Menu
RSS

facebooktwitteryoutubehuntingbook

Luca Gironi

Luca Gironi

Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Toscana: Per la CIA occorre collaborazione tra agricoltura e caccia per gestire il territorio

Ieri nella prestigiosa cornice dell'Accademia dei Georgofili di Firenze, si è svolta una importante giornata di studio sulla selvaggina ungulata. Presenti all'incontro rappresentanti del mondo accademico, politico e delle associazioni agricole e venatorie. Queste le dichiarazione del Direttore di Cia Toscana Giordano Pascucci: «E’ necessario superare le contrapposizioni tra mondo venatorio ed agricolo. Eliminare i contrasti che hanno caratterizzato gli ultimi anni, che rischiano di danneggiare gli interessi degli agricoltori e dei cacciatori, resta l’unica via da perseguire. Pertanto è auspicabile una collaborazione su tutti i temi connessi alla gestione faunistica, partendo dalla messa in atto di tutte le azioni rivolte alla piena attuazione della L.R.10/2005, con particolare riferimento al perfezionamento della definizione delle aree vocate e non vocate per le diverse specie di ungulati; e ad una gestione sinergica dei diversi strumenti previsti dalla Legge per il contenimento della presenza di ungulati».

 

http://www.nove.firenze.it/collaborazione-agricoltura-caccia-unica-via-possibile-in-toscana.htm 

REGIONE VENETO A BRUXELLES: L’EUROPA MODIFICHI LA DIRETTIVA SUL LUPO

Contributi europei per il censimento del lupo nell’area alpina, controllo degli ibridi che risultano essere ben più pericolosi del lupo e arrivano ad attaccare l’uomo, e maggiori risorse per gli indennizzi agli allevatori. Ma soprattutto una correzione della direttiva comunitaria, che rimoduli in funzione dei diversi territori la definizione di ‘specie protetta’ per il lupo: queste le richieste che l’assessore all’agricoltura del Veneto ha portato al parlamento di Bruxelles, incontrando Herbert Dorfmann, europarlamentare del Ppe e componente della commissione Agricoltura. All’incontro hanno partecipato anche rappresentanti regionali di Cia, Coldiretti e Confagricoltura.

“Chiediamo alla Ue di rivedere le linee guida nei confronti degli Stati membri – è la richiesta rivolta dalla delegazione veneta – e di coinvolgere gli Stati nella gestione della presenza del lupo nell’area alpina. Nel nostro territorio il lupo non è affatto una specie in via di estinzione: nel giro di cinque anni gli esemplari monitorati in Veneto sono saliti da 2 a 38; nel corso dei primi nove mesi di quest’anno si sono resi responsabili dell’uccisione o del ferimento grave di 258 capi d’allevamento, tra bovini, ovini e asini”.

L’incontro della delegazione veneta avviene alla vigilia della sessione della Commissione Agricoltura dell’europarlamento dedicata alla direttiva Natura 2000 e in vista della prossima seduta della sessione plenaria del Comitato delle Regioni del 29 novembre–1 dicembre 2017 che avrà tra i temi ‘caldi’ il piano di azione europeo per la natura, i cittadini e l’economia.

“Con il nostro dossier, che ha censito presenza e attività dei branchi in Lessinia, sul Baldo, sull’altopiano di Asiago, sul Grappa, sul Col Visentin, sul Nevegal, sul Col di Lana, in Alpago – dichiara l’assessore regionale all’Agricoltura – abbiamo chiesto un supplemento di riflessione ai componenti della Commissione europea per le politiche agricole. La commissione nei mesi scorsi si è già espressa in via ufficiale per armonizzare la direttiva Natura 2000, volta preservare l’equilibrio dell’ecosistema e le biodiversità, con gli obiettivi della Pac, la politica agricola comunitaria che vede nelle attività agricole montane l’agricoltura e nell’attività di pascolo un presidio primario per le ‘terre alte’. La questione è cruciale, anche al fine di una corretta gestione dei fondi europei e dei programmi di cofinanziamento”.

Nei giorni scorsi l’assessore all’Agricoltura del Veneto aveva inviato una articolata lettera al presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, al presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, alla presidente della Commissione Ambiente dell’Europarlamento Adina Loana Valean e al Commissario europeo all’Ambiente Karmenu Vella, chiedendo ai massimi organi della Ue di rivedere per il lupo lo status di ‘specie protetta’ in funzione delle caratteristiche del territorio in cui è insediato. Il documento della Giunta regionale del Veneto ha evidenziato criticità e nuove problematiche nella gestione del carnivoro, suggerendo un tetto massimo di esemplari sostenibile nei territori dove siano presenti attività zootecniche.

L’assessore, inoltre, ha convolto anche i prefetti di Vicenza, Verona, Belluno e Treviso, ai quali ha inviato un dossier sulla presenza del lupo nel territorio regionale, chiedendo che si facciano portavoce, nei confronti del Governo nazionale, della situazione ‘emergenziale’ che si è determinata a seguito della rapida espansione numerica del lupo e della necessità di prendere provvedimenti ‘straordinari’, in particolare per prevenire il fenomeno dell’ibridazione.

“A Bruxelles abbiano trovato interlocutori attenti– conclude l’assessore – e consapevoli che il ritorno dei grandi predatori sta mettendo a rischio le attività tradizionali della regione alpina e compromettendo la sopravvivenza stessa degli allevamenti al pascolo. La commissione agricoltura dedicherà una delle prossime sedute a questo problema in vista della sessione plenaria dell’europarlamento, a fine novembre, sull’applicazione della direttiva Natura 2000”.

(www.ladeadellacaccia.it)

ACMA: UN AGGIORNAMENTO SUL PROBLEMA AVIARIA E L’USO DEI RICHIAMI PER LA CACCIA AGLI ACQUATICI

 Il 4 ottobre u.s. presso il Ministero della Salute si è tenuto un convegno internazionale sull’influenza aviaria alla presenza di esperti europei, ma anche americani. Per il mondo venatorio hanno partecipato il Dott. Michele Sorrenti, responsabile scientifico dell’Ufficio Avifauna Migratoria della Federcaccia, e il Dott. Stefano Simeoni, Consigliere Nazionale dell’Acma-FIdC, che fin dal 2005 si è sempre interessato della problematica influenza aviaria e divieto dell’uso dei richiami vivi.

Obiettivo fondamentale della partecipazione era di approfondire le conoscenze e di avere un ulteriore incontro con i referenti del Ministero, dott. Lecchini in particolare, e soprattutto con i rappresentanti dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, essendo presenti il Dott. Marangon, Direttore Sanitario dell’Istituto, ed il Dott. Terregino, responsabile del Laboratorio di virologia speciale del Centro di referenza nazionale OIE/FAO per l’influenza aviaria, già noto all’Acma per aver partecipato al Convegno di Montecatini nel 2006, in occasione del trentennale dell’associazione, ed alla trasmissione Parliamo di caccia con Bruno Modugno, organizzato dall’Acma sul canale Caccia e Pesca nell’imminenza della prima deroga sull’uso dei richiami vivi nell’attività venatoria.
Il convegno ovviamente si è incentrato sugli aspetti sanitari, epidemiologici, economici dell’influenza aviaria. Per quanto direttamente ci riguarda, è stato ribadito più volte che gli allevamenti rurali sono il tramite del passaggio del virus HPAI dai selvatici agli allevamenti industriali, pur non essendo mai stato concretamente illustrato il percorso di questo passaggio. In effetti i richiami vivi utilizzati nella caccia non sono stati mai citati, ma ad una specifica domanda del Dott. Sorrenti sull’argomento, è stato risposto, in maniera non troppo convinta e categorica, che anche i nostri richiami vivi possano rappresentare un teorico rischio di diffusione.
Risvolto molto importante, comunque, è stato il breve colloquio che i rappresentanti della Acma- Federcaccia hanno potuto avere con il Dott. Marangon ed il Dott. Terregino, che proseguirà a brevissimo con uno specifico e personale incontro presso l’Istituto di Legnaro.
E’ presto per dare notizie certe o sicuramente positive, anche perchè è il Ministero che poi deve apportare le auspicate modifiche al divieto dell’uso dei richiami vivi, ma qualche segnale di speranza possiamo concedercelo.
Vi terremo come sempre tempestivamente informati.

(www.ladeadellacaccia.it)

ANUU: UNA BECCACCIA IN FABBRICA

  • Pubblicato in Notizie

Una Beccaccia (Scolopax rusticola), senza sigle sindacali, è andata a posarsi molto stremata all’interno dell’ampio piazzale della ditta Finitura Tessuti di Barlassina, in provincia di Monza e Brianza, nel caldo pomeriggio di venerdì 13 ottobre 2017 dove un attento dipendente l’ha raccolta consegnandola nelle premurose mani di Walter Sassi, tecnico aziendale ed ornitologo, collaboratore esterno dell’Osservatorio Ornitologico di Arosio della FEIN. Ma le combinazioni non erano finite perché con una veloce corsa alla struttura dell’Osservatorio per l’inanellamento, Sassi ha trovato di passaggio, nell’ambito di una visita inusuale (attività del progetto MonItRing), l’ornitologo Dario Piacentini, da tempo operatore dell’ISPRA, che gli ha immediatamente dedicato tutte le dovute attenzioni con la raccolta dei dati biometrici per poi liberarla con anello INFS H 23299 per riprendere le vie del cielo. E così un altro esemplare di Beccaccia è andato ad aggiungersi alla serie di quelle inanellate all’Osservatorio della FEIN (22/03/1996, 7/12/2010, 4/11/2012 e 6/11/2014). Un buon auspicio per la stagione autunnale.

 

PROVINCIA DI TRENTO: SU ORSO E LUPO, DIALOGO APERTO CON LA COMMISSIONE UE ALL’AMBIENTE

“Un incontro che è servito a porre con forza il problema e ad ottenere un’apertura a discuterne”. Il governatore del Trentino Ugo Rossi, commenta così l’esito del confronto della scorsa settimana con l’ufficio di gabinetto della Commissione europea all’ambiente, affari marittimi e pesca. Sul tappeto, come annunciato, la gestione dell’orso e del lupo sul territorio trentino e altoatesino, due temi estremamente sensibili ma che hanno sempre catturato l’attenzione dell’opinione pubblica, nazionale e non solo, spesso polarizzando le posizioni su estremità faticosamente conciliabili.

Attorno al tavolo, assieme al governatore trentino, il collega altoatesino Arno Kompatscher, l’assessore provinciale all’agricoltura e turismo, Michele Dallapiccola, accompagnato dal dirigente del Dipartimento foreste e montagna Romano Masè e l’europarlamentare Herbert Dorfman. Ad ascoltarli Andrew Bianco, membro del gabinetto del commissario Karmenu Vella e Nicola Notaro, capo dell’unità ambiente.

16“Siamo tutti consapevoli che si tratti di un tema molto difficile e spinoso – ha commentato Ugo Rossi – che si presta a speculazione di carattere politico e ideologico, ma credo che siamo riusciti a presentare ai funzionari della commissione ambiente il problema nella sua realtà dei fatti”. Durante l’incontro si sono ricordate le tappe del progetto orso, concepito dentro direttive europee volte a salvaguardare la biodiversità, sottolineando come i più autorevoli pareri a livello mondiale lo considerino “di successo”, posto che la popolazione ursina si è consolidata e riprodotta in molti meno anni (15) rispetto al periodo preventivato dallo studio di fattibilità (circa 40). “Abbiamo però troppi esemplari concentrati in un’area molto piccola – ha evidenziato Rossi – e questo espone inevitabilmente a quei rischi e pericoli che le cronache hanno fatto registrare negli ultimi quattro anni”.

Anche il lupo, giunto sulle nostre montagne spontaneamente e non a seguito di un programma di ripopolamento, è stato oggetto dell’incontro. “È chiaro che entrambe le specie – ha spiegato Rossi – se contestualizzate in un territorio così fortemente antropizzato come il nostro, sia per le presenze di residenti sia di turisti, alzano la soglia di pericolo e fanno precipitare il livello di accettazione espresso dalla popolazione locale, come ci dicono i sondaggi, con fondato rischio pertanto che quanto di buono fatto in termini di salvaguardia di questi animali selvatici vada perduto”.

“C’è stato anche confermato che la nostra gestione è stata coerente con il piano di azione – ha aggiunto Rossi – ed è un riconoscimento che abbiamo agito nel rispetto delle regole e soprattutto in coerenza con il tema della tutela di questa specie”.

Alla commissione europea Rossi ha posto tuttavia domande precise. Anzitutto, considerata l’alta densità degli orsi se non sia il caso di pensare a un numero massimo. Un’altra domanda riguarda il fatto che si richiede di avvalersi di procedure più flessibili.

“E proprio per cercare questa flessibilità, ovviamente dentro le regole della direttiva europea – ha aggiunto Rossi – siamo stati invitati a partecipare ad un tavolo di lavoro bilaterale con l’autorità nazionale in programma a Roma nel prossimo mese di febbraio”.

Normative

Ambiente

Enogastronomia

Attrezzatura