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Luca Gironi

Luca Gironi

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CINGHIALI: DOPO MOBILITAZIONE COLDIRETTI UMBRIA, OK PROVVEDIMENTO REGIONE PER ARGINARE DANNI

Dopo la recente mobilitazione della Coldiretti sui danni da fauna selvatica all’agricoltura, è positiva la modifica al regolamento regionale adottata dalla Giunta dell’Umbria, che prevede tempi più brevi per l’intervento diretto da parte dei proprietari o dei conduttori dei fondi agricoli in cui i cinghiali stiano danneggiando le produzioni agricole. Un provvedimento - afferma Coldiretti - che ora deve essere approvato con altrettanta solerzia dall’Assemblea legislativa regionale prima degli imminenti raccolti, cui dovrà seguire una celere azione della Giunta volta a soddisfare in maniera duratura le richieste degli agricoltori (riduzione dei tempi per gli interventi di contenimento d’urgenza da 48 a 12 ore). Agricoltori scesi di nuovo in piazza proprio per rivendicare il legittimo diritto di fare impresa, minacciato dall’eccessiva proliferazione della fauna selvatica e dei cinghiali in particolare. Quella dei danni da fauna selvatica - torna a commentare il presidente regionale Coldiretti Albano Agabiti - è una battaglia di civiltà, che va oltre la difesa dei redditi delle imprese agricole, perché ormai interessa sia la sicurezza della collettività che la protezione di tutto il territorio. Come agricoltori - aggiunge Agabiti - ribadiamo l’impellente necessità di porre un freno a criticità che si protraggono da troppo tempo, eliminando una piaga che ormai distrugge quotidianamente il lavoro di tantissimi imprenditori agricoli, anche modificando norme e regole che penalizzano un settore vitale per l’economia umbra. L’invasione degli ungulati - ricorda Coldiretti - provoca in Umbria milioni di euro di danni, senza contare quelli indiretti e non denunciati. Sempre nell’ottica di arginare questa situazione, tra l’altro - conclude Coldiretti - l’Organizzazione agricola proprio ieri, nel corso di un’apposita audizione in III Commissione Consiliare, si è espressa favorevolmente alla “nascita” di una filiera controllata e rintracciabile delle carni di cinghiale che garantisca il rispetto delle regole e la salubrità di quanto finisce in tavola. Una filiera, da intendere anche come un’opportunità di sviluppo per il territorio, offrendo un prodotto sano e sicuro per il consumo locale e per i turisti.

Federcaccia Toscana sulla caccia al capriolo

  • Pubblicato in Notizie

La Delibera approvata dalla Regione Toscana sulla caccia di selezione al Capriolo, mette in evidenza, per l’ennesima volta, un metodo di lavoro che la Regione ed i competenti uffici continuano imperterriti ad adottare su molti importanti atti riguardanti l’attività venatoria. Un metodo che rifugge da qualsiasi elemento di confronto preventivo e che porta a dover valutare ed apprendere delibere e disposizioni spesso già pubblicate.

La Federcaccia Toscana assieme a tutte le altre associazioni appartenenti alla Confederazione cacciatori Toscani ha fatto presente da tempo all’ Assessore Remaschi, ai gruppi consiliari, ed alla politica Regionale, che ormai sulla materia caccia si sta vivendo una fase di grave arretramento che sembra inarrestabile.

Anche sulla caccia di selezione al Capriolo, abbiamo dovuto, nostro malgrado, registrare i limiti di un provvedimento tardivo approvato in corsa, e che non risente su taluni aspetti di merito, del necessario confronto con tutti i soggetti interessati – a partire dalle Associazioni venatorie e gli ATC – un confronto che avrebbe forse evitato alcune scelte tecnico – gestionali discutibili sotto il profilo strettamente biologico di una specie che presenta, come noto, numerose variabili nella sua struttura di popolazione all’interno del variegato territorio Toscano.

Nei fatti, laddove avrebbe potuto anche essere condiviso una maggiore pressione venatoria autunnale su femmine e piccoli in specifiche aree della Toscana centrale, ma certamente, non sulla dorsale Appenninica dove la specie mostra segni di sofferenza numerica, non trova alcuna giustificazione plausibile né tecnica, né biologica, né gestionale, l’assurda apertura primaverile alle classi maschili. Classi maschili, che nei numeri dimostrano già un prelievo più che soddisfacente, e anzi eccessivo e destrutturante rispetto alle altre.

Ci chiediamo pertanto quale sia le ratio che ha ispirato alcune scelte che contrastano con la biologia, etologia e tecnica faunistica applicata alla gestione degli ungulati.

Sempre che, in Toscana, di gestione faunistica si possa ancora parlare.

E’ quanto mai pertanto necessario ripristinare da subito il terreno della discussione e del confronto, per riconsegnare alle Associazioni rappresentative il ruolo che gli compete sulle scelte che riguardano la gestione faunistica ma anche l’etica e la passione venatoria.
(www.ladeadellacaccia.it)

EPS: Riunito il Comitato Tecnico Faunistico Venatorio Regionale della Campania

Riunito il Comitato Tecnico Faunistico Venatorio Regionale per la discussione sull'intervenuto parere dell'ISPRA alla proposta di calendario venatorio 2018-19 della Regione Campania. Dopo una accesa e se volete anche aspra discussione che ha visto la partecipazione attiva di tutte le componenti presenti, si è addivenuti alla conclusione ed alla determinazione di accogliere solo parzialmente le osservazioni dell'Istituto di Ozzano dell'Emilia. Ne è venuto fuori, a parere di gran parte delle associazioni venatorie, un buon calendario per la prossima stagione di caccia. Equilibrato, che propone alcune aperture nuove agli "artemidi" campani, che potrà essere sicuramente migliorato e migliorabile, ma che già da adesso si può considerare uno dei migliori d'italia per un prelievo sostenibile ed articolato in periodi per specie. Gli Uffici regionali sono già al lavoro per la predisposizione del documento finale che dovrà essere approvato dalla giunta regionale, speriamo, già nella prossima settimana. Grande impegno di buona parte del mondo venatorio riunito finalmente attorno ad un unico ed indissolubile obiettivo: la difesa dei diritti dei cacciatori per una caccia sostenibile e duratura......wiwa la caccia e wiwa l' "ars venandi" nel rispetto delle regole e della biodiversità!!!!!

Caretta e Prisco (FdI) presentano un'interrogazione al Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, per conoscere le condizioni che impediscono il rilascio del porto d'armi ai cittadini riabilitati.

Un'interrogazione al Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, per conoscere le condizioni che impediscono il rilascio del porto d'armi dei cittadini riabilitati è quella presentata dai parlamentari Maria Cristina Caretta ed Emanuele Prisco (Fratelli d'Italia). L'interrogazione, a risposta scritta, è stata depositata dai deputati di FdI affinché «venga chiarita l'applicazione dell'articolo 43 del Testo unico della legge di pubblica sicurezza. Nel caso di riabilitazione penale dell'interessato, viene meno l'ostatività automatica al rilascio della licenza del porto d'armi e sia consentito ai riabilitati di poter mantenere oppure ottenere la licenza. Se un giudice decide che il cittadino è in pari con la giustizia, non si capisce perché non debba godere della pienezza dei diritti garantiti a tutti i cittadini avendo azzerato i propri conti con la giustizia». Stando a quanto riferiscono i parlamentari Caretta e Prisco «in base alla normativa vigente il rilascio della licenza di porto di fucile ad uso caccia e sportivo può essere negata sia per la sussistenza delle “condizioni ostative” al rilascio della licenza in base ad un giudizio vincolato, in caso di mancanza della “buona condotta” o in caso di “inaffidabilità nell’uso delle armi” del richiedente secondo un giudizio di natura discrezionale e non vincolante». «La questione degli effetti della riabilitazione in ordine alle sentenze di condanna che prevedono “condizioni ostative” – proseguono gli on.li Caretta e Prisco, - è stata chiarita da una giurisprudenza recente secondo la quale, in caso di “riabilitazione”, le condanne per reati ostativi possono comunque essere valutate in modo discrezionale e non vincolante».

 

Arci Caccia Piemonte: a Torino è iniziata la battaglia contro la legge regionale

Venerdì 8 giugno si è svolta a Torino una grande manifestazione in difesa dei diritti dei cacciatori piemontesi e non solo.
All’evento hanno partecipato circa 6000 seguaci di Diana in rappresentanza di tutte le A.A.V.V. riconosciute e non,il lungo corteo si e snodato, partendo da piazza Vittorio Veneto lungo la bellissima via Po, per terminare sotto il palazzo della Regione in piazza Castello,li una delegazione e stata ricevuta dal Presidente Sergio Chiamparino e dal Assessore Giorgio Ferrero.
Come Arci Caccia abbiamo ribadito durante l’incontro la nostra contrarietà alla legge in particolar modo ad alcuni articoli, cito i più controversi l’art.2 ove si sancisce la chiusura di 15 specie cacciabili,e l’art.21 dove si chiude la caccia nelle domeniche di settembre, riteniamo che questi articoli e altri, siano frutto di posizioni ideologiche e di scarso senso istituzionale. Noi fino all’ultimo abbiamo cercato di dare un apporto tecnico scientifico nella stesura del testo, con un'impostazione per la tutela di una caccia sociale al servizio di quella gestione faunistica indispensabile per difesa dell’economia rurale,del paesaggio,delle tradizioni. In risposta abbiamo trovato una giunta che non ha saputo prendersi le responsabilità dovute, lasciando spazio al suo interno ad una minoranza ideologica, oggi siamo qui a constatare l’approvazione del testo con tutti i danni che lo stesso provocherà all’ambiente al mondo agricolo e alla nostra passione.
La manifestazione di Torino non sarà sicuramente il punto di partenza della nostra protesta, ma l’inizio di una lunga battaglia, contro una legge ingiusta e socialmente iniqua,che va a penalizzare in primis i lavoratori che hanno nella domenica unico giorno libero da dedicare alla loro passione. Come Arci Caccia non possiamo più tollerare atteggiamenti vessatori e discriminanti verso chi rappresentiamo.

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