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Luca Gironi

Luca Gironi

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Arci Caccia: Finalmente l’ANUU batte un colpo e cosa propone? Una casa comune dei cacciatori italiani dentro la FIdC?

Siamo lieti che l’ANUU passi dalle lettere secretate al dibattito pubblico, così da consentire la consapevolezza diffusa di quanto accade nel mondo venatorio. Eliminare ipocrisie e doppi fini è una necessità per difendere bene la caccia, la FENAVERI doveva servire appunto a questo.

Scrive l’ANUU che fin dal 2010 il suo scopo era formare un’Associazione unica. Allora il tema era lo scioglimento di ANUU e CPA e la loro confluenza in FIDC.

Sono passati 7 anni e le Associazioni sono tutte al loro posto. All’ANUU piace il termine “fusione” che è equivalente a “scioglimento” o a “si mette a disposizione” della FIdC. Si ha paura di chiamare le cose con il loro nome. Se l’ANUU riteneva di risolvere così i problemi della caccia perché non è confluita in FIdC?

Questa indecisione non è onesto attribuirla, come fatto anche nella lettera inviataci, ad altre Associazioni. Sette anni e non hanno ancora la “casa comune”; questo parto assomiglia tanto a una gravidanza isterica. Castellani sfugge volutamente, per non entrare nel merito di quale Associazione si beatifica parlando di “case”, comuni o di altro tipo. Dai Notai, per le “case”, si fanno gli atti di compravendita non gli Statuti delle Associazioni!

Crediamo nel diritto dei cacciatori di conoscere.

Reiteriamo la richiesta di chiarimenti. L’ANUU si scioglie? Non fa più tessere sue? Quali allora? Così piace all’ANUU? Non hanno ancora maturato una proposta. Contraddizioni su contraddizioni.

L’ANUU, che non vede l’ora di iscriversi ad altro, intanto sgomita e “appalta” ad una Associazione della FIdC Toscana di farle tessere; si, proprio quella che li ha convertiti a “sinistra”! L’ANUU ha investito nel Tavolo della Fauna Selvatica con Legambiente, noi e Federcaccia (che rivendica il ruolo di grande mecenate), ora rinnega i Tavoli.

I cacciatori, più conosceranno, più riusciranno a decidere di quali tessere si sono stufati. Basta sigle riciclate e di comodo della “casta”… La Toscana insegna.

La CCT (oggi tutta FIdC) allora con l’ARCI Caccia, ha perso iscritti a vantaggio di altre Associazioni. La colpa è dei cacciatori?

L’ARCI Caccia, lo ribadiamo, è per una Federazione delle Associazioni Venatorie Nazionali. Vogliamo costituire contestualmente le FENAVERI Nazionale e Regionali. Non avevamo e non abbiamo la presunzione di farla da soli (a differenza di altri, non siamo autoreferenziali).

L’ANUU e la FIdC rigettano questa prospettiva in barba allo Statuto FENAVERI, da loro sottoscritto. La lettera dell’ANUU e le posizioni di FIdC non lasciano dubbi. La Federazione di Associazioni è indigesta, di comodo, un posteggio da usare in attesa di entrare in FIdC. Noi in FIdC, o comunque la chiameranno, non entreremo mai!

Se la vera novità sarà inventare un’Associazione nuova e non “papocchi”, si fondi un’Associazione moderna, ricominciando ex-novo. Le responsabilità della crisi della caccia hanno radici nell’Associazione unica FIdC che, da quando non più obbligatoria, ha portato – per libera scelta – il 50% dei cacciatori ad iscriversi ad altro. L’ANUU vuole imporre la Tessera unica, altrimenti non si riesce a restaurare il vecchio modello. È un errore, i cacciatori non hanno l’anello al naso e sanno che, l’associazione più grande, con tutto il folklore delle sigle di comodo nate per “comandare”, ha la maggiore responsabilità della crisi venatoria.

Invece, occorre fare di più per informare e documentare le intenzioni delle Associazioni perché possano – i soci – decidere. Se credono nella restaurazione, sceglieranno la FIdC.

L’ANUU è preoccupata e vuole sopprimere le Associazioni per eliminare l’offerta di cultura venatoria. Questo è un suicidio, serve alle conventicole. Si parta dalle proposte. Quale caccia per l’oggi e per il futuro? Difendere la possibilità di andare a caccia anche per chi non può permettersi il “portafoglio a soffietto”.

È obiettivo comune? Come si raggiunge?

La FENAVERI doveva servire a questo ed è rimasta un’operazione di facciata, una sigla con cui giocare a nascondino. Contrastare, come scrive l’ANUU, il coordinamento – anche quei pochi che esistono nelle Regioni – è un errore, ci si confronta, ci si unisce o divide sulle cose concrete, infatti, in Lombardia l’ANUU era con le altre Associazioni, per combattere il monopolio di Federcaccia negli ATC.

L’incontro tra le Associazioni venatorie nazionali che abbiamo proposto, ancorché saltuario e provvisorio, rappresenta una forma di rispetto verso i tanti volontari di tutte le Associazioni che, nei territori, non pensano solo a tutelare le loro sedi, dipendenti, ecc…, ma i cacciatori e con questo spirito danno le tessere.

Non sono il male cui va imposto di ritornare all’ovile. Hanno testa, cuore, idee, amore per la caccia popolare. Li tradisce chi pensa all’abolizione dell’842, soluzione utile ai soli benestanti. Quando li metterete nelle condizioni di costruirsi una nuova Associazione con nuovi gruppi dirigenti che potranno scegliervi, noi ci saremo a sostenerli. Altri artifici sono solo fatti vostri.

Non vogliamo ripetere i tanti mila euro dati alla FACE per dipendenti, sedi, etc…, affidiamoli alle decisioni del popolo venatorio. L’Europa per voi è stata promettere più tempi, più specie, più richiami, più catture, più roccoli: sono solo decenni che abbaiate alla luna… e sempre con la stessa, unica ma inutile voce.

Intanto, mentre c’è il rischio, in alcune Regioni, di “mutilare” l’Apertura Generale, collaboriamo per prendere un’iniziativa comune per evitare limitazioni senza scuse!

Emilia Romagna la Regione valuta il possibile rinvio dell’apertura della caccia

Caselli: "Ma in Emilia-Romagna le norme sono già più restrittive rispetto alle altre regioni”

dal sito www.greenstyle.it“Stiamo monitorando attentamente la situazione in vista dell’apertura generale della caccia e non escludiamo di rinviare l’inizio della stagione venatoria 2017-2018 o di adottare precise limitazioni per alcune specie di selvaggina stanziale per le quali gli stessi cacciatori hanno segnalato situazioni di difficoltà per il caldo estremo, gli incendi e la siccità di questa estate”, come lepre, fagiano, pernice, starna ed altre ancora. Lo dichiara l’assessore regionale all’Agricoltura e caccia, Simona Caselli, in merito all’avvio della stagione venatoria, la cui pre-apertura, lo scorso 2 settembre, in Emilia-Romagna è comunque avvenuta in un contesto di limitazioni alla caccia unico e molto restrittivo rispetto a quello di altre regioni. “Non è vero- prosegue Caselli- che ignoriamo gli appelli delle associazioni ambientaliste o i pareri scientifici dell’Ispra e non sottovalutiamo il problema dello stress causato alla fauna selvatica dalle eccezionali condizioni climatiche dei mesi scorsi, in particolare la siccità, ma abbiamo ritenuto di non intervenire con modifiche sulla pre-apertura in quanto il nostro calendario venatorio già stabilisce norme più restrittive di quelle in vigore in altre regioni e poste proprio a tutela della fauna selvatica”.

Ad esempio, in Emilia-Romagna in pre-apertura si possono cacciare solo certi volatili di specie opportuniste ed esclusivamente nelle giornate di giovedì e domenica fino alle ore 13 e non si può praticare l’attività venatoria nelle zone di protezione speciale (Zps). Inoltre, ci sono precise limitazioni sui carnieri, cioè il numero massimo giornaliero di capi che ciascun cacciatore può abbattere. In più, in preapertura è vietato cacciare gli uccelli acquatici.

“In Emilia-Romagna- conclude Caselli- regole e limitazioni all’attività venatoria già in essere rappresentano dunque una garanzia importante per la tutela della fauna; siamo ora al lavoro per capire come intervenire al meglio in vista dell'apertura della stagione di caccia vera e propria, monitorando anche l'andamento delle precipitazioni. Un rinvio o precise limitazioni all'attività venatoria non sono pertanto da escludere, per tutelare la fauna nelle situazioni in cui sia necessario farlo, però va considerato il fatto che in Emilia-Romagna le norme adottate sono più rigorose rispetto alle altre regioni”. Infatti, nel calendario attuale, dal 17 al 30 settembre si potrà andare a caccia solo per 4 giorni - il 17, 21, 24 e 28 - fino alle ore 13 in forma vagante e fino al tramonto per la sola caccia da appostamento alla migratoria. Per gli uccelli acquatici, poi, il divieto di caccia antecedente al 1^ ottobre è già in vigore in più del 95% delle zone umide regionali.
(www.regione.emilia-romagna.it)

Arci Caccia Umbria: BASTA SPARARE A ZERO SUI CACCIATORI!

Gli articoli apparsi sulla stampa in questi giorni non fano altro che dipingere il mondo venatorio e i cacciatori come una banda di disonesti pazzi sanguinari che con la compiacenza di Associazioni Venatorie e Istituzioni vagano per le campagne sparando a qualsiasi forma di vita.

Io non ci ci stiamo ai continui attacchi delle Associazioni animal-ambientaliste che come ogni anno nel periodo della preapertura si destano, lanciando moniti per poi tornare in letargo, la regione Umbria ha approvato un calendario venatorio sulla base di dati scientifici certi, basati su censimenti e studi durati anni, pe altro eseguiti non da cacciatori ma esperti altamente qualificati, perciò basta con le fandonie e i continui attacchi all’Assessore e sulle scelte operate dalla Giunta Regionale di anticipare e non di rinviare la pre apertura della caccia, da parte di chi in realtà spari numeri roboanti per far colpo sull’opinione pubblica.

La decisone della Regione è stata legittimata dall’Ispra prima dell’approvazione del calendario e la Regione ha tenuto conto delle successive indicazioni di Ispra

Numeri da capogiro, snocciolati qua e la, senza la minima base di verità, questo modo di fare, non fa più presa nemmeno tra la gente comune oramai non ascolta più tante falsità, anzi forse si scandalizza più di un politico che allatta un agnello in televisione anzi che preoccuparsi della situazione in cui versa l’Italia che di un giorno di pre apertura della caccia.

La tesi di queste Associazioni contro la pre apertura, sempre la stessa è 27.000 cacciatori umbri moltiplicato il carniere massimo consentito per legge di una qualsiasi specie cacciabile, uguale una strage di innocenti.

Le falsità di questa tesi sono facilmente smentibili, basta richiedere i dati in Regione delle letture dei tesserini venatori delle stagioni passate, dal quale si evincerà che solo una parte dei cacciatori, per scelta personale ha fatto la pre apertura negli anni passati e che e perciò parliamo di numeri ben al di sotto degli allarmi lanciati dai paladini dell’ambiente e della fauna.

Quest’anno anno, la novità sono stati gli incendi, ma voglio ricordare che in Italia esiste una legge che vieta l’esercizio venatorio per dieci nelle aree percorse dal fuoco.

Perchè le Associazioni che oggi scrivono sui giornali non partecipano ai tavoli di concertazione con la Regione e con l mondo venatorio?

Dove sono le Associazioni Animal-ambientaliste quando si discute nei tavoli degli ATC, di buona gestione e buone pratiche? Eppure anche loro hanno i propri rappresentanti!

Si può essere in disaccordo e non accettare l’attività venatoria, ma non si può diffamare una categoria, che tra l’altro oggi svolge sempre più una funzione sociale lavorando fianco a fianco con gli agricoltori in difesa delle colture agricolture agricole o nel ripristino di degli squilibri faunistici causati da una mala gestione del territorio o nell’avvistamento degli incendi oppure al fianco dei Vigili del fuoco nel combattere gli stessi.

Per rispondere alle accuse lanciate alle guardie volontarie delle Associazioni Venatorie, guardie volontarie sono più attive di quanto possa pensare il WWF, essendo costantemente impegnate nei Servizi di controllo della fauna selvatica, vigilanza nelle ZRC, negli interventi di contenimento previsti dai piani di abbattimento e i tutti quei servizi per i quali siamo abilitati, la differenza è che noi non facciamo servizio per reprimere aspettando che qualcuno faccia il furbo, il nostro compito è quello di prevenire azioni illecite garantendo un presidio costante del territorio.

Sono migliaia le ore di servizio volontario che le guardie ogni anno svolgono a tutela di ambiente e fauna, quello che ci differenzia è che noi siamo abituati a lavorare in silenzio e a capo chino, loro preferiscono le luci della ribalta, perciò ad ogni minima segnalazione o infrazione rilevata riflettori accesi per giorni.

Non ci stiamo ad una simile campagna denigratoria contro i cacciatori da parte di chi mesi fa ha strumentalizzato l’incostituzionalità della Legge Regionale della Liguria minacciando i cacciatori impegnati in interventi di prevenzione dei danni, dichiarando che stavano intervenendo in maniera illecita, mettendo a repentaglio le produzioni agricole già colpite duramente dalla siccità.

Vogliamo dire a questi signori che l’ambiente e la fauna si proteggono vivendolo sentendosi parte di esso, utilizzando ciò che esso ci mette a disposizione fauna compresa, attraverso un utilizzo razionale ben preciso e basato su scienza e conoscenza, attraverso l’utilizzo che si capisce il valore della conservazione, non lo si difende pensando di farlo diventare un museo strumentalizzando qualsiasi azione dell’uomo comodamente seduti sul divano.

Le attività diseducative sono ben altre, non è certo la caccia, la visione distorta che la caccia alimenta la cultura della morte, rappresentata dal girare con un’arma in mano è il frutto di una cultura cittadina che prevale su quella rurale, dove l’unico contatto che si ha con la natura è la gita domenicale fuori porta.

I cacciatori sono portatori di una cultura sana, non siamo certo noi ad essere poco educativi ed anti pedagocici, forse basterebbe guardare nelle nostre case, per vedere con quali video game giocano i nostri figli o le trasmissioni televisive che seguono, oppure i social network, dove si trova di tutto, dai giochi autolesionistici, a come si fabbricano bombe e armi artigianali, di questo dobbiamo avere paura, non dei cacciatori che già sono stati ben educati su come detenere, custodire e utilizzare un’arma, la deriva violenta della società non la si contrasta sparando sulla caccia e i cacciatori, in questo potremmo essere più utili noi che voi.

Mentre rispondo in maniera positiva a chi ci chiede di collaborare, una collaborazione senza strumentalizzazioni in difesa dell’ambiente, come presidio delle campagne a salvaguardia di un ambiente ormai ridotto allo stremo dalle irrazionalità dell’uomo.

Noi siamo pronti e voi?

Il Presidente regionale Arci Caccia Umbria

Bennati Emanuele

SERRACCHIANI: IN FRIULI SULLA CACCIA IN UN ANNO TANTI PASSI AVANTI

“Non sempre la politica riesce a entrare nel merito di questioni che incrociano interessi diversi, ma questa volta è stato fatto un buon lavoro, estremamente rispettoso delle associazioni e del territorio”.

Lo ha detto la presidente della Regione Debora Serracchiani, tracciando un bilancio degli interventi che la Regione – con la puntuale sollecitazione di Federcaccia e l’impegno di molti consiglieri regionali di maggioranza e opposizione – ha fatto per il mondo venatorio nell’arco dell’ultimo anno.

“Alcune questioni sono state risolte, altre sono ancora in sospeso, come la definizione della governance e l’istituzione del collegio dei probiviri nei distretti, ma anche se mancano pochi mesi molto si può ancora fare entro la fine della legislatura”, ha indicato la presidente a conclusione del convegno “Sintesi di una legislatura. LR 28/17, cosa cambia per il mondo venatorio, per quello agricolo, per gli allevatori, pescatori e raccoglitori di funghi”.

Promosso da Federcaccia con Coldiretti, Cia e Confagricoltura Fvg, Kmecka Zveza, in collaborazione con le associazioni di pescatori Ferepes e Urps, l’associazione produttori di selvaggina, quella ambientalista Ekoclub e i Distretti venatori, il convegno è stato organizzato a un anno di distanza dal confronto a cui era stata inviata a partecipare la presidente della Regione e ha visto confrontarsi ieri sera – moderatore il giornalista Alberto Terasso – l’assessore regionale alla Caccia Paolo Panontin, il presidente di Federcaccia Paolo Viezzi e il consigliere regionale Giorgio Ret, con numerosi interventi di rappresentanti di categoria su questioni tecniche in un clima costruttivo e aperto alla mediazione.

“L’incontro dell’anno scorso ha avviato la ripresa di un dialogo importante dopo l’approvazione del Piano faunistico regionale: erano oggettivamente emerse criticità ed era doveroso che intervenissimo. Torno qui oggi davanti a una platea altrettanto numerosa e sono soddisfatta perchè alcuni dei ‘compiti a casa’ che mi erano stati affidati sono stati consegnati e questo lo devo a uno sforzo collettivo: non era scontato”, ha riconosciuto Serracchiani.

La presidente, se da una parte ha convenuto con i vertici di Federcaccia che la priorità è quella di procedere a una semplificazione burocratica, ha anche richiamato all’unità un settore da sempre a rischio di una eccessiva conflittualità.

“La governance, per esempio, è fino a un certo punto un problema della politica, che in questo caso dovrebbe solo accompagnare la maggioranza dei portatori di interessi a ottenere la migliore struttura: se però ci si continua a dividere e ci si concentra solo su veti incrociati sarà difficile che la politica riesca a trovare una risposta. E andare avanti a colpi di ricorsi – ha aggiunto – non giova a nessuno”.

In merito alla legge di manutenzione, la cosiddetta omnibus caccia approvata a luglio, la presidente ha chiarito: “Al momento non ne abbiamo notizia, ma non essendo ancora decorso il termine non si può escludere che possa essere impugnata in alcuni punti: nel caso difenderemo tutte le posizioni e apriremo un dialogo con il Governo”.

(www.ladeadellacaccia.it)

ABRUZZO: PRECISAZIONI DELL'ASSESSORE PEPE AGLI ATC TERAMANI

“Non posso che esprimere un sincero apprezzamento per il lavoro degli Uffici Caccia regionali, nonostante il rientro della delega dalle Province e la conseguente necessaria attuazione della nuova organizzazione del servizio”. Lo afferma l’assessore alle politiche agricole Dino Pepe, replicando alle affermazioni degli Atc teramani. “A Teramo – spiega Pepe – il cambiamento è stato più evidente in quanto, solo in tale provincia, i tesserini erano rilasciati direttamente dai Comuni su delega degli uffici provinciali. Anche quest’anno la Regione aveva chiesto ai Comuni una collaborazione per l’adempimento, ma non essendo stata riscontrata tale disponibilità, la Regione ha potuto mettere a disposizione dei cacciatori solo le proprie sedi istituzionali. Per quanto riguarda la consegna dei tesserini di abbattimento, non c’è alcun inadempimento regionale: sono una specifica competenza degli Atc che vi debbono provvedere direttamente. Sono state lamentate presunte lungaggini per la mancata apposizione del timbro di ammissione sui tesserini venatori. In merito occorre fare chiarezza: la legge prevede che entro il primo aprile i cacciatori presentino istanza di ammissione all’Atc e che entro il primo giugno gli Atc inviino improrogabilmente alla Regione gli elenchi dei nominativi dei cacciatori ammessi. Quando i cacciatori per vari motivi non sono inclusi negli elenchi già trasmessi, la Regione è impossibilitata ad apporre i timbri della ammissione sul tesserino in fase di rilascio. Ne consegue che il cacciatore deve tornare più volte allo sportello. Si potrebbe ovviare a ciò semplicemente attraverso la tempestiva comunicazione da parte degli Ambiti alla Regione delle ulteriori ammissioni disposte. Circa la polemica sulla compilazione della ‘scheda del cacciatore’ – continua Pepe -, occorre chiarire che si tratta di un documento predisposto al fine di acquisire le informazioni necessarie per la corretta gestione dell’archivio dei cacciatori abruzzesi previsto all’art. 19 comma 5 della legge 10/2004. Tale scheda ha anche l’obiettivo di rendere possibile, per il futuro, l’informatizzazione dei rapporti con l’utenza; peraltro i dati richiesti sono quelli che comunemente vanno forniti in qualunque istanza rivolta ad una pubblica amministrazione. Infine relativamente all’ultima polemica sollevata dagli Atc Teramani sulle eventuali criticità del controllo dei cinghiali, differentemente da quanto affermato, la Regione ha già messo in atto un nuovo calendario degli interventi di abbattimento dei cinghiali che esclude ogni sovrapposizione con le attività di addestramento cani, attività quest’ultima che quindi può essere esercitata dai cacciatori in piena libertà e sicurezza. Per quanto riguarda invece le azioni di abbattimento notturne – conclude l’assessore -, pienamente legittima e sulla quale anche l’Ispra si è espressa favorevolmente, questa viene coordinata dalla Polizia Provinciale con fari ed in massima sicurezza dell’incolumità pubblica. Il controllo non va confuso con la caccia ed è una attività estremamente utile e che sta dando buoni risultati con una significativa riduzione degli eventi e delle richieste di risarcimento e non può essere interrotta proprio nel mese di settembre, quando i danni dei cinghiali si stanno concentrando sui vigneti e sul mais, ormai prossimi al raccolto. Si ricorda, infine, che il passaggio della funzione dalle Province alla Regione sta richiedendo un impegno notevolissimo e si richiede, pertanto, un atteggiamento collaborativo nell’interesse di tutti gli utenti”.
(www.ladeadellacaccia.it)

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