Menu
RSS

facebooktwitteryoutubehuntingbook

Luca Gironi

Luca Gironi

Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Storni, l’allarme di Confagricoltura Toscana: perse 20 mila tonnellate di prodotti all’anno

Firenze, 23 febbraio 2017 - 20 mila tonnellate di prodotti agricoli persi, per intendersi ben 700 autotreni colmi di uva, grano, semi, mele, ciliegie e altro. Un danno economico stimato in 4 milioni di euro l’anno. Confagricoltura Toscana fa i conti con i gravi problemi causati dai circa 5 milioni di storni che popolano, ormai in maniera stanziale, la Toscana.
Li vediamo bene in città, soprattutto all’imbrunire, quando si muovono in migliaia in figure affascinanti. Ma la poesia finisce quando al loro passaggio lasciano campi distrutti e guano pericoloso. Confagricoltura Toscana lancia l’allarme.
“Servono interventi straordinari per una situazione non più sostenibile per i nostri agricoltori - ha detto il presidente di Confagricoltura Toscana Francesco Miari Fulcis - Noi siamo disponibili al confronto, ma chiediamo che tutti, a partire dalla Regione Toscana, intervengano con strumenti più incisivi e efficaci. L’abbattimento programmato di 23 mila capi l’anno è assolutamente inefficace per una specie di uccello come lo storno che prolifica indisturbato in maniera incontrollata - la popolazione infatti tende a raddoppiare ogni due anni."
Fino a 15 anni fa, gli storni arrivavano in Toscana in pochi e con la migrazione, ora invece sono diventati stanziali colonizzando tutto il territorio regionale. “E’ cambiato l’ecosistema della campagna toscana - aggiunge il presidente di Confagricoltura Toscana - Gli storni, con le cornacchie, altro flagello introdotto da errate scelte dei nostri amministratori pubblici negli anni passati, hanno scacciato o annientato specie animali più piccole, come i passeracei e i pettirossi, ormai quasi scomparsi, creando un grave squilibrio di fauna che incide ovviamente su quel delicato sistema che rende la nostra campagna uno dei luoghi più belli al mondo”. Ma si parla anche di danni organolettici ad una delle produzioni più importanti per la regione: il vino. “Lo storno quando mangia un chicco d’uva rovina irrimediabilmente tutto il grappolo - continua - modificandone il gusto e le proprietà”
I danni non riguardano solo l’agricoltura e la biodiversità, ma anche l’attività zootecnica, soprattutto quando rischia di vedere compromessa la severa prassi igienica degli allevamenti. Problemi enormi anche al patrimonio artistico e edilizio, causato dal guano: ogni storno produce in media 7-9 grammi di deiezioni al giorno.
“Servono strumenti diversi - conclude Miari Fulcis - E’ ormai palese che i dissuasori sono un inutile pagliativo , così come l’abbattimento programmato. E’ necessario aumentare le criticità nei posti in cui gli storni stanziano e si riproducono, spostandoli verso luoghi dove le risorse alimentari non favoriscono la loro proliferazione. Siamo disponibili a confrontarci e a trovare soluzioni condivise, l’importante è fare presto.”

Toscana: Per Confagricoltura “Nessun miglioramento sul fronte ungulati, legge insufficiente”

  • Pubblicato in Notizie

Firenze, 23 febbraio 2017 - “Ci aspettavamo un numero di abbattimenti sicuramente superiore, in grado di rendere la legge obiettivo realmente capace di diminuire i danni alle nostre coltivazioni. Così non è e siamo sicuri che il numero di ungulati in Toscana sia anche aumentato” E' quanto dichiarato da Francesco Miari Fulcis, presidente di Confagricoltura Toscana.
“In Toscana per avere un nuovo equilibrio sono necessari almeno 250 mila abbattimenti annui – pari cioè al numero stimato di nascite – che è difficilmente paragonabile con quanto annunciato oggi dalla Regione.
Vogliamo inoltre avere un quadro dettagliato area per area sugli abbattimenti perché in moltissime zone abbiamo registrato danni anche superiori al passato. Infine è opportuno ricordare che i danni ingenti provocati dagli ungulati in Italia, e tra questi non scordiamoci il flagello caprioli e cervi, non devono essere rimborsati in regime di “de minimis” in quanto la selvaggina non è di proprietà dell’agricoltore (come in tutta Europa) ma di proprietà di terzi che ne devono rispondere in toto! Gli agricoltori hanno quindi il sacrosanto diritto di essere rimborsati per il reale danno subito." (Confagricoltura Toscana)

Abruzzo: Al via la caccia di selezione al cinghiale

Partirà da marzo e durerà fino a giugno, per ripartire poi con la nuoca stagione venatoria che inizierà proprio a giugno. La caccia di selezione dicono Franco Recchia e Antonio di Paolo della Regione Abruzzo si è resa necessaria per prolungare la stagione di caccia al cinghiale, specie problematica che necessita a causa dei danni che provoca all'agricoltura di uno sforzo di controllo più ampio.

 

http://www.ecoaltomolise.net/cinghiali-otto-mesi-ritardo-parte-la-caccia-selezione-abruzzo/

 

Utilizzo dei cani in ambito venatorio, firmato accordo tra Regione e Ente nazionale cinofilia

 

FIRENZE - Costruire un percorso condiviso e coordinato per migliorare, qualificare, specializzare l'utilizzo dei cani in ambito venatorio. E' questo il senso dell'accordo sottoscritto oggi a Firenze da Regione Toscana e Enci (Ente nazionale della cinofilia italiana).

L'utilizzo di unità cinofile è importante per la Regione, nell'ambito delle sue competenze in materia faunistica e venatoria, e visto il possibile utilizzo dei cani nelle attività di caccia, di controllo faunistico e di monitoraggio delle specie selvatiche.

L'Enci, d'altro canto rappresenta in ambito nazionale il soggetto di riferimento per la cinofilia. L'Ente, sottoposto alla vigilanza del Ministero per le politiche agricole, ha lo scopo di tutelare le razze canine riconosciute pure,migliorandone ed incrementandone l'allevamento, nonché disciplinandone e favorendone l'impiego e la valorizzazione ai fini zootecnici, oltre che sportivi.

L'accordo, il primo del genere in Italia, prevede la realizzazione di numerose attività: l'organizzazione e la realizzazione di brevetti e abilitazioni per unità cinofile da impiegare in ambito faunistico venatorio, di monitoraggio faunistico o in operazioni di pubblica utilità; il miglioramento della qualità delle unità cinofile specializzate in ambito faunistico venatorio. E ancora il potenziamento delle opportunità per la formazione ed aggiornamento delle unità cinofile specializzate e, infine, l'individuazione di aree destinate alle prove, brevetti e/o abilitazioni, di livello nazionale ed internazionale, da affidare alla gestione di Enci.
(Massimo Orlandi - Toscana Notizie)

Primo bilancio della legge sugli ungulati, Remaschi: "Siamo sulla strada giusta"

FIRENZE - "I primi risultati della legge obiettivo sul contenimento degli ungulati ci dicono che siamo sulla strada giusta. Nel 2016, nonostante la legge sia stata attivata in ritardo in molte province, vi è stato un deciso aumento dei capi di cinghiale abbattuti (si è sfiorata quota centomila) e si è dato un primo contributo nel ridurre una popolazione che in Toscana è 4,5 volte superiore al normale e che ha creato gravissimi danni all'agricoltura".

E' questo il commento dell'assessore regionale all'agricoltura Marco Remaschi ai primi dati, quelli relativi ai cinghiali, sulla legge 10 del 2016, approvata un anno fa per contenere la popolazione di cinghiali, caprioli, cervi e daini attraverso una intensificazione delle attività di caccia nelle aree agricole (quelle identificate come aree "non vocate").

Il dato più generale, quello sui prelievi complessivi di cinghiali effettuati in tutta la regione mostra un incremento netto rispetto agli altri anni con 93.306 capi abbattuti (erano stati 79.330 nel 2015 e 83.578 nel 2014 e 70.482 nel 2013). A questo dato vanno poi aggiunti i numeri delle aziende faunistiche di alcune province che ancora non sono pervenuti alla Regione.

"Alla fine il dato reale sarà di circa 100.000 capi – commenta Remaschi – un numero significativo specie in un anno ancora sperimentale e nel quale non sono state poche le difficoltà incontrate: basti pensare ai disagi sull'operatività degli Atc dovuti a varie cause (tra cui una sentenza della Corte Costituzionale) e ai ritardi nell'applicazione della legge che si sono registrati in diverse province: l'attivazione è arrivata nel migliore dei casi a giugno, ma in alcuni casi solo a settembre, pochi giorni prima dell'inizio della stagione venatoria".

"In così poco tempo – continua l'assessore - non si poteva certo risolvere un problema che esiste da venti anni. Ma si è cominciato a farlo avendo a disposizione una buona legge e grazie alla fattiva collaborazione dei cacciatori e delle associazioni di categoria".

Per Remaschi decisivi ai fini dei risultati attesi saranno i prossimi mesi: "La possibilità di fare caccia di selezione nei mesi in cui cominciano le semine, quindi da marzo in poi, potrà diminuire considerevolmente i danni alle colture. Ho la speranza, credo fondata, che questo potrà aiutare l' intero comparto agricolo a poter salvaguardare il frutto del proprio lavoro. La diminuzione degli ungulati permetterà anche di diminuire il numero degli incidenti sulle nostre strade che in troppi casi (una media di quasi 700 all'anno) sono correlati alla presenza di cinghiali e caprioli".

L'obiettivo della legge
Ma cosa prevede la legge n.10 del 2016? Il suo scopo, in un triennio, è quello di ridurre i conflitti generati dalla presenza di ungulati nelle aree antropiche, specie in quelle agricole, attraverso un incremento della pressione di caccia, in termini sia di entità dei prelievi, ma soprattutto di prolungamento dei tempi della caccia di selezione.

Il conflitto è generato da una presenza elevatissima di queste specie: le stime ci parlano di una popolazione di oltre 200.000 cinghiali e di almeno altri 240.000 tra cervi, daini, caprioli e mufloni per un dato che è fra i più alti d'Europa, secondo solo all'Austria, e che è almeno 4,5 volte superiore alla media italiana.

Con questa normativa si interviene per diminuire la densità di ungulati in determinate zone del territorio regionale, denominate "aree non vocate". Queste zone coincidono con le aree agricole della Toscana (circa il 30 % del territorio). In queste aree, dove vi sono vigneti, oliveti, seminativi , vengono concentrati gli interventi, soprattutto per il cinghiale. Nel restante territorio (boschi, pascoli, terre incolte) viene mantenuta una gestione conservativa delle specie ungulate, in modo che esse siano in equilibrio con l'ambiente: in quest'ultime aree, quindi, non vi sono particolari mutamenti gestionali a seguito della legge obiettivo.

La caccia al cinghiale nelle aree "non vocate": primi risultati
Il prelievo di capi previsto dalla legge obiettivo è iniziato tra giugno e settembre del 2016: la prima Atc a partire è stata Firenze (15 giugno), l'ultima Grosseto (17 settembre).

Dall'estate quindi è diventata operativa la parte più innovativa della legge, quella relativa al prelievo nelle aree non vocate attraverso la tecnica della "selezione". Per potervi partecipare ogni cacciatore ha dovuto richiedere l''abilitazione attraverso specifici esami (comprendenti anche una prova di tiro). I 9.000 cacciatori che hanno superato l'esame hanno poi potuto effettuare le proprie uscite di caccia ( ogni volta che esce il cacciatore deve darne comunicazione). La caccia di selezione ha portato, sino al 31 dicembre 2016, all'abbattimento di 4.581 cinghiali.

Ma per avere il dato complessivo degli abbattimenti nelle aree non vocate a questo dato dobbiamo aggiungere altre due voci: il cosiddetto prelievo di "controllo" cioè effettuato esternamente all'attività venatoria dietro autorizzazione della Regione (e con il quale sono stati abbattuti altri 9.927 capi) e la caccia "in forma singola, girata e braccata" (6.653 capi abbattuti) effettuata nelle stesse aree non vocate durante il normale periodo della stagione venatoria.

Complessivamente dunque il totale dei cinghiali abbattuti nelle aree non vocate, tra caccia di selezione, prelievo in controllo e caccia in forma singola è stato di 21.161.

Se a questa cifra, 21.169, si aggiungono i 72.145 prelievi avvenuti in area vocata (quindi nelle aree delle attività più tradizionali di caccia) si ottiene il dato generale di 93.306 abbattimenti nel 2016.
(Massimo Orlandi- Toscana Notizie)

Normative

Ambiente

Enogastronomia

Attrezzatura