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Luca Gironi

Luca Gironi

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Arci Caccia Toscana: La verità fa male? Non è un bel segnale…

 

  • E’ un diritto di chiunque si iscrive ad un’Associazione conoscere idee, programmi, rapporti unitari. Le Associazioni segrete, la legge italiana, le vieta. I documenti inviati alla CCT comprovano la validità delle argomentazioni fin qui presentate. Altri si danno ragione da soli.

Ancorchè un po’ in ritardo, il chiarimento definitivo – glielo riconosciamo – lo ha fatto l’ex Presidente dell’ARCI Caccia e dirigente della CCT, Fabio Lupi, tramite il suo legale, con la lettera, riportata in sintesi. Datata 19 luglio 2017, per noi e per la CCT, che si è dedicata, invece di leggerla, a prenderne punti adatti a libere interpretazioni.

Rispondendo ad una specifica richiesta sui Bilanci ARCI Caccia l’Avvocato, per conto di Fabio Lupi certifica (riportiamo testualmente un passaggio): “ripeto che le somme iscritte a consuntivo perl’anno 2015 e a preventivo per l’anno 2016, trovano la loro causale in specifiche decisioniformalmente assunte in seno all’Ufficio di Presidenza della CCT, agli inizi dello svolgimento dell’attività di quest’ultima, nel pieno rispetto delle previsioni di cui allo Statuto della CCT stessa”.

Per ulteriore trasparenza facciamo sapere che, sui Bilanci CCT, il giudizio dell’ARCI Caccia, rappresentata dal Presidente Sergio Sorrentino, si è espresso una sola volta con un voto in Assemblea sul Consuntivo 2016: Astensione. Altro che altrui interpretazioni. La Commercialista, avrà la corrispondenza contabile di quanto scritto dall’Avvocato. Interpretare a piacimento il pensiero del Presidente Sorrentino, come si è provato a fare, è cosa improvvida e mestiere delle fattucchiere. Il nostro dire siamo pronti a verificarlo con un giudice terzo, sopra le parti.

Ai distratti riproponiamo la sintesi dell’Avvocato; che nulla ha a che vedere con le le “pezze a colore” fatte circolare:

–       in forza di tali statuizioni e della nota e consolidata prassi, la CCT si avvale di personale,immobili e servizi vari (fornitura di utenze compresa) messi a disposizione da parte delleassociazioni aderenti, affinché la CCT stessa possa svolgere la propria attività senza dotarsidi mezzi propri; come noto, infatti, la Confederazione era sprovvista di personaledipendente e sedi autonome;

–       in tale contesto, il credito di euro 20.000 è stato legittimamente appostato nel bilancioconsuntivo 2015 Arci Caccia poiché, come già evidenziato in altre comunicazioni, la CCT siera avvalsa di servizi, competenze professionali e uso delle sedi proprie di Arci Caccia (sederegionale di Via Mercadante,28 Firenze) per l’esercizio delle funzioni e attività associative.Tale riconoscimento e di conseguenza il credito verso la CCT come del resto risultadagli atti e come più volte riconosciuto dal segretario della stessa, Dott. MarcoRomagnoli, derivava da attività realmente svolte ed esercitate da Arci Caccia tramite lapropria struttura organizzativa essendo la stessa Arci Caccia Toscana, una delleassociazioni aderenti più impegnate ed organizzate per garantire la conduzioneordinaria tecnica e politica della CCT;

–       Si tratta pertanto di un credito pienamente legittimo e riconosciuto calcolato sulla base di semplici riferimenti:

a)   Costo totale lordo annuo del personale dipendente in forza ad Arci Caccia Toscana

b)   percentuale di incidenza sullo sforzo lavorativo e delle risorse umane impegnate in favoredella CCT

c)   uso di spazi e utenze messe a disposizione per le attività unitarie per l’anno di competenzada parte di Arci Caccia Toscana;

–       a seguito di ciò è stata al tempo determinata la cifra di euro 20.000 applicando unapercentuale di incidenza (12%) (sul costo di cui alla lettera a) pari a 147.367 euro e la differenza calcolata a corpo per l’uso di spazi e utenze. In buona sostanza il credito inoggetto è pertanto composta da due voci distinte: incidenza costo lordo personale euro 17.640 e uso spazi utenze etc. per euro 2.360;

–       tali valutazioni, si sono determinate su una stima a corpo che tuttavia può essererappresentata e suffragata dalla documentazione già presente in associazione che attesta icosti relativi ai riferimenti di calcolo richiamati (a] e b] buste paga del personale dipendente;c] spese relative a utenze gestione della sede, spese telefoniche etc…;

–       per la parte creditoria 2016 di euro 25.000, si conferma che in sede di approvazionedel bilancio di previsione 2016, era stato ritenuto necessario prevedere un aumentodella percentuale di incidenza sul costo del personale (15% circa) in quanto, aseguito del crescere delle iniziative CCT sul territorio e per fronteggiare tutta una seriedi problematiche di carattere politico istituzionale (omissis) si sarebbero resinecessari maggiori impegni da parte delle associazioni e anche del personaledipendente di Arci Caccia Toscana;

–       in forza di quanto sopra, risulta anche in questo caso, in sede di approvazione delpreventivo 2016, ampiamente motivata e facilmente rendicontabile la legittimità dellecifre vantate come ulteriore credito verso la CCT e dalla stessa mai contestate”.

Aggiungiamo… mai contestate in precedenza! Si sappia che, risulta dal Verbale dell’Assemblea del22/4/2017, presenti FIdC e ANUU nei loro rappresentanti nella CCT (che i Responsabili nazionali fingono di non conoscere), chiedevano al Presidente di oggi, non di ieri, allora non c’era, quanto segue: “…le mancate risposte di ARCI Caccia sulla volontà di saldare la quota di adesione 2016…?!”

E, sempre ad ARCI Caccia: “…se aveva provveduto o se sarebbe stata onorata la quota di adesione 2016…”.

Ma la quota dei Servizi ARCI Caccia 2015 e 2016 certificata da Lupi, consapevoli Romagnoli e la CCT, quando la onorano?

Perché non hanno regolarizzato al tempo le “autocertificazioni fiduciarie discrezionali” che  erano per attività svolte, riconosciute e verificate da loro?.

Il Presidente ed il Segretario dell’ARCI Caccia erano dipendenti; qualcuno, quadro a tempo pieno, dovrebbe il Segretario della CCT, comunicare a noi il tempo impegnato da questi in sede FIdC/CCT a Firenze: spostamenti. Quantificare il riconoscimento del valore di questo lavoro.

Non è più credibile la loro polemica sulle Tessere 2017. Difendono una modalità di tesseramento con soldi che vanno e ritornano alle Associazioni. … tanto ci sono le “autocertificazioni fiduciarie discrezionali”! Scoperta recente della contrattualistica associativa.

Si contesta la dichiarata, formale disponibilità di ARCI Caccia per fornire servizi gratis e pagare le quote nell’importo esclusivo che servono per l’attività CCT. Un finanziamento che è banalmente coerente, regolare, trasparente e comprensibile ai tanti. Per loro no, è illegittimo.

Chiediamo risposte ad ANUU e FIdC nazionali in merito all’illegittimità.

E’ illegittimo, a vostro parere,  il finanziamento di FACE, FENAVERI, FITAV, FIDASC, Consorzi, Srl, Corsi di Formazione, Tavoli con Legambiente, Fondazioni, ecc…che avviene direttamente da bilancio? Il lavoro volontario presso la sede FIdC per la CCT può svolgerlo solo un “fondatore” dell’ARCT?

Le modulistiche di tesseramento della federata FIdC consentono sconti? Prendi due paghi una. Un iscritto alla ARCT quando paga i 5 euro per aderire alla CCT? Paga anche 5 euro all’ANUU o alla FIdC?. L’ARCI Caccia è in sospensione ingiustificata ma quanto “sproloquiato” sui bollini o sulle quote; per ARCT non vale.

Questi ed altri giochi di parole non servono più. “Casa comune, ognuno a casa sua”, slogan che vanno tutti bene per giocare a nascondino.

Se si vuole l’Associazione unica si deve sciogliere la FIdC Nazionale, l’ANUU e, un secondo dopo, lo farà l’ARCI Caccia. Poi si costituirà una nuova democratica Associazione organizzata altra, fuori dalle precedenti. Se ne discuterà, si partirà “a zero tessere del passato” e i cacciatori liberamente aderiranno e conteremo.

Ci aspettiamo, coerentemente con l’Associazione unica che i nuovi iscritti a FIdC e ANUU 2017 chiedano lo scioglimento in Italia della FIdC e dell’ANUU. Troppo furba l’Associazione unica FIdC, sotto mentite spoglie,  per la pesca in Toscana! Dicano apertamente ai cacciatori che la ARCT non può assicurarli; diciamo con parole chiare: “prendete la tessera di FIdC, ANUU, ARCI Caccia perché solo gli iscritti a queste Associazioni avranno la stessa assicurazione e saranno in regola con la legge.

Una certezza per l’anno prossimo l’abbiamo. In Toscana ci saranno almeno ANLC, Italcaccia, Enalcaccia, ARCI Caccia, ProCinghiale, EPS, Confavi, e la FIdC che dovrà assorbire l’ANUU (ARCT è già FIdC) e si sancirà la più antica delle novità con un nome accattivante per sembrare rivoluzionari e l’uomo solo al comando, sarà fatta l’associazione unica.

Noi continuiamo ad occuparci di caccia, a dialogare con gli agricoltori, le istituzioni, a promuovere una legge che consenta ai cacciatori di partecipare già dalle prossime riunioni degli ATC, queste saranno pubbliche. Lavoriamo per una nuova stagione di ATC produttori di fauna e ambiente e con un solido controllo pubblico per una caccia più gratificante e depurata da interessi altri. Non privatistica o “bolzanina”.

Conoscere per decidere…e una fatica utile a scegliere la tessera vera.

Toscana: la Federcaccia attacca l'Assessore Remaschi

  • Pubblicato in Notizie

Ci sono alcuni episodi che la dicono lunga su quale sia la considerazione che politici e uffici “tecnici”, deputati ad occuparsi di materia venatoria, riservano ai diretti interessati, ovvero ai cacciatori, al di là degli appelli alla pacatezza e dei proclami sulla disponibilità quotidianamente smentiti dai fatti e dalle parole.

In primis l’articolo di autocelebrazione che l’assessore regionale Marco Remaschi ha consegnato ai mezzi di informazione, con riferimento alla complessa materia della gestione degli ungulati: prima di lui il diluvio, par di capire! Già, perché, secondo Remaschi, “bisognerebbe avere il coraggio di ammettere le proprie responsabilità, e sicuramente anche in questi due anni abbiamo commesso errori, ma mi chiedo: coloro che oggi pontificano, dove erano quando tra il 2010 ed il 2015 gli agricoltori toscani subivano milioni di euro di danni da ungulati peraltro solo parzialmente risarciti proprio con risorse dei cacciatori?” Segue sequela di numeri sugli straordinari successi conseguiti nei due anni del suo governo. Dati che però restano clandestini: vengono citati, diffusi alla stampa in modo da avvalorare tesi che, vedremo meglio, trovano più d’una smentita, ma non messi a disposizione.

Eccoci ad un altro garbato esempio di considerazione per i cacciatori: il 14 luglio si svolge un incontro in cui gli uffici “tecnici” presentano una serie di dati, il 17 la Confederazione Cacciatori Toscani sollecita la messa disposizione di un quadro di dettaglio articolato a partire dal 2010 per poter leggere e analizzare con un minimo di serietà e obiettività la situazione, in data odierna nessuna comunicazione in merito è giunta. Ma intanto gli straordinari risultati vengono utilizzati per ridicolizzare chi solleva critiche.

Affidiamo la risposta alle parole di un amministratore che di questa materia ha qualche esperienza in più: il Presidente della provincia di Arezzo, una delle più sacrificate dalla nuova normativa. “Dico subito che il nuovo sistema è un sistema senza né capo né coda” esordisce, in una risposta datata 12 luglio 2017, all’interrogazione presentata da un consigliere, il presidente Roberto Vasai.

La disamina cita poi i risultati degli ultimi dieci anni di gestione precedente, con 180.000 cinghiali prelevati e una diminuzione dei danni all’agricoltura del 40% e degli incidenti del 25%.

L’esperienza provinciale, spiega Vasai, “si articolava su una serie di interventi di controllo, quando era necessario, nella logica di una risposta pronta ed immediata, a volte anche un’ora dopo la segnalazione”.

E il nuovo sistema?

Il presidente mette in evidenza l’irrisorietà dei risultati conseguiti dalla caccia di selezione da appostamento: “Non si hanno grandi numeri, forse 2000 capi…”. Per l’altro intervento previsto dalla nuova normativa, gli abbattimenti sotto il controllo della polizia provinciale, dice Vasai che “…sono stati resi estremamente complicati dall’organizzazione burocratica della Regione”. La descrizione del procedimento si commenta da sola: “Si pensi che l’agricoltore deve fare domanda all’ATC che la invia all’ufficio locale della regione ad Arezzo che la invia a Firenze. L’autorizzazione viene fatta a Firenze, viene ritrasmessa all’ufficio locale della regione e poi va alla Polizia Provinciale che deve organizzare gli interventi”.

Amen.

E che dire del maldestro tentativo di rovesciare sui cacciatori la gran confusione creata dalla nuova normativa e dai suoi permalosissimi uffici “tecnici”, pronti alla polemica diretta ed anche all’offesa personale sui mezzi di informazione? L’assessore sostiene che “in alcuni territori alcuni si siano adoperati al fine di far crescere il malcontento, lavorando sulle divisioni tra chi pratica diverse tipologie di caccia, sia facendo leva sule rivalità locali e personali…”.

In realtà è il meccanismo stesso della legge che pone in contrasto le diverse forme di caccia e pone peraltro seri problemi di sicurezza. Dice il presidente Vasai a proposito degli interventi di controllo: “A giudizio di questa provincia, che lo ha fatto per 25 anni, l’intervento del cacciatore singolo da appostamento è utile, forse indispensabile, in certi determinati casi… ma sicuramente

non dà risultati numerici o quantitativi apprezzabili e mette in discussione il rapporto con il circostante mondo venatorio”. E sulla sicurezza: “Una cosa era far uscire dieci persone di sera o di notte sotto il controllo della Polizia, altra cosa è avere 3000/4000 persone che sparano da appostamento nei campi, mettendo a rischio la loro e l’altrui sicurezza”.

Una parola infine sugli ATC e il clamoroso risultato della bocciatura della legge di riforma, una polemica in cui l’Assessore decisamente sbaglia i destinatari: cosa ha detto e fatto la Regione per respingere l’impugnazione da parte del Governo di una norma che semplificava e migliorava e consentiva risparmi? E che dire dell’infastidita risposta ( una lettera di tre righe degli uffici “tecnici” per dire che la politica fa come gli pare) a chi chiede ragione del meccanismo elettorale dei comitati di gestione degli ATC, scelto in tutta evidenza per dare posti a chi non ha né numeri né titolo e bypassare una sentenza del Consiglio di stato?

Dice l’Assessore Remaschi: “La realtà è che non basta fare dichiarazioni per ottenere risultati, quando si parla di aspetti complessi come la gestione faunistica”. Vero. Ma la caccia ed i cacciatori svolgono un ruolo importante per il mantenimento degli equilibri faunistici, lo fanno con senso di responsabilità e con dispendio di energie economiche e umane; ma debbono essere messi in grado di farlo e chi ha responsabilità di governo deve rinunciare ad un approccio che punta alla loro delegittimazione. Anche perché, come vanno dicendo in questi giorni gli agricoltori, al di là dei prodigi vantati, i cinghiali non hanno letto la nuova legge e continuano a mangiare allegramente nei vigneti.

Ecco perché è davvero ora di cambiare.

Marche: ARCI CACCIA a tutta democrazia



Sabato 12 agosto ore 9,30 a Porto S. Elpidio presso la sala Congressi Croce Verde si terrà il Congresso Regionale dell’ARCI CACCIA delle Marche.

Grande attenzione è cresciuta attorno all’ARCI Caccia delle Marche con la campagna congressuale. Non ci possono più essere tentennamenti il mondo venatorio ha bisogno di certezze e di risposte e ciascuno deve prendere le proprie responsabilità.

Non è più tempo di schizofrenia dell’unità se c’è la FENAVERI a chiacchiere la si faccia in tutta Italia stessa formula dovunque senza “pagliacciate”. Proporre un modello per ogni regione è la prova provata che chi vuol dividere ha un nome e un cognome.

La FIDC l’associazione maggioritaria non può più giocare con la pelle dei cacciatori. Per l’ARCI CACCIA la caccia sociale non ha alternative privatistiche o bolzanine.

Gli ATC vanno valorizzati e non boicottati. Di questo e di tanto altro che riguarda il mondo venatorio si discuterà nel Congresso.

Aprirà i lavori il Presidente regionale Sauro Marinozzi.

Prevista la conclusione dei lavori dal Presidente Nazionale Sergio Sorrentino

Lazio: tempi duri per i cinghiali

Nel Lazio esplode l’emergenza cinghiali e il governo regionale pensa a misure straordinarie per ridurre drasticamente il numero di questi animali così impattanti per l’agricoltura e la sicurezza urbana. L’anno scorso quasi 45000 animali sono caduti sotto il tiro dei fucili, ma evidentemente non sono sufficienti, infatti la presenza di questi animali si è fatta costante fin nell’area urbana di Roma.

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2017/08/07/per-la-lotta-ai-cinghiali-un-mattatoio-regionaleRoma09.html

 

CAMPANIA: EPS SCRIVE ALLA REGIONE

Problematica dei danni causati alla fauna selvatica dagli incendi e dal perdurare dell’eccezionale ondata di siccità. Riunione del giorno 8 agosto 2017 presso l’Ufficio Centrale Foreste e Caccia

Forti del rapporto di reciproca fiducia e collaborazione costruito durante gli anni, come rappresentanti del mondo venatorio regionale, a fronte della siccità e dei numerosi incendi che hanno purtroppo interessato la nostra regione, intendiamo puntualizzare quanto segue:

La piaga degli incendi boschivi danneggia in maniera grave l’intera comunità, privandola di ettari ed ettari di territorio agro-silvo-pastorale sia in aree protette sia in zone adibite a caccia programmata, degradandole dal punto di vista paesaggistico e sotto il profilo della biodiversità;
Per tutti questi incendi, che nella stragrande maggioranza dei casi sono dolosi, non si trovano quasi mai dei responsabili da punire in maniera esemplare, con la reclusione fino a 15 anni nei casi più gravi come previsto dall’articolo 423 bis del nostro codice penale;
Molte associazioni venatorie, sono già attive nell’ambito della Protezione Civile con particolare riferimento ai servizi volontari di pattugliamento antincendio, anche il Nostro Ente sin da ora si rende disponibile per dar vita ad un pool di presidio del territorio regionale, anche in collaborazione con altre associazioni non venatorie, volto a prevenire gli incendi e a segnalare tempestivamente i focolai alle competenti autorità. Tale servizio di volontariato è contemplato pure nel calendario venatorio 2017-2018 approvato con delibera di G.R. n. 335 del 14.6.2017;
Riguardo l’attività venatoria in condizioni di siccità per la fauna selvatica, c’è da rilevare come – per fortuna – a distanza di quasi mese dall’apertura della stagione siano finalmente cominciate le precipitazioni e, pertanto, il problema di approvvigionamento idrico della fauna selvatica sia un discorso assolutamente relativo e da monitorare progressivamente. Ad ogni buon conto, la fauna selvatica da penna è in grado di procurarsi da bere in maniera molto semplice, compiendo di volo gli spostamenti necessari per abbeverarsi, mentre per quanto riguarda i mammiferi e tutta la fauna stanziale, la caccia alla lepre, al cinghiale, al fagiano e alla starna, comincerà dopo la fine di settembre, ovvero il primo di ottobre.-
Di converso, nel mese di settembre le sole tre giornate di caccia alla specie tortora, con le cinque giornate ai corvidi e dalla terza domenica di settembre alla sola quaglia, non rappresentano, certamente, un incremento all’eventuale problematica di cui all’oggetto.
Infine, in riferimento alle aree percorse da incendi, si vuole ricordare che la materia in questione è già adeguatamente normata dalla legge italiana, che giustamente protegge i soprassuoli delle zone interessate con il comma 1 dell’articolo 10 della legge 280/2000, la cosiddetta “legge-quadro in materia di incendi boschivi”. Tale comma recita testualmente che “Sono altresì vietati per dieci anni, limitatamente ai soprassuoli delle zone boscate percorsi dal fuoco, il pascolo e la caccia”. A tal proposito, anche la legge regionale 26/2012 e s.m.i. prevede divieti di caccia nelle aree verdi percorse da incendi per dieci anni.
L’eventuale palliativo alla problematica di cui all’oggetto, andava ritrovato, molto probabilmente, nell’attuazione della Legge Regionale 11/1996 e s.m.i. che persegue le specifiche finalità:

a) la conservazione, il miglioramento e l’ampliamento del bosco, l’incremento della produzione legnosa, la valorizzazione delle bellezze naturali e paesaggistiche, la tutela e l’incremento della fauna selvatica anche attraverso la costituzione di apposite strutture;
b) la difesa del suolo e la sistemazione idraulico-forestale, la prevenzione e la difesa dei boschi dagli incendi;
c) la conservazione ed il miglioramento dei pascoli montani;
e non nell’applicazione dell’art. 19 della Legge 157/92, che difatti deroga alle regioni la facoltà di vietare o ridurre per periodi prestabiliti la caccia a determinate specie di fauna selvatica, per importanti e motivate ragioni connesse alla consistenza faunistica o per sopravvenute particolari condizioni ambientali, stagionali o climatiche o per malattie o altre calamità.

FACCIAMO PREVENZIONE E NON DEMAGOGIA !!!!!!!!!

La riunione convocata per il giorno 8 agosto presso l’Ufficio Centrale Foreste e Caccia, sa più di ratifica che di concertazione. Infatti, ci è dato sapere, che i servizi territoriali provinciali, testè incaricati, abbiano già provveduto all’avvio del procedimento di cui all’art. 19 della succitata legge nazionale.

Per quanto alla riunione programmata con le Associazioni Venatorie Regionali del giorno 8 agosto, presso l’Ufficio Centrale Foreste e Caccia, per sopraggiunti ed inderogabili impegni, non possiamo prenderne parte. Restiamo a Vostra disposizione per un eventuale incontro sulla materia.

Alla luce di quanto sopra, siamo comunque fiduciosi che il buonsenso, prevalga sulla sterile polemica e propaganda di questi giorni priva di fondamenti scientifici e programmatici.-

Con tutta la stima che ella merita, porgiamo distinti saluti…..

Normative

Ambiente

Enogastronomia

Attrezzatura