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Luca Gironi

Luca Gironi

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FIDC: LA CONFERENZA STATO REGIONI APPROVA IL PIANO ANTIBRACCONAGGIO

La Conferenza Stato Regioni nella sua riunione del 30 marzo ha approvato il “Piano d’azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici”. Il Piano, proposto dal Ministero dell’Ambiente richiede che entro due anni vengano prese iniziative legislative che portino a una più incisiva azione degli organi competenti nella vigilanza, controllo e repressione del fenomeno.

In allegato il Testo del Piano, mentre di seguito riportiamo un articolo a firma Valter Trocchi e Daniel Tramontana pubblicato sul primo numero dell’anno de “Il cacciatore Italiano” organo ufficiale della Federazione Italiana della Caccia, che contiene alcune interessanti riflessioni tuttora di piena attualità.

 

CACCIA E BRACCONAGGIO: UN ACCOSTAMENTO IMPROPRIO E IMPRODUTTIVO

Il 25 novembre 2016, il Comitato Paritetico per la Biodiversità si è riunito per esaminare il Piano d’Azione Nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici, in vista dell’inoltro del documento alla Conferenza Stato-Regioni per l’approvazione definitiva.

Il Piano – redatto da ISPRA su incarico del MATTM – era già stato presentato in bozza alle Associazioni Ambientaliste e Venatorie nell’estate scorsa, e la Federcaccia si era dichiarata aperta ad un confronto costruttivo, ma con spirito critico. Difatti, la bozza del Piano era apparsa fin da subito densa di pregiudizi sul mondo venatorio, e assai poco attenta agli aspetti tecnici del fenomeno del bracconaggio. Di conseguenza, si è sottolineato che il tema della discussione è l’uccisione illecita di uccelli selvatici, mentre la caccia non può essere accostata ad un’attività illecita o intesa come motivazione per illeciti contro l’ambiente. La caccia è un’attività che contribuisce concretamente alla conservazione della fauna e degli habitat, basti pensare al contrasto degli interventi di bonifica delle zone umide, alla promozione dei ripristini ambientali, alle reintroduzioni e, per l’appunto, alla vigilanza contro gli atti di bracconaggio. Insomma, i cacciatori sono direttamente interessati alla conservazione degli habitat e degli ecosistemi di cui la fauna cacciata è parte fondamentale, e per questa ragione contribuiscono a contrastare il degrado ambientale in atto per evidenti ragioni antropiche. Coerentemente, i cacciatori aderiscono (attraverso la FACE) all’iniziativa No Net Loss (“nessuna perdita netta”) nell’ambito della Biodiversity Strategy europea, tesa a fermare entro il 2020 la perdita di biodiversità e il degrado dei cosiddetti “servizi ecosistemici”, tra i quali rientra a pieno titolo anche la fruizione venatoria.

Dispiace quindi che gli estensori del Piano non abbiano distinto tra il contesto cinegetico e le responsabilità di singoli cittadini (spesso estranei all’ambiente venatorio, oltretutto), e dispiace ancor di più che questa cecità non consenta di vedere le possibili sinergie con il mondo venatorio e le necessarie collaborazioni. Certo, se la redazione di tali documenti viene intesa come l’ennesima occasione per rappresentare una commistione tra la caccia e il bracconaggio, è ben difficile intavolare discussioni costruttive… Ciò è accaduto, certamente, con la prima bozza del Piano d’azione, ma in buona parte anche con l’ultima versione. Il fenomeno del bracconaggio, così come i fenomeni di criminalità ambientale, non sono in alcun modo giustificabili, non fanno parte della caccia e la caccia ne è la prima vittima. Questo non significa che taluni cacciatori non possano infrangere le norme vigenti consapevolmente, ma in tal caso si collocano automaticamente fuori dalla caccia e in un contesto di bracconaggio. Su come affrontare queste situazioni in Italia la FIdC si è dimostrata aperta, anzitutto additando la necessità di una maggiore azione di prevenzione e di contrasto da parte degli Organi di vigilanza preposti. Inoltre, non si deve dimenticare che la Federcaccia ha già operativi sul territorio ben 2.712 Agenti volontari (dato 2015). Purtroppo però va rilevato che sono proprio gli Organi istituzionalmente preposti ad avere progressivamente indebolito lo strumento della vigilanza negli ultimi decenni. Basti pensare a cos’è accaduto con il passaggio dei Guardiacaccia degli ex Comitati Provinciali della Caccia ai Corpi di Polizia Provinciali, che sono tutt’ora distratti consapevolmente rispetto alle esigenze di lotta al bracconaggio. E ora si temono, giustamente, le possibili conseguenze del passaggio del CFS ai Carabinieri.

Ecco, se il Piano d’azione costituisse un’occasione di riflessione su tale trend negativo, ci sarebbe da esserne più che lieti. Il dubbio è però legittimo. Perché, quindi, un Piano con tale impostazione e non una seria presa di coscienza delle responsabilità che, già oggi, sono in capo alle medesime Istituzioni? Perché l’affidamento della redazione del Piano all’ISPRA, e non alle Istituzioni competenti ed edotte su tali illeciti? Il “contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici”, attiene di riflesso alla conservazione degli uccelli, ma non è una materia di tipo ornitologico, richiede soprattutto altre tipologie di competenze. Da dove nasce allora questo Piano? Perché occuparsi soltanto del bracconaggio verso gli Uccelli e non anche verso i Mammiferi, come logica vorrebbe?

In generale, la necessità di azioni contro il bracconaggio deriva da una serie d’impegni assunti dall’Italia nell’ambito di accordi internazionali. La redazione di un Piano d’azione, per esempio, è richiesta dalla Roadmap towards eliminating illegal killing, trapping and trade of birds redatta dalla Commissione Europea per definire le priorità internazionali e monitorare i progressi degli Stati membri in questo campo. Più nello specifico, l’UE ha richiamato l’Italia ad arginare il bracconaggio sugli uccelli attraverso una procedura PILOT (5283/13/ENVI), una sorta di “pre-procedura d’infrazione”, che è stata inviata al Governo italiano nel 2013 (non si sa bene a seguito di quali statistiche fornite a Bruxelles sul fenomeno).

Visto lo strumento attivato, però, viene da pensare che a Bruxelles non sia ben chiaro che in Italia i Piani d’azione non hanno una valenza giuridica vincolante e forse sarebbe stato più utile fornire prove di impegni concreti assunti dalle Autorità preposte, adeguatamente coinvolte. Azioni non concertate con queste stesse Autorità ben difficilmente potranno trovare concrete possibilità d’applicazione. Allora perché descrivere in modo enfatico il fenomeno del bracconaggio sugli uccelli, riecheggiando le campagne scandalistiche di talune Associazioni, in luogo di un’analisi tecnica coinvolgente le Autorità preposte, soprattutto nella definizione delle azioni di contrasto?

Da come si legge, il Piano si basa una eterogenea serie di informazioni sugli illeciti commessi a danno dell’avifauna, dalle quali emergono le seguenti otto tipologie principali:

La cattura di piccoli uccelli, per lo più a fini commerciali, con l’impiego di archetti, lacci, vischio, trappole, reti;
Il prelievo illegale degli uccelli acquatici;
L’abbattimento di rapaci e altri uccelli protetti tramite armi da fuoco (per lo più per tradizioni locali, malcostume venatorio o vandalismo);
L’uccisione di specie protette dalle norme vigenti ma considerate “nocive” o “problematiche” (come cormorani, aironi, gabbiani o rapaci), attraverso l’uso di armi da fuoco, bocconi avvelenati o altri mezzi vietati;
Il prelievo di uova/pulcini dai nidi di rapaci per finalità commerciali;
La cattura di adulti con l’impiego di trappole o reti, e il prelievo di uova/pulcini dai nidi di specie ornamentali (anche per finalità commerciali);
L’importazione e il commercio di fauna selvatica dall’estero per rifornire i circuiti della ristorazione o il mercato degli uccelli vivi;
Il mancato rispetto delle regolamentazioni sul prelievo venatorio.

Queste tipologie – si noti – non riflettono esattamente le fattispecie di illecito sancite dalla Legge n. 157/’92, dalle norme regionali di recepimento o da altre norme di Legge (le uniche, cioè, che possono rientrare in statistiche ufficiali basate sui verbali di accertamento delle infrazioni), ma sono in qualche modo “interpretate”, paradossalmente, anche nelle intenzioni presunte dei bracconieri. Riesce ben difficile immaginare un Agente che, redigendo un verbale, si mette a ponderare se una Poiana è stata uccisa per “vandalismo” o per “malcostume” … il punto è che la Poiana è una specie particolarmente protetta ai sensi dell’art. 2, c. 1b., ed è proprio questo che verosimilmente rientra nelle statistiche degli illeciti! Pur con questi dubbi circa la valenza di quel sistema di classificazione (quantitativa?) degli atti di bracconaggio, si nota che il Piano colloca all’ultimo posto il “mancato rispetto delle regolamentazioni sul prelievo venatorio”, confermando dunque che i sette punti precedenti non riguardano il contesto venatorio. Tuttavia, leggiamo, sempre secondo gli estensori del Piano, che “una parte significativa di prelievi illegali è svolta da possessori di licenza di caccia e si verifica durante la stagione venatoria”. Un’incongruenza, certo, ma meno palese di quella scritta nella bozza iniziale del documento (in parte rivista dopo le critiche mosse dalla FIdC), che asseriva: “una parte non trascurabile dei reati contro la fauna selvatica viene praticata da persone che sono cacciatori” e “si calcola che quasi l’80% degli illeciti sia commesso durante la stagione venatoria, malgrado questa duri solo quattro mesi”. Ebbene, da dove nasce la convinzione che per essere bracconieri occorra avere anche la licenza di caccia? In fondo, chi preleva la fauna selvatica per ragioni economiche/commerciali (come si scrive), prevalentemente in tempi diversi da quelli consentiti dai calendari venatori, potrebbe anche evitare di pagare le non trascurabili tasse di concessione e il tesserino dell’ATC/CA.

Un’altra contestazione mossa agli estensori dalla FIdC concerne la richiesta di ripristinare il reato di “furto venatorio” nell’ambito dell’Azione 2.1.1 “Adeguamento del quadro normativo nazionale”. Terminologia a parte, non sembra sia compito di un Piano d’azione entrare nel merito della tipologia e dell’entità delle sanzioni da applicare a tutte le forme di prelievo “attuate in contrasto con le disposizioni contenute nella legge n. 157/1992”. E questo vale soprattutto considerando che la redazione del Piano è stata affidata all’ISPRA, non ad Organi istituzionalmente competenti sugli illeciti di tale natura. Infatti, si è fatto rilevare, che il “furto venatorio” si applica oggi ai bracconieri che operano al di fuori del contesto sanzionatorio previsto dalla Legge n. 157/1992. Per gli illeciti enunciati dalla Norma è previsto, invece, un complesso e dettagliato apparato sanzionatorio, con sanzioni penali (per le fattispecie di illecito del 1° c. dell’art. 30), sanzioni amministrative-pecuniarie (per quelle del 1° c. dell’art. 31) e sanzioni accessorie (art. 32). Tale apparato è modulato in relazione alla pericolosità sociale degli illeciti e al rilievo faunistico del danno in base alle specie selvatiche che ne siano oggetto. Se tale richiesta degli estensori fosse recepita, l’applicazione indistinta del “furto venatorio” implicherebbe di punire allo stesso modo un bracconiere che abbatte una Cornacchia e uno che abbatte un Orso o un Pollo sultano, e questa non è assolutamente una soluzione tecnicamente accettabile.

In definitiva, sebbene sia indiscutibile la necessità d’intensificare le misure di prevenzione e di vigilanza antibracconaggio, non pare che il Piano d’azione possa realmente contribuire, con questa sua impostazione, alla conservazione del patrimonio faunistico italiano e ci si augura che, come tale, non sia approvato dalle Autorità competenti.

Valter Trocchi e Daniel Tramontana
(www.ladeadellaccaccia.it)

Leica Hunter’s Shooting and Ballistic Master: Il seminario di tiro di caccia ufficiale di Caccia Village 2017

 


L’opportunità di migliorare le proprie conoscenze sul tiro di caccia, con uno dei massimi esperti in Italia, utilizzando le migliori armi ed ottiche al mondo, alla Fiera Caccia Village 2017.
Leica Hunter’s Shooting and Ballistic Master sono i seminari ufficiali di Caccia Village 2017 – Bastia Umbra- sulle tecniche di tiro di caccia e si terranno sabato 13 maggio e replicati domenica 14, presso lo stand Leica Sport Optics all’interno della fiera.
Saranno due sessioni, di 90 minuti ciascuna. Una, la mattina, dedicata al “Tiro di Caccia di Selezione”, e dedicata alla sicurezza, alla respirazione, alla tecnica di tiro e ai diversi tipi di appoggio, alla conoscenza dell’arma e dell’ottica. Il pomeriggio invece saranno approfondite le “Tecniche Avanzate di Tiro di Caccia”- in collaborazione con Armando De Carolis dell’Armeria Bruschetti di Terni, grande esperto di preparazione di armi per il tiro a lunga distanza- e si parlerà soprattutto di balistica, di comportamento della palla e di come gestire al meglio arma, palle e ottica per ottenere la massima precisione, soprattutto nel tiro a lunga distanza.
Verranno ricreati fisicamente all’interno dell’area dedicata i diversi scenari in cui i partecipanti si eserciteranno con il docente nelle diverse posizioni di tiro, dall’altana al bastone, allo zaino e così via, e saranno utilizzati come strumenti le migliori armi ed ottiche da puntamento e misurazione della distanza al mondo, Blaser e Leica.
Il docente principale è Vittorio Taveggia, cacciatore di selezione da oltre 20 anni, perito e grande esperto di balistica, abilitato a costruire armi comuni da sparo e da guerra, che tutti conoscono per il suo impegno da sempre sulle riviste “Cacciare a Palla” e “Armi Magazine”, istruttore di tiro e balistica presso la Obora Hunting Academy, ricaricatore, tiratore capace di ottenere oltre 400 piazzamenti, e recordman europeo 2010 in F-Class, categoria open sulle 800 yards.
I contenuti saranno creati in collaborazione con due partner scientifici d’eccezione, la prestigiosa Obora Hunting Academy e l’Accademia Foreste e Fauna del Trentino, diretta da Ettore Zanon, che tiene tutti i corsi di preparazione all’esame di cacciatore e di esperto accompagnatore della Provincia Autonoma di Trento.
A ciascun seminario potranno partecipare al massimo 20 cacciatori, invitati gratuitamente dall’organizzazione. Il programma completo è disponibile su www.forestitalia.com, chi desidera partecipare può inviare la sua richiesta a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Leica Hunter’s Shooting and Ballistic Master Verona, 3 aprile 2017

ANLC Terni comunica: Disponibili i nuovi c/c per il pagamento delle licenze di caccia e di pesca.

  • Pubblicato in Notizie

Sono stati modificati i conti correnti per il pagamento delle licenze di concessione regionali riferiti
alla caccia e alla pesca.


Per la CACCIA le modalità sono le seguenti:


le tasse devono essere pagate dal titolare dell’atto autorizzativo nelle seguenti modalità:  Presso gli Uffici Postali con bollettino postale intestato alla Regione Umbria Esercizio Venatorio Servizio Tesoreria c.c.p. 1035282415;  Tramite bonifico bancario al medesimo c/c IBAN IT96T076103000001035282415;  Oppure possono essere pagate on-line con carta di credito o bonifico tramite la piattaforma
regionale dei pagamenti elettronici PagoUMBRIA.

Per la PESCA le modalità sono le seguenti:

Presso gli Uffici Postali con bollettino postale intestato alla Regione Umbria Esercizio Pesca
Servizio Tesoreria c.c.p. 1035347952;  Tramite bonifico bancario al medesimo c/c IBAN IT67S0760103000001035347952; Oppure possono essere pagate on-line con carta di credito o bonifico tramite la piattaforma
regionale dei pagamenti elettronici PagoUMBRIA.

Toscana: Presentato ufficialmente il tesserino digitale

Lunedì 3 Aprile, davanti a una folta platea ed all'assessore Remaschi, è stata presentata agli addetti ai lavori l'applicazione in grado di trasformare ogni smartphone in un tesserino venatorio. Durante la prossima annata venatoria si comincerà con la sperimentazione di questo interessante strumento tecnologico che, si spera, sarà a regime dall'annata 2018/19. Comunque, anche quando sarà disponibile per tutti, non sarà immediatamente obbligatoria ma continuerà a coabitare con il tradizionale tesserino cartaceo. Certo la speranza è comunque che al più presto i cacciatori optino per questo nuovo strumento dalle notevoli potenzialità, che oltre a eliminare la burocrazia necessaria per il rilascio e il ritiro dei tesserini e a eliminare i costi di stampa, potrà essere usato per una moltitudine di altri usi. Infatti, oltre a fare da tesserino, permettendo di segnare giorno, ATC e capi abbattuti, consentirà di inviare informazioni in tempo reale ai cacciatori e supporterà gli utenti con un'assistenza continua sulla compilazione. Potrà riunire in un unico strumento i registri per tutte le forme di caccia e permetterà di monitorare costantemente i piani di prelievo, ad esempio degli ungulati o dello storno. Questo, si spera, invoglierà i cacciatori ad una compilazione più sollecita e puntuale, perché questo strumento, potendo comunicare in tempo reale il raggiungimento delle quote abbattibili, potenzierà le possibilità di applicare le deroghe e sicuramente permetterà una gestione più puntuale ed efficace.

ACMA: SUI RICHIAMI VIVI CHIARIMENTI DALL’INCONTRO AL MINISTERO

Il 31 marzo si è tenuto un incontro presso il Ministero della Salute su richiesta dell’Acma, tramite la Federcaccia nazionale, a cui erano presenti per l’Acma il consigliere Stefano Simeoni e per la FIdCil Vice Presidente e responsabile dell’Ufficio Avifauna Migratoria Lorenzo Carnacina. A causa della vastità e del perdurare dei focolai di aviaria in Europa (quasi 2000 nel solo periodo tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017) la Commissione Europea ha modificato le misure di sicurezza con una delibera che le ha rese definite e più articolate. Conseguentemente anche l’Italia ha dovuto recepirle e adeguare le normative vigenti. In particolare l’ordinanza del 31.12.15 che permetteva l’utilizzo dei richiami vivi è stata definitivamente abrogata indipendentemente da quanto stabilito in data 30.12.16 (sospensione della deroga e temporaneo divieto utilizzo richiami vivi per l’aviaria in corso).

In data 30.03.17 il ministero ha provveduto a regolamentare gli allevamenti avicoli a prevenzione e protezione dall’aviaria riservandosi successivamente di emanare uno specifico provvedimento per i richiami vivi.

Durante l’incontro è stato chiarito che la sospensiva della deroga sui richiami prevedeva, in caso di aviaria, l’immediato divieto di utilizzo su tutto il territorio nazionale, diversamente da quanto contemplato per gli allevamenti avicoli, per i quali si applicano specifiche zone di divieto e sorveglianza di 3 e 10 km, senza altresì che fosse previsto un tempo massimo di applicazione.

Mantenere l’utilizzo dei richiami vivi, sia pure con dovute precauzioni e normative a tutela della salute e degli interessi economici, continua a rimanere un importante obiettivo per l’Acma ed è l’auspicio di tutti i cacciatori d’acquatici.

L’ACMA e l’Ufficio Avifauna Migratoria FIdC stanno continuando a seguire la questione e saranno divulgati gli aggiornamenti sui successivi sviluppi. (ACMA Fidc)

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