negli armadietti blindati, ben puliti ed oliati per uscire solo ora. 
Anche le faticacce dei mesi autunnali, che avevano temprato il fisico di chi ha cacciato sui monti, sono ormai un pallido ricordo e spesso la stagione invernale s’è portata appresso un rallentamento dell’attività, magari con qualche eccesso alimentare di troppo che ha fatto…pericolosamente muovere l’ago della bilancia; appare scontato che il fisico ne risenta.
È vero che nel caso della selezione vi sono cacce abbastanza statiche, praticabili anche da chi non sia più un prestante giovanotto e che danno la possibilità di muoversi relativamente poco perché ci si apposta in attesa dell’uscita del selvatico e non lo si cerca tra boschi e valle, ma sui monti comunque il discorso cambia, eccome se cambia.  
Una normale giornata di caccia in alta montagna può costringere il cacciatore ad ore ed ore di faticosa marcia, percorrendo distanze davvero importanti, e che talvolta, come capita quando si cercano camosci, oppure s'inseguono indiavolati pointer e setter che cercano forcelli e cotorni, possono essere anche superiori ai venti chilometri, per di più scalando dislivelli tali da far invidia a molti bravi alpinisti.
Se infine si considera il peso che si deve trasportare, gravati come si è quasi sempre da zaino, carabina ed attrezzature ottiche, abbigliamento di scorta, cibo per sé e per i cani, ecco che l’affrontare una giornata di caccia alpina, a camosci o cervi e caprioli, piuttosto che a lepri o galli, diventa una prestazione atletica da non sottovalutare mai, e per la quale ci si deve preparare con serietà ed attenzione.
Insidiare la nobile Rupicapra rupicapra, il camoscio, signore delle rocce, infatti significa cacciare un selvatico che fa delle vette aguzze, delle cenge insidiose o di ghiacciai e nevai, casa propria; inseguirlo per ore e ore su per canalini che paiono scavati nella pietra dal diavolo, diventa autentica impresa. Lo stesso dicasi quando le stesse zone sono battute alla ricerca di pernici bianche, con i cani che esplorano quei posti impervi senza tener conto...deelle doti fisiche del loro conduttore. Servirli talvolta può diventare uno sforzo sovrumano, con la sola adrenalina che riesce a far superar la fatica.
E quando poi la nostra cacciata finalmente  va a buon fine, il camoscio era quello giusto ed è stato abbattuto correttamente, ecco che esiste il problema del rientro alla base, con una bestia che, nel migliore dei casi, completamente eviscerato (liberato cioè da intestini, stomaco, polmoni e tutto quanto non strettamente utilizzabile ai fini alimentari) può pesare una dozzina di chili se è un capretto dell’anno, ma può facilmente raddoppiare se siamo di fronte ad una camozza, od arrivare ai trenta/quaranta chilogrammi quando invece si tratta di un becco adulto.
Rientrare a valle in quei casi può diventare un autentico incubo, anche se si è in compagnia di un qualche compagno d’avventura con cui distribuire il peso, perché la nostra…macchina umana sottoposta a degli stress importanti non sempre risponde adeguatamente, e capita s’inceppi.
La conformazione del terreno e le pendenze da superare mettono a dura prova tanto cuore che polmoni del cacciatore, così come le articolazioni in generale che vengono stressate e logorate al limite della rottura, e per capirlo basta indossare un moderno cardiofrequenzimetro capace di rilevare con precisione la nostra frequenza atriale, e cioè i battiti cardiaci nelle varie situazioni che possono susseguirsi nel corso della giornata: riposo, attività normale, sotto sforzo.
Vero è che il nostro cuore è un muscolo potentissimo, ed agisce come un’efficiente pompa irrorando di sangue organi e muscoli, consentendo alla macchina umana di funzionare senza intoppi, ma regolare le proprie fatiche sulla base del battito cardiaco, conoscendo quelle che sono le soglie limite da non superare, ci consente di affrontare sforzi impegnativi e prolungati senza affanni od eccessivi affaticamenti, potendo quindi mantenere efficienza e lucidità nel momento del bisogno.
Una regola molto semplice, elaborata negli USA dal noto medico sportivo Kenneth H. Cooper, ci dice che per conoscere quale sia il nostro battito cardiaco massimo (HrMax) dobbiamo partire da 220 se uomini, e 228 se donne, e che corrisponde alla soglia massima raggiungibile dalle pulsazioni  di un soggetto sano, sottraendovi il numero degli anni.
Quel valore diventa poi la base per capire sino a dove ci si possa spingere per evitare di…farsi scoppiare il cuore in petto, basti pensare come coloro che si allenano seguendo le indicazioni del proprio muscolo cardiaco cercano di restare sempre in una soglia compresa tra il 60% e l’80% dell’HrMax.
Per fare un esempio molto semplice se si hanno 50 anni la formula è questa: 220-50=170, e quindi chi voglia rispettare queste regole lavora tra i 102 e i 136 battiti al minuto, sapendo che in quel range si raggiunge la massima efficienza allenante.
Gli atleti fanno proprio così, imparando a dosare e regolare l’intensità degli sforzi sulla base del proprio battito, evitando così di entrare in quelle situazioni che potrebbero compromettere la loro prestazione, come ad esempio quando si ha la formazione di acido lattico nei muscoli e l’insorgenza di crampi.
 
Segue la seconda parte...

Investe due lupi e distrugge l'auto. Ora chi paga?

E' successo ad Urbania, nella provincia di Pesaro ed Urbino, ad un giovane di 25 anni.
Tornava a casa con l'auto, a notte tarda, quando, pensate un po', si è trovata la strada sbarrata da...un branco di lupi! 
Lo sventurato guidatore non ha fatto a tempo a frenare, e così ha investito gli animali che hanno attraversata la strada correndo: impatto violentissmo e due animali morti, sull'asfalto!
Immaginabile lo spavento, lo sgomento di scoprire che si trattava davvero di lupi, e poi la rabbia vedendo gli effetti prodotti dall'impatto e il rischio corso; e meno male che la velocità non era elevata, sul posto comunque sono intervenuti i Carabinieri.
La Volkswagen, una Golf e non una...Lupo, è quella che ne ha patito le conseguenze, rimediando danni per molte migliaia d'euro.
Ci si chiede a questo punto a chi toccherà pagare, per rimborsare l'incolpevole giovane. Trattandosi di fauna selvatica, patrimonio indisponibile dello Stato, qualcuno dovrà certo farlo, anche se in questo Paese tutto può accadere, e non vorremmo che qualcuno se la prendesse con il giovane, reo di aver...ucciso due animali di "specie particolarmente protetta"!
Magari, suggeriamo noi, i soldini potrebberi essere messi a disposizione da uno di quei progetti di studio e protezione dei grandi predatori carnivori, voluti e finanziati da politica nostrana ed Europa, ma che divorano quattrini, pur loro con grande voracità!

Fe.N.A.Ve.Ri scrive alle Regioni e smentisce ISPRA

Fenaveri, rimasta a tre dopo l'uscita polemica di Arci Caccia, scrive alle Regioni per replicare alla nota diramata dall'ISPRA volta ad adottare misure restrittive sull'attività venatoria e cinofila in relazione al clima anomalo che ha portato a siccità ed incendi in molte parti del nostro Paese.
 
Il documento Fenaveri critica l'approccio di ISPRA, invitando ad attenersi a dati scientifici che debbono essere oggettivi; la stessa mancanza di violente precipitazioni tra primavera ed inizio estate ha favorito il succeesso riproduttivo di molte specie in alcuni contesti.
Fenaveri poi allega grafici e fornisce informazioni sullo stato di salute di alcune specie interessate dalle preaperture, tutti dati tratti  dal sito http://mito2000.org, il più importante progetto di monitoraggio delle popolazioni nidificanti in Italia i cui dati sono anche parte del progetto Rete Rurale Nazionale – Lipu.
 
"Per questi motivi" sono le conclusioni del documento, " si chiede alle Regioni Italiane di mantenere i calendari stabiliti, poiché l’assetto normativo vigente, l’analisi descritta e le caratteristiche delle specie oggetto di caccia consentono l’esercizio venatorio. Le Regioni Italiane possono inoltre disporre di valutazioni aggiornate sulla situazione faunistica del proprio territorio, e possono di conseguenza avere un quadro realistico della possibile emergenza e adottare eventuali provvedimenti nel prosieguo della stagione."
 
leggi i documenti allegati...

CANI E TECNOLOGIA

La tecnologia può essere applicata alla cinofilia?
La domanda non è affatto banale, nemmeno scontata, perché da qualche anno a questa parte le innovazioni tecnologiche sono pesantemente sbarcate nelle nostre vite, cambiandole, e così pure è avvenuto nel tradizionale mondo della caccia e delle discipline ad essa collegate.
Anche i nostri ausiliari a quattro zampe ora ne traggono ormai beneficio, ed al loro collo molti cacciatori allacciano moderne diavolerie che ne facilitano l’azione, o aumentano la sicurezza, come il beeper e il gps. Cominciamo con il beeper, definito dai francesi “sonaglio elettronico”.
Il beeper trae il suo nome da quel segnale, per l’appunto il beep, che il congegno elettronico posto al collo dei cani emette a intervalli regolari tracciandone il percorso, oppure facendosi udire quando setter, pointer, breton o bracchi sono ormai fermi di fronte ad un selvatico.
Il beeper assume quella stessa funzione che il cacciatore ha sempre delegato a campani, sonagli o bubboli, ma potendo essere comandato e sentito a grande distanza consente un maggior utilizzo e grande versatilità; se poi il cane è bloccato a ridosso del selvatico mentre il campano ha cessato ogni tipo di suono e nulla ci dice sulla sua posizione, lui al contrario ci offre la possibilità di individuarlo e servirlo. Con la penuria di selvaggina che c’è, e cani costretti ad allungare molto, ecco che aver la possibilità di tenerne sotto controllo l’azione diventa un “must” quasi irrinunciabile.
La tecnologia offre ormai diverse soluzioni e, dopo i primi beeper che emettevano solo un suono acuto e innaturale, l’industria ha prodotto apparecchi che segnalano il cane in ferma con vibrazioni o una vasta gamma di suoni, compresi alcuni che simulano perfettamente il grido del falco, o d’altri rapaci, in modo da costringere il selvatico a restar a terra, nascosto tra erbe o arbusti per paura di finir…sotto le grinfie d’un predatore alato.
Tra l’altro utilizzare il beeper al posto del campano è di beneficio alla salute del cane perché ne salvaguarda udito, e molti sono i cani divenuti sordi per il campanaccio al collo. Vanno scelti modelli top, che emettano frequenze al disotto dei 1000 Herz, poiché i cani non gradiscono suoni troppo acuti, mentre preferibile scartare prodotti di cui non s’è sicuri, senza una rete d’assistenza consolidata, o privi di certificazioni che ne attestino qualità e rispetto a normative CEE o analoghe. Batterie ricaricabili piuttosto che usa e getta, impermeabilità e leggerezza, visto che dovrà stare per ore al collo del cane; telecomando in grado d’inviare impulsi a grande distanza. Qualcuno ha persino la funzione correzione, ottima per addestrare il proprio cane.

Veniamo ora al gps, Global Positioning System, dispositivo di stretta derivazione militare gestito dal Governo degli Stati Uniti d’America che, attraverso una rete di satelliti artificiali messi in orbita dalle agenzie spaziali di alcuni governi, o da società private, consente l’individuazione del posizionamento e quindi viene utilizzato per favorire la navigazione e tutti gli spostamenti sulla Terra, con l’approssimazione di pochi metri: un segnale radio viene inviato dallo spazio al ricevitore, questi lo elabora e fornisce indicazioni sulla posizione dello stesso. Le applicazioni sono molteplici e straordinarie da quando il sistema è stato liberalizzato all’uso civile, ed ora lo usano anche cacciatori e cinofili. I “codaioli” lo usano a mo’ di collare elettronico, un po’ come accade per il beeper, tracciando il percorso del cane e segnalando azioni come la ferma con un suono o una vibrazione, nell’assoluto silenzio, ma con l’indubbio vantaggio di consentire al conduttore di raggiungere e servire il suo ausiliare conoscendone l’esatta posizione e senza allarmare il selvatico.
I “segugisti”, e questo vale specialmente per quelle squadre che sciolgono sul terreno un gran numero di cani per braccare il cinghiale o la lepre, ormai lo ritengono un attrezzo fondamentale, potendo segnalare l’abbaio a fermo tipico dell’ausiliare che si trova a ridosso del cinghiale, e, aspetto ancor più importante, consentendo loro sapere dove sono i cani e recuperarli a fine battuta.
Il gps si è evoluto negli ultimi anni, uscendo da quella fase pioneristica iniziale, con prodotti sempre più pratici e performanti. I primi che l’usarono avevano acquistato i collari e ricevitori all’estero, principalmente gli USA, ma erano prodotti non omologati Italia.
Questo era un problema, tale da renderne l’utilizzo…fuorilegge, perché quei primi gps utilizzavano bande di radiofrequenze assegnate al Ministero della Difesa e riservate ad uso militare e non civile; l’elevata potenza dello strumento, 2 watt in antenna capaci di coprire un raggio di 20 km, lo mettevano in condizione di generare interferenze con la rete dello Stato.
In più avrebbe dovuto essere soggetto al “regime di autorizzazione generale”, subordinato al pagamento di una tassa annuale di circa mille euro, e alla richiesta al Ministero dello Sviluppo Economico del “diritto individuale d’uso”, un’ autorizzazione valida solo per una zona ben definita e non per tutto il territorio nazionale, con pesanti sanzioni per i trasgressori.
Qualcuno fu beccato ed arrivarono i verbali, aggravati dal fatto che la violazione era persino penale; in pochi anni la situazione è cambiata, ed ora quasi tutti i collari acquistati sul nostro mercato sono a norma di legge.
Vediamo ora il loro funzionamento.
Il sistema è composto da un palmare, o uno smartphone, che funziona da strumento ricevente, e da uno o più collari, terminali dotati di antenna che si fissano al collo del cane. Si possono impostare tempi e modalità dell’invio del segnale, da quello sonoro con un beep, alle vibrazioni, sino al parlato; egualmente si può prevedere che segnali il cane fermo, anche se a differenza del beeper lui non rileva i piccoli movimenti, semmai gli spostamenti, per cui bisogna regolare bene tempi e frequenza della rilevazioni, ad evitare segnalazioni fasulle. Alcuni hanno la funzione di “abbaio a fermo”, segnalando al conduttore quando l’ausiliare si trova a ridosso del cinghiale; alcuni dispongono dell’utile funzione “correzione”.
Meglio scegliere modelli con batterie ricaricabili.
La copertura dei migliori è notevole, superando i 15 o 20 km, più che sufficienti per tenere sotto controllo anche il più irrequieto dei cani, ed offrendo ai cacciatori la sicurezza di poter sempre sapere dove si trovano i loro amici quattro zampe. Più collari, oltre 20, possono essere collegati allo stesso apparecchio ricevente ed anche i cacciatori possono restare in contatto tra loro.
E dunque beeper e gps sì, ma alla fine per ottenere risultati nell’attività venatoria con i cani serve sempre che loro abbiano naso e qualità, e noi…buona mira!

Cinotecnica

Beeper Dogtra RB1002

Il nuovo Beeper Dogtra RB1002 ha 4 modalità operative:
1. Traccia e Ferma: quando è selezionata questa modalità, il beeper emetterà un doppio bip ogni 7 secondi mentre il cane è in movimento e un doppio bip ogni 2 secondi con il cane in ferma.
2. Solo Ferma: in questa modalità il beeper rimane in silenzio quando il cane è in movimento ed emette un bip ogni 2 secondi con il cane in ferma.
3. Localizzazione: con la semplice pressione di un tasto, il telecomando fa suonare il beeper per poter localizzare il cane.
4. Stand-by: Il Beeper può essere messo in stand-by per effettuare soste e trasferimenti.
Caratteristiche tecniche
• Alta udibilità a grande distanza
• Distanza operativa 1600m
• 4 modalità operative di beeper: "Traccia e Ferma", "Solo Ferma", "Localizzazione". "Stand-by"
• 4 suoni (2 a bassa frequenza e 2 ad alta frequenza)
• Collari e telecomando subacquei
• Display in LCD, visibilità costante in qualsiasi condizione di luce
• Batterie ricaricabili ai polimeri di litio
• Indicatore stato di carica della batteria del telecomando
• Indicatore stato di carica delle batterie dei collari
• Carica rapida in 2 ore per collari e telecomando
La confezione contiene:
• 2 collari beeper per 2 cane,
• 1 telecomando,
• 1 caricabatteria unico per caricare contemporaneamente telecomando e collari,
• 1 valigetta antiurto,
• 1 manuale d’uso.

Prezzo € 469,00


Dogtra Pathfinder


Sistema GPS di localizzazione e addestramento ad alte prestazioni

Dogtra Pathfinder porta la tecnologia GPS e dei collari educativi direttamente nel tuo smartphone, offrendo un modo più intelligente ed efficace per monitorare e addestrare il tuo cane.

Una volta istallata, l'applicazione ti permette di controllare il Pathfinder dal tuo smartphone, il quale dispone di uno schermo grande e luminoso. E’ dotato della tecnologia più recente, è facilmente e costantemente aggiornabile, per un'esperienza utente ideale. La schermata principale mostra mappa, bussola e tutte le funzioni del collare, tra cui: stimolazione Nick e Constant e segnale acustico, con un raggio d'azione di 15 km. Il Pathfinder funziona anche senza connessione dati (senza linea telefonica/rete/campo) e senza utilizzare i dati del cellulare: scaricare l'applicazione gratuita Dogtra non richiede l'uso di dati e nessun dato è necessario per operare in modalità off-line. A differenza di altri collari GPS, non ci sono i pacchetti di navigazione aggiuntivi a pagamento. Con una frequenza di aggiornamento di due secondi e una potente funzione di zoom della mappa, Pathfinder fornisce maggiori dettagli in diretta e maggiore precisione di rilevamento quando si è in campo. Il Pathfinder può essere usato anche solo in modalità GPS. Le sonde stimolatrici sono removibili e possono essere sostituite da tappi isolanti a scomparsa (in dotazione).

Caratteristiche tecniche
Il dispositivo può:
• monitorare fino a 21 cani o cacciatori,
• condividere località e posizioni con altri dispositivi Pathfinder,
• rivedere in playback,
• creare un geo-recinto personalizzabile per delimitare aree in ingresso e uscita e ricevere notifiche.

Caratteristiche generali

• Unico dispositivo per localizzazione GPS e addestramento
• Funziona tramite applicazione gratuita Dogtra sul tuo smartphone, anche senza linea telefonica
• Collare e connettore Bluetooth completamente subacquei
• Batterie ricaricabili ai polimeri di litio
• Ricarica rapida: 2 ore
Dispositivo GPS
• Raggio di localizzazione 15 km
• Possibile monitorare fino a 21 cani contemporaneamente
• Segnale cane in ferma sullo smartphone con notifica audio o vibrazione
• Funzione Zoom delle mappe
• Aggiornamenti gratuiti
• Mappe Google Maps scaricabili gratuitamente online
Funzione collare educativo
• 100 livelli di stimolazione elettrica
• 2 modalità di stimolazione: Nick (temporanea) e Costant (continua)
• Segnale acustico di avvertimento
• Sonde stimolatrici removibili

Prezzo € 550,00

Per info:
Numero verde: 800-611088

Linea diretta con l'esperto: 0583-469673

Fax: 0583-466778

Posta elettronica: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Alessandro Bassignana

 

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