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Luca Gironi

Luca Gironi

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Liguria, l'assessore Mai: calendario venatorio resta in vigore

GENOVA. "Il calendario venatorio resta in vigore e la caccia continuerà a svolgersi senza interruzioni. Infatti, nonostante il ricorso al Tar delle sezioni liguri di Lac, Wwf, Enpa e Lav, la sentenza emessa dal tribunale amministrativo regionale ha respinto molte delle richieste fatte dalle associazioni, confermando la correttezza del calendario venatorio ligure". Così dichiara l’assessore regionale all'Agricoltura e alla Caccia Stefano Mai. "Rispetto a quanto contenuto sul calendario - puntualizza l’assessore Mai - le modifiche introdotte dalla sentenza riducono da due a una le giornate aggiuntive da appostamento a ottobre e novembre per la specie cesena, anticipano al 31 dicembre, invece del 20 gennaio, la chiusura della caccia alla beccaccia, e al 20 gennaio, invece del 31 gennaio, la caccia al tordo sassello. Inoltre, vietano la caccia da appostamento a meno di 500 metri da zone umide frequentate da acquatici, dal 21 al 31 gennaio. Il TAR - continua l’assessore - solleverà le questioni di legittimità costituzionale sulla mezz’ora dopo il tramonto per la caccia da appostamento alla migratoria e sulla modalità di annotazione del tesserino dopo l’abbattimento “accertato” ma allo stato tale scelta non sortisce alcun effetto immediato e diretto. In questo senso, Regione Liguria valuterà eventuali azioni a tutela dei contenuti del nostro calendario". "Sono amareggiato - conclude l’Assessore Mai - per la decisione del Tar sulla questione del cinghiale. La legge nazionale consente l’anticipo dell’attività venatoria fin dall'1 settembre, temo che il principio in base al quale far partire la stagione debba iniziare l'1 ottobre, possa portare alle aziende agricole e non solo ingenti disagi". NNN

Caccia a lepre e pernice, regione convoca comitato regionale faunistico

Sardegna, Cagliari, 5 ottobre 2018 - A seguito dell'ordinanza adottata dal Consiglio di Stato, che ha confermato la sospensione in via cautelare disposta dal Tar Sardegna del calendario venatorio 2018-2019, nella parte della caccia alla Lepre e alla Pernice sarda, la Regione Sardegna convocherà il Comitato regionale faunistico. Nella riunione del Comitato faunistico, in attesa che vi sia un pronunciamento anche nel merito del ricorso, sarà esaminato il contenuto dell'ordinanza per adottare le decisioni necessarie all'ordinato prosieguo della stagione venatoria.

I colombacci di Federico: la passione si tramanda

Ci risiamo, l’apertura è vicina e tutti veniamo presi dall’entusiasmo per la nuova stagione venatoria. Quest’anno mi sono messo avanti, visto che l’anno scorso dopo tutto il disastro che abbiamo subito, ho dovuto abbandonare non pochi posti.


Di Massimiliano di Mercurio

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Per questo abbiamo anticipato i lavori in primavera costruendo nuovi appostamenti. I capanni a terra sono pronti, con i piccioni siamo a buon punto: i volantini, fatti volare in più posti, hanno preso dimestichezza con i diversi posatoi e adesso formano una buona batteria che vola correttamente, facendo buone evoluzioni. In alcune occasioni, hanno già visto i colombacci e potrebbero già andare, però bisognerà vederli in azione di caccia per fare una valutazione completa. Per i cimbelli è più facile, basta portarli e fargli conoscere il posto dove saranno poi posizionati. Per questo, occorre sfruttare i ritagli di tempo per portarli fuori, perché devono vedere per imparare. I volantini devono abituarsi ai cimbelli che spiccano sulle piante altrimenti si rischia di vederli posarsi vicino a loro. Un’accortezza necessaria è quella di evitare di dividere le coppie: mai usare il maschio come cimbello e la femmina come volantino o viceversa, perché si cercheranno e in caccia faranno confusione. Quest’anno ho una spalla in più, il mio ometto di 11 anni Federico mi segue ovunque con entusiasmo. Certo è presto per dire se diventerà un cacciatore; di sicuro ne sarei contento ma sarà lui a tracciare il suo percorso. Federico, da piccolo ci ha fatto vedere i sorci verdi, come si suol dire. Magro come un’alice, non mangiava quasi nulla, la nonna, con il piatto in mano, passava ore con la speranza di fargli assaggiare qualcosa, ma niente da fare: cocciuto come il suo papà rifiutava sempre. Adesso il fine settimana usciamo sempre per addestrare i piccioni e ci rechiamo nei vari capanni distribuiti ai piedi del Gran Sasso. La sera di venerdì, appena torna da scuola la prima domanda che mi fa è: domani usciamo? La prima a rispondere e la mamma: “prima i compiti’’ e lì cambia espressione iniziando la lagna. Lo invoglio dicendo che prima finisce di fare il suo dovere e più tempo avrà a disposizione. Così stimolato diventa Einstein e in un’oretta finisce tutto. La sera ci mettiamo d’accordo sull’orario andiamo presto, vista la stagione calda, ma per lui non è un problema, la notte lo sento svegliarsi più volte mentre controlla l’orario. Cerco di coinvolgerlo in tutto ma non voglio forzarlo, ne ho visto tanti dei miei amici portare i figli a caccia e poi, all’età dello sviluppo, cambiare direzione. Anche a caccia occorre dare delle regole come fanno a scuola. E’ servito molto, i suoi attrezzi sono sempre in ordine e anche il suo vestiario è riposto in maniera maniacale nel suo armadio. Quando ci rechiamo nei capanni prepara tutto, posiziona gli zimbelli e tutto il resto. Sembra diverso all’interno del bosco, un ometto d’altri tempi, quando ha finito i suoi giri gli faccio mettere i volantini sulla rastrelliera e lì si sente importante, soprattutto se c’è qualche ospite. Inizia a spiegare il funzionamento con tanta veemenza da sembrare una radio e tante volte devo dirgli di abbassare il volume. Vi avevo detto che una volta era inappetente: adesso è il contrario, è arrivata la fame, quella nera. Alle ore 5,30 colazione al bar con cornetto vuoto, finiti i lavoretti al capanno, verso le ore 7.00 posiziona la sua borsa termica, si siede e inizia la vera colazione , lo stretto necessario per arrivare a mezzogiorno. Mentre faccio i lavoretti di potatura gli lascio il comando dei volantini; sento che parla con i piccioni e mi viene da ridere, poi, però, penso che lo faccio anche io. I suoi occhioni, nascosti dietro gli occhiali si illuminano quando, per la prima volta, un piccione giovane si stacca dal posatoio. Subito lo contrassegna con una fascetta al piede e, come sempre afferma: l’ho fatto volare io, diventerà un campione’’. Nella nostra officina, dove sviluppo i miei progetti, si è ricavato uno spazio tutto suo. Mentre faccio qualche lavoretto lui si mette li e inizia a costruire: il tema è sempre quello, ribaltine o qualche altro strumento che riguardi la nostra passione. Crescere un figlio è molto difficile, il mondo è cambiato. Io ho vissuto in una realtà diversa, quella paesana, in una piccola frazione ai piedi del Gran Sasso. Lì andavano quasi tutti a caccia e noi ragazzi andavamo in giro con la fionda sempre pronti a cacciare qualche merla o qualche passero nascosto nei rovi. Poi si andava nelle zone di passo, dove i cacciatori appostati aspettavano lo spollo mattutino. Noi osservavamo da lontano dove cadevano i colombacci e anticipavamo i cacciatori raccogliendo le prede di nascosto.

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Era il nostro carniere, anche se furtivo, lo tenevamo come un tesoro, ricordo la mia prima fionda fatta da mio padre con legno di ulivo ed elestici, con, come quadrello, un tacchetto di cuoio di una vecchia scarpa. Era la mia prima arma e la tenevo riposta nel tiretto del mio comodino, avvolta in una stoffa, per non farla trovare alla mia mamma. La caccia al colombaccio, appresa da un grande maestro, mi ha regalato una passione infinita, insegnandomi delle regole fondamentali anche al di fuori di questo contesto: rispetto, fiducia in me stesso, e tanta umiltà, ciò che cerco ogni giorno di trasmettere a mio figlio. Per dare fiducia a Federico ho deciso di fare una voliera tutta per lui, sceglierà i migliori soggetti, accudendoli come noi genitori facciamo con lui e sicuramente con il crescere apprezzerà ciò che ha avuto da piccolo. Il mondo, come dicevo all’inizio, sta cambiando e purtroppo la cronaca ci racconta storie che nessuno mai avrebbe voluto sentire. Per questo, voglio insegnare a mio figlio come ci si deve comportare quando si caccia: lo spirito e il perché la si fa con i richiami. Col passare del tempo, la cultura e il vero spirito del colombacciaio sono andati a perdersi, complici di questo i media, i social e i truffaldini venditori di chiacchiere. Lo sparo a fermo, le curate mozzafiato, gli attacchi dei falchi, i branconi che seguono un volantino tutti questi ingredienti, uniti insieme, contribuiscono a formare le giornate di caccia da incorniciare. Lui questo dovrà capirlo, altrimenti sarò un perdente… cacciatori si nasce. In bocca al lupo a tutti i papà che tramandano la nostra passione per l’annata di caccia.

Apricale: Cosa è rimasto della tragedia?

Cosa sia successo ad Apricale la scorsa settimana ormai lo sanno tutti. Su questo terribile episodio si sono versati fiumi di inchiostro e, probabilmente, dette un mucchio di sciocchezze. Per questo, noi di Cacciando, abbiamo dato la notizia e riportato i tanti, troppi, commenti che sono subito piovuti da ogni parte, ma abbiamo aspettato a farne di nostri. Questo perchè pensiamo che, forse, sia opportuno conoscere bene un argomento prima di commentarlo. Poco importa, almeno secondo noi, chi fosse quel ragazzo e cosa facesse nel bosco o cosa passasse per la mente del cacciatore che ha sparato che, tra parentesi, è un ragazzo anche lui. L'unico punto importante in questa brutta vicenda è il tema della sicurezza. Perché, diciamocelo chiaro, l'incidente può capitare, purtroppo siamo tutti sotto il cielo, ma mai e poi mai si può accettare che si spari senza essere più che certi di quale sia il bersaglio. Questo è il tema centrale. Non le indegne prese di posizione degli animalisti, che immediatamente hanno gridato all'assassinio per poi ritrattare una volta capito che anche il ragazzo era armato o quelle ridicole del Ministro che vuol chiudere la caccia la domenica, come se potesse servire a qualcosa in termini di sicurezza. Ma nemmeno quelle dei sedicenti politici più o meno pro caccia, tutte tese a minimizzare l'accaduto. Già perchè in effetti qualcosa è accaduto: un ragazzo poco più che adolescente c'ha rimesso la vita ed un altro, nemmeno trentenne, ne pagherà le conseguenze. Non una cosa da poco... Per questo, occorre investire in sicurezza, puntando su una maggior formazione e consapevolezza di chi frequenta boschi e campagne, perchè molti sono i pericoli, anche senza metterci di mezzo un fucile. Infatti, la maggior parte dei morti e dei feriti che funestano le attività outdoor non sono certamente da attribuirsi a incidenti di caccia. Sarà difficile da credersi ma la troppa sicurezza nel percorrere un sentiero, a piedi o in bici, è molto più pericolosa. Quindi fermiamoci un attimo, facciamo un bel respiro e proviamo a mettere sul piatto delle soluzioni tanto per cambiare. I problemi, state sicuri, continueranno a pioverci addosso, che lo vogliamo o no.

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