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Luca Gironi

Luca Gironi

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FIDC: SUI KEY CONCEPTS MIPAAFT E REGIONI SONO PER MANTENERE I TEMPI

Nella riunione della scorsa settimana le Regioni sono state compatte sulla difesa degli attuali tempi di prelievo. Stessa posizione espressa dal ministero delle Politiche agricole. ISPRA irrigidito sulle sue posizioni, non sembra aperto alla mediazione

Si è svolta come previsto venerdì della scorsa settimana la riunione di aggiornamento fra tutti i diversi portatori di interesse coinvolti nel processo di revisione dei KC delle specie tordo bottaccio, tordo sassello, cesena, beccaccia e alzavola.
All’incontro tutte le Regioni presenti e le tre collegate in videoconferenza hanno espresso la chiara volontà di collocare i KC in febbraio (prima decade) per tutte le cinque specie, al fine di non introdurre problematiche sui calendari venatori, e di mantenere la data della chiusura del prelievo al 31 gennaio come scelta equilibrata che vale ormai da 26 anni.
Presenti anche questa volta per Federazione Italiana della Caccia Michele Sorrenti, Daniel Tramontana e Valter Trocchi. Per ANLC erano presenti Alessandro Cannas e l’Avv. Enzo Trotta. Il dott. Sorrenti ha esposto varie osservazioni alle posizioni ISPRA, accompagnandole con diapositive illustrative che hanno messo in evidenza le conclusioni di diversi lavori scientifici, sia italiani, sia esteri, che testimoniano la correttezza delle proposte delle AAVV. ISPRA è rimasto ancorato alle sue posizioni, che purtroppo sono frutto non di lavori sperimentali, ma di interpretazioni di dati.
Anche il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, presente con il funzionario Stefano D'Ambrosi, ha condiviso la posizione delle Regioni.
Al termine della riunione è stato dichiarato che la bozza finale del documento risultante dai lavori verrà fatta circolare fra i partecipanti prima di essere inviata alla Commissione Europea.
Auspichiamo che le evidenze esposte dai ricercatori delle associazioni venatorie e la posizione comune espressa da Regioni e ministero delle Politiche agricole convincano il ministero dell’Ambiente, che avrà l’ultima parola sulla questione, ad accettare la soluzione di equilibrio espressa, che eviterebbe di portare ad una contrazione ingiustificata dei tempi di prelievo e riacutizzerebbe i contenziosi fra organi dello Stato.

Roma, 31 ottobre 2018 – Federazione Italiana della Caccia

 

Benelli Argo E Fluted

  • Pubblicato in Le Armi

Iniziamo rispondendo ad una domanda che nasce spontanea dopo aver sentito parlare dell’ultimo modello di Benelli. Cosa sono e perché si fanno le canne fluted? Quali sono le loro caratteristiche principali che le fanno preferire? 

Foto Argo E fluted emo1 min

Per una completa spiegazione è necessario partire da lontano, spiegando il concetto di massa.
La massa di un corpo è la misura della sua inerzia, cioè della resistenza che il corpo oppone a tutte le variazioni del suo stato di quiete o di moto; analogamente (l’energia termica è equivalente a quella meccanica), quando in termodinamica parliamo di inerzia termica accade che la massa ci da la misura della capacità di un materiale o di struttura di variare più o meno velocemente la propria temperatura come risposta a variazioni di temperatura esterna o ad una sorgente interna che apporta calore o lo sottrae.
Questo vuol dire che a parità di calibro e di lunghezza una canna di maggior diametro (quindi con massa maggiore) sparerà meglio, di una di minore diametro perché più rigida e con un più regolare regime vibratorio; inoltre la canna di massa maggiore si riscalderà più lentamente e di conseguenza non subirà o subirà meno gli effetti negativi dell’eccessivo riscaldamento derivante dal susseguirsi degli spari (in primis l’apporto di calore viene dall’attrito dei proiettili).
A parità di tutte le altre condizioni, una canna di massa maggiore è più rigida e riscalda meno col susseguirsi dei colpi, sorprende quindi che a volte si affermi l’equivalenza nella rigidezza, a parità di diametro, tra una canna non solcata e una fluted, il tutto spesso coronato dall’affermazione che avendo la canna fluted una maggiore superfice radiante si ha una più rapida dissipazione del calore e quindi un minore riscaldamento della canna. Questa seconda affermazione non è del tutto priva di fondamento, ma dobbiamo ricordare che le solcature possono si aumentare la superficie radiante (di quanto dipende da quote, numero dei solchi e morfologia) però non è affatto detto che la più rapida dissipazione (di quanto è tutto da vedere) compensi in tutto o in parte la minore inerzia termica derivante dalla riduzione della massa operata con le solcature longitudinali.
Con ArgoE fluted avremo più rigidezza e minore riscaldamento a parità di massa rispetto a una canna di minore diametro, se poi la massa è qualche cosa in più e comunque sempre inferiore a quella di una canna “pesante” di pari diametro i vantaggi rispetto alla più leggera canna non solcata sono ancora maggiori. La canna fluted non è una canna “normale” con un certo numero di solchi, ma richiede una progettazione autonoma e un processo produttivo più complesso.

Foto Argo E fluted emo5 min
Qualcuno si chiederà perché in Benelli non abbiano scelto un centro di gravità ancora più arretrato, magari semplicemente scanalando la canna Compact/Battue, ma a parte il fatto che così facendo le sezioni minime non sarebbero state conformi ai nostri standard di sicurezza (non ci basta che una canna sia esente da criticità con caricamenti di fabbrica e relative cariche forzate, vogliamo un margine assai più elevato per far fronte a possibili “complicazioni”), resta comunque l’opportunità di non arretrare oltre il centro di gravità. Questo perché il guadagno in termini di rapidità di salita alla spalla sarebbe stato poco significativo e comunque non avrebbe “compensato” il maggiore impennamento.
ArgoE fluted è dotata di sistema Comfortech col quale si riduce il rinculo e di conseguenza anche l’impennamento, riteniamo però che anche per una carabina semiautomatica compatta la riduzione degli intertempi tra un colpo e l’altro sia assolutamente da privilegiare. A parità di calciatura e di scatto, la riduzione degli intertempi viene dal minor disturbo all’allineamento delle mire e da una superiore stabilità al fuoco, entrambi conseguenti alla riduzione dell’impennamento, che può essere ridotto, ma non eliminato del tutto. E infatti le aste delle nostre armi sono apprezzate anche perché rendono più facile il contrasto dell’impennamento.
Una carabina, che al rinculo ridotto abbina anche un impennamento quanto più ridotto possibile consente di esplodere più colpi rapidamente restando in mira e facilita il lavoro del cacciatore quando deve impegnare un bersaglio in movimento. Quella carabina sarà più facile da usare per tutti e velocizzerà la curva di apprendimento. La riduzione degli intertempi e la facilità di uso e apprendimento sono per Benelli valori importanti, è per questo che ad Urbino hanno realizzato Argo E Fluted e che per essa pur con una canna da 18,5” è stato scelto una posizione del centro di gravità quasi sovrapponibile con quella della Argo E con canna da 20” e quindi più avanzata rispetto a quella delle Argo E Battue e Compact. Infatti, mentre le canne di pari lunghezza delle ultime due pesano 900 grammi, quella della Fluted ne pesa 981, 36 grammi in più rispetto alla canna da 20”, che però ha un diametro in volata di mm 15,9, sostanzialmente sovrapponibile ai mm 16 di Battue e Compact, ma assai inferiore ai mm 17,5 della Fluted.

Foto Argo E fluted emo3 min
La canna della Fluted è più rigida e si riscalda più lentamente rispetto a quelle delle ArgoE in gamma, se qualcuno potrà chiedersi a cosa serve tutto questo su una semiautomatica da battuta è facile rispondere che qualsiasi guadagno di precisione intrinseca è sempre benvenuto e lo è ancora di più se quel guadagno assicurato dalla maggiore rigidezza del tubo canna si manifesta sempre e comunque.
Detto in altri termini, con ArgoE Fluted la precisione del tiro risente meno del variare della munizione. Argo E Fluted non è solo una carabina da battuta e per visualizzare cosa può succedere quando la canna si riscalda basterà ricordare un tipo di evento che fa parte dell’esperienza di tutti quelli che hanno realizzato rosate con carabine che hanno la canna “sottile”. A seconda del diametro in volata e del calibro sono talvolta sufficienti due colpi perché il terzo si “allontani” significativamente dai primi due causa eccessivo riscaldamento della canna. Pensate allora a come si riscalda la canna se i colpi vengono sparati in rapida successione con una semiautomatica e capirete come la canna di Argo E Fluted riduca il fattore di indeterminazione derivante appunto dalla maggiore dispersione della rosata al progredire del riscaldamento della canna.
Argo E è una semiautomatica che può essere usata anche fuori dalla battuta, vuoi per impegnare l’occasionale preda “lontana”, vuoi per la caccia di selezione. Questa “ambiziosa” carabina compatta viene proposta solo nei calibri .30/06 e .308 Winchester, che poco risentono della riduzione di lunghezza delle canne in cui vengono utilizzate.
I caricatori da 4 colpi a corredo della Argo E Fluted sono quelli di nuova generazione, caratterizzati nel terzo anteriore dalla presenza di un setto interno che guida il collo delle cartucce facendo in modo che le stesse siano “rigidamente” allineate nelle loro due colonne. I caricatori sono bifilari a presentazione alternata come i precedenti e con questi mantengono la più completa intercambiabilità.
ArgoE fluted è dotata di calcio comfortech con calciolo Air Cell intercambiabile rapidamente e senza attrezzi; sul fucile è montato il calciolo medio (mm 25), quelli lungo (mm 35) e corto (mm 15) possono essere acquistati separatamente. Il calciolo Air Cell è anatomico ed è disponibile solo per i destrimani
aumentando la superficie di contatto con la spalla, con ciò diminuendo l’impulso specifico così da ridurre ulteriormente la sensazione di rinculo. La carabina deve essere svelta alla spalla, per questo motivo la distanza tra faccia del grilletto e faccia del calciolo (LOP = lenght of pull) è nell’allestimento di serie pari a mm 350. Argo E Fluted è una delle proposte Benelli per migliorare il rendimento del cacciatore, non è l’unica (e infatti l’azienda di Urbino propone una scelta di “formule” piuttosto ampia), ma è quella che soddisfa un bisogno di una certa quantità di potenziali utenti. L’arma personalizzata per tutti non può esistere, ma con Argo E fluted Benelli è andata ancora una volta incontro alle esigenze del cacciatore intuendone i suoi bisogni e aiutandolo a far suo il bersaglio. Date un occhio in armeria ArgoE fluted è sicuramente da provare.

 

Scheda tecnica ARGO E FLUTED

Calibro .30/06 Springfield e .308 Winchester

Meccanica Chiusura geometrica con otturatore rotante, gruppo presa gas con pistone a corsa breve sistema ARGO Endurance

Carcassa In Ergal anodizzata nera opaca

Canna Crio da 47 cm con rigatura destrorsa a 4 principi diametro in volata mm 17,5; scanalature longitudinali di alleggerimento

Calcio e Aste In tecnopolimero con zigrino Air touch

L.O.P. 350 mm +/- 2 con calciolo corto mm modificabile a 360 mm +/- 2 mm con calciolo medio e a 370 mm +/- 2 mm con calciolo lungo

Calciolo Intercambiabile, anatomico in poliuretano

Nasello Intercambiabile in gel (montato medio, opzional basso e alto)

Piega al Nasello 44 mm

Piega al tallone 55 mm regolabile a 53,63,68

Sicura Trasversale, ambidestra con segnale in rosso di avviso arma pronta per lo sparo

Guardia-Grilletto Tecnopolimero anodizzato nero

Mire Mezza bindella da battuta in fibra di carbonio con inserti in fibra ottica, mirino in fibra ottica Easy Aim Argo E registrabile lateralmente e verticalmente, su richiesta, dotato di tunnel di protezione; fodero predisposto per montaggio basi tipo Weaver, Picatinny o a sgancio rapido

Caricatori prismatici estraibili da 4 colpi; caricatori da 2 o 5 colpi opzionali

Lunghezza mm 1.020 con canna da 47 cm

Piombino: le Associazioni Venatorie dicono no alla chiusura della caccia sul promontorio

In merito alla petizione on line lanciata per la chiusura dell’attività venatoria sul promontorio di Piombino, come Presidenti di tutte le Associazioni Venatorie della città ci pare quanto mai opportuno fare chiarezza una volta per tutte sulla situazione.

Da parte degli anticaccia più accaniti che scrivono articoli additando i cacciatori Piombinesi delle più triviali ed efferate attività, innanzitutto sarebbe il caso, per evitare conseguenze legali, di comprovare con fatti documentati ciò che si afferma, perché da parte nostra non è più sopportabile trovarsi sul groppone certe accuse gratuite: l’articolo sulla petizione sarà oggetto di un esame approfondito da parte dei nostri legali.
Ma quello che sembra che parecchi leoni da tastiera non abbiano ancora ben capito è che il tanto vituperato articolo 842 del Codice Civile che consente ai detentori di Porto d’Armi di entrare sui territori altrui, a meno che siano presenti colture in atto e siano opportunamente tabellate, per uso e consuetudine, da sempre, consente che tutti gli altri fruitori dei boschi e delle campagne possano liberamente esercitare lo stesso diritto. E questo accade dovunque, in Italia, non solo sul nostro promontorio. L’art. 842 è una conquista di democrazia e di libertà, altrochè fregnacce dette a caso, o peggio per interesse di pochi talebani anticaccia.
Da sempre infatti sul Promontorio che è tutta una serie di proprietà private, delle quali solo un proprietario possiede circa 614 ettari su un totale circa di 1000, i Piombinesi, si che ci vanno a caccia, ma vanno anche a funghi, asparagi, chiocciole, castagne, mountain bike, pesca dilettantistica, ultimamente anche un nutrito gruppo del Soft Air (la guerra simulata) fino ai semplici escursionisti da pic-nic e turisti in generale. Il Promontorio è aperto a chiunque voglia usufruirne: nell’ottobre e novembre vi si svolge la caccia alla selvaggina migratoria. Quella agli ungulati, che è indispensabile altrimenti i branchi di cinghiali distruggerebbero tutte le colture intorno a Piombino spingendosi a grufolare fino in Piazza Bovio, si svolge per battute in territori ben delimitati fino alla fine di gennaio.
Nel caso in cui la petizione riuscisse ad avere il risultato sperato da chi la promuove, potrebbe verificarsi il caso, e si può essere ben certi che andrà cosi, che i proprietari privati chiudano tutto con reti e cancelli e che facciano PAGARE chiunque voglia passare, per esercitare tutte quelle attività che da sempre, GRAZIE AI CACCIATORI, hanno praticato e continuano a praticare. Mano al portafoglio, per qualunque cosa, funghi, biciclette, camminate etc etc.
Se si vuole che vada a finire cosi’, è bene che gli abitanti della città firmino immediatamente la petizione on line. Se si vuole invece che i cacciatori continuino la loro attività venatoria, ma anche di controllo di strade e incendi, di manutenzione della sentieristica, di pulizia del bosco da ogni genere di nefandezze lasciate da tutti, specialmente da chi critica il rimbombare di una schioppettata data da persone irreprensibili sotto tutti gli aspetti in special modo quello penale altrimenti la Questura non concede la licenza di caccia, allora sarà utile lasciar perdere inutili petizioni fatte da sparuti animalisti che non si fanno mai vedere quando davvero c’è da attivarsi nella reale difesa della natura.


Le Associazioni Venatorie Piombinesi ANLC, ARCI Caccia, Enalcaccia, Federcaccia

ARCI CACCIA MARCHE CHIEDE LE DIMISSIONI ALL’ASSESSORE PIERONI

L’Arci Caccia Marche addebita all’assessore Moreno Pieroni la chiusura dell’attività venatoria nella Marche, nei Siti Natura 2000, disposta dal Consiglio di Stato con Ordinanza del 22.10.2018 e ne chiede le dimissioni.

Tale richiesta merita accoglimento perché il Consiglio di Stato ha fondato la decisione sulla assenza, ormai da tempo, di una generale, approfondita, attualizzata, consapevole e generale pianificazione faunistico-venatoria della Regione Marche.

L’Arci Caccia ha reiteratamente sollecitato in ogni sede anche per iscritto l’assessore regionale deputato alla regolamentazione dell’attività venatoria ad adempiere al mandato realizzando la routinaria pianificazione faunistico-venatoria, invano.

Solleciti sono pervenuti all’assessore Pieroni Moreno anche dal Vice Presidente Nazionale Arci Caccia Christian Maffei.

La chiusura della caccia disposta dal Consiglio di Stato arreca gravi ed irreparabili danni sia all’attività venatoria nella presente stagione 2018/2019 perché preclude a tanti corretti cittadini che hanno pagato le relative imposte ed oneri nella legittima aspettativa di esercitare l’attività per tutta la durata della stagione venatoria, sia agli imprenditori agricoli che inevitabilmente subiranno un ineludibile danno dall’eccessiva presenza di cinghiali a causa della mancanza dell’essenziale prelievo venatorio.

Il tutto è imputabile al Sig. Moreno Pieroni Assessore Regionale alla Caccia per non avere svolto tempestivamente, correttamente e con perizia il relativo mandato. Se avesse attivato il bando per la redazione del piano faunistico-venatorio Regionale, tempestivamente e avesse adottato il calendario venatorio per la stagione 2018 in conformità, non ci sarebbe stata la decisione del Consiglio di Stato e neppure i ricorsi. Se avesse speso il suo tempo in conformità ai principi suddetti invece di dedicarlo ad attività ultronee quale la redazione di presunti statuti degli ATC aderendo acriticamente a cattivi consiglieri non ci sarebbe stata la chiusura della caccia disposta dal Giudice.

Chi risarcisce gli agricoltori per i maggiori danni? O i cacciatori per non avere fruito del legittimo diritto all’esercizio dell’attività venatoria?

Tali danni sono attuali ed irreparabili ed il loro ammontare è anche rilevante anche se di difficile quantificazione in concreto.

Ecco perché l’Arci Caccia non può tollerare la continuazione dell’incarico da parte di chi ha dimostrato di essere privo delle conoscenze e soprattutto sensibilità e rispetto per i bisogni delle categorie sociali suddette e della collettività in generale e della tutela ambientale in particolare.

L’Arci Caccia ha la responsabilità di tutelare i principi fondativi dell’Associazione ed è determinata ad attuarli in concreto mediante la partecipazione alla manifestazione indetta dalla CIA ( Confederazione Italiana Agricoltori Marche) che si terrà il giorno 20 novembre 2018 davanti il palazzo della Regione Marche.

La manifestazione a valere quale esempio civile e concreto di protesta contro l’inadempienza dell’assessore alla caccia sig. Moreno Pieroni e il suo Ufficio affinché il medesimo rassegni le dimissioni o gli Organi Regionali competenti provvedano alla revoca dell’incarico.

L’Arci Caccia è certa della partecipazione alla manifestazione suddetta da parte di tutti i cacciatori delle Marche, sia quelli più colpiti dalla chiusura della caccia, sia quelli meno colpiti, di ogni federazione, per il dovere solidale intrinseco nell’attività venatoria e relativi valori sociali, ambientali, ineludibili.

Pesaro, 30.10.2018

Il Presidente Arci Caccia Marche

Gabriele Sperandio

Veneto: sulla chiusura della caccia prendono posizione Berlato, Caretta e Fidc

  • Pubblicato in Notizie

COMUNICATO STAMPA ON. MARIA CRISTINA CARETTA SU DECISIONE DEL PRESIDENTE ZAIA DI SOSPENDERE LA CACCIA E LA PESCA IN VENETO

"Il Presidente Zaia, con decreto n. 137 e 138 firmati domenica sera 28 ottobre u.s., ha provveduto alla sospensione della caccia e della pesca per “eccezionali avversità metereologiche previste sul territorio regionale nel periodo 29 ottobre 2018 - 4 novembre 2018 e a fini di incolumità dei cittadini veneti e di tutela della fauna selvatica....”.
Francamente riteniamo la scelta del Presidente Zaia eccessiva e non giustificata perchè se l’emergenza fosse tale lo stesso Presidente avrebbe, con un ulteriore decreto, invitato tutti i cittadini a barricarsi in casa, avrebbe chiuso le autostrade, bloccato tutti i mezzi pubblici e avrebbe invitato alla chiusura delle aziende.
Tutto questo non è avvenuto quindi ci chiediamo perchè il Presidente Zaia ha scelto di chiudere la caccia e la pesca?
La fauna selvatica, in presenza di eventi eccezionali, è tutelata dalla legge statale 157/92 quindi ci sorge un dubbio che la sua sia una risposta alla richiesta di una frangia estrema del frastagliato mondo integral-animalista che è pronto a chiedere la chiusura della caccia ad ogni piè sospinto.
Noi Cacciatori siamo pronti in migliaia ad aiutare concretamente e volontariamente il nostro Veneto in caso di “eccezionali avversità” ma non siamo più disponibili a subire chiusure della caccia senza che se ne ravvisino motivate ragioni.
Chiediamo quindi al Presidente Zaia l’immediata revoca della sospensione immotivata della caccia e della pesca, rimediando ad un madornale errore che avrebbe potuto evitare se avesse chiesto consigli a qualcuno che ne sa più di lui, almeno su queste tematiche". E' quanto dichiara l'On. Maria Cristina Caretta(FdI)

SERGIO BERLATO (FDI-MCR): IL DECRETO DI ZAIA DI SOSPENSIONE DELLA CACCIA E DELLA PESCA IN TUTTA LA REGIONE DEL VENETO RAPPRESENTA UN PRECEDENTE MOLTO PERICOLOSO. VENGA SUBITO REVOCATO.

Il decreto di sospensione temporanea della caccia e della pesca, emanato dal presidente della Giunta regionale del Veneto domenica 28 ottobre con validità fino al 4 novembre p.v., rappresenta, oltre che un atto arbitrario e non giustificato, un precedente molto pericoloso.
Non vi è occasione infatti in cui gli animal-ambientalisti non tentino di approfittare di ogni pretesto per chiedere la chiusura di queste attività, o per il troppo caldo o per il troppo freddo, o per la troppa pioggia o per la siccità. Succeda mai che avvenga un incidente nell’esercizio di queste attività, come nel recente caso della provincia di Imperia, tanto basta per scatenare le speculazioni di chi è ideologicamente e pregiudizialmente contrario alla caccia ed alla pesca.
Cosa farà Zaia per il periodo in cui rimarrà a fare il presidente della Giunta regionale del Veneto, sarà pronto a soddisfare i pruriti di quegli arrabbiati sociali che si annidano nel frastagliato arcipelago animal-ambientalista?
A meno che Zaia non intenda regalare una marchetta a quegli ambienti che lo stanno attaccando su alcuni fronti, tipo la Pedemontana veneta, sperando in un loro atteggiamento più addomesticabile, riteniamo che il Decreto di sospensione della caccia e della pesca vada immediatamente revocato.
Esiste già una legge statale la n. 157/92, recepita dalla legge regionale 50/93 prima che Zaia cadesse dal pero, che all’art. 21 comma 1 lettera n) già dispone “il divieto cacciare negli stagni, nelle paludi e negli specchi d'acqua artificiali in tutto o nella maggior parte coperti da ghiaccio e su terreni allagati da piene di fiume”.
Che senso ha quindi il decreto di Zaia?
Si sapeva del suo amore smisurato per i lupi ma non conoscevamo il suo timore di veder annegare le anatre o i pesci del Veneto, o di veder sommerse dalle acque le montagne bellunesi, trevigiane, vicentine e veronesi.
Questa la posizione del Gruppo consiliare di Fratelli d’Italia dal punto di vista tecnico, ma non meno importante la nostra posizione dal punto di vista politico.
Se Luca Zaia e la Lega non vogliono compromettere i rapporti con il Gruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale del Veneto, si adoperino prontamente a revocare questo assurdo ed immotivato decreto di sospensione preventiva della caccia e della pesca, basato sulle previsioni del tempo e non sulle reali condizioni di pericolo che potrebbero motivare una sospensione di queste attività, limitata nei tempi e ben circoscritta nei luoghi in cui si dovessero manifestare situazioni di pericolo o motivate esigenze di tutela della fauna selvatica.

Sergio Berlato
Presidente del Gruppo consiliare di Fratelli d’Italia-Movimento per la cultura rurale.

Venezia, li 29 ottobre 2018

BERLATO (FDI-MCR): IL DECRETO DI ZAIA DI SOSPENSIONE DELLA CACCIA E DELLA PESCA UN PRECEDENTE PERICOLOSO. VENGA REVOCATO

 

Il decreto di sospensione temporanea della caccia e della pesca, emanato dal presidente della Giunta regionale del Veneto domenica 28 ottobre con validità fino al 4 novembre p.v., rappresenta, oltre che un atto arbitrario e non giustificato, un precedente molto pericoloso.

Non vi è occasione infatti in cui gli animal-ambientalisti non tentino di approfittare di ogni pretesto per chiedere la chiusura di queste attività, o per il troppo caldo o per il troppo freddo, o per la troppa pioggia o per la siccità. Succeda mai che avvenga un incidente nell’esercizio di queste attività, come nel recente caso della provincia di Imperia, tanto basta per scatenare le speculazioni di chi è ideologicamente e pregiudizialmente contrario alla caccia ed alla pesca.

Cosa farà Zaia per il periodo in cui rimarrà a fare il presidente della Giunta regionale del Veneto, sarà pronto a soddisfare i pruriti di quegli arrabbiati sociali che si annidano nel frastagliato arcipelago animal-ambientalista?

A meno che Zaia non intenda regalare una marchetta a quegli ambienti che lo stanno attaccando su alcuni fronti, tipo la Pedemontana veneta, sperando in un loro atteggiamento più addomesticabile, riteniamo che il Decreto di sospensione della caccia e della pesca vada immediatamente revocato.

Esiste già una legge statale la n. 157/92, recepita dalla legge regionale 50/93 prima che Zaia cadesse dal pero, che all’art. 21 comma 1 lettera n) già dispone “il divieto cacciare negli stagni, nelle paludi e negli specchi d’acqua artificiali in tutto o nella maggior parte coperti da ghiaccio e su terreni allagati da piene di fiume”.

Che senso ha quindi il decreto di Zaia?

Si sapeva del suo amore smisurato per i lupi ma non conoscevamo il suo timore di veder annegare le anatre o i pesci del Veneto, o di veder sommerse dalle acque le montagne bellunesi, trevigiane, vicentine e veronesi.

Questa la posizione del Gruppo consiliare di Fratelli d’Italia dal punto di vista tecnico, ma non meno importante la nostra posizione dal punto di vista politico.

Se Luca Zaia e la Lega non vogliono compromettere i rapporti con il Gruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale del Veneto, si adoperino prontamente a revocare questo assurdo ed immotivato decreto di sospensione preventiva della caccia e della pesca, basato sulle previsioni del tempo e non sulle reali condizioni di pericolo che potrebbero motivare una sospensione di queste attività, limitata nei tempi e ben circoscritta nei luoghi in cui si dovessero manifestare situazioni di pericolo o motivate esigenze di tutela della fauna selvatica.

Sergio Berlato

Presidente del Gruppo consiliare di Fratelli d’Italia-Movimento per la cultura rurale.

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