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Luca Gironi

Luca Gironi

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ANUU: CESENE, CONCRETE AVVISAGLIE

Gli ultimi giorni di novembre, col ritorno del bel tempo e con le temperature notevolmente abbassate rispetto alle precedenti settimane, hanno visto ancora protagonisti i Tordi sasselli e, in alcune zone, le Cesene che si sono presentate in buon numero facendo ben sperare di poterle vedere ancora nei prossimi mesi in maniera più costante. A tal proposito, per quest’ultima specie, va ricordata l’interessante ricerca in atto di Federcaccia Lombardia con la disposizione di geo-localizzatori su alcuni soggetti catturati e successivamente rilasciati al fine di studiarne i movimenti migratori. Si raccomanda, quindi, a tutti i cacciatori di evitare, se possibile, soprattutto nella caccia di appostamento, l’abbattimento degli individui con lo strumento applicato, che risulta ben visibile e, qualora avvenisse il contrario, di segnalare tempestivamente la notizia dell’abbattimento all’ANUUMigratoristi (Ufficio coordinamento tutela ambientale, ricerca ornitologica, inanellamento). Oltre ai due turdidi sopracitati, nella settimana appena trascorsa si sono notati ancora degli sporadici Tordi bottacci, mentre in montagna il Fringuello è stato notato in modo modestamente più numeroso rispetto alle scorse settimane. Sempre assenti, però, i Frosoni, le Peppole e i Lucherini, questi ultimi osservati in modo ancora modesto e frammentato nei territori di media e bassa collina. Buona le presenza dello Storno e del Merlo, come della Passera scopaiola. La Capinera, dopo una breve pausa novembrina, è ricomparsa in modo più che soddisfacente. A conferma delle nostre note informative si apprende dalle stazioni di inanellamento situate in Trentino al Passo del Brocon, in Val di Ledro, ad un’altitudine di 1.600 m. s/l/m., che i fringillidi, nelle specie sopra citate, non si sono notati nello scorso mese di ottobre insieme alle Cince in generale. Mentre la Beccaccia si è presentata a latitudini più basse e si è mantenuto il buon numero di esemplari di Alzavola, ora tutto si attende per le prossime classiche date tradizionali che hanno sempre visto la buona presenza degli svernanti i quali, dal mese di dicembre alla fine di gennaio, solcheranno i nostri cieli alla ricerca del loro cibo preferito e di condizioni favorevoli per trascorrere questo periodo nei nostri territori.

ANUU: AD AROSIO UN INTERESSANTE INANELLAMENTO DI LUÌ PICCOLO SIBERIANO

  • Pubblicato in Notizie

In data 26 novembre 2016, circa alle ore 9 di una giornata assolata, dopo una settimana caratterizzata da pioggia costante e in alcuni casi intensa, presso l’Osservatorio Ornitologico di Arosio della FEIN è stato inanellato un raro soggetto appartenente alla famiglia dei Silvidi e al genere “Phylloscopus”. Si tratta di un Luì piccolo siberiano (ssp.) (Phylloscopus collybita tristis), sottospecie nordica del Luì piccolo (Phylloscopus collybita). Il nome italiano, e quello nelle altre lingue europee, ha delle origini onomatopeiche e fa riferimento al suo inconfondibile e vivace richiamo. Nei Paesi anglosassoni, ad esempio, è chiamato “Chiffchaff” per il suono del suo cinguettio. La sottospecie, nonostante abbia le stesse dimensioni morfologiche della specie nominale, è caratterizzata da un piumaggio alquanto chiaro con totalità biancastra delle parti inferiori; dorso, nuca e vertice sono di color ocra-grigiastro o bruno spento. Le guance hanno una sfumatura castana. Il sopracciglio bianco o bianco-crema, molto appariscente, può continuare anche dietro l’occhio, verso la nuca. Caratteristica è la quasi totale mancanza di pigmento verde presente nella specie tipica, fatta eccezione per una leggera colorazione che varia dal giallo paglierino al giallo nelle piume del sottoala. Complessivamente le remiganti appaiono scure, notandosi maggiormente le terziarie. Il Luì piccolo siberiano in Italia si può osservare raramente durante le migrazione autunnale e primaverile, risultando anche svernante. Questa sottospecie si riproduce in Siberia orientale, dal fiume Pechora alle zone inferiori dell’Himalaya. Va ricordato che la bassa probabilità dei numeri coinvolti di soggetti migratori in Europa occidentale viene sottovalutata a causa delle incertezze nei criteri di identificazione. Per questo motivo in Svezia e in Finlandia vengono considerati solo i dati che riguardano gli uccelli catturati a scopo scientifico. Presso la Stazione di Arosio la sottospecie inanellata si aggiunge alle tante altre specie analizzate durante lo studio migratorio, che si svolge in forma standardizzata, continua e costante da oltre un trentennio. (Walter Sassi)

ATC SIENA. PROGETTO IMMISSIONE STARNA

La Regione Toscana, con Decreto Dirigenziale n. 12491, ha autorizzato il progetto di immissione di 50 coppie di Starne nella ZRC Monteaperti; un progetto sperimentale a cui hanno lavorato i tecnici faunistici dell’ATC in collaborazione con la Commissione di Verifica e Controllo della ZRC Monteaperti, per cercare di reintrodurre la Starna nel nostro territorio ed in particolare in alcune zone vocate per questo tipo di selvaggina.

Soddisfazione dell’ATC Siena per aver accolto favorevolmente questo progetto di tipo sperimentale, in vista di un più ampio programma di reintroduzione della specie in specifici distretti di gestione. Nei progetti sperimentali dell’ATC Siena anche la reintroduzione in specifici territori della Pernice rossa.

(www.ladeadellacaccia.it)

RICONOSCIMENTO UNESCO PER LA FALCONERIA ITALIANA

IN MERITO AL RICONOSCIMENTO UNESCO DELLA FALCONERIA ITALIANA, Massimiliano Mora, presidente del GFI / Arci Caccia ha dichiarato:

“finalmente anche l Italia ha ricevuto il riconoscimento Unesco per la Falconeria , nonostante tentativi di protagonismo e di paura nei confronti del ruolo crescente della nostra Associazione, possiamo proclamare la nostra gioia di FALCONIERI, quindi festeggiamo. Apriamo ora un tavolo di lavoro per programmi e regolamenti futuri per la valorizzazione del riconoscimento . Siamo a pieno titolo nel coordinamento. Chi tergiversa fa passare tempo prezioso ad un percorso unitario, sbagliando e facendo male alla Falconeria. Il merito è dei falconieri italiani e delle loro Associazioni, cui va il nostro ringraziamento, che ambivano a questo risultato fin da 2009 e hanno lavorato per ottenerlo. La decisione è stata assunta durante l’XI comitato intergovernativo per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale , svoltosi presso la città di Addis Abeba (Etiopia), dove anche la falconeria Italiana è stata riconosciuta ufficialmente come “Patrimonio Immateriale dell’Umanità”, ed è stata aggiunta alla lista che ora conta ben 18 paesi. Un ringraziamento va alla Dott.ssa Patrizia Cimberio che in prima linea, ha combattuto per tutti questi anni per ottenere il riconoscimento, e alla Dott.ssa Elena Sinibaldi che ha reso possibile l’attuazione del progetto.

L’ARCI CACCIA si congratula

Comunicato Originale:

La falconeria italiana è stata riconosciuta dall’UNESCO patrimonio culturale immateriale dell’umanità

Addis Abeba, 1 dicembre 2016, XI Comitato intergovernativo per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale

Oggi, l’UNESCO ha incluso la falconeria italiana come patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Si tratta di un importante riconoscimento per un’antica arte tramandata fino ad oggi che trova le sue radici nella storia italiana come pratica di vita ed importante elemento diplomatico, soprattutto nel Rinascimento, che ha visto protagonisti gli Sforza a Milano e i Gonzaga a Mantova e ancor prima il fondamentale contributo di Federico II di Svevia.

Oggi l’UNESCO ha incluso la grande tradizione della falconeria italiana, iniziata dall’Imperatore Federico II di Svevia e portata allo splendore dagli Sforza, i Gonzaga e gli Este, al riconoscimento ottenuto nel 2010 della Falconeria come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Ora le comunità internazionali impegnate nella salvaguardia e nella trasmissione di questo patrimonio culturale condiviso, che implica una stretta relazione uomo, ambiente e natura, sono ben 18: Italia, Belgio, Francia, Spagna, Germania, Portogallo, Repubblica Ceca, Austria, Ungheria, Mongolia, Kazakistan, Pakistan, Marocco, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Siria, Arabia Saudita e Korea.

La falconeria italiana, nel corso dei secoli, ha lasciato un profondo segno nella nostra storia e cultura di cui ci rimangono innumerevoli testimonianze nell’arte, nell’architettura e nella letteratura.

Abruzzo: L'Arcicaccia dice no alla supertassa sulla caccia al cinghiale


Alla luce degli ultimi sviluppi della riforma sul Regolamento regionale in materia di gestione e caccia al cinghiale, l’Arcicaccia di Teramo sente il dovere di denunciare la grave situazione di “stagnazione” che si sta verificando in sede di discussione del provvedimento durante i lavori della Commissione consiliare regionale.
Ricordiamo che la riforma è stata fortemente richiesta da tutte le sigle sindacali agricole e dalle istituzioni del territorio di Chieti, Sindaci e Prefetto, attraverso incontri, note e comunicazioni. Sono seguite assemblee pubbliche che hanno visto la partecipazione dell’Arcicaccia come parte attiva, in cui l’Assessore Dino Pepe ha garantito l’approvazione di misure urgenti che tendessero a riaprire la caccia in squadra nelle zone che oggi, per una palese “svista” dell’attuale regolamento, sono ancora vietate alle stesse squadre.
Si è aperta una lunga fase di discussione durante la quale sia l’opposizione (Gruppo Forza Italia in Regione) che 8 ATC abruzzesi (VOMANO, SALINELLO, SUBEQUANO, PESCARA, CHIETINO-LANCIANESE, SULMONA, AVEZZANO, L’AQUILA) hanno presentato un testo alternativo a quello in discussione, in cui si prevede l’applicazione ai cacciatori abruzzesi di una Supertassa per la caccia al cinghiale con versamento di 800 euro a squadra e 40 euro a singolo che finirebbero nelle tasche degli stessi richiedenti ATC.
L’Arcicaccia ha già più volte denunciato che si tratta di una ennesima indegna tassazione, a danno dei cacciatori abruzzesi che, ed è qui il paradosso, sono gli unici che si stanno impegnando a proprie spese ed efficacemente sull’abbattimento della specie. Le altre Associazioni venatorie tacciono.
La lentezza con cui la Commissione Regionale e l’Assessore Pepe stanno conducendo questa semplice riforma della caccia al cinghiale, fatta di rinvii continui, la dice lunga sugli interessi politici e, ahimè anche economici, che girano intorno al cinghiale. Evidentemente la Regione preferisce continuare a pagare i danni crescenti che il cinghiale provoca all’agricoltura, dentro e fuori i Parchi Regionali, anziché affrontare risolutivamente la questione approvando rapidamente il testo in discussione in Commissione.
L’Arcicaccia nel prenderne atto continuerà con convinzione a sollecitare la parte del mondo venatorio che crede ancora in una gestione virtuosa e possibile della materia, fatta di obiettivi certi, interventi efficaci e soprattutto forte senso di responsabilità.

1 dicembre 2016
Teramo
Il Presidente
Dott. Massimo Sordini

Normative

Ambiente

Enogastronomia

Attrezzatura