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Luca Gironi

Luca Gironi

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ANLC TOSCANA E I CINGHIALI ALL’ISOLA D’ELBA

Quello che sta succedendo all’Isola d’Elba sta per rasentare il ridicolo.
Veniamo ai fatti: nel corso dell’elaborazione delle nuove aree vocate da parte della Regione Toscana, l’Ufficio caccia e l’ATC di competenza territoriale hanno trovato un accordo sulla stesura delle carte tematiche relative proprio alla vocazionalità della specie sul territorio, seguendo le indicazioni impartite dalla LR 10/2016 che dà delle definizioni ben precise (aree vocate alla specie sono tutte le zone boscate, aree non vocate sono tutte le zone agricole e quelle zone che potenzialmente potrebbero diventarlo).
Il passaggio successivo è stato mandare tutto all’Ufficio Ambiente essendo l’Autorità competente per la VAS che ha redatto lo “STRALCIO ANTICIPATORIO DEL PIANO FAUNISTICO VENATORIO REGIONALE AREE VOCATE ALLA SPECIE CINGHIALE (Sus scrofa), Verifica di assoggettabilità a VAS”. Da questo documento risulta che le aree vocate al cinghiale all’Isola d’Elba verrebbero eliminate come richiesto in una Lettera inviata dal Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, e sostenuta anche da Legambiente, che sostiene l’importanza di eliminare il cinghiale dall’Elba essendo “specie Aliena”(o come in un articolo del mese di gennaio scorso di Legambiente fu definito “sus scrofa attila”…..andando a ipotizzare l’importazione della sottospecie balcanica, ma senza prove genetiche alla mano).
L’eliminazione delle aree vocate permetterebbe, secondo loro, l’eradicazione del cinghiale dall’isola, ma forse non sono ben presenti le possibili attività che sono permesse in aree non vocate alla specie. La legge 10/2016 dice che in aree non vocate è possibile svolgere attività di selezione (una nota tecnica, la caccia di selezione è nata come un metodo di caccia conservativa) e caccia in forma singola. Da due anni a questa parte, cioè da quando la legge è operativa con questi metodi sono stati abbattuti sull’isola un numero di animali bassissimo. Perché? Perché la caccia di selezione è possibile farla in ambienti aperti, dove ci sono le distanze di sicurezza; lo stesso la forma singola, ha bisogno di spazi di macchia aperta, non macchia mediterranea chiusa.
La caccia in braccata nelle aree vocate, che sono completamente boscate, permette di togliere dal territorio una media di 400 animali all’anno con una attività a costo zero che dura solo tre mesi.
Forse qualcuno non ha chiaro l’obbiettivo che ci dobbiamo porre:
- Vogliamo togliere completamente il cinghiale? dateci i mezzi per farlo (gestione con le braccate controllate o con le girate controllate anche nel parco)
- Vogliamo togliere le aree vocate per non far cacciare in braccata i cacciatori? Non pensate minimamente di abbassare la densità del cinghiale perché la Legge non dà i metodi possibili per farlo.

Associazione Nazionale Libera Caccia Toscana

Arci Caccia Toscana: Si riunisce il Consiglio Regionale per la nomina degli organismi

Sabato 30 giugno, si è riunito, per la prima volta dopo il congresso che ha portato all’elezione di Sirio Bussolotti, il Consiglio Regionale dell’Arci Caccia Toscana. All’ordine del giorno la nomina degli organismi dirigenti. Si comincia con la nomina di due vicepresidenti, Paolo Malquori e Paolo Lucchesi, decisione accolta all’unanimità dall’assemblea. Compiuto questo importante passo, si è proceduto alla nomina dell’ufficio di presidenza. Entrano nell’organo di governo dell’associazione Alessandro Baroncelli, neoeletto alla guida della cinofilia in Toscana, e Luca Gironi, nominato responsabile del tesseramento. Già fissato il prossimo appuntamento per il 19 luglio a Firenze, che vedrà la nomina di due importanti gruppi di lavoro, che dovranno proporre soluzioni tecnico politiche sui temi più sentiti: gli ungulati, affidata al coordinamento di Paolo Malquori e la selvaggina minuta (stanziale e migratoria) diretta dall’altro Vice Presidente, Paolo Lucchesi.

FIDC BERGAMO: APPROVATA LA ZONIZZAZIONE DELLE AREE IDONEE E NON IDONEE AL CINGHIALE



La giunta regionale lombarda ha approvato, su proposta dell’assessore Fabio Rolfi, la nuova suddivisione del territorio agro-silvo-pastorale regionale in aree idonee e aree non idonee alla presenza del cinghiale. “Un documento molto atteso dal mondo agricolo e dal mondo venatorio” ha dichiarato il responsabile regionale all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi.

“Le aree idonee e quelle non idonee alla presenza della specie sono state individuate in sinergia con le associazioni del territorio e tenendo in considerazione alcuni fattori come la consistenza e la frequenza dei danni arrecati alle colture agricole e ai pascoli, la presenza di coltivazioni di particolare pregio, la presenza di habitat e di specie animali e vegetali di importanza per la biodiversità e le modalità pregresse di gestione della specie” ha aggiunto Rolfi.

La delibera prevede, fatto salvo il divieto di caccia laddove già previsto dalle norme vigenti, che la gestione del cinghiale avvenga nelle aree idonee mediante prelievo venatorio e controllo e, nelle aree non idonee, mediante controllo e prelievo venatorio di selezione.

“La presenza massiccia dei cinghiali sta creando danni consistenti, alle coltivazioni così come per la sicurezza delle persone. Per questo voglio creare una alleanza proficua tra mondo agricolo e mondo venatorio” ha detto Rolfi al termine della seduta di giunta.

La Regione Lombardia ha redatto la proposta di suddivisione del territorio regionale in aree idonee e non idonee alla presenza del cinghiale, nonché di individuazione dei confini delle unità di gestione della specie, attraverso un confronto con province, comunità montane, associazioni agricole, venatorie e ambientaliste regionali.

lombardia aree cinghiale

Suddivisione del territorio regionale in aree idonee e non idonee alla presenza del cinghiale

Aree idonee alla presenza della specie:
• Unità A Insubria Varese
• Unità B Insubria Como/Lago
• Unità C Insubria Como/Triangolo
• Unità D Pavia Oltrepo
• Unità E Lecco/Bergamo
• Unità F Brescia;

Aree non idonee alla presenza della specie:
• Unità G Pavia
• Unità H Città Metropolitana
• Unità I Padana
• Unità L Brescia Pianura
• Unità M Brianza
• Unità N Bergamo Pianura
• Unità O Insubria
• Unità P Orobie Bergamasche
• Unità Q Valle Camonica e Valle Sabbia

• Unità R Sondrio;

“Nelle prossime settimane – conclude Rolfi – saranno definite le modalità di gestione del cinghiale nonché le modalità di monitoraggio dei risultati conseguiti”.

ANLC: Contro i carrozzoni con le buone o con le cattive


I carrozzoni degli ATC ancora una volta contro i cacciatori. Da tempo la strategia anticaccia è cambiata radicalmente. La linea scientifica e biologica adottata per anni si è dimostrata del tutto infondata, anche grazie al lavoro puntuale e rigoroso del nostro Ufficio Tecnico.
Allora ecco che da qualche tempo si sta mettendo in atto tutta una serie di ostacoli di natura burocratico-amministrativa con decine di escamotage in grado di scoraggiare anche i cacciatori più appassionati e volenterosi. L’ultima trovata davvero cervellotica e assurda è stata quella dell’ATC
VT1, un carrozzone che si sta dimostrando incredibilmente anticaccia, il quale, di fronte alla richiesta di realizzare un corso per la formazione di selecontrollori della specie cinghiale avanzata dalla Libera Caccia non ha trovato niente di meglio che inventarsi una presunta insufficienza di
iscritti (65, appartenenti a tutte le associazioni venatorie!) contro un numero minimo di 80.
Il bello – si fa per dire – è che proprio la Regione Lazio, su suggerimento tecnico dell’ISPRA, ha indicato il numero ottimale dei corsisti compreso fra un minimo di 25 e un massimo di 40, che appare molto più logico e congruo!
Contro questo inspiegabile e pretestuoso diniego, la Libera Caccia sta reagendo in tutte le sedi denunciando un comportamento vessatorio e punitivo che danneggia non solo i cacciatori, futuri selecontrollori formati di cinghiali ma l’economia agricola, le casse della regione, costrette a
sborsare indennizzi astronomici e la stessa natura che continua a subire una pressione sempre più insostenibile da parte dei cinghiali.
Risulta difficile comprendere un simile diniego che, a nostro avviso, può essere giustificato solo dalla frenesia di voler far cassa ad ogni costo sulle spalle dei cacciatori ai quali, oltre al giusto pagamento dei docenti, magari sarà chiesto di versare un “obolo” anche all’ATC.


Roma, 21 giugno 2018


Il Presidente
Paolo Sparvoli

CCT: CACCIA SOTTO ATTACCO, LA LIPU FA LA SUA MOSSA

Come del resto ampliamente prevedibile arriva la prima incursione sulla caccia. La mossa parte dalla Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli) che tramite una petizione di raccolta fondi, pubblica sul sito web Lipu, sottolinea la necessità di stravolgere la legge Nazionale sulla caccia per ridurre l’elenco delle specie cacciabili. Un obiettivo di medio periodo, che però potrebbe raggiungere i primi risultati già nell’immediato con una serie di proposte e di attacchi sui calendari venatori delle Regioni Italiane. Sotto la lente di ingrandimento alcune specie di uccelli migratori di grande interesse venatorio prese come icona di una nuova battaglia animal-ambientalista rispetto alla quale una delle principali associazioni protezionistiche, intende con molta probabilità misurare la tenuta delle Giunte Regionali e dei governatori all’indomani dei ballottaggi e della nuova compagine governativa. Si conta ovviamente anche sulle divisioni del mondo venatorio che grazie alle proposte populiste e autoreferenziali rischia di mostrarsi inadeguato ed impreparato a questa ennesima sfida. La Confederazione Cacciatori Toscani nasce e si accresce come forza unitaria chiedendo a tutti i cacciatori di dare impulso e fiducia verso chi oggi sente l’urgenza di un cambio di rotta radicale. Per dare speranza alla nostra passione e ai cacciatori è doveroso concentrarsi su un progetto forte, basato su obiettivi credibili che intende con fermezza dare risposte certe e scientificamente probanti. La CCT per questo ha promosso un progetto – “Date from the sky” – rivolto alla raccolta dati per tracciare il trend della consistenza delle popolazioni di interesse venatorio, il loro stato di salute, la fenologia del passo e quant’altro di scientificamente rilevante per strutturare una strategia gestionale utile alla conservazione delle specie in oggetto.

I risultati di questo progetto non verranno utilizzati solo per contrastare la richiesta che punta alla chiusura della caccia alle specie Allodola, Tordo sassello, Tortora selvatica, Moriglione, Pavoncella, Pernice Bianca e Coturnice (come chiede la LIPU), ma anche per difendere il calendario venatorio della Toscana che da anni ha saputo coniugare i giusti riferimenti scientifici, con la conservazione responsabile delle specie. Nel particolare della petizione della LIPU, cerchiamo di fornire alcune considerazioni che possano essere anche spunti di riflessione. Nel suo comunicato la Lipu non inserisce alcun riferimento scientifico, si basa esclusivamente sulla sensibilità emotiva legata alla biologia delle specie (p.e. L’allodola è “La messaggera del mattino”). Solo nel caso della Coturnice riporta un dato che afferma che il 25% dei soggetti europei nidifica in Italia, non specificando la fonte. Il comunicato parla delle minacce di ciascuna delle 7 specie menzionate e in tutti i casi, oltre alla pressione venatoria, riporta problematiche molto diverse alla caccia come i cambiamenti climatici, la perdita di habitat idonei, ma soprattutto l’utilizzo sempre maggiore di sistemi agricoli intensivi con uso di pesticidi. Un comunicato che non voglia essere soltanto una presa di posizione nei confronti di una categoria (in questo caso quella venatoria), dovrebbe riportare almeno i valori scientifici su cui si basano le considerazioni, nonché specificare che nel corso degli anni, l’attività venatoria è già stata limitata e regolamentata concertando le scelte gestionali anche con le stesse Associazioni Ambientaliste e protezionistiche, proprio per non andare ad intaccare eccessivamente quelle popolazioni di selvatici che sono minacciate per ragioni totalmente diverse dalla caccia. In particolare per l’Allodola esiste un Piano di gestione Nazionale approvato dal Ministero dell’ambiente redatto e basato anche su considerazioni e proposte della stessa Lipu. Pertanto risulta quanto mai paradossale e strumentale come da un lato la Lipu siede ai tavoli di concertazione Ministeriali e partecipa attivamente alla stesura del Piano di gestione e dall’altro, pochi mesi dopo, ne chiede la chiusura della caccia!

Per quanto riguarda la Pavoncella e altre specie, se ancora oggi esistono molti habitat favorevoli alla specie come prati e prati umidi è merito in molti casi dell’attività venatoria. Infatti è spesso solo grazie alla passione ed al lavoro dei cacciatori che vengono mantenute durante tutto il corso dell’anno zone idonee alla riproduzione ed alla sosta della specie.

Per il Tordo Sassello si fa riferimento soprattutto alla problematica legata alla caccia in migrazione prenuziale, nonostante molti dei report scientifici non sono assolutamente mirati allo studio di questa specie. Infatti i dati dei soggetti migratori sono spesso viziati dalla presenza degli svernanti, pertanto non scientificamente probanti. La caccia alla Tortora Selvatica infine, si svolge spesso per una sola giornata all’anno, esattamente il primo giorno utile di Settembre, quando i soggetti adulti hanno già intrapreso la migrazione verso l’Africa (areale di svernamento); quindi il carniere è indirizzato quasi esclusivamente sui soggetti giovani che con molta probabilità non riuscirebbero comunque ad affrontare la migrazione post – riproduttiva.

Ci viene dunque da scrivere in piena serenità che le Associazioni Ambientaliste ed Animaliste dovrebbero evitare di perdere tempo a fare la guerra al mondo venatorio, solo per rimpinguare le loro casse con raccolte fondi del genere, ma dovrebbero impegnarsi e investire le ingenti risorse economiche di cui dispongano, per una corretta battaglia di salvaguardia e miglioramento degli habitat idonei alle specie in oggetto, ma soprattutto si dovrebbero impegnare a sensibilizzare la giusta regolamentazione dell’utilizzo di pesticidi all’interno dell’agricoltura intensiva, vera minaccia e causa di scomparsa per le specie di avifauna stanziale e migratrice.

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