In Edicola Diana 21-2016
- Pubblicato in Riviste
Si è riunito nuovamente, questa volta presso la sede della Regione Emilia Romagna a Bologna, il tavolo tecnico sui Piani di gestione di allodola, starna e coturnice, specie le cui popolazioni sono attualmente considerate in uno stato sfavorevole a livello comunitario e nazionale. Questo tavolo è stato istituito dal Ministero dell’Ambiente con ISPRA e le Regioni, sentiti i portatori d’interesse, al fine di predisporre entro fine anno i piani di gestione delle tre specie, a integrazione a livello nazionale del Piano di gestione europeo dell’allodola e dei Piani d’azione italiani della starna e della coturnice.
Questi nuovi piani dovranno essere approvati ufficialmente dalla Conferenza Stato Regioni e impegneranno tutti i soggetti partecipanti (in primis le Regioni) a realizzare le azioni previste per riportare le specie in una condizione favorevole in Italia, contribuendo alla strategia attivata in Europa. Le associazioni venatorie sono state coinvolte e questo è un importante passo avanti, rispetto al passato, per la gestione della fauna in Italia. Infatti, sono state recepite le indicazioni UE in questo senso che la FIdC ha rappresentato al Ministero.
Lo scorso 28 novembre ISPRA ha convocato dunque per la seconda volta i rappresentanti del mondo venatorio e ambientalista, oltre a quelli delle Regioni e dei due Ministeri competenti, Ambiente e Agricoltura. A rappresentare la Federazione Italiana della Caccia erano presenti Michele Sorrenti, Daniel Tramontana e Valter Trocchi.
Per quanto riguarda l’allodola, rispetto alla prima bozza elaborata da Ispra, sono state recepite nel testo della seconda bozza del Piano di Gestione gran parte delle osservazioni tecniche suggerite da FIdC, evitando, attraverso un solido approccio tecnico scientifico, che venisse presa in considerazione la proposta di sospensione del prelievo per almeno un quinquennio (periodo di validità del Piano) richiesta dal rappresentante della LIPU, unica tra le associazioni ambientaliste a chiederne la moratoria.
Tutti i componenti del Tavolo tecnico, nella redazione del piano di gestione nazionale per la specie, hanno indicato nelle moderne pratiche agricole la causa più importante della diminuzione dell’allodola in Italia e in Europa. L’attività venatoria è stata considerata un fattore di rischio di importanza medio-bassa, ma è stata sottolineata la necessità di assicurare e/o mantenere una efficiente raccolta e analisi dei dati relativi ai carnieri realizzati, al fine di valutare in maniera opportuna eventuali effetti “aggiuntivi” della caccia sulla specie.
Le altre minacce individuate nel Piano riguardano l’abbandono delle aree rurali montane e la pressione predatoria da parte delle specie opportuniste. Nondimeno, si è discusso anche dei prelievi effettuati oltre i limiti consentiti, soprattutto in alcune regioni, da cacciatori non corretti. Alla luce dei monitoraggi che si prevedono nel corso del quinquennio di validità del Piano, questi comportamenti potrebbero riflettersi negativamente in prospettiva anche sulle opportunità di caccia di tutti i praticanti l’attività venatoria.
Importanti contributi sono stati proposti dai tecnici FIdC, con particolare riferimento alla predisposizione di misure agroambientali volte alla conservazione degli habitat utilizzati dai contingenti nidificanti in Italia (popolazione compresa tra le 350.000 e le 500.000 coppie) e agli studi finalizzati a conoscere meglio la condizione delle popolazioni svernanti nel nostro Paese. L’unica valutazione delle popolazioni migratrici in Italia, inserita come parte integrante del Piano, è stata condotta in Campania nell’arco di 16 anni (grazie al contributo di ANUU fino al 2007 e dal 2010 ad oggi grazie al finanziamento di FIdC). Tale corposo lavoro dimostra una relativa stabilità, sia pure con fluttuazioni, dei contingenti (Scebba et al., 2015) svernanti sul territorio italiano.
Le azioni sull’habitat a favore dell’allodola si focalizzeranno in particolare sul recupero degli habitat riproduttivi, di sosta e alimentazione, attraverso incentivi mirati a determinati interventi agricoli.
Federcaccia ha fatto inserire nel Piano il coinvolgimento degli ATC, che dovranno indirizzare i propri fondi in miglioramenti ambientali specifici per l’allodola, sia per le popolazioni nidificanti, sia per quelle in transito o svernanti.
Tra le misure gestionali da mettere in atto particolare attenzione è stata posta alla durata della stagione di caccia e al carniere ammesso. È stato considerato idoneo un prelievo compreso tra il 1 ottobre e il 31 dicembre e FIdC ha proposto alcune metodologie di gestione che possono incrementare il carniere giornaliero consentito rispetto a quanto oggi indicato da ISPRA, in particolare per i cacciatori specialisti di allodole e nelle regioni che dimostrino risultati concreti nel sostenere il miglioramento delle condizioni della specie nel territorio.
Per quanto riguarda la starna e la coturnice è stato con forza sostenuto da parte della FIdC che è indispensabile attivare su tutto il territorio idoneo progetti di reintroduzione (anche nei siti Natura2000 e nelle aree protette con la starna italica) e di “gestione attiva” delle due specie, mantenendo alto l’interesse venatorio e cinofilo, in particolare per le popolazioni di coturnice presenti lungo l’appennino centro-meridionale ed in Sicilia.
In tal senso FIdC ha ricordato la positiva (e unica nel suo genere) esperienza condotta nell’Appennino marchigiano negli anni Cinquanta-Sessanta del Secolo scorso volta all’incremento numerico della coturnice appenninica, che si basava su una “catena” di 12 zone di ripopolamento e cattura distanziate non oltre la possibilità di interscambio degli individui tra le sub-popolazioni (prefigurando quindi la costituzione di una vera e propria metapopolazione), la sistemazione di stazioni di foraggiamento rifornite tutto l’anno e la cattura invernale di intere brigate mantenute per alcuni mesi in cattività a sessi segregati e quindi liberate in coppie costituite al momento in località idonee.
Per questi obiettivi occorrerà attivarsi nel corso del quinquennio con uno sforzo straordinario, per un recupero ragionato delle due specie soprattutto negli ambienti più vocati individuati da una specifica mappa d’idoneità del territorio della Penisola.
Anche in questo caso è prevista l’attivazione delle Regioni, che sottoscriveranno i Piani di gestione, e degli ATC, per progetti organici che partano dalle misure di miglioramento dell’habitat e dall’avvio di seri programmi di monitoraggio, al fine di ottenere informazioni circostanziate sull’entità delle residue popolazioni complessive, ma anche sulla distribuzione, la densità, il successo riproduttivo e il trend dei diversi nuclei riproduttivi in modo da poter così formulare piani di recupero demografico per quelle popolazioni che versano in uno stato di conservazione sfavorevole.
È stato rimarcato da FIdC che una sospensione (o peggio la chiusura) della caccia alla starna e alla coturnice non servirebbe a nessuno, nemmeno al recupero delle due specie, dal momento che verrebbe meno l’interesse ad investire su di esse.
Roma, 12 Dicembre 2016 – Federazione Italiana della Caccia – Ufficio Avifauna Migratoria e Ufficio Fauna Stanziale
Il Consiglio Direttivo ENCI del 21 novembre 2016, ha deliberato le date e le località in cui si svolgeranno i derby per le razze da ferma. Le razze inglesi si svolgeranno in località Altamura (Ba) nelle giornate del 17/18/19 febbraio 2017.I continentali, scenderanno in campo in località Fubine (Al) nelle giornate del 25/26 marzo 2017.
Mantova: Un commando animalista ha aggredito un gruppo di volontari intenti a catturare le lepri in una zona di ripopolamento e cattura. Ad avere la peggio nella colluttazione con i fanatici Giuliano Zanotti, di 66 anni colpito con un calcio a terra mentre liberava una lepre dalla rete di cattura. L'uomo ha subito una frattura vertebrale e quindi è stato trasportato con urgenza all'ospedale di Mantova. Subito dopo i "coraggiosi" animalisti si sono dati alla fuga inseguiti dai carabinieri, la caccia all'uomo continua tuttora.
ARCICACCIA - ENALCACCIA
Sezioni Provinciali Teramo
I Presidenti delle Associazioni Venatorie Arcicaccia, Massimo Sordini, ed Enalcaccia, Giuseppe Olivieri, esprimono grande soddisfazione per il via libera della III Commissione della Regione Abruzzo presieduta da Lorenzo Berardinetti, alle modifiche al Regolamento sulla gestione degli ungulati, proposte dall’Assessore Dino Pepe e da altri 13 Consiglieri regionali.
Ricordiamo che la riforma è stata fortemente richiesta dai Sindaci di Chieti, capeggiati dal Sindaco di Roccascalegna, Domenico Giangiordano, anch’essi presenti con una delegazione in Commissione, proponenti una ordinanza per l’abbattimento massivo dei cinghiali che, cooordinati dal Prefetto di Chieti, Antonio Corona, hanno aperto una serie di incontri e assemblee pubbliche durata quasi tre mesi nel corso delle quali è stato plasmato il nuovo testo. Su quest’ultimo si sono coacervati l’appoggio dei Sindaci, di tutte le sigle sindacali agricole (CIA, COLDIRETTI, CONFAGRICOLURA e COPAGRI) e di una parte del mondo venatorio, Associazioni venatorie e taluni Atc.
In questa lunga fase di discussione il Gruppo Forza Italia in Regione, supportata da 8 ATC abruzzesi (VOMANO, SALINELLO, SUBEQUANO, PESCARA, CHIETINO-LANCIANESE, SULMONA, AVEZZANO, L’AQUILA) che avevano presentato anch’essi una proposta fotocopia, ha presentato un testo alternativo a quello, bocciato poi dalla Commissione, in cui si ribadiva l’attuale divieto di braccata nelle aree non vocate e si prevedeva l’applicazione ai cacciatori abruzzesi di una Supertassa per la caccia al cinghiale con versamento di 800 euro a squadra e 40 euro a singolo in favore degli stessi Atc richiedenti.
Arcicaccia ed Enalcaccia ritengono che con l’approvazione del testo di Pepe la III Commissione ha sbloccato una svolta decisiva sulla giusta strada del controllo del cinghiale sull’intero territorio regionale, costruita senza contrapposizioni ideologiche tra agricoltori, cacciatori e ambientalisti. Arcicaccia ed Enalcaccia continueranno con convinzione a sollecitare la parte del mondo venatorio che crede ancora in una gestione virtuosa e possibile della materia, fatta di obiettivi certi, interventi efficaci e soprattutto forte senso di responsabilità.
Tre i punti essenziali della riforma: la riapertura della caccia in squadre delle aree non vocate (oggi vietate), la riassegnazione delle competenze svolte precedentemente dalle Province e la razionalizzazione degli abbattimenti controllati sui cinghiali a caccia chiusa da gennaio a ottobre. Su quest’ultimo punto si vuole chiarire come il nuovo Regolamento darà maggior slancio a questi interventi, molto efficaci sul controllo della presenza dl cinghiale, utilizzando i Selecontrollori (cacciatori specializzati) i quali verranno impiegati con maggiore efficacia rispetto al passato, soprattutto a caccia chiusa e nelle aree non cacciabili (Zone di ripopolamento e cattura, Oasi e Aree protette).
Enalcaccia e Arcicaccia si augurano, infine, che l’ultimo percorso prima dell’approvazione definitiva, prevista per la prossima settimana, non veda una opposizione ostruzionistica in Commissione da parte di qualcuno che porterebbe solo a ritardare inutilmente e irresponsabilmente gli interventi previsti dalla riforma.
9 dicembre 2016, Teramo
f.to i Presidenti
Massimo Sordini
Avv.to Giuseppe Olivieri