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Luca Gironi

Luca Gironi

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Emilia Romagna: parte la "caccia di selezione" a pernice e starna

Dopo le querelle estive parte finalmente la caccia alla starna e alla pernice sull territorio dell'Emilia romagna. Il prelievo di queste due specie, attualmente in difficoltà, viene realizzato su piani di prelievo redatti in base a cenimenti effettuati prima dell'apertura della stagione venatoria.

http://agricoltura.regione.emilia-romagna.it/caccia/temi/attivita-venatoria/approfondimenti-attivita-venatoria/calendario-venatorio-cartella/piani-di-gestione-starna-e-pernice-rossa-2017-18 

FEDERCACCIA PIEMONTE CONTRO I TECNICI FAUNISTICI? MA PER FAVORE…NON DICIAMO STUPIDAGGINI!

Gira voce, probabilmente fomentata ad arte da alcuni, che Federcaccia Piemonte abbia…dichiarata guerra ai Tecnici Faunistici!

Nulla di più falso, al contrario Federcaccia rispetta la categoria ed è riconoscente ai molti stimati professionisti che svolgono egregiamente il loro lavoro in A.T.C. e C.A. della nostra Regione, apprezzando sinceramente l’impegno da tanti di essi profuso per garantire ai cacciatori piemontesi sempre migliori condizioni per lo svolgimento dell’attività venatoria.

I Tecnici Faunistici svolgono molte mansioni impegnative e qualificate, e s’occupano di funzioni indispensabili alla vita di un Ambito o di un Comprensorio; questo è un dato di fatto acclarato, mai messo in discussione da nessuno di noi.

Ciò nonostante, in linea con il dovere di difendere i diritti dei suoi associati, e di chiederne sempre il rispetto, Federcaccia Piemonte è assai dubbiosa e critica di fronte a comportamenti ed atteggiamenti di taluni che, talvolta, penalizzano i cacciatori, ed ovviamente mettono in cattiva luce la loro stessa categoria, creando inutili e improduttive tensioni.

Il caso che ha fatto da detonatore è quello ormai noto a tutti del camoscio yearling affetto da “cheratocongiuntivite infettiva bilaterale”, presentato ad un centro di controllo da un nostro associato con la richiesta, incomprensibilmente rifiutata, di attribuirgli la classificazione di “capo sanitario”.

Tutti sappiamo bene cosa prevedano le “Linee Guida”, e noi abbiamo avuto solo la…colpa – semmai di colpa si dovesse trattare- di pubblicare la foto dello yearling visibilmente malato (“segni di malattia” si legge testualmente sul documento della Regione, e quelli c’erano!) sulla nostra seguita pagina Facebook, “Il Nuovo Cacciatore Piemontese”, descrivendo fedelmente l’accaduto e chiedendo un parere agli utenti che frequentano i social. Nulla più!

Apriti cielo, siamo stati investiti da accuse e offese da parte di chi invece avrebbe fatto meglio a scusarsi con il cacciatore penalizzato, e a rettificare il giudizio; patetici ed ignoranti, così siamo stati impudentemente battezzati. Non è accettabile!

Nei giorni successivi la polemica è montata ancor più, e pure le interferenze esterne, tanto che noi abbiamo prontamente replicato a strumentalizzazioni ed informazioni parziali e scorrette, approfondendo la questione con lo stesso mezzo web.

In molti ci hanno contattati chiedendo precisazioni e nostre prese di posizione ufficiali, e così abbiamo scritto, senza al momento ottener riscontri, alla stessa Regione ed invocato l’intervento degli organismi preposti a gestire tale materia.

La questione era di sicuro interesse pubblico, anche perché nel frattempo il C.A. ha fatto un clamoroso autogol, ed onestamente ce ne dispiace parecchio, pensando bene di diffondere un incredibile comunicato in cui probabilmente si voleva difendere l’operato del Tecnico, ma, ahimè per loro, dettagliando tre diversi gradi di sviluppo della malattia, l’ultimo dei quali era l’unico che poteva far considerare sanitario un camoscio affetto da cheratongiuntivite.

Tutto ciò, e avrebbero dovuto saperlo, contrasta non solo con le “Linee Guida” e il regolamento dello stesso Comprensorio, che nulla specificano su quella patologia, ma pure con norme di legge perentorie che invece impongono la presenza di un Medico Veterinario iscritto all’Albo per diagnosi e individuazione degli stadi di una malattia.

L’intervento dell’Ordine dei Veterinari di Torino a quel punto era inevitabile e pure giustificato, e il durissimo comunicato da loro emesso non è altro che la conseguenza diretta di quell’atteggiamento profondamente sbagliato sin dall’inizio.

L’Ordine, per chi ancora non sapesse, ha sostanzialmente dato ragione a noi diffidando quel Comprensorio, ed altri due che avevano condiviso quell’orientamento, dall’agire in tal senso. Il resto è storia nota, trita e ritrita.

Carta canta, e giova precisare come nessuno di Federcaccia abbia scritto cose diverse da quelle sopra descritte, o, men che meno, addirittura attaccato la categoria dei Tecnici Faunistici solo perché…privi di un Ordine Professionale che li possa tutelare, così come qualche malalingua, bifida e diffidente, s’è affannata a raccontare nelle ultime ore.

Semplicemente s’è chiesto venissero rispettate prerogative e competenze di legge, senza reciproche invasioni di campo o prepotenze, e garantendo equità di trattamento a tutti, sia da una parte che dall’altra. Tutto lì!

Difendere i diritti dei cacciatori, così come l’onorabilità dei Professionisti, è una battaglia di civiltà, e noi in quelle situazioni non ci siamo mai tirati indietro, come dimostrano tutte le iniziative assunte negli ultimi anni.

Intendiamo continuare a farlo, e ricapitasse un caso analogo di certo agiremo allo stesso modo; questo non una ma…100 o 1.000 altre volte, sicuri così facendo di difendere non solo il diritto alla caccia dei nostri appassionati, ma pure quello al lavoro ed alla giusta e sacrosanta remunerazione di tante oneste e capaci persone che operano nel settore venatorio.

Il resto, permetteteci, sono solo vacui pettegolezzi, o…malcelati atteggiamenti vendicativi, e li lasciamo volentieri ad altri! (Federcaccia Piemonte)

ARCI Caccia: “Animal Partito”. Gli italiani non lo vogliono

 

E’ da qualche tempo che l’ARCI Caccia denuncia la strumentalità, la faziosità e la provocazione offensiva nei confronti dell’intelligenza dei cittadini, di quegli umani in politica che ritengono che gli animali debbano fare un Partito.

Il sondaggio sulle intenzioni di voto degli italiani commissionato da LA7 conferma, se ancora ce n’era bisogno, che gli italiani decidono di testa loro e, vivaddio, non inseguono speculazioni elettorali di politici in servizio permanente.

Le intenzioni di voto degli italiani, sempre più costretti all’astensionismo per mancanza di proposte politiche credibili e utili alla loro vita quotidiana, danno il “Partito degli animali”, all’1,4% dei voti.

La mimetizzazione di politici di lungo corso, predatori di voti, è stata smascherata già alle prime presentazioni del “nuovo soggetto”. A poco è valsa la tanto sbandierata sponsorizzazione ufficiale dell’on. Silvio Berlusconi ed avere nel “cast” attrice protagonista dell’Animal Partito, la famosa Ministra on. Brambilla. I voti non si trovano con le “boutades”.

Le donne e gli uomini di questo Paese non si lasciano “affabulare”, hanno una straordinaria coscienza ambientalista e sono consapevoli di quali siano i problemi reali dell’ambiente o della salute e conoscono bene l’importanza di accrescere la biodiversità, tutelarla, goderla con parsimonia sapendo di dovere rispetto e riconoscimento agli agricoltori, agli allevatori attivi e produttivi custodi delle campagne italiane.

Il contesto conferma che per la gestione del patrimonio faunistico del Paese si aprono grandi spazi: è possibile promuovere una cultura unificante dell’approccio ai temi ambientalisti dei cittadini delle grandi metropoli e di quanti vivono e sono presidio, economia e lavoro delle campagne.

Se non ora quando? Ci sono le condizioni per la caccia e chi la pratica di affermarsi come utili alla salvaguardia delle tradizioni rurali e fonte di risorse per la permanenza degli agricoltori nelle aree svantaggiate.

Occorre con sollecitudine liberare da zavorre e parassitismi gli enti gestori della fauna selvatica, in particolare gli ATC – spesso autoreferenziali – e asserviti a dinamiche di sopravvivenza delle Associazioni e non degli interessi degli agricoltori e della biodiversità del territorio che governano.

Purtroppo, il mondo scientifico, i tecnici sono più predisposti ai divieti e ad assecondare o proporre il “pronto caccia” che alla produzione attiva di ambienti per la fauna selvatica.

Associazioni con doppie rappresentanze, consulenti, tecnici, Comitati degli ATC, in molte realtà hanno volutamente smarrito i compiti positivi e gratificanti affidati loro dalla legge.

A chi giova? Sicuramente non al Paese ed ai cacciatori!

Fondazione UNA: “Parte da Bergamo Selvatici e buoni”

 

(AGI) – Clusone (Bergamo), 22 set. – La Fondazione UNA Onlus, promotrice del progetto “Selvatici ma Buoni”, ha la funzione di “collettore delle realta’ territoriali – spiega il suo presidente Nicola Perrotti – e delle realta’ scientifiche, con lo scopo di formare le persone, a vari livelli, affinché venga valorizzata la carne di selvaggina e questa diventi fruibile, non solo dai cacciatori, ma anche da tutti, anche dalla genti di citta’. In Europa esistono delle direttive che regolamentano la filiere che, tuttavia, “nel territorio italiano hanno avuto – continua Perrotti – un’applicazione parziale. Il nostro obiettivo e’ quello di portare queste direttive su tutto il territorio. Con l’iniziativa di oggi iniziamo questa sperimentazione sul territorio della bergamasca”.
Con “Selvatici e Buoni”, spiega Maurizio Zipponi, presidente del comitato scientifico di Fondazione UNAOnlus, “si attribuisce finalmente valore ad una carne tanto pregiata quanto sottovalutata come quella di selvaggina, nella cui filiera saranno introdotti criteri di tracciabilita’, sicurezza alimentare, trasparenza e legalita’. Ad enti e istituzioni bergamasche va il plauso di aver capito per prime le potenzialita’ della filiera della selvaggina come strumento utile al territorio per produrre nuova economia e nuovo lavoro, riconoscendo un positivo ruolo della caccia e dei cacciatori quali ‘paladini del territorio e della biodiversita”. Come Fondazione UNA – conclude Zipponi – intendiamo replicare il modello Bergamo in altri territori italiani”. (AGI)
Fea

In attesa dei Tordi… A Canino

E’ appena iniziata la caccia e molti già pensano ai tordi, uccelli che piacciono a tanti cacciatori come si sa. Ne abbiamo parlato ancora lo scorso anno facendo riferimento ad una splendida zona di Canino, in cui la cui conformazione del territorio, consente un habitat decisamente ideale visto che può garantire una abbondante pastura all’interno delle grosse ulivete la cui presenza è abbondantissima (ricordo che la produzione di olio , oltre che ricca, è di altissima levatura), ed inoltre c’è una forte presenza di ricchi sieponi e di boschi nei quali i tordi e spesso i colombacci tendono a fermarsi nel pieno della stagione di passo.
Dal ’75 è presente la Riserva Venatoria di Canino che fa capo alla passione di Giò Pietro Pieri, per gli amici Lallo.
La caccia si svolge su poste numerate fisse per tutta la stagione o con permesso giornaliero e viene praticata solo alla Domenica dal 5 di Novembre fino al termine della caccia con silenzio venatorio per il resto della settimana.
Lo scorso anno, grazie anche ad un passo decisamente abbondante, le catture sono state parecchie ed hanno reso felici i classici tordaioli anche nella parte finale della stagione di caccia.
Per esperienza anche personale fatta nella Riserva, devo dire che nell’ambiente esiste una grande correttezza e si vive in qualche modo la passione della caccia di un tempo, senza strafare e vivendo un genuino attaccamento alle tradizioni ed alla Natura. Non manca oltretutto una felice accoglienza del luogo e del Paese, dove grazie alla presenza di ottimi ristoranti e del famoso Olio-buono di Canino è possibile passare anche a tavolo momenti di allegria anche in compagnia di bruschette di rara bontà.
Per la prenotazione delle cacciate e quindi l’ottenimento di permessi giornalieri Domenicali, ci si deve rivolgere al responsabile Giò Pietro Pieri direttamente al suo cellulare: 3391176968.
Al momento, non resta che il rituale “ In Bocca al Lupo” assieme alla speranza di un passo abbondante di tordi e colombacci.

Cesare Ricciarelli

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