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Luca Gironi

Luca Gironi

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FAUNA SELVATICA. CIA LOMBARDIA A REGIONE: URGENTI MISURE STRAORDINARIE PER TUTELARE AGRICOLTURA

L’impatto della fauna selvatica sull’agricoltura ha raggiunto una dimensione insostenibile, sia in pianura sia in montagna, tanto da costringere diverse aziende agricole alla chiusura. È pertanto necessario un serio impegno delle istituzioni per ridurre numericamente le specie dannose e impedire loro di arrecare gravi danni al settore primario. Questa la richiesta formulata dalla Cia Lombardia alla Commissione Agricoltura della Regione, nell’ambito dell’audizione tenutasi lo scorso 21 settembre. Una seduta convocata su espressa richiesta della stessa Confederazione, alla quale sono state poi invitate anche le altre organizzazioni di categoria, le Provincie e le Comunità Montane delle aree comasche.

Le specie che creano problemi, a parte corvidi e storni, non sono quelle naturali, ma sono quelle non autoctone, introdotte dall’uomo nei territori della nostra Regione, si legge nell’articolato rapporto presentato dalla Confederazione. Alcune, come cinghiali e piccioni, sono addirittura ibridi con specie domestiche. Vi sono poi animali, come il capriolo, che fino a qualche anno fa non risultavano essere dannose e ora lo sono diventate in modo significativo.

Inoltre -ha aggiunto Cia Lombardia- c’è una nuova minaccia sottostimata dalle istituzioni, che si sta espandendo in modo esponenziale ed è costituita dal lupo. Tale specie sta colonizzando tutta la penisola provocando ingenti danni alla pastorizia ed ha iniziato a far sentire la sua presenza pesantemente anche in provincia di Pavia.

I rimborsi concessi all’agricoltura nel 2012 per danni da fauna selvatica ammontano a € 970.000 annui. Si tratta tuttavia di dati sottostimati in quanto non sempre gli agricoltori in caso di danno chiedono rimborsi e inoltre gli stessi indennizzi spesso sono di gran lunga inferiori ai danni subiti.

Alla luce di tutto questo Cia Lombardia ritiene essenziale che venga riconosciuto il principio secondo cui non debba essere l’attività agricola a doversi adattare alle nuove specie di fauna selvatica, ma siano eventualmente queste ad essere opportunamente contenute e controllate. La delegazione della Confederazione composta dal Vicepresidente Regionale Adonis Bettoni e dalla componente della Direzione Regionale Lorena Miele, ha quindi formulato ieri specifiche richieste a Regione Lombardia, tra cui:

Che non si ricorra prevalentemente a figure volontarie nella gestione di tali specie, ma, come cita la legge nazionale sulla caccia n° 157/1992, che vengano studiati e predisposti seri piani di abbattimento, attuati dalle guardie venatorie dipendenti regionali, eventualmente coadiuvate dalle guardie forestali e dalle guardie comunali
Che i piani di abbattimento siano predisposti ed attuati allo scopo di ridurre considerevolmente le popolazioni delle specie dannose in modo tale che non si riscontrino più danni, e per le specie ibride, quali cinghiali e piccioni, e per quelle alloctone, quali nutrie e mufloni, che i piani di abbattimento siano studiati allo scopo di ottenerne la completa eradicazione, così come previsto dalle modifiche apportate dalla legge n° 116/2014 alla legge n° 157/1992.
Che gli esemplari che invadono le aziende agricole o i terreni da queste coltivati, vengano catturati ed eventualmente soppressi mediante mezzi idonei, quali trappole e fucili.
Che le oasi e le aziende faunistico venatorie siano specie specifiche, e non rappresentino, come purtroppo avviene oggi, zone di rifugio per le specie che recano danno all’agricoltura.
Che le modalità di calcolo per i risarcimenti dei danni provocati dalla fauna all’agricoltura, in seguito alla dimostrazione sopra illustrata della loro inadeguatezza, sia rivista e opportunamente modificata in accordo con le associazioni degli agricoltori.
Che nel caso in cui un’azienda agricola sia costretta ad attuare misure di prevenzione dei danni da fauna selvatica, quali recinzioni od altro, le vengano completamente rimborsate con finanziamenti pubblici.
Per quanto invece concerne la specifica problematica del lupo le richieste comportano

Che Regione Lombardia si adoperi affinché venga modificata la legge n° 157/1992, cosicché il lupo non venga più annoverato tra le specie oggetto di tutela, particolarmente protette.
Che la Regione Lombardia si adoperi affinché il Piano Lupo preveda una effettiva e praticabile possibilità di abbattere singoli individui di lupo o interi branchi che causano danni alle aziende agricole.
Che venga eventualmente previsto e realizzato l’utilizzo di trappole per catturare gli animali dannosi.
Che venga seriamente previsto e reso fattibile l’intervento delle guardie venatorie nel catturare/eliminare i lupi che aggrediscono il bestiame.
Che la Regione Lombardia tuteli l’allevamento brado e semibrado, nella consapevolezza di quanto sia indispensabile per la sopravvivenza dell’agricoltura sulle nostre montagne, e si opponga quindi alla stesura di qualsiasi regolamento nazionale che possa in qualche modo ostacolarlo o, peggio ancora, impedirlo.
Che tutti gli eventuali danni provocati dal lupo agli allevamenti vengano risarciti, non solo gli animali uccisi, ma anche quelli feriti, quelli fatti precipitare nei dirupi, quelli dispersi e i provocati aborti. Il risarcimento deve essere erogato anche se gli animali non sono custoditi.
Che le modalità di valutazione del danno e di calcolo degli indennizzi, vengano stabilite in accordo con le associazioni degli agricoltori. Il rapporto presentato da Cia Lombardia è stato consegnato a tutti i membri della Commissione, che hanno manifestato sensibilità alle problematiche illustrate, preannunciando che le stesse saranno portate all’attenzione dell’intero Consiglio Regionale.

MOLISE, CINGHIALI: COLDIRETTI A FIANCO DELLA REGIONE E DEL CONSIGLIERE DELEGATO

Tommaso Giagnacovo e Saverio Viola, presidente e direttore di Coldiretti Molise, esprimo viva soddisfazione sulle iniziative che stanno cominciando a prendere corpo nel Molise a proposito di danni da fauna selvatica, con particolare riguardo alla emergenza cinghiali, messa in cantiere dalla Regione Molise ed in primo luogo dal consigliere con delega in materia, Cristiano Di Pietro. Proprio quest’ultimo, nel corso dell’incontro di un convegno tenutosi giovedì 22 ad Agnone, ha illustrato la strategia regionale che prende man mano corpo per limitare i danni gravissimi arrecati dall’incredibile proliferazione di cinghiali su tutto il territorio regionale.

Danni non solo alle colture (in intere aree della regione è ormai praticamente impossibile portare a conclusione cicli produttivi) ma anche alle persone: basti pensare non solo ai numerosissimi avvistamenti che quotidianamente vivono sulla propria pelle i produttori agricoli, spessissimo attaccati da interi branchi con conseguenze immaginabili, ma anche gli automobilisti, a danno dei quali si registra un elenco di incidenti anche mortali che ormai diventano sempre più numerosi.

Il consigliere Di Pietro, in risposta ai numerosi interventi delle istituzioni, organizzazioni professionali e venatorie e semplici cittadini, ha comunicato che la Regione ha già da qualche settimana chiesto lo stato di calamità naturale, ed ha invocato l’adozione di misure derogative alle norme ordinarie, tendenti a raggiungere efficacemente e immediatamente il risultato di calmierare la presenza di questa specie animale nella nostra regione.

Non basta, il consigliere Di Pietro ha anche preannunciato iniziative in sede del prossimo Consiglio Regionale tendenti alla immediata liquidazione dei danni subiti dalle aziende agricole per quelle pratiche, ormai datate nel tempo, per le quali sono pervenute alla Regione i decreti ingiuntivi, nonché l’impegno ad iscrivere nel prossimo Bilancio regionale l’importo necessario per liquidare tutti i sinistri denunciati dal mondo agricolo. Di Pietro ha dichiarato, infine, che la Regione Molise si sta impegnando a livello di Conferenza Stato-Regioni, ad attivare analoghe iniziative in tutte le Regioni italiane.

“Esattamente la stessa linea adottata da Coldiretti – dicono i vertici regionali della Coldiretti – dal momento che la Confederazione nazionale Coldiretti ha chiesto al ministro Martina: che venga proclamato lo stato di calamità naturale su tutto il territorio italiano, per l’emergenza cinghiali, ha invocato a livello nazionale misure straordinarie e derogative, miranti al prelievo selettivo dei cinghiali, che al momento fanno registrare una loro presenza decisamente in esubero rispetto all’ordinario, su tutto il territorio nazionale, nonché il reperimento delle risorse necessarie per permettere alle Regioni di liquidare i danni subiti nelle campagne”. Il presidente Giagnacovo e il direttore Viola, nell’esprimere la loro soddisfazione per le iniziative intraprese in tal senso dalla Regione Molise, dichiarano sin da ora la loro disponibilità, e a nome anche della Confederazione, ad operare con un’azione sinergica per raggiungere degli obiettivi a livello nazionale. (Fonte www.ladeadellacaccia.it)

CACCIA, FAVA: ACCOLTA IN CPA CONFERENZA DELLE REGIONI LA PROPOSTA LOMBARDA PER TAVOLO TECNICO SU DEROGHE CATTURA UCCELLI

(Milano, 23 settembre) “Sono molto soddisfatto perché la proposta di Regione Lombardia sulla costituzione presso la Conferenza Stato-Regioni di uno specifico Tavolo tecnico per definire le linee guida per la concreta e corretta applicazione del regime delle deroghe in materia di cattura degli uccelli da utilizzare come richiami vivi è stata accolta. Senza una presa di posizione della Lombardia sarebbe calata la scure su una pratica tradizionale di una parte del nostro territorio”.

Lo ha detto oggi l’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, alla luce della lettera che Leonardo di Gioia, coordinatore della Commissione Politiche Agricole (CPA) della Conferenza delle Regioni, ha scritto a Stefano Bonaccini, presidente della CPA della Conferenza Stato-Regioni.

Il Tavolo tecnico vedrà il supporto di Ispra e la partecipazione del Dipartimento delle Politiche comunitarie, allo scopo appunto di definire le linee guida per la concreta e corretta applicazione del regime delle deroghe.

“La presenza di Ispra sarà necessaria, come ha riconosciuto anche la Conferenza delle Regioni, per affrontare il tema più generale del prelievo in deroga, a fronte delle difficoltà riscontrate negli ultimi anni e al mancato assolvimento da parte dello stesso Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale dei compiti istituzionali attribuiti dalla legge in ordine alla definizione della “piccola quantità”, che non hanno consentito una corretta applicazione della normativa vigente, impedendo di fatto alla Conferenza Stato-Regioni di procedere alla ripartizione tra le Regioni interessate del numero dei capi prelevabili per ciascuna specie.

“Ritengo doverosa – ha proseguito Fava – anche la sollecitazione del collega Leonardo Di Gioia per l’insediamento del tavolo costituito lo scorso febbraio presso la Conferenza Unificata per l’analisi dei problemi e delle possibili soluzioni ai danni arrecati dalla fauna selvatica alle coltivazioni agricole. Data la gravità della situazione e gli urgenti bisogni degli agricoltori e dei territori, non si può più tergiversare”.

“NEO-COLONIALISMO” O “ECO-COLONIALISMO”? SONO ASCOLTATE LE VOCI DELL’AFRICA?

Il CIC ha aiutato i suoi membri in Africa ad organizzare una conferenza stampa durante la 17^ Conferenza Cites CoP17 a Johannesburg, Sud Africa.

Le nazioni africane sono sempre più preoccupate che alcune proposte ed emendamenti presentati alla Cites CoP17 avranno un effetto negativo su molti Paesi in cui l’uso sostenibile della fauna selvatica fornisce reddito vitale per la sopravvivenza e l’espansione degli sforzi di conservazione.

Questo reddito salvaguarda anche i mezzi di sussistenza, l’educazione e il miglioramento delle popolazioni rurali locali che convivono con la fauna selvatica, contribuendo così allo sradicamento della povertà.

In Africa vivere a fianco della fauna selvatica è spesso difficile e può avere conseguenze negative disastrose.

Le entrate derivanti da un suo uso contribuiscono notevolmente con l’attuazione di misure che impediscono la distruzione del bestiame e le colture, migliorando così il sostentamento di coloro che convivono con la fauna selvatica .

Inoltre, un prelievo sostenibile può essere spesso la migliore forma di impiego nelle regioni aride e povere, fornendo occupazione assolutamente necessaria e una fornitura di proteine.

Se la caccia sostenibile e altre forme di utilizzo vengono eliminati e le popolazioni locali non beneficiano della fauna selvatica con cui condividono l’ambiente, i beni naturali che sono tenuti a proteggere non avranno più il loro interesse e sostegno.

La conseguenza di vietarne un uso sostenibile, che sarebbe in gran parte il risultato di ragioni puramente emotive, causerebbe una perdita massiccia e devastante di habitat della fauna selvatica.

In linea con le posizioni di diversi Paesi africani, il CIC suggerisce di emendare le proposte dell’Unione Europea, che altrimenti renderebbero l’importazione e l’esportazione di trofei di caccia ancora più difficili.

Gli stati dell’area africana dovrebbero avere voce in capitolo sul futuro della loro fauna selvatica. Imporre la visione dell’emisfero settentrionale e prendere decisioni per le nazioni africane, nonostante il loro successo nella conservazione della fauna selvatica, non è visto solo come intervezionista dai Paesi colpiti, ma anche da altri in tutto il mondo.

Ad esempio, durante gli incontri con la Commissione Europea e i parlamentari europei a Bruxelles nel mese di aprile di quest’anno, i governi della Namibia, Sud Africa, Zambia, Zimbabwe, Mozambico e Tanzania hanno espresso le loro frustrazioni e preoccupazioni per l’imposizione di regole e linee guida, sviluppate senza il loro contributo da governi stranieri, che potrebbero pregiudicare la conservazione della fauna selvatica e la creazione di occupazione nei rispettivi Paesi

Questa forma di imposizione è stato indicata come “neo-colonialismo” o “ecocolonialismo”. Per la Cites CoP17, il CIC ha distribuito un documento che prende posizione su questioni che sono direttamente rilevanti per la caccia sostenibile e altre forme di uso consuntivo.

(www.ladeadellacaccia.it)

Arcicaccia e Federcaccia aderiscono alla campagna europea People for soil

                         

 

PEOPLE FOR SOIL! NELLA GRANDE SQUADRA DELLE ASSOCIAZIONI NAZIONALI ED EUROPEE PRESENTI FEDERCACCIA E ARCICACCIA

Presentata a Torino in occasione di “Terra Madre Salone del Gusto” l’iniziativa europea di raccolta firme per la difesa del suolo

Il suolo è un bene prezioso di tutti, oggi sempre più messo in pericolo. Per questo Federcaccia e ARCI Caccia hanno deciso comunemente e convintamente di aderire all’iniziativa People4Soil! assieme a oltre 300 organizzazioni di tutta Europa.

La rete internazionale di associazioni e organizzazioni (agricole, ambientaliste, venatorie, ordini professionali, di difesa e valorizzazione del territorio e delle pratiche tradizionali, ecc.) ha individuato un fine prioritario comune: l’interesse per la difesa di un bene, il suolo, che garantisce la sicurezza alimentare, la conservazione della biodiversità e la regolazione dei cambiamenti climatici. Un ruolo fondamentale che oggi non è protetto da nessuna legge.

Per questo motivo è stata lanciata questa iniziativa dei cittadini europei per raccogliere almeno un milione di firme in Europa per reclamare un diritto al suolo e proteggere questo bene essenziale per le nostre vite e per le attività ambientalmente sostenibili, siano esse produttive o del volontariato e del tempo libero.

L’obiettivo principale è il riconoscimento del suolo come patrimonio comune che necessita di protezione a livello UE, poiché apporta benefici essenziali legati al benessere umano e alla resilienza ambientale; sviluppo di uno specifico quadro giuridicamente vincolante che copra le principali minacce ai suoli: erosione, impermeabilizzazione, perdita di materia organica, perdita di biodiversità e contaminazione; integrazione, nelle politiche UE, degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite relativi ai suoli; adeguata considerazione e riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra provenienti dal settore agricolo e forestale.

La raccolta firme europea è stata ufficialmente lanciata il 22 Settembre da “Terra Madre Salone del Gusto” - il più importante evento internazionale su cibo e gastronomia, in svolgimento a Torino - e si concluderà nel settembre 2017.

Nei prossimi giorni saranno diffuse le modalità di raccolta delle firme anche attraverso Internet.

È importante raggiungere un numero elevatissimo di firme e il mondo venatorio concorrerà alla sfida lanciata in conferenza stampa da Carlo Petrini di considerare un milione di firme in Europa il punto di partenza della mobilitazione che può e deve parlare al cuore e alla ragione dei cittadini del Continente in almeno 7 Paesi.

Per questo obiettivo l’associazionismo venatorio metterà a disposizione le proprie strutture capillarmente diffuse sul territorio per mobilitare il corpo sociale e i loro familiari utilizzando anche le nuove tecnologie.

È l’occasione per dimostrare il concreto apporto che possiamo dare come cittadini cacciatori alla tutela degli interessi della comunità nazionale e internazionale.

La rappresentanza corale delle Associazioni e degli Enti intervenuti alla conferenza stampa è ancora più radicata nella società anche per la partecipazione del diffuso mondo venatorio italiano, impegnato nelle aree rurali per la gestione e conservazione della fauna selvatica.

Anche nel Bel Paese forse per una volta potremo far prevalere la voglia di unità rispetto alla ricerca di argomenti di divisione.

Roma, 24 settembre 2016 – Federazione Italiana della Caccia - ARCI Caccia

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