Menu
RSS

facebooktwitteryoutubehuntingbook

Luca Gironi

Luca Gironi

Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Toscana: Preapertura a metà

  • Pubblicato in Notizie

Si va verso un dimezzamento delle preaperture in Toscana, dovranno lasciare il fucile in custodia coloro che pensavano di insidiare gli acquatici e il merlo e comunque tutti dovranno sospendere le ostilità alle ore 14. Questo è quanto è trapelato, in attesa della pubblicazione della delibera di Giunta. Ieri questo comunicato era uscito sul sito web della Regione Toscana:

Remaschi: "Causa siccità, niente pre-apertura per gli uccelli acquatici"- "Non ci sarà la preapertura della caccia agli uccelli acquatici, in ragione dello stato di siccità, e se comunque dovesse esserci la ridimensioneremo nell'aspetto dell'orario". Lo ha detto oggi a Firenze rispondendo alle domande dei giornalisti a margine di una conferenza stampa, l' assessore regionale all'agricoltura Marco Remaschi. "Questa è una posizione che viene anche incontro a mondi che hanno sensibilità diverse rispetto a quelle dell'ambiente venatorio. Quella attuale è una stagione molto molto particolare e il provvedimento che andiamo a discutere domani in giunta regionale avrà questo tipo di orientamento". (Toscana News)

Università di Pisa: Realizzato il primo censimento delle località tipiche delle piante che nascono spontanee solo in Italia

La mappa delle località tipiche

Lo studio coordinato dall’Università di Pisa pubblicato su “Biological Conservation”; l’appello dei botanici per preservare questi siti dal degrado e riconoscerli come patrimonio culturale

Grazie agli sforzi congiunti di una quarantina di botanici è stato realizzato il primo censimento in Italia delle località tipiche, cioè i luoghi dove sono state descritte per la prima volta le circa 1.400 piante endemiche italiane, quelle che nascono spontanee solo nel nostro Paese. I ricercatori hanno così individuato e geo-riferito circa 1.500 “loci classici” distribuiti su tutto il territorio nazionale, evidenziando un rischio di degrado per circa un terzo delle località esaminate che si trovano in aree non soggette ad alcuna tutela.

Lo studio coordinato dal professore Lorenzo Peruzzi del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa nasce da una iniziativa lanciata nel 2010 dal Gruppo per la Floristica, Sistematica ed Evoluzione della Società Botanica Italiana; i risultati sono stati appena pubblicati su “Biological Conservation”, una prestigiosa rivista nel campo della conservazione della biodiversità.

“Molte delle località che abbiamo individuato si trovano lungo la costa e sono anche quelle più a rischio a causa della pressione antropica – spiega il professore Peruzzi - per conservare di questi luoghi e le specie che vi crescono sarebbe utile introdurre anche in Italia il concetto di “plant micro-reserves”, già utilizzato in altre nazioni europee, nonché mettere in campo altri strumenti legislativi per il riconoscimento di questi siti come patrimonio culturale”.

Secondo quanto emerge dal censimento e considerando tutto il territorio italiano, sono 670 le località tipiche che si trovano sulle isole, mentre 866 sono sulla terraferma. Il maggior numero di siti si trova poi lungo la costa mediterranea (1134), segue per numerosità la ragione alpina (306) e quindi quella continentale (96). Per quanto riguarda infine la tutela del territorio, 1030 siti rientrano nelle aree protette, mentre 506 sono al di fuori e di questi 259 si trovano sulle isole.

"Le popolazioni che crescono nelle località-tipo sono di fondamentale importanza in tassonomia, la scienza dedicata alla classificazione degli organismi viventi, pertanto la loro conoscenza e conservazione è di fondamentale importanza, tanto più relativamente a specie endemiche italiane, per le quali la nostra nazione ha completa responsabilità di salvaguardia – ha concluso Lorenzo Peruzzi – inoltre i loci classici rappresentano un importante patrimonio storico-culturale, in quanto luoghi visitati, studiati e descritti da rilevanti personalità nella storia della Botanica e delle Scienze naturali”.

 

 

Una delle piante oggetto dello studio: la Helleborus viridis subsp. bocconei, descritta per l'area tra Mendicino e Cosenza (Calabria), una delle 506 località-tipo che non ricade in alcuna area protetta

 

Link all’articolo scientifico:

http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0006320717312958

 

ANUU: GIORNI FISSI? NO GRAZIE

Da cacciatore lombardo ho dovuto, purtroppo, sperimentare negli anni una serie di apparentemente incomprensibili limitazioni all’esercizio venatorio che, assolutamente, non erano e non sono previste da nessuna legge nazionale o regionale.

Queste limitazioni sono state introdotte prima dai calendari integrativi provinciali e poi con il ritorno delle deleghe provinciali alla Regione, dalle disposizioni regionali diversificate per UTR.

La assai ampia gamma in cui si articolano tali restrizioni è riconducibile a due aspetti principali: all’imposizione di giornate settimanali fisse di caccia in luogo delle tre a scelta previste a livello regionale e all’imposizione del divieto totale, o di limitazioni, alla caccia vagante con o senza l’uso del cane da ferma e da riporto oltre una certa data, ben in anticipo rispetto a quella del 31 gennaio prevista dalle legge e dal calendario venatorio regionale.

Secondo i sostenitori di tali “norme” i tre giorni fissi in luogo dei tre a scelta consentiti dalla legge dovrebbero servire ad impedire di andare a caccia cinque giorni alla settimana, mentre il divieto o le limitazioni alla caccia vagante con l’uso del cane da ferma o da riporto dovrebbero, invece, servire a garantire l’incolumità alle lepri liberate per il ripopolamento.

Io non sono assolutamente d’accordo e a mio avviso i comportamenti scorretti, quando ci sono, devono essere individuati e puniti severamente senza pregiudicare i diritti di tutti coloro – e sono la stragrande maggioranza – che vanno a caccia rispettando le regole di legge.

Purtroppo, molto spesso, queste limitazioni assurde non nascono da chi è storicamente contrario alla caccia, ma addirittura da alcuni cacciatori che non guardano alle esigenze ed ai diritti più generali della categoria cui appartengono. Cacciatori contro altri cacciatori, solo per stupide paure e per altrettanto stupido egoismo, mentre i veri “anticaccia” se la ridono e ci lasciano “lavorare” al loro posto!

Questa assurdità dei giorni fissi qualcuno ha tentato – quasi riuscendoci – di infilarla anche nell’addestramento e allenamento cani.

Infatti una recente modifica della l.r. della Lombardia n. 26/1993 ha interessato anche l’art. 40, comma 12 per fargli così sancire: “12. La Regione e la provincia di Sondrio per il relativo territorio disciplinano l’allenamento e l’addestramento dei cani nei trenta giorni antecedenti l’apertura della caccia e non oltre il giorno 8 dicembre, per tre giornate settimanali, con eccezione del martedì e del venerdì e della zona di maggior tutela della zona Alpi. Durante la stagione venatoria l’allenamento e l’addestramento dei cani sono consentiti previa annotazione della giornata sul tesserino venatorio. Tali attività sono sempre vietate nelle aree interessate da produzioni agricole di cui all’articolo 37, comma 8, anche se prive di tabellazione.”.

Come ANUUMigratoristi della Lombardia ci siamo sempre dichiarati contrari a questa modifica e ne abbiamo poi chiesto l’abrogazione per ripristinare l’originario stato di cose, così come torneremo sempre a riproporre le azioni giuridiche e tecniche necessarie a garantire a tutti i cacciatori lombardi una corretta e lineare applicazione delle norme relative ai tempi, ai modi e alle specie cacciabili, per assicurare pari opportunità, dignità e considerazione a tutte le forme di caccia attualmente consentite che devono essere difese e sostenute senza alcuna discriminazione.

Fortunatamente la Regione pare abbia voluto ascoltarci e sembrerebbe che nell’ultima seduta del consiglio regionale del 1/8/2017 nella legge n 22 “Assestamento di bilancio” siano stati introdotti correttivi che abrogano le modifiche criticate e ripristinano le norme iniziali in materia di addestramento e allenamento cani che restano ora riprese dalla legge regionale sul calendario venatorio.

Mi chiedo ora alcune cose:

1) Ma che senso avrebbe avuto togliere la possibilità, nei 30 giorni prima dell’apertura, di fare almeno un giretto mattutino o serale con i nostri cani scegliendo liberamente quando uscire tra i cinque giorni utili della settimana, quindi tranne solo il martedì e il venerdì?

2) Ma che senso avrebbe avuto proibire l’addestramento nella zona di maggior tutela della zona Alpi?

3) La Regione come avrebbe disciplinato questa assurda novità? Avrebbe messo dei giorni fissi per tutti, che so io, il mercoledì, il sabato e la domenica? Chi mai avrebbe controllato tutta questa nuova e inutile burocrazia?

4) Ma che senso avrebbe avuto parlare di addestramento cani senza fucile sino al giorno 8 dicembre, con l’obbligo di segnare sul tesserino la giornata come fosse una giornata di caccia? E se uno fosse uscito senza fucile e avesse marcato la giornata quante giornate di caccia gli sarebbero restate? Due sole perché le giornate sono massimo tre a scelta?

5) Ma dopo il giorno 8 dicembre (fatidica data di chiusura della caccia alla lepre) cosa sarebbe successo? Non si sarebbe più potuto uscire ad addestrare i cani senza fucile, quando giustamente e grazie a Dio in alcuni ATC si potrà ancora (e si deve poter continuare) a uscire con i cani e con il fucile alla ricerca degli altri selvatici ancora cacciabili sino al 31 gennaio? Ma che senso avrebbe avuto tutto questo?

Come dice Vasco Rossi “Vorrei dare un senso a queste cose, ma queste cose un senso non ce l’hanno”.

Fortuna che l’hanno capito anche in Regione.

Marco Castellani – Socio ANUUMigratoristi Lombardia/Presidente nazionale

Ispra scrive alle Regioni raccomandando di limitare la caccia a causa della siccità

Che fine faranno le preaperture? Da molte parti arrivano conferme che le regioni stanno procedendo con le delibere autorizzative, le associazioni, compatte, chiedono che si svolgano regolarmente. Adesso però arriva una nota dell'Ispra che chiede alle regioni la sospensione delle preaperture e dell'addestramento cani, oltre al rinvio della caccia alla stanziale e agli acquatici. 

http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/animali/2017/08/28/ispra-a-regioni-limitare-caccia-a-causa-siccita-e-incendi_66349c3e-ef54-4c48-a330-70bd36b49c90.html

 

Normative

Ambiente

Enogastronomia

Attrezzatura