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Luca Gironi

Luca Gironi

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ANLC: DA FIDC PIEMONTE PAROLE OFFENSIVE E SENZA SENSO

Il comunicato stampa della Federcaccia Piemonte diramato ieri dimostra che lo scetticismo della Anlc nei confronti della tanto sbandierata “Cabina di Regia” era ed è più che motivato.

Quella esperienza, nata per fronteggiare l’emergenza elettorale, si è naturalmente estinta a mezzanotte del 2 marzo, visto che il giorno 3 era il classico giorno di silenzio prima delle votazioni.

Riproporla oggi è solo un vuoto esercizio di retorica privo di significato come dimostra l’assurda e speciosa presa di distanza della Federcaccia Piemonte dalla grande manifestazione di civile protesta organizzata da un ampio schieramento associativo in difesa di tutta la caccia e di tutti i cacciatori.

Non stupisce, quindi, che Federcaccia si dissoci da questa iniziativa pressoché unitaria del mondo venatorio ma stupiscono il tono e i contenuti del comunicato stampa nel quale, con grande disprezzo per la realtà, si afferma testualmente che: «Contrariamente a diverse associazioni che sino ad ora non hanno fatto nulla, Federcaccia Piemonte ha impegnato in questo obbiettivo tempo e risorse economiche non indifferenti. E ha ottenuto risultati tangibili, anche se continuamente contrastati dall’attuale governo regionale».

Per quanto ci riguarda, noi della Libera Caccia non accettiamo lezioni da nessuno e rispediamo al mittente questa infondata e ridicola precisazione, ricordando alla FIdC piemontese che le iniziative legali assunte negli ultimi anni dalla nostra associazione non hanno eguali, né per il tempismo, né per il livello tecnico-legale dei ricorsi, né per l’impegno finanziario profuso.

La grande manifestazione di Torino non impedirà certo di continuare a perseguire altre modalità di confronto con l’amministrazione regionale ma dimostrerà chiaramente che i cacciatori non hanno alcuna intenzione di continuare a subire passivamente i ripetuti tentativi di cancellare i loro sacrosanti diritti riducendo la loro passione ad un ridicolo e costosissimo simulacro dell’attività venatoria.

Ci auguriamo di tutto cuore che gli amici cacciatori che ancora si riconoscono nella incomprensibile politica venatoria della Federcaccia, si rendano conto di questo tradimento e di quanto assurda sia la motivazione di questa defezione. Per aiutarli ad aprire gli occhi riportiamo le ultime righe di un comunicato che, in alcuni passaggi, oltre ad essere offensivo, rasenta davvero il ridicolo: «Ritenendo complessa e complicata la possibilità di essere ascoltati da una Amministrazione sorda, Federcaccia Piemonte conferma che è e sarà sempre in prima linea nella difesa e nella promozione dell’attività venatoria»

Già, sempre in prima linea, tranne che l’8 giugno. Chissà perché.

Roma, 25 maggio 2018

L’Ufficio Stampa

Basilicata: Coldiretti e parchi insieme sul cinghiale

“E’ necessario attuare un piano per ridurre sensibilmente il numero dei cinghiali all’interno delle aree protette”. E’ l’appello rilanciato da Coldiretti Basilicata che, dopo aver incontrato gli Ambiti Territoriali di Caccia delle due province lucane, ha chiamato a raccolta ad Accettura, all’interno della sede del Parco di Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane, i responsabili delle aree protette nazionali e regionali presenti sul territorio per affrontare il problema.

“Per ridurre sensibilmente il numero di ungulati   presenti sul territorio – ha chiarito Aldo Mattia, direttore della Coldiretti lucana – bisogna agire attraverso i metodi della cattura e dell’abbattimento che dovranno essere attuati entrambi e contemporaneamente. Questa è la richiesta che Coldiretti con forza rivolge alla Regione Basilicata e ai parchi”. Per la confederazione agricola lucana “l’obiettivo è quello di fare dei parchi un posto in cui possa ritornare l’uomo – ha chiarito Piergiorgio Quarto, presidente di Coldiretti Basilicata –  per allevare quelle razze autoctone della Basilicata, come il suino nero, o coltivare varietà di grani antiche che sono il simbolo dell’agricoltura della nostra regione”. Il cinghiale, è stato ribadito nel corso dell’incontro, è una specie che ha grandi capacità di accrescimento numerico ed in habitat favorevoli, soprattutto in ambiente mediterraneo, quindi in gran parte dell’Italia, questa prerogativa è molto accentuata.

La semplificazione degli ecosistemi e la scarsa presenza di predatori ne favorisce la produttività e l’espansione. È chiaro che, con questo quadro, i danni all’agricoltura, con il conseguente conflitto sociale e gli oneri a carico delle amministrazioni per gli indennizzi, non possono che avere un peso molto importante. Un ulteriore elemento di attenzione soprattutto nelle Aree Protette, ed in genere sottovalutato, è il danno alla biodiversità, sia per ciò che riguarda la flora, sia la fauna. Una delle motivazioni più urgenti e consistenti rispetto alle quali le aree protette devono intraprendere attività di gestione del cinghiale è rappresentato proprio dagli impatti sulla biodiversità che le aree stesse sono chiamate a salvaguardare.

Tra gli interventi più attesi nel corso dell’iniziativa di Accettura c’è stato quello del presidente di Federparchi , Giampiero Sammuri. “Il cinghiale crea seri problemi alla biodiversità, si tratta infatti di una specie invasiva che mette in difficoltà non solo gli agricoltori, di qui l’iniziativa della Coldiretti, ma è fonte di pericolo anche per la conservazione della flora e della fauna selvatica.  Del resto le metodiche per contenere una specie come il cinghiale ci sono e sono estremamente semplici – ha precisato Sammuri – purtroppo non vengono applicate in tutte le aree protette, cosa che permetterebbe una diminuzione sensibile della densità delle popolazioni. Il problema non è tecnico ma politico-sociale”. Le conclusioni sono state affidate all’assessore regionale all’ambiente, Francesco Pietrantuono, che ha riconosciuto come la presenza del cinghiale “sia diventata una emergenza che crea danni sai a chi opera che a chi vive”.

“Ci sta da mettere in campo ogni azione utile. E’ di qualche mese fa un intervento massiccio della Regione rispetto alla regolamentazione della caccia. Stiamo mettendo in campo una misura che penso vedrà la luce a breve e che sarà anche molto corposa economicamente per sostenere l’unico strumento anche dal punto di vista ambiente che abbiamo a disposizione e che è rappresentato dall’utilizzo dei recinti cattura che ben funzionano nelle aree parco – ha concluso Pietrantuono –  e che potrebbero creare anche una filiera di questa specie e di conseguenza occupazione”.

www.ladeadellacaccia.it

 

 

LOMBARDIA, NUTRIE A QUOTA DUE MILIONI: EMERGENZA DA RISOLVERE

Sono almeno due milioni gli esemplari di nutrie presenti in Lombardia. Lo afferma la Coldiretti regionale in base alle stime più recenti dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, commentando la dichiarazione dell’assessore lombardo al Welfare che ha annunciato entro fine mese un nuovo piano regionale per il contenimento e l’eradicazione della specie.

Se dieci anni fa questi roditori potevano essere considerati un elemento esotico delle nostre campagne – spiega Coldiretti Lombardia – adesso la loro proliferazione le porta ad arrivare anche nelle periferie delle città, sulle piste ciclabili e sulle strade, oltre a ridurre a colabrodo le sponde dei canali e a devastare i campi.

“Si tratta di una vera emergenza – spiega Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia – alla quale bisogna rispondere con risorse e strumenti adeguati. Questi animali, infatti, oltre a provocare danni alle colture nelle aziende agricole, sono un pericolo per la sicurezza delle persone: spingendosi sempre più verso le zone abitate e trafficate provocano incidenti e portano con sé il rischio di diffondere alcuni parassiti potenzialmente pericolosi anche per gli uomini”.

La nutria insieme ai cinghiali e alle altre specie selvatiche – conclude la Coldiretti regionale – è responsabile ogni anno di centinaia di migliaia di euro di danni. Si stima che negli ultimi tredici anni i danni causati dalla fauna selvatica in Lombardia abbiano superato i 17 milioni di euro.

(www.ladeadellacaccia.it)

L’ON. MARIA CRISTINA CARETTA CHIEDE AL GOVERNO DI DARE IMMEDIATA ATTUAZIONE AL PIANO NAZIONALE DI GESTIONE DEL LUPO (CANIS LUPUS)

Alla luce dell’incremento esponenziale ed incontrollato delle popolazioni di lupo (Canis lupus) su molte aree del territorio nazionale e dei gravi danni che le predazioni stanno provocando alle attività agricole, di allevamento, alla fauna selvatica, al turismo, ma anche per scongiurare eventuali attacchi alle persone da parte di questo grande carnivoro che si sta avvicinando sempre più ai centri abitati, l’on. Maria Cristina Caretta ha presentato alla Camera dei Deputati una interrogazione al Governo affinché venga attuato immediatamente un efficace Piano di gestione e di contenimento del lupo su tutto il territorio nazionale così come avviene in tutta Europa. Nell’interrogazione l’on. Caretta ha chiesto anche al Governo che vengano risarciti i danni causati dalle predazioni dei lupi sul territorio italiano entro e non oltre sei mesi dall’accertamento effettuato dalle autorità competenti.
I nostri allevatori - ha dichiarato l’on. Caretta - sono già provati dalle difficoltà causate dalla grave crisi economica e non possono affrontare ulteriori costi legati alle predazioni dei branchi di lupi. Questa grave situazione porterà all’abbandono delle nostre aree rurali distruggendo il sistema socio economico. Il Governo deve intervenire urgentemente con l’approvazione di un Piano di gestione e di contenimento del lupo - continua l’on. Caretta - in modo da garantire la compatibilità tra la presenza controllata di questo grande carnivoro e le varie attività umane.

Segreteria on. Maria Cristina Caretta

Toscana: La regione vara il regolamento per le prove cinofile

Esce sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Toscana il regolamento che da ora in avanti regolerà i processi autorizzativi delle prove cinofile. Il regolamento mette ordine in una materia di grande interesse, creando una serie di paletti che creeeranno forse qualche grattacapo agli organizzatori.

Alleghiamo la delibera:

Normative

Ambiente

Enogastronomia

Attrezzatura