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Luca Gironi

Luca Gironi

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MODIFICA DIRETTIVA ARMI: PER ANPAM GLI ATTACCHI NON SONO CONDIVISIBILI

A seguito della votazione della proposta della Direttiva Armi in Commissione IMCO sono emerse eccessive ed ingiustificate strumentalizzazioni nei confronti di alcuni parlamentari membri della commissione, tra cui l’On. Lara Comi, che si sono sempre dimostrati disponibili ad ogni confronto sul tema.

Il testo di mediazione sul quale si è votato è frutto di un complesso e lungo percorso teso ad evitare quante più limitazioni e restrizioni proposte dalla Commissione Europea

Infatti, qualora il sopracitato testo di mediazione non fosse stato approvato, il nostro settore sarebbe andato incontro ad una serie di criticità tra le quali ad esempio il completo bando delle armi della Categoria B7, l’inserimento dei caricatori nel novero delle parti essenziali e con maggiori limitazione rispetto a quella contenute nel compromesso finale. Di conseguenza l’ANPAM ritiene che il testo votato a dicembre in Consiglio non poteva che non essere confermato in IMCO in questa fase.

Come avviene in questi casi non è pensabile ottenere un accoglimento totale delle richieste del settore soprattutto in considerazione del fatto che la controparte del trilogo è rappresentata dai Governi di 28 stati membri, dalla Commissione Europea e da alcuni gruppi politici avversi al nostro settore.

Pertanto, l’ANPAM non può condividere che, nello svolgimento delle proprie attività a favore del comparto, vengano attaccati soggetti istituzionali o parlamentari, come avvenuto in questi giorni con l’On. Comi, che fin dall’apertura del processo legislativo si sono resi disponibili ad ascoltare e contribuire al sostanziale miglioramento del testo proposto dalla CE.

Consapevoli che esistono problematicità legate alla trasposizione della Direttiva a livello nazionale, tra i quali le modalità di detenzione domestica delle armi, ciò richiederà una particolare attenzione da parte degli stakeholders nel dialogare con le istituzioni al fine di trovare delle soluzioni sostenibili a tutela della produzione, commercializzazione e detenzione legale delle armi sapendo che tali questioni esulano dalle competenze dell’UE e devono essere risolte a livello nazionale in ogni singolo paese membro.

Piano per la conservazione e gestione dei lupi, Renata Briano: “La politica smetta di seguire chi urla più forte e si affidi alla scienza”

 

In vista della Conferenza Stato – Regioni di questo pomeriggio a Roma, l'europarlamentare del gruppo S&D vuole fare chiarezza sui punti del piano che hanno suscitato la rivolta delle associazioni animaliste

E' previsto questo pomeriggio a Roma “il giorno del lupo”, l'approvazione del Piano per la conservazione e gestione dei lupi che dovrà essere approvato dalla Conferenza Stato-Regioni. “E' un tema controverso e impopolare su cui converrebbe stare zitti ma penso che la politica debba riflettere, smettendo di seguire chi urla più forte – ha dichiarato l'eurodeputata Renata Briano - La scienza è scienza sempre e non solo quando dice ciò che vogliamo. Questo piano è stato realizzato dai massimi esperti in materia e si articola su altri 21 punti prima del 22esimo ormai diventato famoso per la possibilità, in casi molto limitati, di abbattimento dei lupi”.

L'europarlamentare Briano in questi giorni ha portato avanti continui contatti con il Ministero dell'Ambiente per coordinare la linea Governo – Europa. “Il piano è in linea con le direttive europee e il progetto "grandi carnivori", inoltre in molti Paesi, come la vicina Francia, la gestione di questa specie in rapporto all'allevamento e all'agricoltura è già gestita in questo modo – ha spiegato l'eurodeputata – Penso poi che sarebbe l'ora che chi vive in città smetta di dire cosa deve fare la gente che vive in campagna e in montagna. I cittadini dovrebbero pensare ai problemi di inquinamento, vedi le polveri sottili, che attanagliano le nostre aree urbane e industriali. Inoltre l'agricoltura e l'allevamento devono essere considerati importanti presidi territoriali anche di difesa del dissesto idrogeologico”.

Renata Briano ha anche cercato di fare chiarezza sul ruolo e sulle responsabilità dei cacciatori in questa vicenda. “Non sono i cacciatori a premere sull'abbattimento del lupo, anzi, loro sono consapevoli che questo può essere un boomerang sull'opinione pubblica e lo farebbero solo per dare una mano per risolvere un problema – ha puntualizzato l'eurodeputata genovese - I cacciatori vorrebbero vedere riconosciuti loro i diritti su specie che gli sono state negate, sempre dalla politica che segue chi urla più forte, pur con pareri scientifici positivi sulla salute delle specie, come nel caso dello storno”.

Riguardo alle polemiche degli animalisti sulla perdita di biodiversità, Renata Briano ha le idee molto chiare su quali siano le reali cause: “La perdita di biodiversità non è dovuta alla caccia che per legge è conservativa – ha spiegato l'eurodeputata – Le cause sono il consumo di suolo, la cementificazione, l'inquinamento e i cambiamenti climatici, l'agricoltura intensiva, l'uso di pesticidi e il bracconaggio”. “Chi ha a cuore l'ambiente, come me – ha aggiunto Renata Briano – dovrebbe ragionare con un approccio multidisciplinare ed ecosistemico, non con un approccio sui singoli individui come in questo caso con i lupi”.

ANLC: Adesso è ufficiale, la legge obiettivo della Regione Toscana è fallita.

 

Apprendiamo dai dati annunciati dal Dirigente dell'Ufficio caccia regionale che gli abbattimenti, a seguito delle nuove norme previste dalla legge obiettivo della Regione Toscana, ammonterebbero a meno di 20 mila capi in tutto il territorio: un vero e proprio fallimento certificato.
Gli uffici regionali hanno partorito una legge che ha distrutto gli equilibri più che ventennali che regolavano il sistema caccia in Toscana, rovinando il rapporto con il mondo agricolo e di pari passo creando conflitti profondi tra cacciatori, per non dimenticare il nuovo ruolo assegnato alle squadre del cinghiale, cioè soggetti da spremere come limoni con tasse e nuovi balzelli togliendogli il ruolo che prima avevano nella gestione degli ungulati.
I danni alle coltivazioni sono aumentati esponenzialmente, in qualche provincia sono addirittura cresciuti di 10 volte rispetto agli anni passati, a fronte di una media di abbattimenti, grazie alla legge obiettivo, di poco più di 5 mila capi a provincia, sempre secondo i dati annunciati (e mai forniti in maniera ufficiale e quindi non verificabili) sulla stampa.
Si preferisce buttare là qualche dato purché sia, per dare fumo negli occhi a chi di caccia non si intende (forse qualche consigliere regionale sprovveduto), invece di rispondere alle richieste delle associazioni venatorie ed agricole di avere i dati degli abbattimenti per poterli poi verificare sul campo.
Un disastro annunciato si è realizzato; ormai appare oggettivo a tutti quello che da mesi andiamo dicendo, siamo diretti da veri e proprio dilettanti allo sbaraglio!
La legge obiettivo si prefiggeva di eliminare in tre anni alcune centinaia di migliaia di capi, 250 mila all'anno ci pare di ricordare negli annunci, e prevedeva una verifica dell'applicazione della legge proprio ad inizio di questo anno, vogliamo sapere se il Consiglio regionale intende mantenere fede agli impegni presi votando la legge obiettivo e quindi chiedere questa verifica fallimentare.
Il tutto condito da un regolamento che è in fase di definizione che penalizza gli Atc come associazioni di cacciatori, e che vede come proposta proprio degli Atc esistenti di togliere il potere di controllo ai cacciatori, eliminando la possibilità di assistere alle riunioni dei Comitati decretandole come "segrete", così che nessuno possa verificare l'operato dei vertici.
Non ci sembra una buona idea passare da riunioni pubbliche a riunioni a porte chiuse, visti i gravi fatti accaduti nel passato che hanno dato il via a processi ed indagini ancora oggi in corso per mala gestione dei soldi dei cacciatori. Questi fondi, ricordiamo a tutti, sono pubblici e quindi, come avviene per altri consessi come i consigli comunali, provinciali o regionali, le sedute dovrebbero essere aperte al pubblico che non può certo intervenire ma che può ascoltare o prendere visione successivamente dei verbali e delle trascrizioni. Ancora più grave questa situazione se pensiamo che i comitati di gestione saranno tutti monocolore con le associazioni minoritarie escluse dagli Atc e quindi private anche della minima possibilità di controllo prima che siano prese del decisioni.
Sempre in tema di Atc sono state violate le più elementari norme del codice civile facendo deliberare la giunta regionale in modo tale che le associazioni ambientaliste, che devono indicare i nominativi per la nomina da parte della Regione negli Atc, siano scelte senza tenere conto della consistenza associativa, addirittura con un sorteggio se non ci sarà accordo tra le associazioni di protezione ambientale, che ricordiamo sono previste dalla legge 157 e che essendo riconosciute presso il Ministero dell'Ambiente avendo tutte il diritto a partecipare al processo di nomina, invece si assiste ai soliti provvedimenti ad hoc, non vogliamo pensare per qualche "amico".
Lo stesso sistema sembra essere usato nella bozza di regolamento che ci è stata inviata dagli uffici regionali per dare mano libera ai concessionari delle aziende faunistico ed agrituristico venatorie, permettendogli di fare il proprio comodo nelle loro aziende, che diventeranno padrone dei capi abbattuti in controllo al loro interno. Questo è fuori da ogni logica di gestione del territorio e dalle regole che invece sono chiamati a rispettare i cacciatori, che anche in questo caso sono chiamati a pagare sempre di più per avere sempre di meno, addirittura dovrebbe essere l'Atc a fornire le fascette per i capi abbattuti alle aziende; quindi a spese dei cacciatori? Anche in questo caso la domanda nasce spontanea, si deve favorire qualcuno?
Si continua quindi a demolire un sistema caccia che, seppure ci ha visti molte volte critici, era un modello a livello nazionale. Le nostre richieste di modifica avanzate negli anni erano votate a migliorare un impianto solido e che funzionava, ci troviamo di fronte alle macerie di quell'edificio al solo scopo di danneggiare le associazioni venatorie, i cacciatori, gli agricoltori ed oggi anche il mondo ambientalista, al solo scopo di favorire qualche soggetto che non ha nulla a che vedere con le associazioni di categoria.
Invitiamo ancora una volta l'assessore Remaschi ad imporre un cambio di rotta, perché ci pare ostaggio di burocrati senza competenza che ci hanno sommerso di regole spesso inutili e tasse da pagare, riuscendo ad ottenere risultati risibili dal punto di vista gestionale e devastando il rapporto tra istituzioni e cacciatori.

Sisto Dati

FIDC BRESCIA SULL’INCONTRO CON GLI EUROPARLAMENTARI

 

Dall’Europa all’Italia, continua l’interesse per i temi venatori degli europarlamentari, Lara Comi, Renata Briano, Salvatore Cicu, Paolo De Castro, Remo Sernagiotto e Damiano Zoffoli. Il giorno 23 gennaio infatti questi hanno incontrato a Milano le associazioni venatorie italiane. A rappresentanza di Federcaccia hanno partecipato alla riunione Lorenzo Bertacchi, presidente di Federcaccia Lombardia e Giacomo Lanzini, vice presidente di Federcaccia Brescia. Lo scopo dell’incontro era discutere di alcune problematiche, con particolare riferimento ai temi dello storno e dei calendari venatori, e definire un percorso condiviso con le associazioni. L’impressione è stata positiva, i deputati hanno dimostrato disponibilità ad attivarsi per fare valere i diritti dei cacciatori in modo da allinearci alle altre nazioni europee.

In accordo con le associazioni venatorie, i sei eurodeputati scriveranno ai commissari europei Frans Timmermans e Karmenu Vella chiedendo di considerare le caratteristiche e le particolarità dei vari territori nell’applicazione del piano d’azione annunciato dalla Commissione europea.

Importante sarà cercare di risolvere le contraddizioni oggi esistenti tra i vari Stati membri, in particolar modo quelli simili ambientalmente e da un punto di vista climatico. In questo senso una questione molto cara ai cacciatori italiani potrebbe essere riaperta: quella dello storno, cacciabile ad esempio in Paesi confinanti al nostro, come la Francia o ancora la Spagna. Si pensi inoltre anche ai calendari venatori, con date di chiusura differenti in Paesi confinanti.

Si è inoltre discusso del fatto che ISPRA si debba dotare di dati scientifici in linea con quelli delle altre istituzioni europee, condizione ad oggi non esistente. A chi tocca quindi fare in modo che ISPRA rispetti questo requisito? La risposta è semplice: è evidente che Ispra deve avere questi dati ma non tocca all’Europa intervenire, richiamando l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, è l’Italia che si deve organizzare. Su questo argomento i deputati si rivolgeranno al ministro Galletti, che anche recentemente hanno incontrato, e che si è dimostrato meno rigido rispetto al recente passato, tanto che non ci sono state misure restrittive sulla chiusura anticipata di certi tipi di caccia.

Un altro aspetto emerso è l’interesse delle associazioni a riconoscere le cacce tradizionali tra gli aspetti culturali tutelabili attraverso l’attuazione delle deroghe, calcolando le piccole quantità.

Da parte nostra è arrivato il suggerimento di creare un tavolo di lavoro per ragionare su questioni aperte a livello nazionale, facendosi carico di questioni che a volte sono di pertinenza europea e altre volte della Regione.

(www.cacciando.com)

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