Menu
RSS

facebooktwitteryoutubehuntingbook

Luca Gironi

Luca Gironi

Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Da oltre un anno in attesa di risposte nell’agosto 2016, Regione Lombardia, tramite la conferenza Stato-Regioni, chiedeva la convocazione di un tavolo tecnico che definisse le condizioni entro le quali attivare in maniera legittima le deroghe previst

“È da oltre un anno che, sulla caccia, attendiamo riposte del ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti”. Così dichiara l’assessore regionale all’Agricoltura Gianni Fava, che ricostruisce la vicenda legata alla caccia in deroga e il conflitto fra lo stesso ministero dell’Ambiente e un ente sotto il suo diretto controllo, che è Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.

“Un anno fa, ancora nell’agosto 2016, Regione Lombardia, tramite la conferenza Stato-Regioni, chiedeva la convocazione di un tavolo tecnico che definisse le condizioni entro le quali attivare in maniera legittima le deroghe previste dalla Direttiva Uccelli – ricorda Fava -. Tavolo che dopo mesi si è costituito, ma senza pervenire a risultati, tanto più che il ministero dell’Ambiente non era neanche riuscito a garantire una presenza sistematica di Ispra”.

“Il lavoro di Regione Lombardia, che a quel tavolo aveva cercato di portare un contributo costruttivo, è stato mortificato dai pareri resi nel giugno di quest’anno da Ispra, alla nostra richiesta di attivare gli impianti di cattura dei richiami vivi e di esercitare il prelievo venatorio in deroga – prosegue l’assessore -. In quei pareri Ispra non entrava nel merito scientifico delle richieste, ma si limitava a dichiarare illegittime le deroghe e a richiamare Regione Lombardia alle sue responsabilità pecuniarie, in caso di riapertura della procedura di infrazione, smentendo il ministro dell’Ambiente e tutte le aperture che, a parole, aveva fatto nei mesi precedenti. In quell’occasione chiesi conto pubblicamente al ministro Galletti di questa discrepanza tra le sue dichiarazioni e il comportamento di un ente controllato dal suo stesso ministero. Non ne pervenne alcuna replica”.

Anche il governatore Maroni in campo. “Anche il presidente Maroni, che sul tema ha incontrato le associazioni venatorie, ha scritto al ministro – specifica l’assessore Fava – al fine di avere un incontro per dirimere la questione delle deroghe in tempo utile per affrontare la stagione venatoria che sta per aprirsi. Noi restiamo in attesa di un cenno del Ministro”.

L’assessore Fava è intervenuto anche sulla questione dei tesserini venatori: “Stiamo ricevendo sollecitazioni da diverse componenti del mondo venatorio a fare chiarezza sul tema della compilazione dei tesserini venatori, in particolare sul tema dell’annotazione del capo di selvaggina abbattuto. La legge europea 2015-2016, approvata dal Parlamento nazionale, aveva introdotto infatti l’obbligo dell’annotazione subito dopo l’abbattimento, lasciando però adito a interpretazioni diverse, ed esponendo i cacciatori ad inutili possibili contenziosi – spiega -. Per questo, da subito, con provvedimento amministrativo, Regione Lombardia aveva precisato che il capo dovesse essere annotato una volta abbattuto e raccolto, stabilendo così una regola decisamente più chiara e difficilmente equivocabile. Regola che abbiamo comunque deciso di tramutare in legge: alla prima occasione utile, ho concordato con il consigliere Roberto Anelli la presentazione di un pdl di modifica della legge 26, per sancire definitivamente la norma e garantire il cacciatore da possibili sanzioni dovute solo ad un problema interpretativo”.

(http://www.valtellinanews.it/articoli/caccia-da-oltre-un-anno-in-attesa-di-risposte-20170907/ )

 

ANLC: Paolo Sparvoli risponde alla lettera alle associazioni inviata da Sergio Sorrentino

Che strana che è la politica. O almeno certa politica, soprattutto se venatoria.
Ho appena ricevuto, come tutti gli altri miei omologhi presidenti delle associazioni venatorie, una lettera firmata dal presidente dell’Arcicaccia Sergio Sorrentino il quale, anche se in apparenza sembra rivolgersi quasi esclusivamente alla Federcaccia, in ultima analisi contiene un accorato appello all’unità del mondo venatorio.
Non nascondo che la missiva mi ha sorpreso molto e cercherò di spiegare i motivi di questo stupore.
Tanto per essere chiari, mi piacerebbe sapere cosa è riuscita a costruire, in questi lunghi anni che si potrebbero definire “postfermarelliani”, la consorella legata a triplo filo non solo all’apparato politico della sinistra governativa (le sigle che si sono alternate negli anni sono così tante che è una fatica immane ricordarle tutte) ma anche ad una certa frangia dell’ambientalismo italiano che risponde al nome di Legambiente.
Così, dopo aver contribuito a creare, e a distruggere, l’esperienza Unavi, l’Arcicaccia ha iniziato un lungo periodo di volontario isolamento durante il quale è andata a braccetto con Legambiente fino al punto da boicottare l’importantissima conferenza di Venezia che aveva il solo peccato originale di essere stata convocata da Alemanno, a quel tempo ministro dell’Agricoltura.
Poi è stata la volta di Face Italia ai cui lavori, che sono stati preziosi ma molto faticosi e dispendiosi (campagne pubblicitarie, indagini demoscopiche e studi universitari) l’Arcicaccia si è ben guardata dal partecipare, restando ai margini ma prontissima a cogliere i frutti di tale impegno.
Ma non è bastato. Un bel giorno Arcicaccia ha deciso di rientrare in Face Italia imponendo però il dazio di una alleanza improbabile e anzi suicida con Legambiente.
Ovviamente tale dazio, accettato con entusiasmo da Federcaccia, Anuu e Enalcaccia, per noi era e continua ad essere assolutamente insostenibile tanto che, con estrema anche se dolorosa coerenza, il ritorno di Arcicaccia in Face Italia, a braccetto con gli eterni nemici di Legambiente, ha segnato la nostra immediata e irrevocabile uscita dal coordinamento.
Poi c’è stato, come dice l’amico Sorrentino, un susseguirsi di esperienze, più o meno autorevoli e rappresentative – dalla CCT alla Fenaveri – che però sono tutte inesorabilmente naufragate sommerse dalle solite lotte intestine e dal desiderio di prevaricare e soffocare le specificità delle varie associazioni venatorie.
Ora, con questa missiva dai contenuti e dai toni difficilmente condivisibili, viste le esperienze di questi ulti anni, l’Arcicaccia torna a sollecitare una specie di unione sottolineando perfino le presunte difficoltà della FIDASC a rappresentare le armi sportive da caccia come se tali difficoltà dipendessero davvero dalla gestione e non da una generica avversione dell’opinione pubblica nei confronti della parola “caccia”.
Peraltro, tale richiamo risulta ancora più incomprensibile se si esamina proprio l’arrogante scalata ai vertici della FIDASC compiuta proprio da Arcicaccia e da Federcaccia che hanno monopolizzato totalmente la gestione della Federazione emarginando completamente le altre Associazioni.
Per quanto sopra ricordato, la lettera dell’amico Sorrentino viene considerata quasi irricevibile dalla Libera Caccia che, non solo non è per niente in “stallo” come afferma il presidente di Arcicaccia, ma è in continua e costante crescita a livello di rappresentatività e proprio per le sue incessanti e coraggiose battaglie di natura sindacale e non certo politica.
Comunque la Libera Caccia è e resta completamente disponibile ad analizzare con pragmatismo le difficoltà della caccia in Italia per individuare percorsi condivisibili da intraprendere in maniera unitaria, ma pone una condizione assoluta e irrinunciabile: il disconoscimento ufficiale, da parte delle associazioni che l’hanno sottoscritto, dell’accordo stipulato con Legambiente che si è dimostrato e si sta dimostrando anche in questi giorni assolutamente sconsiderato e suicida.
Solo a questa condizione l’Anlc, che non è un’associazione di estremisti ma un vero e proprio sindacato dei cacciatori è disposta a riprendere immediatamente ogni dialogo e collaborazione con le consorelle per lavorare con spirito costruttivo alla difesa del mondo venatorio senza pregiudiziali di natura politica e, soprattutto, senza alcun egemonismo da parte di nessuno.
E senza parlare di fusioni.

Il Presidente
Paolo Sparvoli

Normative

Ambiente

Enogastronomia

Attrezzatura