Menu
RSS

facebooktwitteryoutubehuntingbook

Luca Gironi

Luca Gironi

Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

FIDC: INFONDATA LA NOTIZIA DELLA RICHIESTA DI CHIUSURA DELLA CACCIA AL CAPRIOLO NELLE AREE NON VOCATE A PISTOIA

  • Pubblicato in Notizie

In questi giorni, l’Atc Pistoia 11 ha approvato una delibera inerente la gestione del Capriolo e del Cervo nel territorio Pistoiese. Su tale impostazione, si sono registrate anche alcune note polemiche da parte di associazioni venatorie ed agricole che francamente sembrano non aver colto i contenuti di fondo riportati nel documento presentato ed inviato alla Regione Toscana.
La Provincia di Pistoia si caratterizza come una realtà assolutamente particolare nel territorio toscano presentando caratteristiche uniche; infatti sintetizza al suo interno realtà di tipo quasi alpino o prealpino che si fondono con altre eccellenze ambientali come quella del Padule di Fucecchio. Anche la sfida gestionale sembra mostrare alcuni limiti se affrontata con gli strumenti regionali evidentemente pensati per realtà ed orografie molto differenti.
Nel caso della gestione del Capriolo e del Cervo si rilevano situazioni numeri e problematiche che presentano aspetti non riscontrabili in altre realtà ed ATC Toscani.
In questo territorio, infatti le modalità di caccia previste dalla Legge 10/2016 “hanno creato forti squilibri nella esecuzione del prelievo” del Cervo, recita il documento approvato dall’ Atc, “con una concentrazione dell’abbattimento dei maschi adulti nelle aree non vocate ed una concentrazione dell’abbattimento delle femmine nelle aree vocate, mentre la classe dei piccoli ha percentuali di prelievo molto basse in entrambe le aree (con il prelievo a scalare si preferisce abbattere animali con il miglior rapporto costi/benefici) e non si rilevano invece aumenti apprezzabili sulle percentuali generali di prelievo. Tale impostazione, appare fortemente in contrasto con gli obiettivi stessi di gestione del cervo ACATER, portando ad una destrutturazione della popolazione che pregiudica la conservazione nelle aree idonee (vocate) e influisce minimamente sulla presenza in quelle non vocate, fatto per altro richiamato anche nel parere ISPRA relativo all’approvazione del Piano 2017/2018”.
Il documento continua “vista anche l’estrema affinità ambientale tra Area Vocata e la fascia dell’Area NON VOCATA immediatamente adiacente (nella quale viene operata la totalità degli abbattimenti in ANV), chiediamo di poter considerare detta area (comunque facente parte del comprensorio ACATER) come una area a vocazionalità ridotta nella quale applicare piani di abbattimento più consistenti ma con regole che garantiscono un prelievo più equilibrato” omissis…
Sul capriolo il documento fa notare che l’area del Montalbano risulta avere caratteristiche ambientali del tutto simili a moltissime aree della Toscana considerate vocate alla specie, le quali possiedono una suscettibilità ad eventi dannosi in molti casi largamente superiori (si pensi all’intera provincia di Grosseto o di Pisa con notevoli estensioni di colture viticole). Tale area risulta inoltre classificata come “Vocata” per la specie cinghiale.
La quasi totale mancanza di eventi dannosi nelle UDGNC 7 e 8 indica una presenza sporadica e non problematica della specie.
Chiediamo quindi che dette Aree siano inserite tra le aree vocate per la specie sulla quale definire densità obiettivo particolarmente basse, ma diverse da zero.
Ora, al di la del caso specifico e delle polemiche sollevate, si pone la necessità di affrontare anche un aspetto spesso sottovalutato in questi mesi di discussione sulla Legge 10 della Regione Toscana. La Legge Obiettivo presenta un duplice aspetto negativo: non raggiunge i risultati prefissati nelle Aree ad alto rischio nel rapporto tra ungulati e produzioni agricole di eccellenza e contribuisce alla destrutturazione delle popolazioni come nel caso di Pistoia per quanto attiene i cervidi. E’ infatti noto che popolazioni fortemente destrutturate creano un importante aggravio di danno agricolo anche a parità di consistenze.
Diventa ogni giorno più evidente quanto da noi più volte sostenuto, cioè di restituire agli ATC la possibilità di gestire le modalità di prelievo, ivi compresa l’attività di controllo; ciò sta diventando inderogabile. Questa legge si è ormai chiaramente dimostrata inadatta a gestire le specificità di una regione così articolata come la Toscana, sia dal punto di vista venatorio, sia conservazionistico, che nel rapporto con le produzioni agricole.
Onestamente, non vediamo come sarebbe stato possibile fare di … peggio!

VENETO: GIUNTA REGIONALE PRESENTA DISEGNO DI LEGGE DI RIORDINO DELLE COMPETENZE SU CACCIA E PESCA

AVN – Venezia, 18 maggio 2018

Con un disegno di legge di riordino la Giunta regionale del Veneto riporta in capo alla Regione le funzioni provinciali in materia di caccia e pesca. A seguito della riforma Delrio, che ha ridimensionato le competenze delle Province in particolare nei settori venatorio e di gestione della pesca sportiva e professionale, la Giunta interviene con una propria iniziativa legislativa per dare piena attuazione alla riforma intrapresa e rendere più coerente il quadro legislativo in materia.

I dieci articoli del testo di legge - che ora passano all’esame del Consiglio veneto - modificano le leggi esistenti, alla luce della nuova distribuzione delle competenze tra livello centrale e periferico. Il riordino valorizza la specificità della Provincia di Belluno, che conserva la titolarità delle funzioni di gestione in materia faunistico-venatoria e ittica, in attuazione dello Statuto del Veneto. Inoltre, riconosce anche alle altre province la possibilità di gestire le funzioni amministrative in materia faunistico venatoria.

Per quanto riguarda la pesca, il disegno di legge prevede che sia la Giunta a rilasciare le autorizzazioni per l’acquacoltura e a nominare gli agenti per la vigilanza sulla pesca (le concessioni vigenti saranno prorogate sino a fine 2020); conferma la nomina da parte dell’esecutivo veneto della Consulta regionale per la pesca dilettantistica e sportiva; e ribadisce il ruolo del nuovo servizio di vigilanza regionale, da poco istituito, che accorpa su scala regionale i corpi di polizia regionale.

Anche per quanto riguarda la caccia, il nuovo impianto normativo proposto riporta in capo alla Regione, oltre alla vigilanza venatoria, competenze sinora svolte dalle Province, come il rilascio del tesserino di caccia e l’abilitazione all’esercizio venatorio, il controllo della fauna selvatica, l’istituzione degli ambiti territoriali di caccia e dei comprensori alpini, l’individuazione degli appostamenti nelle lagune e il rilascio di concessioni, la gestione degli ungulati e le misure di contenimento della nutria.

COLDIRETTI: A CAUSA DELLA BUROCRAZIA, IN EMILIA ROMAGNA CORVI E STORNI SENZA FRENO SULLA FRUTTA PRIMAVERILE

La pazienza degli agricoltori è ormai al limite per lo scempio che storni e corvi stanno facendo sulla frutta primaverile nei campi dell’Emilia Romagna. Anche quest’anno i danni di questi uccelli rischiano di avviarsi sulla strada dello scorso anno quando i danni complessivi dei due tipi di uccelli hanno superato i 150 mila euro. È quanto afferma Coldiretti Emilia Romagna, che ha chiesto alla Regione di sollecitare l’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ad approvare i piani di controllo di questi dannosissimi uccelli.
Mentre i vecchi piani di controllo provinciali che scadono a giugno o sono scaduti (secondo le province) appaiono ormai inadeguati, la Regione – informa Coldiretti Emilia Romagna – ha provveduto a redigere per tempo il piano regionale di controllo per gli storni, che però non può essere applicato senza il benestare dell’Ispra, che non è ancora arrivato. I tempi burocratici – denuncia Coldiretti regionale – non sono però compatibili con i tempi dell’agricoltura. Infatti sono in maturazione specie di frutta particolarmente prediletta da corvidi e storni, come le ciliegie, le susine, le albicocche, le fragole, ma anche colture estensive come il grano. Si tratta di colture ad alto valore aggiunto e ad alta manodopera, la cui perdita significa mettere a rischio il reddito e l’occupazione delle imprese.
Le aziende agricole – spiega Coldiretti – sono penalizzate da due fattori: il primo è la difficoltà di contenere la sempre più rapida diffusione di questi uccelli, che si contano ormai in termini di milioni di esemplari; il secondo è la difficoltà ad ottenere i risarcimenti dagli enti pubblici, che hanno ancora tempi troppo lunghi.
Quello dei danni alle colture agricole da corvidi e storni è un problema da affrontare concretamente e senza rallentamenti burocratici – afferma Coldiretti Emilia Romagna – i cosiddetti interventi di prevenzione (reti di protezione, sagome di falco, ultrasuoni, detonatori temporizzati, nastri riflettenti) finanziati dalla Regione per ammissione della stessa amministrazione regionale, si sono rivelati insufficienti in quanto – spiega Coldiretti – producono un effetto dissuasivo temporaneo e molto limitato nel tempo. L’efficacia infatti si esaurisce rapidamente dando origine a forme di assuefazione basata sulla mancanza di esperienze negative successive all’allarme. Nonostante la comprovata inadeguatezza, l’agricoltore che ha subito un danno ha diritto al risarcimento solo se ha messo in atto questi sistemi.
Per questo conclude Coldiretti è necessario avviare subito i piani di controllo a queste specie di uccelli e snellire gli interventi di risarcimento per le aziende danneggiate ed evitare così la perdita di valore aggiunto dell’agricoltura in Emilia Romagna.

In Edicola Diana 8-2018

  • Pubblicato in Riviste

 

 

 E' la ricarica amatoriale la protagonista del numero 8, in edicola dal 26 Aprile. Questo, infatti, è l'argomento del Focus che caratterizza questo numero. Ma non ci fermiamo certo qui. Massimiliano di Mercurio e Marco Fabbri ci portano nel fantastico mondo dei colombacci, Alessandro Bassignana e Cesare Ricciarelli ci parleranno di come addestrare correttamente un cane da caccia. Sergio Tommasi ci presenta una serie di articoli sul funzionamento delle squadre di caccia al cinghiale, mentre Marco Benecchi ci porterà nel fantastico mondo della balistica mettendo a confronto due mostri sacri del tiro rigato. Buona lettura!!!

COMITATO DIRETTIVA 477: SULLA DIRETTIVA ARMI CI SONO CRITICITÀ DA RISOLVERE MA IL RECEPIMENTO E' COMPLESSIVAMENTE POSITIVO

Relativamente allo schema di decreto approvato lo scorso 11 maggio 2017, leggermente differente dalla bozza di lavoro pubblicata nei giorni scorsi, il Comitato Direttiva 477 esprime il proprio sollievo nel poter constatare che il recepimento della direttiva 91/477/CE è stato effettivamente impostato sui livelli minimi previsti dalla direttiva stessa risolvendo allo stesso tempo molte criticità contenute in essa, notando con soddisfazione come nello schema siano stati trasposti almeno due punti oggetto di suggerimento da parte della nostra associazione durante l’incontro in febbraio con il Dipartimento della P.S., risultato che riteniamo mai raggiunto prima da alcuna formazione in rappresentanza dei cittadini che detengono armi.

Non si può però non notare come vi sia il rischio di perdere l’occasione per adeguare anche in positivo la normativa nazionale a quella comunitaria, ad esempio sulla capienza dei caricatori “liberi”, così come permangano delle criticità più o meno gravi che meriteranno attenzione durante l’esame parlamentare. La più pesante di queste, introdotta presumibilmente in fase di analisi in CdM in quanto non presente nella bozza di lavoro, riguarda il termine stabilito per la liceità della detenzione senza ulteriori oneri o adempimenti delle armi e dei caricatori di cui alle categorie A6, A7 ed A8, che è stato anticipato al 13 giugno 2017 (o vero all’entrata in vigore della direttiva) rispetto alla previsione originaria che lo vedeva stabilito nell’entrata in vigore del decreto di recepimento, il 14 settembre 2018.

Nonostante la delicata e particolare situazione politica, siamo comunque fiduciosi di poter risolvere tutte le problematiche in sede di esame nelle Commissioni parlamentari ed a tale scopo tanto il Comitato quanto tutto il comparto armiero si sono già attivati.
(WWW.LADEADELLACACCIA.IT)

Normative

Ambiente

Enogastronomia

Attrezzatura