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Luca Gironi

Luca Gironi

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ABRUZZO: L'ASSESSORE PEPE SUL RICORSO DEL WWF AL CALENDARIO VENATORIO

“Prendo atto dei rilievi del Tar su alcuni aspetti del calendario, la mia struttura è già al lavoro per garantire, anche alla luce del giudizio atteso per la data del 28 settembre, una corretta apertura della caccia il prossimo 1 ottobre”. Lo afferma l’assessore alle politiche venatorie, Dino Pepe, che interviene sul ricorso presentato sul calendario venatorio 2016/17 dal Wwf, azione che ha determinato la provvisoria sospensione del calendario a pochi giorni dall’avvio della stagione venatoria.

Il ricorso presentato dal Wwf è stato accolto dai giudici amministrativi esclusivamente sulla decisione della Regione (perfettamente in linea con la normativa nazionale e regionale, ma non con talune prescrizioni dell’ISPRA) di consentire l’apertura della caccia solo per alcune specie (cornacchia, gazza, ghiandaia, volpe, lepre, fagiano e quaglia) prima del 1 ottobre e per alcune date fisse; sono specie di interesse puramente venatorio e in alcuni casi addirittura in aumento e dannose per l’agricoltura.

“Voglio ricordare che la Regione – osserva Pepe – all’atto della redazione del calendario aveva ipotizzato anche l’apertura in una data unica, il 1 ottobre, come suggerito dall’ISPRA, con una bozza discussa in Consulta regionale, alla quale non ha purtroppo partecipato il rappresentante del WWF, a prevalere come tesi maggioritaria in quella sede, dove sono rappresentate tutte le componenti venatorie, agricole e ambientaliste, è stata quella di programmare aperture differenziate, oggetto questo appunto del ricorso del WWF”.

“Il calendario venatorio – sottolinea ancora l’assessore Pepe – è un documento di difficile realizzazione perché risultano necessarie, oltre a competenze tecniche, anche un costante lavoro di uniformazione di norme nazionali, regionali, direttive comunitarie, peraltro costantemente in evoluzione, e soprattutto equilibrio nella gestione di esigenze differenti provenienti talvolta da visioni contrapposte della gestione della fauna, come quella tra cacciatori ed ambientalisti. Non a caso, infatti, nella precedente amministrazione regionale, ci furono innumerevoli ricorsi al Tar che costrinsero la Regione a ripetute modifiche dei calendari oggetto di ricorsi”.

L’assessore Pepe, già all’inizio del suo mandato, ha intrapreso un percorso di concertazione con le diverse componenti che ha portato ad avere diversi risultati e che, anche alla luce degli eventi attuali, avrà nei prossimi giorni ulteriori impulsi e stimoli. La decisiva azione di controllo sul cinghiale, che ha rappresentato nel 2015 una svolta e ridotto significativamente il danno sul territorio di circa il 25% a livello regionale ne è un pratico esempio, in cui sono state contemperate le esigenze del mondo agricolo, venatorio ed ambientalista. L’assessore Pepe, infine, vuole puntualizzare anche che “alla base delle rimostranze del Wwf c’è soprattutto il mancato rinnovo del Piano faunistico venatorio regionale, carenza, questa, non certamente imputabile esclusivamente a questa amministrazione, visto che l’ultimo Piano approvato risale al 1992”.

Su questo punto l’Assessore precisa che avvierà a breve la procedura per la redazione di un nuovo Piano e in questo percorso intende coinvolgere attivamente attraverso una procedura aperta e partecipata tutti i portatori di interesse.

FENAVERI ABRUZZO: LA REGIONE DEVE RISPETTARE LE LEGGI SULLA CACCIA

Le Associazioni venatorie contro la Regione Abruzzo dopo la sospensione da parte del Tar del calendario venatorio 2016. Federcaccia, Arci Caccia, Enalcaccia e Anuu, che stanno costituendo anche in Abruzzo la Fenaveri, Federazione delle Associazioni Nazionali Venatorie Riconosciute, nel corso di una conferenza stampa hanno denunciato la situazione di illegittimità che per colpe degli suoi uffici regionali sulla Caccia, si è verificata in Abruzzo, a dispetto delle leggi nazionali.

Costantemente, è stato messo in evidenza dai rappresentanti regionali delle associazioni venatorie, l’Ufficio Caccia della Regione Abruzzo correda il calendario venatorio con relazioni che sono incomplete e prestano il fianco a ricorsi di associazioni ambientaliste. Il forte dubbio è che dipendenti regionali, legati ad associazioni ambientaliste, non profondano il massimo impegno per arrivare a redigere documenti e delibere inoppugnabili e rispettose delle Leggi nazionali. Ci chiediamo se questo sia solo disattenzione o scarso impegno del lavoro o se ci sia addirittura un disegno nascosto di boicottaggio. Supposizioni che vorremmo fossero chiarite.

Gli assessori regionali alla Caccia che si sono succeduti nel corso degli anni sono sempre rimasti vittime del lavoro degli uffici regionali vedendosi successivamente sconfessati dalle sentenze del Tar. Ricorsi che anche in questo caso hanno fatto perdere giornate utili a centinaia di cacciatori che già hanno pagato le relative tasse per poter disporre di un proprio diritto.

Le associazioni venatorie chiedono anche l’intervento del presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, per risolvere questioni annose che in questi giorni stanno causando danni ai cacciatori, che non potranno essere recuperati. Si chiede quindi al Presidente di verificare l’operato dei suoi uffici, porre rimedio alle carenze.

La costituente Fenaveri abruzzese e il suo organismo nazionale, nel caso in cui il Tar Abruzzo assumesse decisioni in contrasto con le Leggi nazionali e regionali, sicuramente procederà in tutte le sedi opportune fino al Consiglio di Stato per porre fine a un modo interpretativo che è esclusivamente abruzzese.

Documento Conclusivo dell'XI Congresso Nazionale di ARCI Caccia

Fiuggi 9/10 settembre 2016

L’XI Congresso Nazionale riunito a Fiuggi il 9/10 settembre 2016, ha apprezzato il lavoro ed i risultati ottenuti dal Congresso di Chianciano ad oggi, nonché ha riconosciuto il lavoro svolto dal gruppo dirigente, guidato dal Presidente Osvaldo Veneziano, e ha condiviso la relazione introduttiva di Giuliano Ezzelini Storti e le conclusioni di Sergio Sorrentino.

Il Congresso ha discusso e definito il modello organizzativo dell’Associazione ed ha affermato che il sistema associativo che si vuole perseguire è quello federativo o confederativo tra Associazioni nazionali riconosciute.

Il Congresso impegna l’Associazione a tutti i suoi livelli organizzativi, nonché i soci a sostenere senza indugi il percorso unitario realizzabile con la costituzione, nelle Regioni, della Federazione Regionale delle Associazioni Venatorie Riconosciute e valuta con interesse anche altre importanti esperienze regionali, tra queste la Confederazione dei Cacciatori Toscani, auspicando che maturino anche in quella realtà le condizioni e le opportunità per realizzare alleanze più ampie.

La Fe.Na.Ve.Ri. ha tra i suoi compiti quello di realizzare la più larga unità del mondo venatorio, condizione necessaria per dare maggiore forza e responsabilità alla categoria. L’obiettivo della costituzione di un’unica associazione comporta lo scioglimento contemporaneo di tutte le associazioni che intendono farne parte.

Il Congresso ha deliberato lo statuto di un’Associazione unica e indivisibile in Italia per rappresentare la cultura, i valori dell’attività venatoria che l’ARCI Caccia interpreta senza dubbio ancora nel modo più coerente, con i più qualificati riconoscimenti della società e con il più alto livello di omogeneità nazionale grazie all’insostituibile ruolo dei Circoli e delle rappresentanze di base. Ogni socio – e a loro va la nostra gratitudine - è stato e sarà un dirigente e un rappresentante dell’ARCI Caccia nella comunità nazionale. La nostra tessera è e vuole essere un distintivo di appartenenza e di protagonismo.

Il Congresso apprezza il lavoro unitario in essere con la Fondazione UNA e il tavolo di lavoro nel quale si collabora con FIdC, Legambiente, Anuu.

Il nuovo gruppo dirigente ha dal Congresso un mandato pieno e convinto a procedere nei percorsi avviati, costruendo giorno per giorno, sul territorio, sulle tematiche della gestione della fauna e dell’attività venatoria nonché delle attività ad esse collegate, per rendere protagonista il corpo sociale.

Il futuro della caccia è una caccia migliore, più gratificante, più utile e più condivisibile dalla società civile, che si conquista con la forza delle idee, delle esperienze e della gestione e può così attrarre più sostenitori tra le nuove generazioni.

La storia, vede oggi largamente accolte le proposte dell’ARCI Caccia dalle altre associazioni nazionali e dall’opinione pubblica.

Scriveva Carlo Fermariello prima di lasciarci “comunque ricordatevi: 1) gli interessi generali (quelli corporativi vanno inquadrati in quella cornice); 2) le grandi aperture; 3) le esigenze dell’umanità; 4) il potenziamento della nostra associazione. Altro momento: quello che sembra l’ultima spiaggia non lo è. Ve ne sono altre prima che pure sembrano le ultime. (vi ricordate la storia della 157?)

Il Congresso convoca per la primavera del 2017 una Conferenza di Programma delegando il Consiglio Nazionale ad organizzarla con i nostri soci nelle modalità più aperte di presenza delle istituzioni, della Fe.Na.Ve.Ri., degli ambientalisti, delle rappresentanze sociali economiche del mondo del lavoro, del mondo scientifico, delle Organizzazioni Imprenditoriali Agricole.

Occorre raccogliere le tematiche più rilevanti in ogni Regione per costruire una piattaforma politica integrata che parli alla Società e alle istituzioni nazionali ed europee per contaminare i percorsi unitari e rispondere e proporre nelle Regioni e negli ATC e CA gli stessi contenuti.

Costruire un sistema di relazione tra le diverse forme di caccia per superare spinte divisive e di frantumazione che favoriscano egoismi per rendere l’Arci Caccia uno strumento di sintesi degli interessi anche di quelli delle squadre dei cinghialai, della caccia di selezione, delle cacce specialistiche (compresa quella che riguarda la caccia agli acquatici nelle aree lagunari) con il fine di ricondurre queste culture ad un unico governo per la gestione del territorio e della fauna.

La gestione sociale va rilanciata per essere patrimonio delle scelte di tutti i cacciatori e per impedire spinte privatistiche, salvaguardando l’art.842 c.c.

Occorre costruire le condizioni perché gli agricoltori siano i protagonisti di sane pratiche ambientali. La caccia del futuro deve trovare sinergie con l’economia degli agricoltori, favorendo iniziative e progetti di valorizzazione delle aree marginali, dei territori collinari e montani, a forte impronta economica, faunistica e ambientale.

Quella venatoria oggi si configura come un’attività utile e necessaria ai fini dell’equilibrio delle popolazioni faunistiche, della difesa del reddito degli agricoltori, nonché della sicurezza e dell’incolumità delle persone.

Queste politiche hanno bisogno di supporti scientifici, avvalendosi di una rete di competenze che coinvolga esperti anche degli atenei e delle Regioni, costruendo un sistema che necessariamente dovrà ripensare il ruolo e le competenze dell’ISPRA.

Con il supporto delle competenze scientifiche occorre rilanciare la produzione della fauna selvatica allo stato naturale (in specie fagiani, starne e lepri, ecc.) attraverso le zone di ripopolamento e cattura, gestite in modo trasparente e democratico, rendendo partecipi tutte le associazioni venatorie riconosciute a livello nazionale, gli ATC e i CA.

In questo quadro, occorre il superamento definitivo di ogni forma di ripopolamento che di fatto sia finalizzato al cd “pronta caccia”.

Alla luce della riforma istituzionale che ha sancito il superamento delle competenze provinciali, si auspica una riorganizzazione e ridefinizione dei compiti e funzioni degli ATC e dei CA.

Il Congresso impegna l’Associazione ad attivarsi per la valorizzazione del ruolo della vigilanza non solo in un contesto venatorio ma anche ambientale, zoofilo e di impegno pieno per la Protezione Civile, in un rapporto di collaborazione con le istituzioni, già diffuso e sperimentato.

L’Arci Caccia per affrontare il tema dei tempi e delle specie cacciabili sceglie di operare per le modifiche delle norme comunitarie e nazionali per ricreare le condizioni di una certezza del diritto duratura, dopo il fallimento delle modifiche in negativo alla L. 157 volute dalle altre Associazioni venatorie.

Le attività sportive, quelle cinofile venatorie ed espositive siano punti organici e strategici dell’agire dell’associazione quale strumento fondamentale nel rapporto con la società civile.

Anche questi temi dovranno avere un approfondimento ed una definizione attuativa nella conferenza di programma.

Occorre perfezionale il sistema di comunicazione sia nel merito che nei mezzi.

Il vecchio e nuovo strumento di partecipazione è la tessera associativa, continuando un rapporto collaborativo ed unitario con le altre associazioni.

Il congresso ringrazia i soci tutti, quelli iscritti fino ad oggi e quelli che verranno.

Il congresso è orgoglioso di rappresentare i soci ed invita tutti a vivere più intensamente la vita associativa.

I prossimi appuntamenti saranno i congressi regionali, territoriali e di circolo, con l’auspicio che ci sia un’ampia partecipazione degli iscritti perché un’ARCI CACCIA più forte è utile e indispensabile al raggiungimento dell’unità del mondo venatorio, per garantire un futuro alla caccia

La carica dei mille toscani

 

Vi abbiamo già comunicato nomi e numeri della grande manifestazione, convocata dal gruppo facebook, “Squadre al cinghiale in battuta”, che ieri, 10 settembre ha colorato il centro di Firenze. Circa 1000 cacciatori di cinghiali, provenienti da tutta la Toscana, si sono dati appuntamento a Firenze in via Cavour, sotto le finestre del Consiglio Regionale. Le loro richieste? Rivedere la legge Obbiettivo in primis ma non solo... Andiamo a sentire dalle parole di Berto Caroli, motore propulsivo di questo evento, com'è andata:
Devo dire, con estrema sincerità, che la manifestazione è andata bene, la presenza di 700/800 cacciatori provenienti da tutta la regione ha superato le aspettative. Sul palco si sono succeduti interventi mirati e ben esposti. Dalla zona di Grosseto è arrivato Luca Castagnoli, dalla zona di Pisa il Mancio, dalla zona di Lucca Sisto Dati, dalla zona di Arezzo Gabriele Ferri e dalla zona Firenze Bellini Lorenzo.

Tutti questi interventi hanno riguardato le problematiche che interessano la caccia al cinghiale. Successivamente Maurizio Rangoni, cacciatore di selezione al capriolo ha portato l'esempio del distretto GREVE 2: nell'anno 2015/16 il piano prevedeva 208 caprioli abbattibili dei quali 157 sono stati abbattuti. Nell'anno 2016/17 il piano iniziale di 218 capi è stato portato a 414 dopo l’applicazione della legge regionale; un aumento del 90 %, roba da pazzi. L’ intervento successivo è stato quello del Presidente Regionale dell’URCA Carlo Ballerini che ha posto l'accento sulle perplessità causate da queste percentuali di abbattimento che sono veramente drammatiche. Successivamente hanno preso la parola Paolo Sparvoli, Presidente nazionale della Libera Caccia, il Vice Presidente nazionale del CPA Maurizio Montagnani ed il responsabile regionale dell’Enalcaccia Peruzzi Marcello.

Filo conduttore di tutti gli interventi è stata la richiesta all’Assessore Remaschi di riaprire un tavolo di trattativa con i cacciatori di ungulati. Tutti i Presenti alla manifestazione si sono resi disponibili al dialogo mantenendo fermezza su alcuni punti: revisone di aree vocate e aree non vocate, coinvolgimento negli interventi delle squadre ogni volta che sorgano problematiche reali, anche all’interno delle ZRV e ZRC e soprattutto una revisione di dei criteri di ripartizione dei capi abbattuti. Sono estremamente contento della manifestazione, tutto è andato bene e i cacciatori oggi sanno qualcosa in più. Il nostro obiettivo è riuscire a svolgere la nostra passione nella piena sicurezza e con delle regole ben chiare ma sempre nel rispetto della Storia, della Cultura e della tradizione della nostra regione.
Un grazie sincero a tutti gli intervenuti alla manifestazione”.

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